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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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Sesso: Maschile
16/10/2011 00:18

Se Abrahamo avesse guardato e valutato il suo corpo e quello di sua moglie, dal punto di vista fisiologico, avrebbe detto: «Non è possibile che io, a questa età di novantanove anni, e, per giunta nella condizione fisiologica in cui mi trovo e mia moglie novantenne, con le mestruazioni che le sono terminate, (Genesi 18:11) possiamo avere figli». Se il patriarca avesse ragionato in quel modo, non solo la promessa di Dio sarebbe stata una semplice utopia, ma addirittura annullata e l’adempimento non avrebbe avuto luogo.

19) Romani 4:20,21:


Neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio, ma fu fortificato nella fede [ pistei ] e diede gloria a Dio, pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo.

La minaccia dell’incredulità era forte per Abrahamo, per i motivi suddetti (v. 19). Egli però, senza dubitare, volse lo sguardo a colui che aveva fatto la promessa, affermando che lo stesso Dio, era anche potente da farlo. La fede viene fortificata quando si guarda verso Dio e si tiene conto della Sua immutabile Parola. Anche se l’opera di portare alla luce un figlio, — dal punto di vista prettamente fisiologico sarebbe dipeso dall’unione sessuale di Abrahamo con Sara — nondimeno il patriarca sapeva con convinzione che Dio l’avrebbe operata. Con questa forte argomentazione che l’apostolo Paolo ha condotto sulla vita di Abrahamo, egli è riuscito a far comprendere che in ultima analisi quello che conta davanti a Dio, sia per l’appropriazione della giustizia come per le promesse divine, è la fede che, facendo affidamento su quello che Dio può fare e tenendo conto di quello che Egli ha detto, ci libera da ogni forma di incredulità, e realizza in noi i suoi piani e i disegni di Dio.

20) Romani 5:1:

Giustificati dunque per fede, [ pistes] abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

La giustificazione per fede è stata ampiamente discussa e dimostrata nel capitolo 3; ora l’Apostolo tratta del risultato che produce nella vita di colui che gli è stata imputata la giustizia di Dio per la fede in Cristo Gesù. Questo risultato possiamo anche definirlo come una serie di benedizioni che accompagnano la vita del giustificato. «La prima di esse è la pace con Dio» .

«La «pace» non è lo «stato di equilibrio dell’animo nostro» e neppure una disposizione del nostro vivere. «Pace» non indica neppure primariamente il nostro comportamento pacifico. La pace è in primo luogo la pace di Dio intesa come la pace in cui ci troviamo, lo stato di pace che ci sorregge e del quale siamo divenuti partecipi in quanto giustificati per la fede» [Cfr. Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, pag. 144].

La preposizione [ pros ] che è stata resa presso, è meglio tradurla con, (come fanno la N. Riveduta, la CEI e tanti altri comprese le versioni inglesi), perché meglio risponde allo ‘stato’ in cui si trova colui che è stato giustificato davanti a Dio, di cui Paolo intende chiaramente parlare. Se poi il detto paolino si collega col detto del profeta Isaia: L’effetto della giustizia sarà la pace (Isaia 32:17), la verità che l’Apostolo intende proclamare, appare con maggiore incisività.

Parlare della pace con Dio, come primo risultato, significa in definitiva parlare del rapporto che intercorreva tra l’uomo e Dio prima della giustificazione. Si sa con certezza che l’uomo, a causa del suo peccato, viveva in uno stato di guerra con Dio; il suo rapporto con Lui, non era quello di un ‘amico’, bensì quello di un ‘nemico’. Paolo afferma chiaramente che
mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio (5:10).

Dio non è mai stato il nemico dell’uomo; è stato sempre l’uomo il nemico di Dio. Colui che ha operato la riconciliazione tra l’uomo e Dio, è stato Gesù Cristo, mediante la sua morte sulla croce del Calvario. Non ci sarebbe stata nessuna riconciliazione, se non fosse intervenuto un terzo (Gesù Cristo) che, fungendo da mediatore ( 1 Timoteo 2:5) raggiungesse quello scopo. Aggiungiamo anche che l’opera della riconciliazione non sarebbe stata raggiunta, se non ci fosse stato lo spargimento del sangue. Non del sangue di un animale, ma del sangue di un’innocente; dell’agnello di Dio, Gesù Cristo, preconosciuto prima della fondazione del mondo (1 Pietro 1:19).

Ora che quest’opera è stata portata a compimento, tutti coloro che sono giustificati per fede, ‘hanno’ pace con Dio. Il presente del verbo avere, è molto importante per sapere valutare quello che il credente possiede.

21) Romani 5:2:

per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, [ pistei ] l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.

In questo secondo versetto del capitolo cinque, sono menzionate altre benedizioni che l’uomo ha ricevuto mediante la giustificazione per fede. Il (v. 1) parla della pace con Dio, il (v. 2) presenta il privilegio di accesso a questa grazia e il vanto nella speranza della gloria di Dio. Tutto questo, naturalmente, per mezzo di Gesù Cristo. Come comprendere? Prima della giustificazione per fede, il peccatore viveva in uno stato di inimicizia con Dio, ragion per cui, oltre a non godere l’abbondanza della grazia divina, vedeva tutto distorto intorno a sé, cioè come se Dio fosse il suo più accanito nemico che lo perseguitava con la sua severità punitiva. Ma da quando però Gesù Cristo ha compiuto l’opera di riconciliazione tra l’uomo e Dio, mediante il sacrificio della Sua morte, il peccatore, non solo ha potuto vedere le cose nel modo giusto, cioè che non era vero che fosse Dio il suo nemico, ma era lui il nemico di Dio, costatando anche la differenza che è venuta a determinarsi tra lui e Dio, per ciò che riguarda il rapporto di comunione con Lui.

Si continuerà il prossimo giorno...
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