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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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20/11/2011 00:14

Che la risurrezione di Cristo, alluda chiaramente a quella corporale, che si verificò dopo la sua morte fisica, e che la stessa fu prodotta esclusivamente dalla potenza di Dio, cioè senza esserci compartecipazione umana, viene espressa in forma dogmatica dall’insegnamento del N.T. Inoltre, la risurrezione di Cristo, è suggello e garanzia di tutte le risurrezioni corporali (1 Corinzi 15:20,21) che avverranno, per i credenti, alla seconda venuta di Cristo (1 Corinzi 15:52; 1 Tess. 4:16), e per tutti gli altri al termine del regno millenario di Cristo (Apocalisse 20:12).

Nel testo di (Col. 2:12) che stiamo esaminando viene chiaramente affermato che i battezzati sono stati risuscitati insieme a Cristo. Quindi a rigore non si tratta di una risurrezione che dovrà avvenire, ma di una risurrezione che è già in atto. Dal momento che la risurrezione corporale di tutti i credenti avverrà indiscutibilmente al ritorno di Cristo, la risurrezione di cui parla Paolo in (Col. 2:12), deve essere per coerenza di logica quella spirituale, che la fede, in questo processo, fa sua.

PRIMA EPISTOLA AI TESSALONICESI

Nota introduttiva


Il termine fede, in questo primo scritto di Paolo, secondo la cronologia accettata da tutti gli studiosi della Bibbia, ricorre otto volte, nei suoi cinque capitoli. Anche se le occorrenze non sono numerose, sono sempre importanti, per sapere come l’Apostolo li adopera e per quale scopo. L’esame che facciamo di questi testi, metterà in evidenza i contesti in cui Paolo adoperò il concetto della fede e lo scopo che egli si prefiggeva.

1) I Tessalonicesi 1:3:

Ricordando continuamente la vostra opera di fede, [ pistes] la fatica del vostro amore e la costanza della speranza che voi avete nel Signore nostro Gesù Cristo davanti a Dio, nostro Padre.

Questo primo riferimento che l’Apostolo fa della fede dei Tessalonicesi, ha senso elogiativo, per i credenti di quella comunità. Poiché l’Apostolo in questo verso oltre a menzionare la fede, nomina anche l’amore e la speranza, senza soffermarci su quest’ultime, concentriamoci piuttosto sulla prima cercando di comprendere perché Paolo parla dell’opera della fede.

Anche se l’Apostolo parla spesso delle opere della legge, nel contesto della salvezza (cfr. Romani 3:28; Galati 2:16), ciò lo fa essenzialmente per dimostrare ai suoi oppositori che davanti a Dio conta la fede e non le opere della legge A differenza delle epistole ai Romani e ai Galati, dove l’Apostolo fronteggia, sotto l’aspetto polemico, quelli che danno valore giustificante alle opere della legge, qui non ha davanti a sé, persone di questo genere e tanto meno che nella comunità vi sia una simile corrente, pericolo da indurre l’Apostolo a fare chiarezza sulla fede.

Parlare peraltro ‘delle opere della fede’, in questo testo, ciò ha il solo significato di presentare la fede attiva nella sua manifestazione pratica, e non solamente localizzata nel semplice pensiero. Per Paolo, che conosce bene il valore della fede, in tutte le sue manifestazioni e in tutte le sue implicazioni, sia dal punto di vista religioso che in quello teologico, è inconcepibile una fede che non operi mediante l’amore (Galati 5:6).

2) 1 Tessalonicesi 1:8:

Infatti non solo la parola del Signore è tramite voi risuonata nella Macedonia e nell’Acaia, ma anche la vostra fede [ pistis ] che avete verso Dio si è divulgata in ogni luogo, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.

L’elogio alla fede dei Tessalonicesi continua con maggior forza per il fatto che l’Apostolo, non ne parla solamente riferendosi a loro, ma tenendo presente l’effetto che essa ha avuto nella vita di altri nel sentirne parlare. Siccome i Tessalonicesi sono diventati un esempio a tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia, l’Apostolo ci tiene a precisare che il motivo per cui egli ha formulato il suo elogio non consiste solamente per la risonanza che ha avuto la parola del Signore nella Macedonia e nell’Acaia, tramite loro, ma anche per la loro fede in Dio che si è divulgata in ogni luogo.

