Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

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Domenico34
00sabato 29 ottobre 2011 00:11

SECONDA PARTE




LE CARATTERISTICHE DI GESÙ CRISTO PRESENTATE DALLE

S. SCRITTURE




Capitolo 7




PERFEZIONI ATTRIBUITE A GESÙ CRISTO




1) ESISTENZA PRIMA DELLA FONDAZIONE DEL MONDO

Un piccolo avviso.

Prima di iniziare questo capitolo e proseguire fino alla fine, si tenga presente che con la seconda parte, i restanti capitoli di questo studio, saranno riuniti insieme da formare un tutt’uno cioè non ci saranno spezzettamenti dei vari capitoli. In questo modo il lettore potrà proseguire nella lettera, come se ci fosse un solo capitolo, senza nessun'interruzione, com'è avvenuto in precedenza. Mi auguro che quest'iniziativa, sia di gradimento di ogni lettore. Grazie!


Nessuno che appartenga alla famiglia umana o alle cose create, può vantare una simile cosa, di esistere cioè prima della fondazione del mondo. Solo Dio può dire di esistere prima della fondazione del mondo e di tutte le cose. Ne dà la prova (Isaia 43:10,13), in cui è detto:

I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno, voi, e il mio servo ch’io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che son io. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà alcuno. Io sono da che fu il giorno, e nessuno può liberare dalla mia mano; io opererò; chi potrà impedire l’opera mia?

(Giovanni 1:1), testo già citato precedentemente e del quale abbiamo parlato, ma per ben altri motivi vi ritorniamo di nuovo, afferma l’esistenza di Gesù Cristo, come Parola, prima della fondazione di tutte le cose.

Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.

La parola greca archē, che viene usata in questo testo, significa: «Principio, inizio, origine». Il significato di inizio, origine, che questo termine esprime, non è sicuramente da intendersi in relazione al tempo dell’esistenza, in questo caso della Parola, perché sappiamo dallo stesso (Giovanni 1:1) che questa Parola era con Dio, ed era Dio.

Se dovessimo interpretare l’archē nel senso di «esistenza», dovremmo anche parlare del tempo dell’esistenza di Dio, dal momento che (Giovanni 1:1) dice che la Parola era con Dio. Dovendo continuare il discorso per quanto riguarda l’esistenza di Dio, per forza di coerenza, dovremmo, fissare un tempo nel quale Dio cominciò ad esistere.

Questo tipo di discorso ci porterebbe nella più squallida miseria di una profonda eresia, che nessuno avrebbe il coraggio di sottoscrivere, per il semplice fatto che Dio non ha un «tempo» nel quale cominciò ad esistere. Dato che questa Parola, di (Giovanni 1:1) si trova in compagnia con Dio, perché questo è il significato letterale della frase, per forza di logica e di coerenza, l’archē di (Giovanni 1:1) deve avere il significato di tempo.

Stabilito questo punto ch’è estremamente importante, ai fini di una giusta interpretazione, diciamo subito che quando ebbe inizio l’esistenza del tempo, la Parola già esisteva. Ciò non vuol dire, in termini semplici che la Parola ha un’origine nel tempo; essendo essa stessa fuori del tempo. Da questa analisi risulta chiaramente che se la Parola è fuori del tempo, perché appunto quando il tempo cominciò la sua esistenza, la Parola era, (Giovanni 1:1) afferma una prerogativa di Dio, perché soltanto di lui si può portare avanti questo tipo di discorso, prerogativa che del resto viene attribuita alla Parola Gesù Cristo.

È assurdo pensarla e vederla in maniera diversa, anche perché, Giovanni, parlando di questa Parola, afferma categoricamente che tutte le cose esistenti, esistono o hanno cominciato la loro esistenza, perché questa Parola le ha fatte esistere. Qui Giovanni parla di questa Parola che porta all’esistenza tutte le cose che esistono, con una prerogativa di Dio. Anche se nelle parole di Giovanni non abbiamo il termine «creare», è chiaro però che l’azione descritta dall’apostolo, corrisponde ad una vera e propria «creazione».

Più tardi sarà Paolo che ci dirà, in una maniera dogmatica, che questo Gesù Cristo, la Parola fatta carne, ch’è avanti ogni cosa, prima di tutte le cose, è il creatore di tutto quello che esiste. La TNM interpreta (Giovanni 1:2,3) nel seguente modo: «Questi era nel principio con il Dio.

Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza». Non solo la Torre di Guardia ha tradotto (Giovanni 1:1) «con il Dio, un dio», come abbiamo fatto notare in precedenza, ma qui addirittura arriva al colmo della sua cattiveria, quando nega alla Parola, l’azione creatrice di tutte le cose. Se non avessimo (Colossesi 1:16-17) che prova in maniera categorica l’azione creatrice di Gesù Cristo, si potrebbe mettere in discussione se quello che Giovanni dice, a proposito della creazione, debba applicarsi a Dio o alla Parola.

Dal momento che la Torre di Guardia ha scelto di tradurre logos Parola, è imperdonabile che in questo testo di (Giovanni 1:3), introduca per due volte, il termine «lui» [Questa disquisizione si fa per quanto riguarda la grammatica italiana e non ha niente a che vedere con le parole greche]. Cerchiamo di spiegarci meglio. «Parola» è un sostantivo femminile, «lui» pronome maschile.

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Domenico34
00domenica 30 ottobre 2011 00:07
Se la Torre di Guardia avesse tradotto logos = Verbo, allora avrebbe potuto usare il pronome maschile lui, perché appunto «Verbo», è un sostantivo maschile, senza però del resto che l’azione del Verbo sarebbe stato intaccato.

Traducendo in quel modo, appare evidente dove vuole arrivare nella sua manovra, quando traducendo logos Parola, e quando il testo parla dell’atto creativo, usa «lui». In altre parole la Torre di Guardia potrebbe fare questo discorso: Sì, è vero che la Parola esisteva prima del tempo; questo però non vuol dire granché, perché dobbiamo tener presente, ch’è stato «lui», Dio Geova, a portare all’esistenza tutte le cose.

Quindi, è estremamente chiaro, perché la TNM ha reso in quel modo (Giovanni 1:3). Come si può aver fiducia in una Società, qual’è la Torre di Guardia, che va dicendo al mondo che la sua traduzione è la più fedele ai testi originali, quando abbiamo le prove inconfutabili di falsificazione? Solo coloro che non vogliono aprire gli occhi all’inganno della Torre di Guardia, li possono seguire.

2) ETERNO – ETERNITÀ


Quando si legge (Giovanni 1:1), appare chiaro al sincero lettore, che la Parola - logos, esisteva prima del tempo, vale a dire nell’eternità, perché questa parola era con Dio e la Parola era Dio. È evidente quindi, che l’apostolo Giovanni voglia presentare la Parola, con la caratteristica di eterno-eternità. Che significato hanno queste due parole, da un punto di vista prettamente linguistico, ce lo dice il dizionario della lingua italiana [Cfr. S. Battaglia, GDLI, V, voce: Eterno-eternità].

Eterno. agg. «che non ha avuto principio ne avrà mai fine; infinitamente esteso nel tempo; eternamente presente. Attributo di Dio e di ciò che a Dio si riferisce. Che esiste da sempre; universale, assoluto, immutabile che non ha fine nel tempo, imperituro, immortale. Sempre ricorrente, continuato, ininterrotto, incessante, sconfinato, immenso».

Eternità. sf. «L’essere eterno, il non aver avuto principio né aver mai fine. Durata infinita nel tempo, intemporalità, come contemporaneità; peculiarità di ciò che sta al di fuori del tempo, di cui non si può dire, che è stato o che sarà, ma solamente che è».

(Ebrei 13:8) dice: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Che la TNM dica: «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi, e per sempre», non ci sembra che la parola greca in questo testo abbia questo significato. Che il termine greco usato in (Ebrei 13:8) aiōnas [Cfr. H. Sasse, GLNT, I, Col. 531-564] significhi:

«Tempo, durata della vita. Secolo, età, generazione», non è dire tutto, dal momento che sappiamo che lo stesso termine vuol dire anche «eternità».

Quando la Torre di Guardia traduce aiōnas di (Ebrei 13:8), «per sempre» [La nostra disquisizione mira solamente al significato letterale della parola «sempre», così come viene spiegata dal linguista Melzi], crediamo che si attiene ai primi significati del termine in questione, e non a quello di «eternità». Infatti, da un punto di vista prettamente linguistico, l’avverbio sempre, significa: «ogni volta. In ogni tempo. Continuamente. Sempre mai». In questa definizione linguistica, il concetto di tempo è evidente, anzi oseremmo dire, primario.

Tutto ciò che entra nel tempo, non ha niente a che vedere con l’eternità, per il semplice fatto che l’eternità o l’essere eterno, ha una caratteristica che lo porta fuori del tempo, senza un principio, vale a dire senza dover dire che ha avuto inizio da quando. (Ebrei 13:8) parla di una persona, e questa persona è Gesù Cristo. Dal momento che (Giovanni 1:1) stabilisce in maniera ferma e dogmatica che la Parola Gesù Cristo, era, quando ebbe inizio il tempo, è insostenibile che (Ebrei 13:8) non debba correttamente tradursi: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.

Diamo qui di seguito un elenco di passi dove ricorre il temine greco aiōnas, aiōnios, o altra forma, ricorrono, in modo che il lettore possa fare i dovuti confronti, e poi tirare una logica conclusione. La versione che useremo è quella di G. Luzzi, e dopo di avere trascritto il termine greco, metteremo tra parentesi, la versione della TNM.

Luca 1:70: aiōnos
Come aveva promesso ab antico per la bocca dei suoi profeti (antichità).

Atti 3:21: aiōnos
cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio (antichità).

Atti 15:18: aiōnos
cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, le quali a lui son note ab eterno (dall’antichità).

Giuda 13: aiōna
furiose onde del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti, a cui è riservata la caligine delle tenebre in eterno (per sempre).

Giovanni 4:14: aiōna-aiōnion
ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna (mai, eterna).

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Domenico34
00domenica 30 ottobre 2011 23:15
Luca 1:55: aiōna
di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abramo e verso la sua progenie in perpetuo (in eterno).

Giovanni 6:51: aiōna
Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (per sempre).

Giovanni 14:16: aiōna
E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi in perpetuo (per sempre).

Giovanni 12:34: aiōna
La moltitudine quindi gli rispose: Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno (per sempre).

2 Corinzi 9:9: aiōna
siccome è scritto: Egli ha sparso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dimora in eterno (per sempre).

Ebrei 5:6: aiōna
come anche in un altro luogo Egli dice: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (per sempre).

Ebrei 7:17: aiōna
poiché gli è resa questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (per sempre).

Ebrei 7:21: aiōna
ma egli lo è con giuramento, per opera di colui che ha detto: Il Signore l’ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno (per sempre).

1 Pietro 1:25: aiōna
ma la parola del Signore permane in eterno (per sempre).

Luca 1:33: aiōnas
ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno (per sempre).

Romani 1:25: aiōnas
essi che hanno mutato la verità di Dio in menzogna, ed hanno adorato e servito la creatura invece del creatore ch’è benedetto in eterno (per sempre).

Romani 9:5: aiōnas
dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, ch’è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno (per sempre).

Romani 11:36: aiōnas
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui son tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen (per sempre).

1 Corinzi 2:7: aiōnōn
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi i secoli predestinata a nostra gloria (prima dei sistemi di cose).

Colossesi 1:26: aiōnōn
cioè, il mistero, ch’è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai santi di lui (passate generazione).

Efesini 3:9: aiōnōn
e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il creatore di tutte le cose (dall’infinito passato).

Efesini 3:11: aiōnōn
conforme al proponimento eterno ch’Egli ha mandato ad effetto nel nostro Signore Gesù Cristo (eterno).

Ebrei 1:8: aiōna aiōnos
dice del Figliolo: Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli (per sempre).

Romani 16:26: aiōniou
ma ora è manifestato, e, mediante le Scritture profetiche, secondo l’ordine dell’eterno Iddio (Iddio eterno).

2 Corinzi 4:18: aiōnia
mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono son solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne (eterne).

Ebrei 9:14: aiōniou
Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente (uno spirito eterno).

2 Timoteo 2:10: aiōniou
Perciò io sopporto ogni cosa per gli eletti, affinché anch’essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù con gloria eterna (gloria eterna).

1 Pietro 5:10: aiōnion
Or Iddio d’ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo Gesù (eterna gloria).

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Domenico34
00lunedì 31 ottobre 2011 13:06
2 Corinzi 4:17: aiōnion
Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande peso eterno di gloria (maggior peso ed eterna).

1 Timoteo 6:16: aiōnion
Il quale solo possiede l’immortalità ed abita una luce inaccessibile; il quale nessuno uomo ha veduto né può vedere, al quale siano onore e potenza eterna (onore e potenza eterna).

Apocalisse 14:6: aiōnion
Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno (eterna buona notizia).

