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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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23/12/2011 00:05

I Giudei capirono molto bene, cosa volesse ignificare la frase: «Figliuol di Dio». Per loro non c’era nessun dubbio. Farebbero bene, tutti coloro che negano la natura divina di Gesù, a riflettere seriamente sulla frase: «Figliuol di Dio».

C. ATTI DEGLI APOSTOLI

Questo libro che narra le tante attività degli apostoli e le tante manifestazioni dello Spirito Santo, non ha molti testi da offrirci, per quanto riguarda la nostra formula che stiamo esaminando. L’unico testo che ci fornisce, è abbastanza significativo, soprattutto se è visto e valutato nel suo contesto. Luca, ch’è l’autore di questo libro, sta finendo di narrare la conversione di Saulo da Tarso, uomo crudele e spietato verso coloro che professano la fede in Cristo Gesù ed invocano il suo nome. Dopo alcuni giorni dalla sua conversione, Luca specifica:

E subito si mise a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figliuol di Dio (Atti 9:20).

Per Saulo da Tarso, ch’era stato educato ai piedi del grande Gamaliele, per quanto riguardava la legge e i profeti, era molto significativo che proprio lui, il persecutore acerrimo di Gesù e dei suoi seguaci, affermasse che questo Gesù, non era soltanto il Cristo = il Messia, promesso dalla legge e dai profeti, ma era essenzialmente e soprattutto il Figlio di Dio.

D. PAOLO

Questo uomo, di cui abbiamo parlato un momento fa col nome di Saulo da Tarso, è colui che ci fornisce la dimostrazione più completa della deità di Gesù Cristo. Scrivendo nella sua epistola ai Romani, ch’è considerata da tutti, lo scritto più significativo e più profondo dell’apostolo, fin dai primi versi afferma:

Dichiarato Figliol di Dio con potenza secondo lo spirito di santità mediante la resurrezione dai morti (Romani 1:4).

Questo non significa che Cristo «divenne Figliol di Dio con la resurrezione, perché già egli lo era; fu costituito «Figlio di Dio con potenza». Scrivendo ai Corinzi e parlando loro della sua attività missionaria, fatta non di «sì» e «no», dichiara:

Il Figliol di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma «sì in lui» (2 Corinzi 1:17-19).

Quando poi vuol far sapere alla fratellanza come lui conduce la sua vita, dichiara:
Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del Figliol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me (Galati 2:20).

Questo uomo ebbe le più grandi rivelazioni, di quasi tutte le dottrine cristiane, e la sua conoscenza era talmente grande, da non poterla paragonare a nessuno degli apostoli. Quando però, pensava a Gesù Cristo, e soprattutto quando doveva additare alla fratellanza una meta o un traguardo, nella scala della conoscenza, non poteva presentare se stesso, ma additava Gesù, con queste parole:

Affinché tutti siamo arrivati, all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliol di Dio, allo stato d’uomini fatti; all’altezza della statura perfetta di Cristo (Efesini 4:13).

Paolo non si accontentava e non insegnava una discreta conoscenza del Cristo, no, voleva ed insegnava una piena conoscenza del Figliuol di Dio. Forse quando scriveva queste parole aveva nella sua mente le parole di Osea:

Conoscendo l’Eterno, sforziamoci di conoscerlo! Il suo levarsi è certo, come quello dell’aurora; egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra (Osea 6:3).

E. L’EPISTOLA AGLI EBREI

Questa epistola parla diffusamente del sacerdozio levitico e di tutto quello che veniva fatto ai tempi di Mosè, quando continuamente si offrivano a Dio, sacrifici ed olocausti, sia per il perdono dei peccati, sia come rendimento di grazie. Lo scrittore di questa epistola, non parla a caso di questo argomento, come se i destinatari non conoscessero tutto il cerimoniale mosaico; egli ne parla, perché vuole presentare Gesù Cristo, come Sommo Sacerdote. Nel presentarlo però, non si limita a dire che Gesù Cristo è solamente un Sommo Sacerdote; preferisce presentarlo nel seguente modo:

Avendo noi dunque un gran Sommo Sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figliol di Dio, riteniamo fermamente la professione della nostra fede (Ebrei 4:14).

Qual’era la professione di fede, che lo scrittore di questa epistola invitava a ritenere fermamente? Era forse quella relativa di dire che Gesù è un gran Sommo Sacerdote? Se dovessimo pensare in questa maniera, faremmo il più grande errore di tutti i tempi. Il cristianesimo, attraverso tutti i secoli, non ha mai avuto né conosciuto una professione di fede basata solamente sul sacerdozio, anche se ha sempre proclamato, l’importanza del sacerdozio di Cristo, unico nel suo genere.

Si continuerà il prossimo giorno...
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