Anche per i Romani Paolo ha usato la stessa espressione, quando ha detto loro: La vostra fede è pubblicata in tutto il mondo (Romani 1:8). Quando veramente c’è fede in Dio, non è possibile che la stessa rimanga inosservata dagli altri.

3) 1 Tessalonicesi 3:2:

e mandammo Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio, e nostro compagno d’opera nell’evangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede [ pistes].

Lo scopo di mandare Timoteo a Tessalonica, è quello di confermare e confortare quei credenti. A questo punto, pur sapendo che Timoteo era utile a Paolo nell’opera del ministero, egli preferisce mandarlo a Tessalonica, allo scopo di aiutare quella fratellanza, poiché i Tessalonicesi si trovano in difficoltà, a causa della persecuzione che è stata sferrata nei loro confronti, a motivo della loro conversione a Cristo. La premura che l’Apostolo manifesta in questa particolare situazione, dimostra quanto egli era interessato e premuroso per quei fratelli. È l’amore e l’interessamento di un vero pastore che, vedendo le pecore davanti a un pericolo, si interessa per la loro vita.

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21/11/2011 00:05

La minaccia che i Tessalonicesi incontravano riguardava la loro fede. Il nemico, a mezzo della persecuzione, mirava a far venire meno la fede; era quindi, giusto e doveroso, che l’Apostolo si interessasse a confermare e confortare i Tessalonicesi, per evitare uno sbandamento, o, peggio ancora un ritorno al paganesimo.

4) 1 Tessalonicesi 3:5:


Per questa ragione, non potendo più resistere, io pure mandai ad informarmi sulla vostra fede pistin che talora il tentatore non vi avesse tentati, e la vostra fatica non fosse riuscita vana.

La sollecitudine e la premura che l’Apostolo aveva per i Tessalonicesi, pensando soprattutto che in quella situazione di afflizione in cui si trovavano, c’era di mezzo il tentatore, egli giustamente voleva informazioni sulla loro fede, perché si rendeva conto che se questa fosse crollata, la fatica dei suoi fratelli nel proclamare l’evangelo di Cristo agli altri, sarebbe stata vana.

5) 1 Tessalonicesi 3:6:

Ma ora che Timoteo da voi è ritornato a noi e ci ha riferito buone notizie della vostra fede pistin e amore, e che voi conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate grandemente vederci, come anche noi desideriamo vedere voi.

La seria preoccupazione che Paolo aveva per i credenti di Tessalonica, venne definitivamente calmata, dalle rassicuranti notizie che Timoteo gli portò, sia sulla loro fede e amore come anche per il grande desiderio che hanno espresso nel volere vedere l’Apostolo. Una volta che la minaccia è stata scongiurata, anche Paolo esterna il suo desiderio di recarsi di persona dai suoi fratelli.

6) 1 Tessalonicesi 3:7:

per questo, fratelli, noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede. [ pistes]

In questo verso l’Apostolo parla chiaramente della sua afflizione e sofferenza. Se egli non avesse chiaramente specificato il motivo di questa sofferenza, noi avremmo potuto pensare che anche Paolo stava attraversando difficoltà nella sua vita, al pari dei Tessalonicesi. Ma l’afflizione e la sofferenza a cui l’Apostolo fa riferimento, è a motivo della fede dei Tessalonicesi. Queste parole ci fanno chiaramente comprendere che l’Apostolo, unendosi alla situazione in cui si trovavano i suoi fratelli, era più che logico che egli soffrisse anche con loro. Questi nobili sentimenti e questa meravigliosa attitudine che l’Apostolo manifestò, dovrebbero essere nella vita di tutti i credenti, gli uni verso gli altri, sia nella gioia come anche nella sofferenza.

7) 1 Tessalonicesi 3:10:

pregando intensamente, notte e giorno, per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede? [ pistes]

Avendo esternato il suo ardente desiderio di rivedere i suoi fratelli, rientra nella logica cristiana, secondo la prassi che l’Apostolo praticava, di farne oggetto di preghiera costante, affinché Dio gli conceda l’appagamento del suo desiderio. È una buona cosa, un buon esercizio spirituale, imparare a fare oggetto di intense preghiere, quando abbiamo programmi e desideri per l’opera del Signore.