2 Tessalonicesi 2:16: aiōnian
Or lo stesso Signor nostro Gesù Cristo e Iddio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza (conforto eterno).

Ebrei 13:20: aiōniou
Or l’Iddio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il gran Pastore delle pecore, Gesù nostro Signore (patto eterno).

Ebrei 5:9,10: aiōniou
ed essendo stato reso perfetto; divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di una salvezza eterna (salvezza eterna).

Ebrei 9:12: aiōnian
e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistato una redenzione eterna (liberazione eterna).

Ebrei 9:15: aiōniou
Ed è per questa ragione che egli è mediatore d’un nuovo patto affinché, avvenuta la sua morte per la redenzione delle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati ricevano l’eterna eredità (eredità promessa).

2 Pietro 1:11: aiōnion
Poiché così vi sarà largamente provveduta l’entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (regno eterno).

Luca 16:9: aiōnious
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni (dimore eterne).

2 Corinzi 5:1: aiōnion
Noi sappiamo infatti che se questa tenda ch’è la nostra dimora terrena viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna nei cieli (una casa eterna).

Matteo 18:8: aiōnion
Ora, se la tua mano o il tuo piede t’è occasione di peccato, mozzali e gettali via da te, meglio è per te l’entrar nella vita monco o zoppo, che d’aver due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno (fuoco eterno).

Giuda 7: aiōniou
Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno (eterno fuoco).

Matteo 25:46: aiōonion
E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna (E questi andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna).

Pur non avendo terminato le citazioni dei testi, non possiamo sorvolare o ignorare la versione della TNM di Matteo 25:46; si impone di necessità, ai fini della verità, per sapere se l’interpretazione della TNM, così come è stata resa, è accettabile o nasconde una delle tante manovre della Torre di Guardia. Il termine greco usato in Matteo 25:46 è kolasin, che la TNM ha interpretato: «stroncamento. Da un punto di vista lessicale, questo termine significa:

1) Potatura,
2) Freno, repressione, correzione, castigo.
Per saperne di più sulla storia del concetto kolazō-kolasin, cfr. Joh Schneider [Cfr. J. Schneider, GLNT, V, Col. 737-745, specie Colonna 743, note: 2,3,4,5].

Per potere valutare la validità della traduzione della Torre di Guardia, circa il kolasin di Matteo 25:46, mettendolo a confronto con l’interpretazione degli altri passi del N.T., dobbiamo esaminare due passi del N.T. precisamente (1 Giovanni 4:18 e 2 Pietro 2:9) dove il greco ha kolazomenous. Da questo confronto, avremo sicuramente la mente illuminata e poi saremo noi stessi a fare una decisione, se accettare o meno la versione della TNM. Ecco qui di seguito i tre testi in questione:

1) Matteo 25:46:
E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna (E questi andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna).

2) 2 Pietro 2:9:
Il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad essere puniti nel giorno del giudizio (Geova sa liberare le persone di santa devozione dalla prova, ma riservare gli ingiusti al giorno del giudizio perché siano stroncati).

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Domenico34
00martedì 1 novembre 2011 00:06
3) 1 Giovanni 4:18:
Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura; perché la paura implica apprensione di castigo.
(Non vi è timore nell’amore, ma l’amore perfetto caccia via il timore, perché il timore esercita una retribuzione. In realtà chi ha timore non è stato reso perfetto nell’amore).

Anche se come abbiamo detto il termine kolasin significa «potatura», non è sicuramente questo il significato di (Matteo 25: 46; 2 Pietro 2:9 e 1 Giovanni 4:18), bensì quello di castigo, punizione. Per dare una certa prova che non è accettabile la versione della TNM circa il kolasin di (Matteo 25:46 e 1 Giovanni 4:18), nonché il kolazomenous di (2 Pietro 2:9), citiamo qui di seguito 14 traduzioni, per sapere come questi studiosi hanno reso i due termini in questione.

Matteo 25:46 kolasin
1) G. Diodati, l’ha tradotto con «pene»
2) G. Luzzi «punizione»
3) G. Ricciotti “
4) S. Garofalo “
5) 0 K. J. V. «punishment» (punizione)
6) T. E. V. “
7) L. B. “
8) N. I. V. “
9) P. M. E. “
10) J. B. “
11) R. S. V. “
12) N. e. B. “
13) Amplified “
14) N. A. S. “

2 Piet: 2,9 kolazomenous
1) G. Diodati, l’ha tradotto con «puniti»
2) G. Luzzi «puniti»
3) G. Ricciotti «giudizio»
4) S. Garofalo «tormenti»
5) K. J. V. «punished» (castigare)
6) T. E. V. «punishment» (punizione)
7) P. M. E. “
8) J. B. “
9) R. S. V. “
10) N. E. B. “
11) L. B. «punish» (punire)
12) N. I. V. «punishment» (punizione)
13) Amplified «chastisement» (punizione)
14) N. A. S. «punishment» (punizione)

1 Giovanni 4:18 kolasin [Cfr. J. Schneider, GLNT, V, Col. 743, nota 5 per conoscere altri studiosi che la pensano come quelli che abbiamo citato].

1) G. Diodati, l’ha tradotto con «pena»
2) G. Luzzi «castigo»
3) G. Ricciotti «tormento»
4) S. Garofalo «castigo»
5) K. J. V. «torment» (tormento)
6) T. E. V «punishment» (punizione)
7) N. I. V. “
8) P. M. E. «torture» (tortura)
9) J. B. «punishment» (punizione)
10) R. S. V. “
11) N. E. B. «pains» (pene)
12) Amplified «punishment» (punizione)
13) N. A. S. “

Lasciamo ora al lettore di fare una giusta valutazione e dare un giudizio, per quanto abbiamo esposto, se si può accettare la versione della TNM per (Matteo 25:46; 2 Pietro 2:9 e 1 Giovanni 4:18), relativamente ai kolasin e kolazomenous, così come è stata redatta.

Riprendiamo il filo delle citazioni interrotte.

2 Tessalonicesi 1:9: aiōnion
I quali saranno puniti di eterna distruzione (punizione giudiziaria, distruzione eterna)

Marco 3:29: aiōna
ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno (non ha perdono in eterno,, colpevole di eterno peccato).

Ebrei 6:2: aiōniou
della dottrina dei battesimi e della imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno (giudizio eterno).

Apocalisse 14:11: aiōnas
E il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

Apocalisse 20:10: aiōnas-aiōnon
E il diavolo che li aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

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Domenico34
00mercoledì 2 novembre 2011 00:06
Filemone 15: aiōnion
Infatti, per questo, forse, egli è stato per breve tempo separato da te, perché tu lo recuperi per sempre (per sempre).

1 Timoteo 1:17: aiōnon
Or al Re dei secoli, immortale, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli (Re d’eternità, per i secoli dei secoli).

Apocalisse 1:18: aiōnas-aiōnon
Io sono il primo e l’ultimo, e il vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

1 Corinzi 2:7: aiōnon
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi i secoli predestinata a nostra gloria (prima dei sistemi di cose).

Efesini 3:9: aiōnon
e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il creatore di tutte le cose (dall’indefinito passato).

Giovanni 17:24:
Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu mi hai amato avanti la fondazione del mondo (prima della fondazione del mondo)


Se ci sono domande da fare sul capitolo 7, fatele e saremo pronti a rispondere.


Capitolo 8




ATTRIBUTI DIVINI: ONNIPOTENZA




Quando usiamo il termine attributo divino, vogliamo riferirci a qualcosa che ha o possiede la deità, al di fuori della quale non è possibile riscontrare, in nessuno degli esseri creati. L’onnipotenza è appunto uno degli attributi di Dio, e, soltanto lui e nessun’altro, può tutto. Questo è infatti il significato dell’onnipotenza. Dal momento che un essere, pur potente che sia, non può fare tutto, non gli si può riconoscere l’attributo dell’onnipotenza.

Questo discorso vale per tutti gli esseri creati, compreso Gesù Cristo, se egli rientra in questa categoria. Esaminiamo ora le S. Scritture per vedere se Gesù Cristo possiede l’attributo dell’onnipotenza o se ad esso gli viene attribuito questo potere, per dichiararlo divino, avente gli attributi che riguardano appunto il vero Dio. (Filippesi 3:21) dice:

Il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa.

La TNM dice: «Che rimodellerà il nostro corpo umiliato onde sia conforme al suo corpo glorioso secondo l’operazione della potenza che egli ha, di sottoporsi ogni cosa».

Sappiamo molto bene come la Torre di Guardia fa del tutto per negare al Signor Gesù Cristo, l’attributo dell’onnipotenza. Si sa con estrema certezza che questo attributo dell’onnipotenza lo ha solamente il vero Dio, Geova. Ora, se a Gesù Cristo gli si riconosce questo attributo, equivale a metterlo alla pari di Geova.

Questo non è un discorso che la Torre di Guardia può portare avanti, senza compRomaniettere la propria struttura teologica per quanto riguarda la persona di Gesù Cristo. Perciò ha tentato di deformare (Filippesi 3:21), con il loro modo di tradurre. Il termine greco che si trova in questo testo è: metaschēmatisei, da metaschematizō, che significa:

«Trasformare, cambiare, convertire, foggiare, mutare l’aspetto esteriore di una persona o di una cosa» [Cfr. J. Schneider, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. XIII, Col. 425-429].

Esaminiamo ora se il termine greco metaschēmatisei, di (Filippesi 3:21) si può tradurre rimodellare, come si trova nella TNM della Torre di Guarda, senza che il significato del testo sia seriamente minato. Anzitutto è da notare che Paolo sta parlando della cittadinanza dei credenti ch’è nei cieli, da dove si aspetta, come Salvatore il Signor Gesù Cristo. Quando ciò si verificherà (qui non vogliamo parlare se il ritorno di Gesù Cristo sia venuto o dovrà ancora venire, perché ci porterebbe lontano dal nostro argomento), si verificherà qualcosa di insolito:

I morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore (1 Tessalonicesi 4:16-17).

Parlando della risurrezione, la Bibbia afferma:

Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente; è seminato corpo naturale (o psichico), e risuscita corpo spirituale (1 Corinzi 15:42-44).

E ancora:
Ecco, io vi dico un mistero: Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tRomaniba. Perché la tRomaniba suonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile, rivesta l’incorruttibilità, e che questo mortale rivesta l’immortalità (1 Corinzi 15:51-53).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00giovedì 3 novembre 2011 00:07
Da questi testi è abbastanza chiaro ciò che accadrà al ritorno di Gesù Cristo, ma non è tutto però. Infatti, quando Paolo parla dei morti, usa diverse volte il termine sōma, che significa corpo, per affermare che questo corpo corruttibile, ignobile, debole, naturale, mortale (non un’altro corpo, ma lo stesso che è stato seminato), verrà risuscitato. Nel risorgere, però, subirà una trasformazione, (non un rimodellamento).

Infatti, che significa rimodellare? «Modellare di nuovo; ridare a una cosa una data forma». Se prendiamo come esempio un vasaio che lavora l’argilla sul tornio, e tutto ad un tratto il vaso si Romanipe, il vasaio nel rimodellare, una forma di un nuovo vaso, non fa altro che riprendere la stessa materia, per ricominciare di nuovo a lavorare. Non si dirà mai che l’argilla ha subito una trasformazione; è stata solamente rimodellata.

Il corpo della resurrezione non sarà rimodellato, bensì trasformato, per il semplice fatto che le caratteristiche di: Incorruttibilità, glorioso, potente, spirituale e immortale, non erano presenti o nascoste nel corpo; gli verranno date alla risurrezione. Ragion per cui il corpo della resurrezione, subirà una trasformazione, non soltanto nella parte esterna, ma bensì nella sua sostanza. Questo processo di trasformazione, non sarà, né un processo lento e graduale, e tanto meno naturale, perché Paolo specifica che ciò avverrà, in conseguenza di un diretto intervento di Dio, perché solo lui possiede questo potere, che noi non esitiamo a definire: Onnipotenza.

Quando si pensa che (Filippesi 3:21) dice chiaramente che quest’opera di trasformare il corpo della nostra umiliazione, rendendolo conforme al corpo della sua gloria, è attribuita a Gesù Cristo, questa è la prova più inconfutabile della sua Onnipotenza. La Torre di Guardia, pur sapendo molto bene che la metaschēmatisei di (Filippesi 3:21) non è corretto tradurlo con «rimodellare», pure lo ha fatto. Perché? Perché in questo testo è provata l’onnipotenza di Gesù Cristo, attributo che appartiene al solo vero Dio, Geova.

Sarà nostro dovere, comunque, provare quello che abbiamo affermato e nello stesso tempo smascherare la diabolica manovra della Torre di Guardia, servendoci principalmente della versione della TNM.