Il motivo dell’andata di Paolo dai Tessalonicesi, è stato interpretato pressappoco unanimamente, senza lasciare nessuna ombra di incertezza. Riportiamo quello che hanno scritto tre autori.

«Nella sua preghiera continuata vi sono due pensieri; il primo è che Paolo possa essere riunito ai Tessalonicesi, e il secondo, che egli possa colmare le lacune della loro fede. (Colmare) le lacune traduce il sostantivo hysterma, «deficienza», «carenza». Malgrado il suo grande entusiasmo per le vette spirituali conquistate dai suoi convertiti, Paolo riconosce che essi non sono arrivati ad essere come avrebbero dovuto. Anche qui, pur facendo andare a tutta briglia il suo desiderio e la sua gioia per la loro fermezza, sa però dare un posto importante alla sua opera pastorale di rinforzamento là dove la loro fede è manchevole. È un segno distintivo del tatto di Paolo che egli parli prima delle cose di cui può sinceramente rallegrarsi con loro, e solo dopo indichi altre cose da doversi prendere in esame» [Cfr. Leon Morris, Le epistole di Paolo ai Tessalonicesi, pagg. 96,97].

«Riparare alle deficienze, cioè compiere l’istruzione catechetica di quei neofiti» [Cfr. G. Ricciotti, Gli Atti degli apostoli e le lettere di S. Paolo, pag. 326].

«Tuttavia la gioia non impedisce a Paolo di riconoscere che la fede dei Tessalonicesi ha delle lacune a cui si deve provvedere (e al tempo stesso, la coscienza di queste lacune non gli impedisce di avere una genuina allegrezza per la loro fede» [Cfr. Bruno Corsani, Il Nuovo Testamento annotato, Vol. III Le epistole di Paolo, pag. 263].

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22/11/2011 00:09

A noi sembra che i commenti riportati, non hanno tenuto conto dell’interrogazione che si trova nel testo ...per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede? Diciamo testo, non per riferirci a una traduzione, ma al testo greco. È incontestabile che il greco di 3:10, contiene una interrogazione. In greco, l’interrogazione si scrive [ ; ], e questo segno fa parte integrale del testo in questione. Se si traduce il passo in questione, togliendo dal testo greco l’interrogazione, i commenti che abbiamo riportati, sono incontestabili; ma se si traduce con l’interrogazione, i commenti in questione, diventano discutibili, per il fatto che viene a mancare una base stilistica e grammaticale.

È vero che ci sono alcune traduzioni che non riportano l’interrogazione, quali: G. Diodati; A. Martini; Marietti (sotto la direzione di Mons. Salvatore Garofalo); Amplified; New International; Living Bible; Today’s English Version; New International Version; Jerusalem Bible (queste sono le traduzioni che noi abbiamo controllato, se poi ce ne sono altre, non lo sappiamo; ognuno potrà aggiungerle, qualora ci fossero). Coloro che non hanno riportato l’interrogazione dal testo greco, hanno compiuto una ingiustificata omissione, e, leggendo il testo in quella maniera, non si può fare a meno di interpretarlo nella stessa maniera come lo hanno interpretato i tre autori che abbiamo riportato (ammesso che non ci siano altri che si esprimano nella stessa maniera).

Però, siccome il greco ha il segno dell’interrogazione, uno che lo legge nella sua lingua in quel modo, non potrà mai condividere l’interpretazione in questione. Dal punto di vista prettamente stilistico e grammaticale, l’interrogazione può cambiare radicalmente il significato di una frase, di un paragrafo. Se io scrivessi: Francesco, si è recato nella città di Roma, per visitare un suo conoscente. O: Si è recato Francesco, nella città di Roma, per visitare un suo conoscente? Pur usando le stesse parole, è chiaro che la prima ha senso affermativo, invece la seconda esprime quella dubitativa. Infine, perché si pone un’interrogazione? «Al fine di avere, in risposta, notizie e informazioni». Essa esprime «dubbio, incertezza, titubanza, perplessità» [Cfr. S. Battaglia, in GDLI (Grande dizionario della lingua italiana. Vol. VIII, pag. 267].