Il verbo: metaschematizō, con le sue varie forme, ricorre solamente cinque volte nel N.T. Lo troviamo ben quattro volte in due passi del N.T. precisamente (2 Corinzi 11:13-15 e 1 Corinzi 4:6), oltre a quello di (Filippesi 3:21), del quale già abbiamo parlato. Esaminiamo (2 Corinzi 11:13-15), in cui è detto: (citiamo la versione della TNM)

«Poiché tali uomini sono apostoli falsi, operai ingannevoli, che si trasformano metaschēmatizomenoi in apostoli di Cristo. E non c’è da meravigliarsene, poiché Satana stesso continua a trasformarsi metaschēmatizetai in angelo di luce. Perciò non è nulla di grande se i suoi ministri pure continuano a trasformarsi metaschēmatizontai in ministri di giustizia. Ma la loro fine sarà secondo le loro opere». Perché in questo testo dove il verbo metaschēmatizō ricorre tre volte, non viene tradotto con: «rimodellare?»

Perché i redattori della TNM sanno molto bene, che questo significato, da loro coniato, è insostenibile nel passo in questione, ragione per cui non hanno avuto nessuna difficoltà a rendere il termine greco con: «Trasformare». Qui però, bisogna subito osservare che non c’è in ballo la persona di Gesù Cristo con la sua relativa deità, altrimenti anche per questo testo, la Torre di Guardia avrebbe messo in movimento la sua macchina di falsificazione, per degradare, la nobiltà della deità di Gesù Cristo, cosa che ha fatto per (Filippesi 3:21).

L’altro testo dice:
Ora, fratelli, queste cose le ho per amor vostro applicate a me stesso e ad Apollo, onde per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto; affinché non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro (1 Corinzi 4:6).

Qui c’è da notare bene che Paolo sta parlando di una situazione interna della chiesa di Corinto, per quanto riguardava il favoreggiamento dell’uno a danno dell’altro, e precisamente lui stesso in qualità di apostolo e di Apollo. Siccome in questa chiesa si guardava ai due personaggi in questione, facendo una diversa valutazione, Paolo non ha nessuna difficoltà ad impiegare il verbo Metaschēmatizō, col senso di: «Applicate o trasferite».

Infatti, meteschēmatisa, esprime appunto qualche cosa in una forma diversa da quella attesa o naturale; ciò che è concepito in modo proprio viene sottoposto di fatto a un «processo» mentale di trasformazione.
Ritorniamo a (Filippesi 3:21) per mettere in risalto quello che Paolo dice a proposito di Gesù Cristo. Oltre a parlare del fatto che quando Gesù Cristo sarà venuto, trasformerà il nostro corpo (il corpo di tutti i credenti), rendendolo conforme al proprio glorioso, l’apostolo precisa che ciò sarà secondo l’operazione della potenza che egli ha.

Si noti molto bene che quella di cui Paolo sta parlando, è una potenza di Gesù Cristo, mediante la quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione. Se Cristo Gesù non possedesse in proprio questa potenza, come farebbe a trasformare il corpo, rendendolo conforme al proprio glorioso?

Con quali diverse parole, l’apostolo Paolo, avrebbe potuto meglio spiegare questa importante verità, relativa alla potenza di Gesù Cristo, come quella di Dio, Geova? Solo per quelli che sono condizionati dal pregiudizio e dalle riserve mentali, non riescono a vedere questa chiarissima verità che l’apostolo descrive ed afferma:

E all’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre (Apocalisse 3:7).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00venerdì 4 novembre 2011 01:01
Che colui il quale viene chiamato il Santo, il Verace sia Gesù Cristo, è fuori discussione. La cosa che a noi interessa, ai fini della nostra indagine, non è costituita tanto dal fatto che Gesù Cristo venga definito il Santo, il Verace, quanto dal fatto che il potere che egli ha, nell’aprire e nel chiudere, è un potere supremo ed assoluto che nessuno è capace di modificare.

Quando egli decide di aprire una porta (anche se ci sono molti avversari, (cfr. 1 Corinzi 16:9), quella porta sarà aperta, perché Cristo l’ha deciso. Paolo conosceva molto bene che colui che può aprire una porta, per annunziare il mistero di Cristo, è Dio (Colossesi 4:3). Ora, Dio, che i credenti pregano, può aprire una porta, che secondo le prospettive e le possibilità umane non vi sono tante speranze, lo fa in qualità di Dio e del suo illimitato potere, altrimenti la porta chiusa non si aprirebbe mai.

Nella stessa maniera e con lo stesso potere, agisce Gesù Cristo, quando decide di aprire una porta. Se tutti gli avversari immaginabili, presenti in tutto l’universo e tutte le forze infernali, si coalizzassero per fermare la decisione di Gesù Cristo, non potrebbero riuscire nel loro intento. Perché? Forse perché non hanno forza sufficiente? Sì, certo! In loro c’è soltanto una forza derivante da una somma di forze, mentre in Cristo c’è la forza della sua onnipotenza. Crediamo di aver sufficientemente spiegato (Apocalisse 3:7) ed anche il v. 8 dello stesso capitolo, dove lo stesso concetto è ripetuto, in riferimento all’onnipotenza di Gesù Cristo, il Signore. Se i due testi citati di (Filippesi 3:21) e (Apocalisse 3:7,8), non dovessero apparire chiari nella loro spiegazione, vediamo di esaminare insieme (Apocalisse 1:8). Questo testo dice testualmente:

Io son l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’Onnipotente.

Che la TNM abbia reso: «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice Geova Dio. Colui che è e che era e che viene, l’onnipotente», non ha fatto altro che darsi con la propria zappa nei suoi piedi.

Esaminiamo insieme questa traduzione, per sapere se il kyrios in greco, sostituito con Geova, demolisca o rafforzi la deità di Gesù Cristo e la sua onnipotenza. Anzitutto, in questo testo ci viene detto che Colui ch’è l’Alfa e l’Omega, è Colui che è, era e che viene. È chiaro che la parte terminale del testo parla di una venuta. Anche se la stessa frase la leggiamo in (Apocalisse 22:13), resta sempre da sapere chi è Colui che viene.

Credo che ci rendiamo conto che Alfa e Omega, non sono nomi di persona; poiché è risaputo che Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco e Omega l’ultima. Dal momento che (Apocalisse 1:8) parla chiaramente di una venuta, e la struttura del testo allude ad una persona, è estremamente importante sapere chi è questa persona che deve venire. Dove ci rivolgiamo per conoscere questo personaggio, dal momento che l’altro testo di (Apocalisse 22:13) non risponde alla nostra domanda? Ad avvalorare che Colui che viene è una reale persona, sta il fatto della specificazione che il testo fa, quando lo definisce Onnipotente.

Quindi, colui che viene, ha indiscutibilmente un attributo di Dio. Non è una persona umana, è Dio in persona, perché soltanto lui, come abbiamo detto più volte, possiede l’attributo dell’onnipotenza. Se nella nostra ricerca, per sapere chi è Colui che viene, ci rivolgiamo all’A.T., non facciamo male; anzi certamente, possiamo conoscere la persona che viene. (Isaia 35:2-4) parla chiaramente di Dio che verrà. È meglio che leggiamo il testo:

Si coprirà di fiori, e festeggerà, con giubilo e canti d’esultanza; le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmel e di Saron. Essi vedranno la gloria dell’Eterno, la magnificenza del nostro Dio. Fortificate le mani infiacchite, raffermate le ginocchia vacillanti! Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti, non temete! Ecco il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso a salvarvi.

Da questo testo tiriamo fuori un sospiro di sollievo: finalmente abbiamo conosciuto chi è Colui che dovrà venire, per salvare. Si tratta appunto di Geova, Dio. Dato che in questo testo il verbo venire è al futuro e quello di (Apocalisse 1:8) è al presente, per forza di coerenza è necessario sapere se il futuro di (Isaia 35:4) si è adempiuto, o dovrà ancora adempiersi.

Si continuerà il prossimo giorno...
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00venerdì 4 novembre 2011 23:25
GRAZIE DOMENICO PER QUESTO OTTIMO LAVORO!!!
Domenico34
00domenica 6 novembre 2011 00:07
Che la parola di Isaia sia una parola ferma, nel senso di essere vera, viene attestato dal fatto che Colui che verrà per salvare è Geova in persona. In tutto il N.T., ch’è l’adempimento totale dell’A.T., non abbiamo un solo verso che dica che Geova sia venuto, secondo la sua promessa, per salvare.
È venuto meno Geova nella sua promessa? Noi diciamo no! In base a quali elementi affermiamo ciò? Dal N.T. attingiamo tante informazioni che ci permettono di avere una piena certezza, che Geova è venuto per salvare, come Egli stesso aveva promesso.

Dalle parole «Dell’angelo di Geova» (queste sono parole tratte da Matteo 1:20 (della TNM) che vennero rivolte a Giuseppe, marito di Maria, sappiamo che, questa donna, sua moglie, avrebbe dovuto partorire un Figlio, il cui nome sarebbe stato Gesù, che significa: Salvatore, o Geova salva, e che lo stesso avrebbe dovuto salvare il suo popolo dai loro peccati e che in più sarebbe stato chiamato Emmanuele, che interpretato vuol dire: Con noi è Dio (Matteo 1:21,23).

Che questo Dio di cui parla (Matteo 1:23), sia il vero Dio e non «un dio», è provato dal fatto che la TNM lo scrive con lettera Maiuscola, a differenza di (Giovanni 1:1) che viene scritto in lettera minuscola. Per non citare tantissimi passi del N.T., citiamo solo questo in cui si dice:

Cosicché non giudicate di nulla prima del tempo; finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio (1 Corinzi 4:5).

Qui Paolo fa riferimento ad una venuta del Signore, non per salvare, ma per mettere in luce le cose occulte delle tenebre. Ritornando ad (Apocalisse 1:8), in cui è detto: Io sono Colui che è, era e che viene, l’onnipotente, è d’obbligo chiedere se il testo alluda alla seconda venuta o alla prima.

Se si dovesse dire che (Apocalisse 1:8) parla della prima venuta, questa si è già verificata, tanti anni prima, quando Gesù nacque a Betleem; non rimane quindi altro che la seconda venuta. Se la nostra argomentazione non è riuscita abbastanza chiara e convincente, rivolgiamoci ad (Apocalisse 1:7); da questo testo, sicuramente capiremo meglio (Apocalisse 1:8). In questo testo si dice testualmente:

«Ecco, egli viene con le nubi, e ogni occhio lo vedrà, e quelli che lo trafissero; e tutte le tribù della terra si batteranno con dolore a causa di lui. Sì, Amen» (la TNM).

Anche qui in verbo venire è al presente; ma nessuno metterà in dubbio che questo passo ha a che fare con la seconda venuta, quindi una venuta che riguarda il futuro. Chi è colui che viene con le nubi? (Cfr. Atti 1:9-11; Matteo 24:30).

Chi è colui ch’è stato trafitto? Immancabilmente è Gesù Cristo, perché soltanto di lui sappiamo ch’è stato trafitto, quando un soldato Romaniano gli forò il costato con una lancia. C’è per caso una sola parola nella Bibbia che dica che Geova è stato trafitto? Si possono applicare a Geova le parole di (Zaccaria 12:10), quando si parla: «e per certo guarderanno a colui che hanno trafitto»? (la TNM).

Non c’è nessuno studioso della Bibbia che avrebbe il coraggio di affermare che (Zaccaria 12:10) parli di Geova, nel senso che si riferisca a lui per quello che il testo dice; anzi tutti sono perfettamente d’accordo, specialmente alla luce del N.T. che dice:

ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua. E colui che l’ha veduto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Poiché questo è avvenuto affinché, si adempisse la Scrittura: Niun osso d’esso sarà fiaccato. E anche un’altra Scrittura dice: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Giovanni 19:34-37).

Che Zaccaria 12:10 sia una profezia riguardante la crocifissione di Gesù Cristo, non c’è nessun dubbio, nella maniera che Giovanni presenta questa Scrittura e che nessun serio studioso della Bibbia potrà contestare. Allora, chi è Colui che viene, l’Onnipotente? Solo una mente che non vuole vedere la luce della verità, può negare che (Apocalisse 1:8), dove è detto:

Io son l’Alfa e l’Omega, dice Geova Dio, Colui che è, e che era e che viene, l’onnipotente,

sia Gesù Cristo in persona, alla cui persona e alla cui potenza, le Sacre Scritture assegnano l’attributo dell’onnipotenza, in virtù della quale, è dichiarato Dio, al pari di Geova, senza nessuna differenza. Infine, per capir meglio (Apocalisse 1:8), si confrontino pure i seguenti testi: (Apocalisse 4:8; 11:17; 15:3; 16:14; e 17:14; 19:1).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura



Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00lunedì 7 novembre 2011 00:12
Capitolo 9




ATTRIBUTI DIVINI – ONNIPRESENZA




Quello che abbiamo detto a proposito dell’onnipotenza, attributo che possiede soltanto il vero Dio, lo diciamo per l’onnipresenza. L’onnipresenza al pari dell’onnipotenza, è un attributo esclusivo di Dio, in virtù del quale egli è presente dappertutto. Anche se questo termine non viene mai menzionato nella Bibbia, non si può però negare che la Bibbia parli dell’onnipresenza di Dio.