Esaminando il nostro testo, si sa con certezza che l’apostolo Paolo aveva ricevuto informazioni sulla fede dei Tessalonicesi da Timoteo, informazioni che in certo qual modo lo avevano tranquillizzato. Però, dato che non è tutto chiaro davanti all’Apostolo, scrivendo ai Tessalonicesi e comunicando loro il suo desiderio di rivederli al più presto, avverte anche la necessità di specificare il vero motivo della sua visita. Con l’interrogazione che egli pone nel suo scritto, vuole dire pressappoco questo: Venendo da voi, potrò personalmente rendermi conto se la vostra fede manca di qualcosa; in tal caso, penserò a venire incontro alle vostre lacune, alle vostre carenze. Questo però non vuol dire che nel momento in cui l’Apostolo scrisse la sua epistola, che la fede dei Tessalonicesi si trovasse in quella condizione.

Se abbiamo fatto questo ragionamento, non è per denigrare il valore dell’insegnamento, come vedeva Calvino nel testo in questione: dicendo «Da questo pure appare quanto sia necessario dare un’approfondita attenzione alla dottrina, perché gli insegnamenti non sono stati designati per guidare gli uomini alla fede di Cristo nel corso di un singolo giorno o mese, ma per perfezionare la fede appena iniziata» .

8) 1 Tessalonicesi 5:8:


Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede [ pistes] e dell’amore, preso per elmo la speranza della salvezza.

L’ultimo riferimento alla fede, si trova in un contesto esortativo per quanto riguarda la differenza che passa tra colui che si trova nel giorno e colui che è nella notte; tra i figli della luce e quelli che giacciono nelle tenebre. Affermando che tutti i credenti non sono della notte né delle tenebre (v. 5), l’Apostolo trova coerente esortare la fratellanza alla sobrietà, in vista del fatto che hanno rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza.

Questa spiritualizzazione che viene fatta, della fede e dell’amore = corazza, e l’elmo della speranza = salvezza, è presentata diversamente in (Efesini 6:16,17). Anche se l’immagine è tratta probabilmente da (Isaia 59:17), e in Efesini 6:16,17 la fede viene presentata come lo scudo e l’elmo ha il senso della giustizia, nel nostro passo facendo riferimento alla corazza = fede, è abbastanza significativo per far comprendere alla fratellanza, di allora come anche quella di oggi, che c’è una potente protezione nella loro vita, atta a garantire che i colpi che il nemico può sferrare contro la loro fede, non potranno penetrare per colpire la loro vita. Questo dovrebbe bastarci per continuare il cammino della nostra vita cristiana nella luce.

SECONDA EPISTOLA AI TESSALONICESI

Nota preliminare

Nei breve tre capitoli che compongono questa epistola, il termine fede, è riportato 5 volte, uno dei quali, precisamente (2:13) non sarà preso in esame, perché già è stato esaminato sotto la voce: La fede per ciò che riguarda la salvezza. Anche se i riferimenti alla fede sono di meno rispetto a quelli che abbiamo incontrato nella prima epistola, essi sono sempre importanti, per il fatto che ci faranno vedere altri aspetti ed anche altri contesti.

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23/11/2011 00:09

1) 2 Tessalonicesi 1:3:

Noi siamo obbligati a rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede [ pistis ] cresce grandemente e l’amore di tutti voi individualmente abbonda l’un per l’altro.

Anche se il tema dell’elogio che l’Apostolo fa, è quasi identico a quello della prima epistola (1:3), tuttavia c’è qualcosa di nuovo in questo secondo scritto, per ciò che riguarda la fede dei Tessalonicesi. Nel primo scritto si parla del ringraziamento continuo che, Paolo e i suoi compagni, elevano a Dio, assieme alle loro preghiere, mentre in questo secondo scritto si fa riferimento a un obbligo che in se stesso denota una certa accentuazione dell’elogio stesso, non come elemento formale, ma come dimostrazione di giustezza. Inoltre, nella prima lettera si parla dell’opera della fede, mentre nella seconda si dice che questa cresce grandemente. Queste specificazioni, servono, non solo per mettere in risalto i vari movimenti che la fede compie, sia per quanto riguarda le sue attività visibili nell’amore, ma anche per ciò che riguarda la sua crescita.

Siccome il primo riferimento parla chiaramente della grande crescita della fede dei Tessalonicesi, dobbiamo riflettere su questo fenomeno, per meglio valutarlo e comprenderlo.

Spesso, i credenti, pregando il Signore, dicono: Accrescici la fede. Anche se questa preghiera trova il suo riscontro negli apostoli, perché furono loro i primi a dirla (Luca 17:5), bisogna vedere però se il principio della crescita della fede, si basa sulla preghiera o su qualche altra cosa Che la preghiera non abbia mai fatto male alla fede, anzi l’ha sempre favorita, ciò è fuori discussione. Una cosa è però, porre la preghiera come fondamento per la crescita della fede, un’altra cosa è dire che la fede cresce con l’esercizio di essa Dare alla fede l’immagine del denaro, credo che ciò potrà facilitare la comprensione di questo aspetto della vita cristiana e farci inquadrare la fede nella giusta prospettiva e nel significato più consone alla vita pratica.

Il denaro, dal punto di vista commerciale, per aumentare, deve essere investito, cioè non deve rimanere fermo. La parabola dei talenti (Matteo 25:14-30) rappresenta la migliore illustrazione che possiamo disporre in merito. L’uomo, della nostra parabola, distribuisce i suoi beni ai suoi servitori, prima di intraprendere il suo viaggio. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, avendo investito quel denaro, fu fiero di dire al suo padrone di ritorno dal suo viaggio che i cinque talenti ricevuti inizialmente erano diventati dieci. Anche il secondo fece lo stesso discorso, talché dei due talenti ricevuti, poté presentarne al suo padrone quattro.

L’ultimo servitore, anche se aveva ricevuto un solo talento, se l’avesse investito, come fecero i due precedenti, anche se il denaro ricevuto era poco, ugualmente si sarebbe raddoppiato, avrebbe potuto fare lo stesso discorso dei primi, e anche lui, al pari dei suoi colleghi, avrebbe ricevuto dal suo signore, una giusta ricompensa alla sua attività. Ma egli, pensando che quel poco denaro, l’avrebbe potuto perdere, per non correre questo rischio, lo conservò accuratamente, così che al ritorno del suo padrone lo riconsegnò tale quale l’aveva ricevuto. I due primi servitori vennero elogiati e premiati con la qualifica di buono e fedele servo, mentre il terzo venne classificato come: malvagio e indolente servitore, accompagnato da un severo rimprovero per non avere messo il denaro in mano ai banchieri, così da poterlo riscuotere con l’interesse.

Secondo (Romani 12:3) ogni credente ha ricevuto da Dio una misura di fede. Non ha tanta importanza sapere se la misura di fede è piccola o grande; dal momento che è certo che la fede nella misura di un granello di senape, può trasportare le montagne (Matteo 17:20). È estremamente errato e antibiblico quando si afferma di non avere fede. Questo denota che tutti quelli che fanno simili affermazioni, rivelano di non credere a (Romani 12:3) e come conseguenza non la ricevono nei loro cuori. Ammesso per ipotesi che la misura di fede, di cui (Romani 12:3), sia più piccola di un granel di senape, e tenendo presente che la fede si può paragonare al denaro, se viene esercitata, — che equivale a investire il denaro —, immancabilmente aumenterà: da una piccola misura diventerà una grande misura.

Per i credenti di Tessalonica non viene detto esplicitamente che la loro fede, si trovava, ma si ‘trova’ in uno stato di crescita grandemente; questo vuol dire che quei fratelli, avendola accettata nei loro cuori (Romani 12:3), e esercitando quello che hanno ricevuto, hanno visto crescere grandemente la loro fede. Il principio di esercitare la fede, non è valido solamente per i Tessalonicesi e per i tempi apostolici, ma lo è anche per i nostri tempi, per i nostri giorni. Tutti quelli che ne fanno continuamente esercizio, possono vedere i risultati, e gli altri, ne potranno constatare l’autenticità.

2) 2 Tessalonicesi 1:4:

tanto che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, per la vostra perseveranza e fede [ pistes] in tutte le vostre persecuzioni ed afflizioni che sostenete.