Basterebbe ricordare uno dei tanti passi, della Bibbia, per provare l’onnipresenza di Dio. Il Salmo 139 può essere preso come un classico esempio. Davide conosceva la verità dell’onnipresenza di Dio, quando si chiedeva:

Dove me ne andrò lungi dal tuo spirito? e dove fuggirò dal tuo cospetto?
E lui stesso rispondeva:
Se salgo in cielo tu vi sei; se mi metto a giacere nel soggiorno dei morti, eccoti quivi. Se prendo le ali dell’alba e vo a dimorare all’estremità del mare, anche quivi mi condurrà la tua mano, e la tua destra mi afferrerà. Se dico: Certo le tenebre mi nasconderanno, e la luce diventerà notte intorno a me, le tenebre stesse non possono nasconderti nulla, e la notte risplende come il giorno; le tenebre e la luce son tutt’uno per te
(Salmo 139:7-12).

Chi legge queste parole, anche se non ha letto il termine onnipresenza, accetterà il fatto che Dio è presente sempre e ovunque, il che equivale appunto al termine teologico Onnipresente. Per quanto riguarda Dio Geova, non c’è nessun dubbio che egli possegga l’attributo dell’onnipresenza. Si può dire lo stesso di Gesù Cristo?

Per potere rispondere a questa domanda, dobbiamo rivolgerci alla Bibbia, per sapere se le Sacre Scritture dichiarano in termini inequivocabili, che Gesù Cristo possiede l’attributo dell’onnipresenza, nella stessa maniera come lo possiede Dio Geova.

Poiché dovunque due o tre son radunati nel mio nome, quivi son io in mezzo a loro (Matteo 18:20).

In questa Scrittura, è Gesù che parla e si auto-definisce onnipresente. Egli sapeva quello che stava dicendo e si rendeva perfettamente conto che la sua affermazione, non riguardava la sua umanità, bensì la sua deità. Gesù era perfettamente conscio della sua umanità, nella stessa maniera come lo era per la sua deità.

In qualità di semplice uomo, non avrebbe potuto trovarsi «sempre e dovunque», perché appunto l’umanità non è dotata di questa possibilità. Una persona che si trova in un certo luogo, non potrà trovarsi in un altro e nello stesso tempo, contemporaneamente. Gesù affermava il vero quando diceva:

Dovunque due o tre son radunati nel mio nome, quivi son io in mezzo a loro?

La risposta più ovvia, è un categorico sì. Il suo modo di esprimersi era sempre: In verità, in verità io vi dico. Oltre a ciò, c’è la testimonianza della Scrittura che chiama Gesù Cristo: Il Santo, il Verace (Apocalisse 3:7). Non c’è quindi, nessun dubbio di mettere in discredito la veracità e la validità delle parole di (Matteo 18:20).

Ma se Gesù Cristo è un essere creato da Geova, il quale solo ha la prerogativa di essere presente «sempre e dovunque», non vi pare che in questo caso Gesù Cristo si appropri, in maniera indebita, un attributo che non gli appartiene? Basterebbe solamente (Matteo 18:20) per incolpare Gesù Cristo di falso. Chi ha il coraggio e l’arroganza di asserire che quando Cristo parlava, anche e soprattutto per le parole di Matteo 18:20, che egli non dicesse la verità e nient’altro che la verità?

Che ne facciamo di tutta la testimonianza delle Scritture, che parlano chiaramente della veracità delle parole di Gesù Cristo? Allora (Matteo 18:20), afferma in maniera dogmatica che Gesù Cristo in persona, non un suo rappresentante, è presente fra quelli che sono radunati nel suo nome, dovunque.

Gesù Cristo non può essere presente «sempre e dovunque» tra quelli che si radunano nel suo nome, in qualità di semplice essere umano, anche se lo eleviamo ad un rango di grande dignità, perché rimane sempre il fatto che un uomo, in qualità di quella veste, non potrà mai mantenere la sua promessa.

Se questa promessa di Gesù non può essere attuata, ci domandiamo perché mai è stata fatta? Ma se egli è presente, «sempre e dovunque», come egli veramente affermò, tra coloro che si radunano nel suo nome, questa è una prova inconfutabile che egli è onnipresente, e se egli è onnipresente, possiede un attributo del vero Dio.

Anche se (Matteo 18:20) non ha il termine tecnico onnipresente, nessuno che legga e studi la Bibbia, metterà mai in dubbio, quindi non potrà mai negare, che (Matteo 18:20), parli chiaramente dell’onnipresenza di Gesù Cristo.
Insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che v’ho comandate. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente (Matteo 28:20).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00martedì 8 novembre 2011 00:05
Sappiamo con estrema certezza che queste parole Gesù Cristo le disse ai suoi apostoli, dopo la sua resurrezione dai morti, e che nel giro di poco tempo, lo stesso Gesù Cristo, sarebbe ritornato in cielo, da dove era venuto. Come, dunque, sarebbe stato tutti i giorni con i suoi, fino alla fine dell’età presente?

In quale maniera e in quale forma, Gesù Cristo avrebbe rispettato la sua parola, che poi era anche una precisa promessa per i suoi seguaci? Potevano questi suoi seguaci contare veramente sulla presenza del loro Signore, tutti i giorni, se questa sua presenza non sarebbe stata che una illusione, una chimera e non una realtà? Come avrebbe fatto il Cristo a trovarsi, lui in persona: io son con voi, se egli veramente non si fosse potuto trovare, «sempre e dovunque?»

Quando i discepoli del Cristo sarebbero andati per il mondo a predicare l’evangelo, secondo l’ordine di Gesù, avrebbero potuto affermare che con loro c’era il medesimo Signore, che aveva loro dato l’ordine di andare per tutto il mondo, senza che Gesù camminasse assieme a loro, nell’adempimento della sua promessa? Ma se Gesù Cristo è soltanto un uomo, anche se diciamo ch’è Figlio di Dio, come farà a trovarsi, sempre e dovunque, con i suoi seguaci?

Solo vedendo nelle parole di Matteo 28:20 un segno inconfondibile del divino, possiamo spiegare le veraci parole di Gesù. Egli ch’è l’onnipresente, al pari di Geova, può trovarsi in mezzo ai suoi seguaci, dovunque sono radunati nel suo nome e trovarsi con loro tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente.


PS: Se al termine del capitolo 9 ci sono domanda da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente


Capitolo 10




ATTRIBUTI DIVINI – ONNISCIENZA




Anche per l’onniscienza si tratta di un attributo di esclusiva proprietà di Dio, e all’infuori di lui, non c’è nessun’altro che conosca tutto. Anche questo termine teologico, non si trova mai nelle Sacre Scritture; non possiamo tuttavia negare il fatto che Dio conosca tutti e tutto, nel senso più completo di questo termine. Per provare l’onniscienza di Dio, basta citare pochi passi della Bibbia, per dissipare ogni eventuale ombra di dubbio e di incertezza.

Il cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà? Io, l’Eterno, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni (Geremia 17:9,10).

Voi siete quelli che vi proclamate giusti dinanzi agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel ch’è eccelso fra gli uomini, è abominazione dinanzi a Dio (Luca 16:15 afferma).

Infine:
Poiché se il cuor nostro ci condanna, Dio è più grande del cuor nostro, e conosce ogni cosa (1 Giovanni 3:20).

Questi pochi testi, parlano eloquentemente che Dio possiede questo attributo, che noi non esitiamo a chiamarlo Onniscienza. Siccome stiamo parlando di Gesù Cristo, ci è consentito chiedere, come del resto abbiamo fatto per quanto riguarda l’onnipotenza e l’onnipresenza, se le Sacre Scritture, riconoscono ed attribuiscono un simile attributo di onniscienza a lui, in una maniera però, chiara ed inequivocabile, da non lasciare una minima traccia di dubbio ed incertezza.

Dobbiamo allora chiamare in causa la Bibbia, l’ispirata ed autorevole parola di Dio. Senza allungarci troppo in disquisizioni linguistiche, leggiamo (Matteo 11:27). Cominciamo da questo testo, per vari motivi, che qui di seguito cercheremo di chiarire. Anzitutto diciamo subito che questo testo è il più autorevole e più significativo, per la spiegazione che dà e per la rilevanza che attribuisce alla conoscenza di Cristo Gesù. Questo testo dice:

Ogni cosa m’è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce appieno il Figliolo, se non il Padre, e nessuno conosce appieno il Padre, se non il Figliolo e colui al quale il Figliolo avrà voluto rivelarlo.

La prima cosa che appare evidente, da questo testo, è il termine «nessuno». Dato che il testo sta parlando della conoscenza piena e completa del Padre e del Figlio, questo termine non è stato messo a caso da Matteo e neanche è un termine che non voglia dire granché.

Crediamo perfettamente che quando Matteo scriveva il suo evangelo, come hanno fatto anche tutti gli altri scrittori della Bibbia, lo Spirito Santo, l’autore della Bibbia, teneva sotto controllo, i vari termini che venivano usati, affinché non si verificassero, né malintesi, né equivoci, su ciò che Dio voleva che gli uomini venissero a conoscere.

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Domenico34
00mercoledì 9 novembre 2011 00:18
D’altra parte, senza tentennamenti di sorta, affermiamo che la Bibbia è il libro di Dio, ed egli non avrebbe mai permesso che nel suo libro, vi fosse scritto qualcosa che non era di suo gradimento, o che non rispecchiasse pienamente la sua volontà.

Detto questo, diciamo subito, dato che si tratta di una affermazione unica nel suo genere in tutta la Bibbia, e principalmente nel N.T. che l’affermazione di Matteo 11:27, è di una portata incalcolabile dalla mente umana, perché appunto si sta parlando della piena conoscenza del Padre nei confronti del Figlio e del Figlio nei confronti del Padre.

La questione acquista più importanza, dal momento che veniamo a sapere che l’affermazione della piena conoscenza, venne proclamata dalla bocca immacolata di Gesù Cristo. La sua parola, a questo punto, acquista più importanza, non soltanto dal punto di vista narrativo, ma soprattutto da quello teologico, permettendoci appunto di gettare uno sguardo sulla persona del Padre e del Figlio, per quanto riguarda la loro natura.

Il nessuno di Matteo 11:27 è un assoluto che non lascia spazio a qualsivoglia persona o essere umano, che volesse penetrare nella conoscenza del Padre e del Figlio, per dichiarare di avere acquisito una piena conoscenza delle due persone in questione. Tutti gli esseri celesti e terrestri, che parlassero della conoscenza del Padre e del Figlio, la loro sarebbe sempre una conoscenza relativa e mai piena e completa.

Solo il Padre, e nessun altro che il Padre, conosce appieno il Figlio; parimente, solo il Figlio, e nessun altro che il Figlio, conosce appieno il Padre. Ci troviamo quindi, davanti a due persone che si conoscono appieno reciprocamente, senza nessuna riserva e senza nessuna restrizione. È fuori d’ogni dubbio che il Padre è Dio, del Figlio si direbbe invece ch’è «un dio» (Giovanni 1:1 versione della TNM in lingua inglese).

Come fa il Figlio, Gesù Cristo a conoscere appieno il Padre, dato che questa conoscenza riguarda la persona e la natura di Dio? Aveva ragione Agostino, quando ai suoi giorni gridava con estrema fermezza: «Solo Dio conosce Dio». Qui ovviamente, non si tratta di conoscere uno dei tanti esseri creati, e tanto meno le tante opere che Dio ha compiute; si tratta invece di conoscere appieno il creatore di tutte le cose.

Se Gesù Cristo è la prima creazione di Dio, come si diletta insegnare la Torre di Guardia, come fa questa creatura a conoscere appieno il suo creatore, dal momento che tra creatura e creatore, c’è un abisso che li separa? Se Gesù Cristo afferma di conoscere appieno il Padre, è una schiacciante prova che tra lui e il Padre, non c’è nessuna differenza, per quanto riguarda la loro natura.

L’affermazione di Gesù non è un’indebita appropriazione un qualcosa che non gli appartiene; è una chiara rivelazione di quello che Egli effettivamente è, relativamente alla sua natura e alla sua deità. Come non vedere nelle parole di (Matteo 11:27), una dimostrazione, in maniera inequivocabile ed inconfutabile, dell’attributo dell’onniscienza di Cristo Gesù?

Se si volesse obbiettare che Gesù fa conoscere e rivela il Padre a chi vuole, rispondiamo che questa conoscenza che il Figlio dà del Padre, non è mai una conoscenza piena, ma solamente compatibile alla limitata capacità umana. Non c’è da dire tanto, sulle nostre capacità, perché tutti quanti noi ci rendiamo conto che Dio è infinito, mentre l’uomo è finito. Aveva ragione un noto predicatore quando affermava:

«Un Dio contenuto nella mente dell’uomo, cesserebbe di essere Dio e l’uomo stesso diventerebbe Dio, perché Dio soltanto conosce Dio».

Dopo aver chiarito Matteo 11:27 e messo in risalto il suo contenuto, specialmente per la persona di Gesù Cristo, ch’è l’oggetto principale del nostro studio, passiamo in rassegna gli altri testi che il N.T. ci fornisce, per avere più coscienza dell’onniscienza di nostro Signore Gesù Cristo. Il miracolo che Gesù fece nella vita del paralitico di Capernaum, viene narrato dai Sinottici, con qualche lieve differenza l’uno dall’altro. Quando Gesù pronuncia le parole:

Figliolo, stai di buon animo, i tuoi peccati ti son rimessi,
Matteo osserva:
Ed ecco alcuni degli scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: Perché pensate voi cose malvage nei vostri cuori?
(Matteo 9:3,4).

Anche Marco e Luca dicono che gli scribi, presenti in quella circostanza, ragionavano in cuor loro; e Marco precisa:

Perché fate voi codesti ragionamenti nei vostri cuori? (Marco 2:8).

Lo stesso fa Luca quando riporta le parole di Gesù: Che ragionate nei vostri cuori? (Luca 5,22). Tutti e tre gli evangelisti sono concordi nel riferirci che Gesù, in quella circostanza, leggeva e conosceva ciò che veniva elaborato nel pensiero e nel cuore di quelle persone.

Dal momento che in questo racconto viene specificato che Gesù, e nessun’altro che lui, conosceva i pensieri di quegli uomini dentro di loro, è più che legittimo chiedere: come faceva Cristo a conoscere il pensiero che si nascondeva in qualche parte del loro cervello e nel loro cuore?

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00giovedì 10 novembre 2011 00:19
Quale virtù agiva in quel momento in Gesù? Era veramente un vedere e un conoscere il suo? Si può dimostrare che un essere umano abbia la capacità di leggere il pensiero che viene elaborato nel cuore umano? Per chi studia la Bibbia e la crede come parola di Dio, c’è una sola risposta a tutte queste domande: Solo Dio conosce i pensieri e il cuore di tutti gli uomini (cfr. 1 Cronache 28:9; Salmo 94:11; 139:2).

Allora, quando Gesù affermava di conoscere il pensiero che veniva elaborato nel cuore dell’uomo, diceva la verità, o stava dicendo una scemenza, per ingannare il mondo? Solo gli intenebrati e coloro che non vogliono ammettere la deità di Gesù Cristo, hanno difficoltà a capire queste cose. Eppure, questa verità, relativa all’onniscienza di Cristo, viene presentata, dalla ispirata Parola di Dio, in una maniera così semplice, chiara, quasi fanciullesca, che stentiamo a credere che vi possano essere persone, come la Torre di Guardia, a negarla.

Se questa verità venisse presentata, con parolone del linguaggio teologico, si potrebbe obbiettare: Sono i teologi, con i loro ragionamenti piuttosto filosofici, che cercano di presentare una verità, come biblica, ma che di biblico non ha proprio niente.

Quando la Torre di Guardia e i suoi seguaci leggono la Bibbia, come fanno a non riflettere: Se Gesù conosceva il pensiero degli uomini che veniva formato nei loro cuori, era veramente un semplice uomo, o era nello stesso tempo, il vero Dio fatto carne?

Un’attenta e ponderata riflessione, non tarderà a portare, immancabilmente alla mente umana, quella luce necessaria per far vedere e conoscere Gesù Cristo, l’Emmanuele: Dio con noi. Quando Gesù guarì quell’indemoniato, cieco e muto, i farisei dissero di lui che cacciava i demoni per l’aiuto che riceva da Belzebub; e Matteo osserva:

E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso in parti contrarie sarà ridotto in deserto (Matteo 12,25).

Leggiamo ancora:
Or gli Scribi e i Farisei l’osservavano per vedere se farebbe una guarigione in giorno di sabato, per trovar di che accusarlo. Ma egli conosceva i loro pensieri (Luca 6:8).

Ed ancora:
Ma Gesù, conosciuto il pensiero del loro cuore, prese un piccolo fanciullo, se lo pose accanto, e disse loro (Luca 9:47).

Davanti ad una simile evidenza, come se il fiato ci venisse meno, chiediamo: Non sono abbastanza, chiari e semplici nello stesso tempo, questi testi che proclamano a voce alta, l’onniscienza di Gesù Cristo? Ripetiamo ancora una volta: Se Gesù Cristo è onnisciente (e lo è davanti all’evidenza di questi testi), è inevitabilmente divino, avendo gli stessi attributi del vero Dio. Ma se questi testi che finora abbiamo citato, non dovessero bastare per illuminare una persona che ancora persiste nella sua ostinazione, vi preghiamo, amorevolmente, di ascoltare quest’altri testi.

La testimonianza che l’apostolo Giovanni rende all’onniscienza di Gesù Cristo, è veramente grande, degna di essere ascoltata.

Ascoltiamola insieme! Ma Gesù stesso non s’affidava a loro perché li conosceva tutti e perché non aveva bisogno che alcuno gli rendesse testimonianza riguardo all’uomo, poiché egli stesso sapeva cosa vi era nell’uomo (Giovanni 2:24,25, (la TNM).

Ed ancora: «Voi scrutate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo d’esse vita eterna; e queste sono quelle che rendono testimonianza di me. Eppure non volete venire a me per avere la vita. Io non cerco la gloria dagli uomini, ma so bene che non avete in voi l’amore di Dio (Giovanni 5:39-42, (la TNM).

Ed infine:
Ora sappiamo che sai ogni cosa, e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; perciò crediamo che sei proceduto da Dio (Giovanni 16:30).

Come si può rimanere indifferenti e passivi, davanti a questi testi che dicono, con la stessa nota di chiarezza, quello che Gesù Cristo ha, cioè l’onniscienza?

Anche l’apostolo Paolo conosceva l’onniscienza di Cristo, e non aveva nessuna esitazione ad affermare:

Affinché siano confortati nei loro cuori essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della conoscenza e sapienza sono nascosti (Colossesi 2:2-3).

Per Paolo. non ci sono tesori delle conoscenze in Cristo, c’è solamente: Tesori della conoscenza, cioè quella Suprema, quella piena e completa; quella su tutti e su tutto. Questo è il mistero di Dio: cioè di Cristo. Non possiamo infine chiudere questo capitolo, senza dover ricordare (Apocalisse 2:2.9,13,19; 3:1,8,15) in cui viene detto per sette volte: Conosco le tue opere. Questa è la finale testimonianza che le Sacre Scritture rendono all’onniscienza di Gesù Cristo: Vero Dio e vero uomo.

PS: Se al termine del capitolo 10 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura

Domenico34
00venerdì 11 novembre 2011 00:09
Capitolo 11




GESÙ CRISTO - IL PRINCIPIO DELLA CREAZIONE DI DIO




E all’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio (Apocalisse 3:14).

Attraverso i secoli passati, questo testo è stato oggetto di grandi discussioni e violenti dispute si son levate, soprattutto da parte ariana e dai razionalisti, i quali sostenevano che Cristo è la prima creazione di Dio, o il capolavoro della creazione. Per quanto riguarda la posizione degli ariani, setta eretica del IV secolo d.C. essa ci è abbastanza nota, anche perché ai giorni nostri, la stessa interpretazione che davano di (Apocalisse 3:14), viene ridata dai Testimoni di Geova o Torre di Guardia, che noi non esitiamo a definirli figli degli ariani.

A noi, sinceramente parlando, non fa impressione, quando sentiamo parlare di (Apocalisse 3:14), con l’identica interpretazione che davano allora gli ariani, perché sappiamo ch’è lo stesso spirito che mosse allora e muove oggi, coloro che vogliono far diventare Gesù Cristo, una delle tante creature di Dio, anche se per Gesù Cristo, si adopera una diversa terminologia, elevandolo a quello che allora fu definito: Capolavoro della creazione.

Tutte le buone parole che si possono addurre per quanto riguarda l’origine di Gesù Cristo, non spostano minimamente il concetto che tra creatura e creatore c’è un abisso che li separa, un divario di enorme proporzione, una distanza che non sarà possibile colmare, neanche con la più sofisticata argomentazione filosofica.

Parlare pertanto della creatura come se fosse un sinonimo di creatore, è come dire che tra il giorno e la notte non c’e alcuna differenza. Eppure, tutti sappiamo che giorno significa una cosa e notte un’altra. Il volere ignorare questa differenza, non ci enumererà certo nell’elenco delle persone dotte e preparate, anzi ci collocherà in quell’ambiente dove la cultura e la saggezza, non solo vengono ignorate, ma addirittura interpretate come manifestazioni di traviamento dalla verità.

Se Gesù Cristo è una creatura (anche se diciamo ch’è la prima, sia in ordine di tempo che d’importanza), non fa nessuna differenza. Rimane sempre il fatto che egli, nello stesso tempo, non può essere il creatore. Questi due concetti di creatura e creatore, sono talmente diversi tra loro, che non sarà possibile farli coabitare insieme. Sono due concetti, non soltanto diversi, ma addirittura opposti, formando un abisso incolmabile.

Da due testi del N.T. sappiamo, senza tema di essere smentiti, che Gesù Cristo è il creatore di tutte le cose. (Colossesi 1:16-17), dice: Perché per mezzo di lui tutte le (altre) cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano ,troni o signorie o governi o autorità.

Tutte le (altre) cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Egli è prima di tutte le (altre) cose e per mezzo di lui le (altre) cose furono fatte esistere (la TNM). Per quanto riguarda la traduzione di questo testo, nel modo come è stato redatto, rimandiamo il lettore alla prima parte di questo libro, capitolo VI.

Qui non abbiamo bisogno di ripetere quello che in precedenza è stato osservato. Per due volte (Colossesi 1:16-17), riporta il termine creare; ed anche se altrove abbiamo detto che cosa significa creare, non sarà mai superfluo ripeterlo e ricordare che significa: Far nascere o trarre all’esistenza una cosa che non esisteva.

Allora, come sarà possibile che uno, come Gesù Cristo, che porta all’esistenza tutte le cose che non esistevano, possa essere nello stesso tempo egli stesso creatura che è stata portata all’esistenza? Il buon senso, ribellandosi dice no! e davanti ad una simile evidenza, non si può cambiare termine: Si ripete ancora una volta: no!.

Se (Colossesi 1:16-17) afferma che Cristo è il creatore, non di una parte delle cose, ma di tutte le cose, visibili ed invisibili, con quale autorità si può affermare che Gesù Cristo, è la «prima creatura di Dio o il capolavoro della creazione?» Ma come se non bastasse (Colossesi 1:16-17) per convincere una sincera persona e portare luce ad una mente offuscata, interviene Giovanni con queste parole:

Nel principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta (Giovanni 1:1-3).

Quali argomenti convincenti si potrebbero presentare, per confutare l’affermazione dell’apostolo Giovanni, mirante a presentare la Parola, come l’autore che porta all’esistenza ogni cosa esistente? Davanti all’evidenza strabiliante di (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:1-3), che presentano Gesù Cristo come colui che crea (si notino bene le parole di (Giovanni 1:3): Senza di lei, la Parola, neppure: una delle cose fatte è stata fatta, come si potrà continuare a ripetere, con una certa insistenza: Gesù Cristo è la prima creatura che Geova ha portato all’esistenza, o il capolavoro della creazione?

È possibile che non si riesca a vedere l’assurdità e la contraddittorietà di una simile posizione? Tutto va di nuovo al punto di partenza, si ribatte, perché quando si afferma, da una parte, che Cristo è la prima creatura di Dio, è perché (Apocalisse 3:14) dichiara che Gesù Cristo è il principio della creazione di Dio.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00sabato 12 novembre 2011 00:06
L’Apocalisse, libro della Bibbia, che riporta nelle sue pagine questa affermazione, è il solo che può spiegarci il suo vero significato, meglio di qualsiasi altro libro della Bibbia. Non ci resta altro allora, che esaminare questo libro, per comprendere come si deve interpretare questo fatidico termine archē = principio. Tralasciando (Apocalisse 1:8), in cui è detto:
Io son l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’onnipotente,

perché la frase il principio e la fine non si trova in tutti i manoscritti greci di un certo riguardo, consideriamo altri due testi nei quali il termine in questione ricorre. Si tratta di (Apocalisse 21:6 e 22:13), che sicuramente ci permetteranno di capire meglio (Apocalisse 3:14), anche per quanto riguarda soprattutto la portata teologica. Cominciamo da (Apocalisse 2:8) in cui si dice:
E all’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita.

Se nella parte terminale del verso non ci fosse la specificazione, forse non sapremmo a chi attribuire questo testo. È chiaro però, che possiamo stabilire con precisione, che colui che fu morto e tornò in vita, è Gesù Cristo. Anche (Apocalisse 1:17-18) ci dà una mano, per essere più certi di quello che stiamo dicendo. Questo testo dice:

E quando l’ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto; ed egli mise la sua mano destra su di me, dicendo: Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e dell’Ades.