I Tessalonicesi erano diventati, per Paolo, Timoteo e Silvano, l’oggetto di gloriarsi presso le altre chiese di Dio: 1) per la crescita della loro fede; 2) per l’abbondanza di amore che vi era in tutti, gli uni verso gli altri; 3) per la perseveranza in tutte le loro persecuzioni ed afflizioni che sostenevano.

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24/11/2011 00:07

Davanti a simili caratteristiche che quei fratelli manifestavano, per l’Apostolo ciò era motivo di gioia nel constatare che in mezzo alle persecuzioni che subivano a motivo della loro fede in Cristo e le afflizioni che sostenevano nella vita di tutti i giorni, i Tessalonicesi andavano sempre avanti nelle vie di Dio. Le persecuzioni e le afflizioni, non costituivano seri ostacoli per la loro avanzata, ma addirittura rappresentavano incentivi per fare aumentare la loro fede, il loro amore e la loro perseveranza. Possa ognuno di noi imparare da questi fratelli!

3) 2 Tessalonicesi 1:11):


Anche per questo noi preghiamo del continuo per voi, perché il nostro Dio vi ritenga degni di questa vocazione e compia con potenza ogni vostro buon proposito e l’opera della fede [ pistes].

Considerando i buoni propositi che i Tessalonicesi avevano, l’Apostolo ne fa oggetto di continue preghiere perché Dio intervenendo con potenza in loro favore, li renda degni della loro vocazione e che l’opera della loro fede possa continuare nel loro progresso. Invocare la potenza di Dio in favore di un fratello, di una comunità, di un popolo, di una nazione, è sempre la cosa più bella, significativa e la più importante da fare. Se dovessero sorgere degli ostacoli, dei pericoli, per un’anima, per una comunità, per un popolo, per una nazione, la preghiera rappresenta la migliore garanzia per appianare le varie difficoltà e rimuovere i vari pericoli. Impariamo anche noi a pregare con insistenza gli uni per gli altri!

4) 2 Tessalonicesi 3:2:

affinché siamo liberati dagli uomini perversi e malvagi, perché non tutti hanno la fede [ pistis ].

L’Apostolo ha insistentemente pregato per i Tessalonicesi, ora chiede a sua volta alla stessa fratellanza di pregare per lui. Questo perché anche lui avverte un’urgente bisogno, per le varie difficoltà che sta incontrando. I fratelli, quando pregano gli uni per gli altri, si aiutano a vicenda. La richiesta di preghiera di Paolo, è specifica:

affinché la parola del Signore possa spandersi rapidamente e sia glorificata, come lo è fra voi, e affinché siamo liberati dagli uomini perversi e malvagi... (vv. 1,2).

Che i maggiori ostacoli e la più ferrea resistenza, Paolo, li abbia incontrati da parte giudaica, a causa della loro marcata incredulità, è fuori discussione. Il maggior desiderio, nell’espletamento del suo ministero, era la propagazione della parola del Signore. Presso i Tessalonicesi, questa parola divina aveva trovato un terreno fertile, in conseguenza, si era meravigliosamente e rapidamente sparsa; lo stesso voleva che accadesse anche a Corinto, dove l’Apostolo si trovava in quel momento.

Gli uomini perversi e malvagi, da cui vuole essere liberato, rappresentano il più serio ostacolo all’avanzata della parola del Signore; una volta che questi vengono rimossi, non solo la parola del Signore potrà spandersi velocemente, ma soprattutto i peccatori potranno maggiormente convertirsi a Cristo, e in questo modo il Suo nome potrà essere glorificato. Dicendo che la fede non è in tutti, non voleva riferirsi ai credenti, ma a quelli che vivono lontani dal vangelo e senza Cristo.

DS: Se al termine dello studio ci sono domande da fare, fatele liberamente e noi risponderemo. Inoltre, mi farebbe piacere leggere un vostro commento (anche di poche parole) su quanto abbiamo esposto. Infine, quello che abbiamo scritto, è stato tratto dal mio libro: “La fede nell’isegnamento della Bibbia”. Chi è interessatto ad acquistare questa pubblicazione, potrà rivolgersi presso l’Editrice Hilkia, presso la quale è disponibile questo libro. Grazie!
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