Non c’è nessun dubbio, quindi, che (Apocalisse 2:8), alla luce di (Apocalisse 1:17-18), parli esattamente di Gesù Cristo. La prima cosa che notiamo in questo testo di (Apocalisse 2:8) è che Gesù Cristo viene definito il Primo e l’ultimo. Ci domandiamo: perché mai ciò?

Se nella Bibbia non ci fossero altri riferimenti che parlano del primo e dell’ultimo, forse non faremmo le nostre osservazioni e le nostre considerazioni. Ma siccome Isaia 44:6 e 48:12 dicono:

Così parla l’Eterno (o Geova), Re d’Israele e suo redentore, l’Eterno degli eserciti: Io sono il primo e sono l’ultimo, e fuor di me non v’è Dio.
Ascoltami o Giacobbe, e tu, Israele, che io ho chiamato. Io son colui che è; io sono il primo, e son pure l’ultimo
,

concludiamo che (Apocalisse 2:8), ha un’affinità con (Isaia 44:6 e 48:12), in maniera sorprendente. In Isaia è Geova che viene definito il primo e l’ultimo, mentre (Apocalisse 2:8 e 1:17,18) è Gesù Cristo. Che significa tutto questo? Diremo forse, a proposito di Geova, dato che (Isaia 44:6 e 48:12) lo definiscono il primo e l’ultimo, che egli abbia avuto un inizio, in relazione al tempo, e come tale sarà anche l’ultimo?

Sarebbe impensabile e pazzesco, per non dire diabolico, se dovessimo collocare Geova nel numero di coloro che hanno avuto un inizio, per quanto riguarda la sua esistenza. Geova non si trova nel tempo, egli è fuori del tempo, ragion per cui, tutti i ragionamenti che si possono fare di lui, tenendo presente il concetto tempo, non sono applicabili. Ma intanto la Sacra Scrittura afferma categoricamente che Geova è il primo e l’ultimo.

Come dunque deve essere intesa questa frase, per non cadere nell’errore di una falsa dottrina, e peggio ancora far dire alla Bibbia quello che essa non vuole dire? Geova è il primo, in quanto egli ha dato inizio all’esistenza di tutte le cose, e poi perché prima di lui non ci sono altri. Questo termine altri, abbraccia tutti gli esseri venuti all’esistenza dopo. Questo non vuol dire però che Geova sia il primo, nel senso che abbia avuto anche lui un inizio.

Lo stesso ragionamento va fatto per l’altro termine Ultimo. Ciò non vuole affatto affermare che un giorno, non sappiamo quando, Geova sarà l’ultimo, nel senso che anche lui scomparirà. Quando la Bibbia afferma che Geova è il primo e l’ultimo, vuole semplicemente dire che con lui ha avuto inizio , tutto quello che c’è nell’universo, visibile ed invisibile, all’infuori, naturalmente della sua esistenza e lui sarà quello che chiuderà il ciclo della storia.

Quando ritorniamo ad (Apocalisse 2:8 e 1:17-18), in cui Cristo Gesù è definito il primo e l’ultimo, non vuole affatto dire che questi è stato il primo, nel senso di venire all’esistenza; perché (Giovanni 1:1) afferma che quando ha avuto inizio il tempo, la Parola era.

Dato poi, che (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:3) dichiarano espressamente che Cristo è il creatore che porta all’esistenza tutte le cose, è assurdo pensare di interpretare in maniera diversa la Scrittura, mettendola in contraddizione con se stessa. Ci sono forse due Primi e due Ultimi? Sicuramente no! C’è contraddizione tra (Isaia 44:6 e 48:12) con (Apocalisse 2:8 e 1:17-18)?

No, in modo assoluto! Allora, quando Gesù Cristo viene definito primo e ultimo, si riferisce forse alla sua divinità o piuttosto alla sua umanità? Sappiamo che la sua umanità ebbe inizio quando lo Spirito Santo entrò nella vita di Maria e la coprì (che da un punto di vista biologico, equivaleva ad una vera e propria fecondazione).

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00domenica 13 novembre 2011 00:13
Per quanto invece riguarda la sua deità, Cristo non cominciò la sua esistenza al momento dell’incarnazione, perché la deità è fuori del tempo e quindi non si può dire, nella maniera degli esseri creati: da quando. Chiarito ciò, passiamo ad un’altro testo e precisamente (Apocalisse 21:6), che dice:

Poi mi disse: È compiuto. Io son l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita.

Dal contesto, appare chiaro individuare chi è colui che parla in questa maniera; chi è colui che siede sul trono e dice di fare ogni cosa nuova. È lo stesso che asciugherà ogni lacrima dagli occhi; che le cose di prima son passate, e che al vincitore viene promesso di ereditare queste cose; io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliolo.

Non c’è nessun dubbio che (Apocalisse 21:6), parli di Dio Geova. Di questo Dio però vien detto ch’è il principio e la fine. Come bisogna intendere l’archē di questo testo? Bisogna pensare forse che Geova abbia avuto un inizio, quindi un tempo in cui abbia cominciato ad esistere?

Nessuno che crede all’eternità di Dio, potrà minimamente pensare a ciò; neanche in un lontanissimo passato, perché appunto significherebbe collocare Dio sullo stesso piano di ogni essere venuto all’esistenza, e tanto meno si potrà parlare di Dio Geova, come di colui che avrà una fine. Come Dio, Egli non ha avuto un principio nel tempo, né tanto meno avrà una fine.

Per tutti gli esseri creati si possono applicare i due termini, principio e fine, non però per Dio. Allora, quando (Apocalisse 21:6) definisce Colui che viene chiamato Alfa e Omega, il principio e la fine, cosa vuol dire? Questo: Tutto ha avuto inizio in Dio, dal momento che Egli dà origine a tutte le cose e sarà anche la fine, per il fatto che Egli chiuderà il ciclo della storia e con la sua onnipotenza condurrà a compimento ogni suo disegno. Il principio e la fine, pertanto, non è una frase che parla dell’inizio dell’esistenza di Dio, della natura di Dio, perché questi, essendo divino, non può avere un principio, inteso come tempo, perché egli stesso è fuori del tempo.

Quando ci spostiamo su (Apocalisse 22:12,13), la cosa prende un altro aspetto, per il fatto che colui che viene definito Alfa e Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine, è Gesù Cristo. Che questo personaggio descritto in (Apocalisse 22:13) sia Gesù Cristo, viene confermato dal detto di (Apocalisse 22:12), in cui è precisato:

Ecco, io vengo, tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua.

Tutto il N.T indica Gesù Cristo, come Colui che dovrà ritornare; perché appunto lui è venuto una prima volta,

per dare la sua vita come prezzo di riscatto (Matteo 20:28); la seconda volta apparirà, senza peccato, a quelli che l’aspettano, per la loro salvezza (Ebrei 9:28).

Allora, che significato hanno i due termini di primo e ultimo, principio e fine, applicate al Cristo? Abbiamo visto che lo stesso Geova viene definito, primo ed ultimo, il principio e la fine, e che (Apocalisse 2:8 e 1:17-18), sono sorprendentemente in parallelo con (Isaia 44:6 e 48:12); non c’e quindi, altra spiegazione se non quella di vedere il Cristo con le stesse caratteristiche di Dio Geova.

Se (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:3), presentano Gesù Cristo come il creatore di tutte le cose; colui che porta all’esistenza tutte le cose, visibili ed invisibili, come è possibile interpretare l’archē di (Apocalisse 3:14) nel senso che Gesù Cristo sia la prima creazione di Dio, o la prima creatura che Geova porta all’esistenza?

Se (Apocalisse 3,14), viene interpretato, come crediamo debba essere inteso correttamente e contestualmente, nel senso che Gesù è l’iniziatore, il principio che porta all’esistenza tutte le cose, (Apocalisse 3:14), non parla affatto che il Cristo sia la prima creatura di Dio. Chi ha un po’ di logica e fa funzionare il suo cervello e confronta i passi che abbiamo citato, non potrà mai arrivare ad una diversa conclusione.

Pertanto, non si potrà mai vedere in (Apocalisse 3:14) la prova Scritturale che ponga il Cristo nel numero delle cose create, come la prima creatura di Dio, quindi non Dio, o solamente una delle tante creature che Geova portò all’esistenza, anche se per Gesù Cristo si usa il termine: Capolavoro della creazione, perché tutta l’argomentazione che si è fatta e si continua a fare, è in pieno contrasto con (Giovanni 1:3 e Colossesi 1:16-17), che stabiliscono in maniera dogmatica che Gesù Cristo, è il creatore di tutte le cose.

PS: Se al temine del capitolo 11 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura




Capitolo 12




PERFEZIONI MORALI DI GESÙ CRISTO




Quando parliamo di perfezioni morali, intendiamo riferirci a tutte quelle caratteristiche morali che spiccano nella vita di Gesù Cristo, verificabili durante tutto il tempo della sua vita terrena, di cui il N.T. ci fornisce ampie notizie. Quando il N.T. ci parla, per esempio, della bontà di Cristo, ce la presenta come una caratteristica morale che apparteneva a lui.

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Domenico34
00lunedì 14 novembre 2011 00:03
Lo stesso dicasi quando parla della sua saggezza, della verità (lui stesso che personificava la verità), della sua compassione e della sua santità. Tra le tante caratteristiche morali che il N.T. ci presenta di Gesù Cristo, ve n’è una che eccelle, in maniera particolare, non solo per la sua importanza, ma soprattutto per le implicazioni teologiche che essa comporta, specialmente quando viene messa in relazione con la sua deità.

Noi stiamo trattando della deità di Gesù Cristo e stiamo esaminando alcuni dati particolari e specifici che il N.T. ci presenta, in rapporto a questo argomento, dati e caratteristiche che non si possono attribuire ad una qualsiasi persona, come abbiamo visto chiaramente, perché tra l’umano e il divino, c’è un abisso che li separa.

Tra le tante perfezioni morali che il N.T. ci presenta di Cristo e delle quali potremmo parlare a lungo, una particolarmente ci interessa, ai fini del presente studio: si tratta della sua santità. Tra la santità degli esseri creati e la santità del creatore, non c’è nessun paragone che si possa fare.

La prima, quando è presente e si può vedere, nel senso di controllare un’azione, un comportamento, è sempre una santità che conosce una certa scala, o come diremo più chiaramente: un certo livello, un certo grado; la seconda, ch’è quella di Dio, è piena, completa ed assoluta, non mancando di nulla.
Questo tipo di santità la possiamo trovare nella deità. È qui e soltanto qui, che possiamo trovare quel tipo di santità, che poi non rappresenta la conseguenza di un atto santificatore, essendo derivata, ma bensì proveniente dalla sua stessa natura. Quindi, non una santità derivata, ma una santità propria.

Quando le Scritture ci parlano e ci presentano la santità di Gesù Cristo, non lo fanno come quella di un comune mortale, ma come quella di Dio, davanti al quale non sarà possibile rimanere passivi ed indifferenti. Prenderemo in esame un testo, per illustrare la santità di Cristo. (Ebrei 7:26) dice:

E infatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccati ed elevato al disopra dei cieli.

La TNM dice: «Poiché a noi conveniva un sommo sacerdote come questo, leale, semplice, incontaminato, separato dai peccatori e innalzato al disopra dei cieli».

Davanti a questa traduzione, non possiamo rimanere passivi e silenziosi, come se tutto andasse per il giusto verso. C’è infatti, più di una cosa che non va in questa traduzione, ed è proprio quello che vogliamo far notare, in modo che ognuno si renda conto di questa manovra che si riscontra a danno della persona di nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Delle tre parole che il greco ha in questo testo di (Ebrei 7:26), due di esse, non sono state tradotte bene, come avrebbero dovuto essere, anche sulla testimonianza di tante altre traduzioni. Le tre parole in questione sono: hosios, il cui significato è:

1) Conforme alla religione, sancito dalla legge divina, sacro, santo, pio.
2) Lecito, permesso, consentito, giusto, legittimo.
3) Pio, religioso; giusto, retto.
4) Di cosa, purificato, puro».

La TNM nell’interpretare hosios «leale», ha scelto il significato che più s’addice alle loro convinzioni, non tenendo conto, né del contesto e neanche del valore interpretativo ad esso connesso. Si deve tener presente che in questo testo di (Ebrei 7:26), leggendolo alla luce del suo contesto, non si parla di un comune sommo sacerdote levitico, nel quale era possibile, perché uomo come tutti gli altri uomini, riscontrare quei difetti, non tanto sul piano fisico, quanto su quello morale, ma di Gesù Cristo, sommo sacerdote, ch’è esente, in modo assoluto, da ogni peccato.

Tradurre hosios leale, significa ignorare il valore e l’importanza della persona di Gesù Cristo e delle sue caratteristiche morali, mettendolo sullo stesso piano di un comune sommo sacerdote levitico, o meglio di un comune essere mortale. La lealtà di una persona, quando viene notata e messa in evidenza, non è sinonimo di assenza di peccato.

Anche quando si parla di un comune mortale, della sua rettitudine, della sua onestà, della sua lealtà, della sua giustizia e della sua religiosità; questo non vuol dire però che quella creatura, non ha nessun peccato nella sua vita e più ancora nella sua natura.

La Bibbia dichiara in maniera dogmatica che tutti gli uomini sono peccatori (cfr. Romani 3:9-23; 5:12), vale a dire, hanno in loro il peccato; se non lo hanno nelle loro azioni visibili, l’hanno nella loro natura. Cristo però, non ha nessun peccato: né nelle sue azioni, e tanto meno nella sua natura, anche per ciò che riguarda la sua umanità, essendo stato concepito per virtù dello Spirito Santo.

Tradurre, pertanto hosios leale, significa in ultima analisi, mettere Gesù Cristo sullo stesso piano degli uomini peccatori. Non vi pare grande questa assurdità che suona anche come una bestemmia contro la nobiltà della persona di Gesù Cristo? Non è soltanto assurdità, è essenzialmente eresia e va considerata come tale.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00martedì 15 novembre 2011 00:05
Come si potrà fare questo tipo di discorso, e l’interpretazione di hosios leale, della TNM della Torre di Guardia, apre la porta a questo tipo di ragionamento, quando tutto il N.T. afferma in maniera categorica che Gesù Cristo non conobbe nella sua vita e nella sua natura, nessuna forma di peccato? Tradurre però hosios, «santo», come del resto il contesto esige e come la totalità dei traduttori hanno fatto, significa, non soltanto dare una giusta interpretazione al termine greco hosios, riconoscendo una diversa santità nel Cristo rispetto a quella che si potrà notare e vedere nella vita di un comune mortale, ma significa soprattutto mettere Gesù Cristo nel posto in cui Egli veramente è, e considerarlo come quello che effettivamente egli è cioè: vero uomo e vero Dio.

La versione della TNM della Torre di Guardia, in tutti gli otto casi in cui il termine hosios si riscontra nel N.T. ha sempre interpretato «leale», anche in quei casi dove è chiaramente riferito a Dio. Ecco qui di seguito i due casi in cui il termine hosios è riferito a Dio. (Apocalisse 15:4):

TNM «Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome, perché tu solo sei leale? hosios Poiché tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati manifesti» (la TNM).

(Apocalisse 16:5-7): «E udii l’angelo (ch’era) sulle acque dire: Tu, che sei e che eri, il leale hosios, sei giusto, perché hai preso queste decisioni, perché hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro del sangue da bere. Essi lo meritano. E udii l’altare dire: Sì, Geova Dio, Onnipotente, veraci e giuste sono le tue decisioni giudiziarie» (la TNM).

Ci domandiamo perché mai la TNM ha preferito interpretare hosios = leale, in questi due testi di (Apocalisse 15:4 e 16:5), riferiti a Geova, sacrificando il concetto di santità che ha il termine greco? Non era meglio, dato che questi due testi parlano di Geova, tradurre hosios santo? Chi meglio di Geova può avere una maggiore e superiore santità? Ricordiamo ancora una volta che la santità dell’uomo è sempre relativa, derivata, mentre quella di Dio è assoluta e propria.

Ma siccome (Ebrei 7:26), unitamente a (Atti 2:27 e 13:35) parlano chiaramente di Gesù Cristo, mettendo in risalto la perfezione morale di santità, la Torre di Guardia ha preferito sacrificare il concetto di santità nei due passi di (Apocalisse 15:4 e 16:5), riferiti a Geova, per non far risaltare la santità di Cristo, presentata neitre testi citati poc’anzi, santità che parla chiaramente ed eloquentemente di quello che Cristo è. Per una più accurata ed approfondita conoscenza del termine: hosios, rimandiamo a F. Hauck [Cfr. F. Hauck, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. VII, Col. 1367-1376 per conoscere gli otto casi che il N.T. registra e come vengono tradotti ed interpretati].

L’altro termine greco presente in (Ebrei 7:26), che la TNM ha tradotto in maniera appropriata alla loro mentalità per quanto riguarda il loro modo di credere, o per meglio dire, il loro modo di negare la deità di Gesù Cristo, è akakos, il cui significato è: «Senza malizia, ingenuamente», e che è stato interpretato: «Semplice», mentre tante altre versioni l’hanno reso «Innocente».

Tradurre akakos [Cfr. W. Grundmann, GLNT, IV, Col.1438-1440 per saperne di più su questo termine] semplice, non rende giustizia, non solo all’intero contesto nel quale il termine appare, ma neanche alla successiva parola che segue. Infatti, il termine che segue subito è: amiantos [Cfr. F. Hauck, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. VII, Col. 22-223], che significa: «Non contaminato, puro da qualche cosa», che la TNM giustamente traduce: «Incontaminato».

A questo punto, il testo di (Ebrei 7:26), ci dà sufficiente materia per tirare una conclusione e fare una giusta valutazione, per dare anche una equa interpretazione, per quanto riguarda la persona di nostro Signore Gesù Cristo.

Anzitutto notiamo che la persona che (Ebrei 7:26) ci presenta è incontaminata, vale a dire, non ha subito nessuna contaminazione di sorta, non solo per quanto riguarda la sua vita fisica, che tutti gli uomini possono vedere e controllare, ma principalmente per quanto riguarda la sua natura. È risaputo che se gli uomini in genere, sono peccatori, lo sono per il fatto che essendo figli di Adamo, la loro natura è stata contaminata dal peccato di Adamo, contaminazione che si è trasmessa a tutti i posteri.

Se Gesù non è stato contaminato, anche nella sua umanità, oltre alla sua natura (come lo vedremo in breve), è una prova che, pure essendo un uomo nato di donna, Egli apparteneva ad un’altra natura, che la contaminazione di Adamo non colpì. Non lo colpì, non solo per il semplice fatto che lui si fece uomo per

togliere i peccati; e in lui non c’e peccato (1 Giovanni 3:5),

ma soprattutto, dato che egli era «Dio fatto carne», la contaminazione del peccato di Adamo non poteva oltrepassare i confini dell’umanità per investire la deità. Tenendo presente questo elemento importantissimo e fondamentale ai fini di una giusta interpretazione di (Ebrei 7:26), l’hosios di questo testo, è più di una semplice lealtà; è più di una semplice rettitudine.

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00mercoledì 16 novembre 2011 00:19
È santità, nel senso più largo e più profondo di questo termine, specialmente quando viene messo in relazione con la deità della persona che la possiede. Anche l’akakos, è più di «semplice», di senza malizia, di ingenuamente, è innocenza, nel senso più completo e più significativo di questo termine.

Solo questo testo di (Ebrei 7:26) (ammesso che non ci fossero altri testi in tutta la Bibbia e nel N.T. in particolare), è capace e sufficiente, non solo di presentarci Gesù Cristo e la sua perfezione morale ad un livello tale che non è possibile rintracciarla nella vita di un qualsiasi essere venuto all’esistenza, per diretta opera di Dio.

Questo solo testo, infine, non solo portare luce e convinzione alla persona più ostinata, ma è capace soprattutto di frantumare l’eresia tendente a negare la deità di Gesù Cristo, non solo della Torre di Guardia, dei razionalisti e dei liberali, ma di ogni tendenza che mira la negazione di questa divina prerogativa che Gesù Cristo ha.

Quando leggiamo:
Sapendo che non con cose corruttibili, con argento e con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto né macchia (1 Pietro 1:18-19).

A quale difetto e macchia alludeva Pietro? Sicuramente alla macchia del peccato. Non vedete nell’affermazione di Pietro, una proclamazione di una delle più significative perfezioni morali nella vita e nella natura di Cristo, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo? (Giovanni 1:29). E come non tener presente quest’altra dichiarazione dello stesso Pietro, quando afferma:
Egli (Cristo), che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode? (1 Pietro 2:22).

Si può ignorare che in quest’altra affermazione, si parla di una perfezione morale di Gesù Cristo? Si possono citare uomini, appartenenti alla famiglia umana, che non hanno commesso peccato (e peccato significa violazione della legge, (1 Giovanni 3: 4) e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode? Ma di Gesù Cristo, tutto il N.T. rende questa nobile testimonianza. Si potrà restare indifferente davanti alla parola di Paolo, quando afferma:

Colui (Cristo) che non ha conosciuto peccato, Egli (Dio) l’ha fatto esser peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui? (2 Corinzi 5:21),

certamente no! Questa Scrittura, come del resto tutte le altre appena citate, proclamano con fermezza e precisione, la perfezione morale del Figlio di Dio, quando dice che Cristo non ha conosciuto peccato. Pietro affermava che Cristo, come Agnello di Dio, non aveva nessun difetto e nessuna macchia e non commise alcun peccato; Paolo, va molto più a fondo quando afferma che Cristo Non ha conosciuto peccato.

Crediamo che Paolo, per l’illuminazione che lo Spirito Santo gli dava, vedeva la natura di Cristo, e non soltanto la vita fisica. C’è un solo essere che non ha conosciuto peccato: questi è Dio; e se Paolo dice che Cristo non ha conosciuto peccato, è perché Egli era ed è Dio.

Se non fosse vero quello che afferma la Scrittura a proposito della perfezione morale di Gesù Cristo, non vi pare che gli uomini di allora, e specialmente i religiosi di quei tempi, che avrebbero avuto una occasione d’oro, quanto Cristo con fermezza e con cognizione di causa, domandò: Chi di voi mi convince di peccato? (Giovanni 8:45). Gli stessi peccatori, che non potevano nascondere il loro peccato, proclamarono la perfezione morale di Gesù Cristo.

Pilato disse: Io non trovo colpa alcuna in questo uomo (Luca 23:4). Il ladrone che venne crocifisso assieme a Gesù disse:

E per noi è cosa giusta, perché riceviamo la condegna pena dei nostri fatti; ma questi (Gesù) non ha fatto NULLA di male (Luca 23:41).

Sono degne di nota le parole che Pietro disse dopo che lo zoppo, alla porta Bella del Tempio fu sanato, quando rivolgendosi al popolo ivi presente, in maniera categorica, affermò:

Ma voi rinnegaste il Santo ed il giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida (Atti 3:14).

Sappiamo con certezza che quando Pietro parlava del «Santo e del Giusto», si riferiva al Cristo, come si riferiva a Barabba quando parlava dell’omicida. Avviandoci al termine di questo capitolo, non possiamo deporre la nostra penna, senza ricordare (Apocalisse 3:7), in cui è detto:

E all’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre.

Anche questa Scrittura, al pari di tutte le altre che abbiamo citate, rende testimonianza alla perfezione morale di Gesù Cristo, il Signore della gloria. Un’altra cosa non vorremmo dimenticare: Sia (Atti 3:14 che (Apocalisse 3:7), chiamano Gesù Cristo: «ton haghion, ho haghios» (e non un santo). La santità di Gesù Cristo, non viene presentata dalle Scritture una comune santità, relativa e derivata, bensì come una santità piena, completa ed assoluta.

Una perfezione che porta con sé, in termini eloquenti, i segni, non di una caratteristica prettamente umana, ma una proprietà che solo nella deità trova la sua piena, completa e profonda applicazione.

PS: Se al termine del capitolo 12 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00giovedì 17 novembre 2011 00:12
Capitolo 13




LA TRADUZIONE DI Y.H.W.H. NEL NUOVO TESTAMENTO IN "GEOVA"




Rifacendoci alla parte prima, capitolo III di questo libro in cui si faceva cenno al nome di Geova e che ci promestavamo di scrivere un capitolo a parte per chiarire il perchè la TNM della Torre di Guardia ha interpretato Geova anche negli Scritti del N.T., eccoci al punto col presente capitolo, cercheremo quindi di spiegare chiaramente e rispondere nello stesso tempo al perchè la TNM ha introdotto anche negli Scritti del N.T. il nome di Dio, Geova.

La Torre di Guardia va dicendo per il mondo, con aria di vanto, e quasi di superiorità a dispetto di tutti gli altri, che soltanto loro hanno riportato a galla il nome di Dio, che tutti, per molti secoli, hanno cercato di nascondere, includendo in questo numero anche gli ebrei e gli Scritti dell'A.T. che loro stessi non hanno saputo mettere in risalto, soprattutto per quanto riguarda il vero nome di Dio.

Come prova della loro affermazione i Soferin, vale a dire gli Scribi che trascrivevano le Scritture Sacre, avrebbero alterato il testo ebraico primitivo. La Torre di Guardia dopo aver dissotterrato dalle macerie di questi testi alterati e con il testo originale in mano, avrebbe ridato al mondo il vero nome di Dio, ch'è Geova, in lingua italiana, e Yehowah in ebraico. (Questo è quello che si legge nella loro Bibbia a pagina 1388, versione italiana).

Speriamo che tutti i nostri lettori sappiano che il nome diDio, come la Torre di Guardia trascrive Geova, (ed anche noifacciamo lo stesso), si fa per meglio pronunciare questo nome, altrimenti non sapremmo come pronunciarlo, dato che negli Scritti dell'A.T., dove il termine ricorre è formato da quattro consonanti, e precisamente: Y H W H.

Queste quattro consonanti vengono anche chiamate: «Tetragramma». Questo tetragramma ricorre nel Canone dell'A.T. 5.346 volte ivi compreso la forma abbreviata YAH che ancora non è chiaro che rapporto possa avere la forma lunga con quella abbreviata (secondo G. Quell); di 5.575, (secondo lo Strong's Conconrdance) e di 6.074 (secondo The NIV Exhaustive Concordance) [La differenza del totale si spiega secondo il testo critico che ogn’uno ha adoperato].

Tutta la problematica riguardante questo Nome divino, e che ha suscitato per tanti secoli, perchè si è voluto, non solo risalire alle origini per quanto riguarda il tetragramma in se stesso, ma soprattutto per conoscere il suo significato, è magistralmente e con cognizione di causa, esposta da G. Quell, in GLNT, (Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. V. Col. 1391﷓1450.

Dal momento che si sa con estrema certezza che il tetragramma ricorre solamente negli Scritti dell'A.T., che sono in lingua ebraica, è spontaneo chiedersi perchè mai la TNM della Torre di Guardia, l'abbia riportato anche nel N.T. scritto in lingua greca.

Ci siamo proposti di prendere in esame tutti quei passi del N.T. che la TNM ha interpretato Geova, così che il lettore, non solo avrà l'opportunità di conoscerli, ma soprattutto saprà il termine greco che corrisponde ad ognuno d'essi, in modo che si potrà poi fare una giustavalutazione e arrivare ad una definitiva conclusione.

Tutti i passi che citeremo qui di seguito, sono ovviamente presi dalla: «Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture» (così si chiama la Bibbia in italiano dei Testimoni di Geova). Al termine della citazione metteremo, tra parentesi quadra, il termine greco corrispondente alla parola Geova, così che sarà facilitata la consultazione della versione della TNM con il relativo termine greco.

EVANGELO DI MATTEO

1:20 «L'angelo di Geova gli apparve» [kyriou].
1:22 «Che era stato dichiarato da Geova» [kyriou].
1:24 «L'angelo di Geova gli aveva prescritto» [kyriou].
2:13 «L'angelo di Geova apparve in sogno» [kyriou].
2:15 «Ch'era stato dichiarato da Geova» [kyriou].
2:19 «L'angelo di Geova apparve in sogno» [kyriou].
3:3 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
4:4 «Che esce dalla bocca di Geova» [theou].
4:7 «Mettere alla prova Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
4:10 «Devi adorare Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
5:33 «Devi rendere a Geova i tuoi voti» [kyriō].
21:9 «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
21:42 «È stato adempiuto da Geova» [kyriou].
22:37 «Devi amare Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
23:39 - «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
27:10 «Il comandamento che Geova mi aveva dato» [kyrios].
28:2 «L'angelo di Geova aveva sceso» [kyriou].

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00venerdì 18 novembre 2011 00:03
EVANGELO DI MARCO

1:3 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
5:19 «Cose che Geova ti ha fatte» [kyrios].
11:9 «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
12:11 «È stato adempiuto da Geova» [kyriou].
12:30 «Iddio nostro il solo Geova» [kyriou].
12:36 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].
13:20 «Se Geova non avesse abbreviato» [kyrios].

EVANGELO DI LUCA

1:6 «Esigenze legali di Geova» [kyriou].
1:9 «Entrò nel santuario di Geova»" [kyriou].
1:11 «L'angelo di Geova gli apparve» [kyriou].
1:15 «Sarà grande dinanzi a Geova» [kyriou].
1:16 «Molti dei figli d'Israele a Geova» [kyriou].
1:17 « per preparate a Geova un popolo» [kyriou].
1:25 «Così agito con me Geova» [kyrios].
1:28 «Favorita- Geova con te» [kyrios].
1:32 «Geova Dio gli darà il trono» [kyrios].
1:45 «Le furono dette da Geova» [kyriou].
1:46 «La mia anima magnifica Geova» [kyrion].
1:58 «Geova aveva magnificato la sua» [kyrios].
1:66 «La mano di Geova era in realtà» [kyriou].
1:68 «Benedetto sia Geova, L'Iddio» [kyrios].
1:76 «Andrai dinanzi a Geova» [kyriou].
2:9 «La gloria di Geova rifulse loro» [kyriou].
2:9 «L'angelo di Geova fu presso di» [kyriou].
2:15 «La quale Geova ci ha fatto conoscere» [ho kyrios].
2:22 «Per presentarlo a Geova» [tō kyriō].
2:23 «È scritto nella legge di Geova» [kyriou].
2:23 «Deve essere chiamato santo a Geova» [tō kyriō].
2:24 «Si dice nella legge di Geova» [kyriou].
2:26 «Veduto il Cristo di Geova» [kyriou].
2:39 «Secondo la legge di Geova» [kyriou].
3:4 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
4:8 «Devi adorare Geova il tuo Dio» [kyrion].
4:12 «Non devi mettere alla prova Geova» [kyrion].
4:18 «Lo spirito di Geova è su di me» [kyriou].
4:19 «L'anno accettevole di Geova» [kyriou].
5:17 «Potenza di Geova era quivi» [kyriou].
10:27 «Devi amare Geova il tuo Dio» [kyrion].
13:35 «Che viene nel nome di Geova» [kyriou].
19:38 «Come re nel nome di Geova» [kyriou].
20:37 «Chiama Geova, l'Iddio di Abraam» [kyrion].
20:42 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].

EVANGELO DI GIOVANNI

1:23 «Rendete diritta la via di Geova» [kyriou].

6:45 «Tutti ammaestrati da Geova» [theou].
12:13 «Benedetto colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
12:38 «Geova, chi ha riposto fede» [Kyrie].
12:38 «al braccio di Geova, a chi» [kyriou].

ATTI DEGLI APOSTOLI

1:24 «Tu, Geova, che conosci i cuori» [Kyrie].
2:20 «Illustre giorno di Geova» [kyriou].
2:21 «Invocherà il nome di Geova» [kyriou].
2:25 «Costantemente Geova dinanzi» [kyrion].
2:34 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].
2:39 «Quanti Geova nostro Dio chiami» [kyrios].
2:47 «Geova continuava a unire» [kyrios].
3:19 «vengano dalla persona di Geova» [kyriou].
3:22 «Geova Dio vi susciterà fra» [kyrios].
4:26 «Contro Geova e contro il suo Unto» [kyriou].
4:29 «Geova, presta attenzione alle» [Kyrie].
5:9 «Provato lo spirito di Geova» [kyriou].
5:19 «L'angelo di Geova aprì le porte» [kyriou].
7:31 «Venne la voce di Geova» [kyriou].
7:33 «Geova gli disse: Togliti» [ho kyrios].
7:49 «Mi edificherete? dice Geova»" [kyrios].
7:60 «Supplica Geova affinchè, se» [kyriou].
8:22 «Supplica Geova affinchè, se» [kyriou].
8:24 «Supplicazione per me a Geova» [kyrion].
8:25 «Ebbero detto la parola di Geova» [kyriou].
8:26 «L'angelo di Geova parlò a Filippo» [kyriou].
8:39 «Lo spirito di Geova condusse via» [kyriou].
9:31 «Camminava nel timore di Geova» [kyriou].
10:33 «Cose che Geova ti ha comandate» [kyriou].
11:21 «La mano di Geova era con loro» [kyriou].
12:7 «Ecco, si presentò l'angelo di Geova» [kyriou].
12:11 «So che Geova ha mandato il suo angelo» [ho kyrios].
12:17«Come Geova l'aveva condotto» [ho kyrios].
12:23 «L'angelo di Geova lo colpì» [kyriou].
12:24 «La parola di Geova cresceva» [kyriou].
13:2 «Servivano pubblicamente Geova» [tō kyriō].
13:10 «Le giuste vie di Geova» [kyriou].

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00sabato 19 novembre 2011 00:17
13:11 «La mano di Geova su di te» [kyriou].
13:12 «Dell'insegnamento di Geova» [kyriou].
13:44 «Per udire la parola di Geova» [theou].
13:47 «Geova ci ha imposto» [ho kyrios].
13:48 «Glorificavano la parola di Geova» [kyriou].
13:49 «La parola di Geova si diffondeva» [kyriou].
14:3 «Mediante l'autorità di Geova» [tō kyriō].
14:23 «Li affidarono a Geova» [tō kyriō].
15:17 «Cerchino premurosamente Geova» [ton kyrion].
15:17 «Con il mio nome, dice Geova» [kyrios].
15:35 «Notizia della parola di Geova» [kyriou].
15:36 «abbiamo proclamato la parola di Geova» [kyriou].
15:40 «Immeritata benignità di Geova» [kyriou].
16:14 «Geova aprì il suo cuore» [ho kyrios].
16:15 «Giudicata fedele a Geova» [tō kyriō].
16:32 «La parola di Geova» [theou].
18:21 «Di nuovo, se Geova vuole» [theou].
18:25 «Oralmente nella via di Geova» [kyriou].
19:20 «La parola di Geova cresceva»" [kyriou].
21:14 «Si compia la volontà di Geova» [kyriou].

EPISTOLA AI ROMANI

4:3 «Esercitò fede in Geova» [tō theō].
4:8 «Geova non attribuisce» [kyrios].
9:28 «Se Geova degli eserciti non ci» [kyrios].
10:13 «Invoca il nome di Geova» [kyriou].
10:16 «Geova, chi ha riposto fede» [Kyrie].
11:3 «Geova, essi hanno ucciso i profeti» [Kyrie].
11:34 «Conosciuto la mente di Geova» [kyriou].
12:11 «Siate schiavi di Geova» [tō kyriō].
12:19 «Ricompenserà, dice Geova» [kyrios].
14:4 «Geova lo può far stare in» [ho kyrios].
14:6 «Il giorno lo osserva per Geova» [kyriō].
14:6 «Mangia, mangia per Geova» [kyriō].
14:6 «Mangia, non mangia per Geova» [kyriō].
14:8 «Viviamo, viviamo per Geova» [tō kyriō].
14:8 «se moriamo, moriamo per Geova» [tō kyriō].
14:8 «Apparteniamo a Geova» [kyriou].
14:11 «Come io vivo, dice Geova» [kyrios].
15:11 «Lodate Geova nazioni tutte» [ton kyrion].

1 EPISTOLA AI CORINZI

1:31 «Si vanti in Geova» [kyriō].
2:16 «Conosciuto la mente di Geova» [kyriou].
3:20 «Geova sa che i ragionamenti» [kyrios].
4:4 «Chi mi esamina è Geova» [kyrios].

4:19 «Fra breve, se Geova vuole» [ho kyrios].
7:17 «Come Geova ha dato a ciascun» [kyrios].
10:9 «né mettiamo Geova alla prova» [ton kyrion].
10:21 «Bere il calice di Geova» [kyriou].
10:21 «Alla tavola di Geova» [kyriou].
10:22 «Incitiamo Geova a gelosia» [ton kyrion].
10:26 «A Geova appartengono la terra e» [kyriou].
11:32 «Disciplinati da Geova» [kyriou].
14:21 «Ascolto, dice Geova» [kyrios].
16:7 «Con voi, se Geova lo permette» [ho kyrios].
16:10 «Compie l'opera di Geova» [kyriou].

2 EPISTOLA AI CORINZI

3:16 «Vi è una conversione a Geova» [kyriou].
3:17 «Ora Geova è lo Spirito» [kyrios].
3:17 «Dov'è lo spirito di Geova» [kyriou].
3:18 «Specchi la gloria di Geova» [kyriou].
6:17 «Separatevi, dice Geoca» kyrios].
6:18 «Figlie, dice Geova» [kyrios].
8:11 «Dinanzi a Geova» [kyriou].
10:17 «Vanta, si vanta in Geova» [kyriō].
10:18 «L'uomo che Geova raccomanda» [ho kyrios].

EPISTOLA AI GALATI

3:16 «Ripose fede in Geova» [tō theō].

EPISTOLA AGLI EFESINI

2:21 «In un tempio santo a Geova» [kyriō].
5:17 «Qual'è la volontà di Geova» [kyriou].
5:19 «Musica nei vostri cuori a Geova» [tō theō].
6:4 «Autorevole consiglio di Geova» [kyriou].
6:7 «Inclinazioni, come a Geova» [tō kyriō].
6:8 «Riavrà da Geova» [kyriou].

EPISTOLA AI COLOSSESI

1:10 «In modo degno di Geova» [kyriou].
3:13 «Come Geova vi perdonò» [ho kyrios].
3:16 «Nei vostri cuori a Geova» [tō theō].
3:22 «Di cuore, nel timore di Geova» [ton kyrion].
3:23 «Tutta l'anima come a Geova» [tō kyriō].
3:24 «Da Geova riceverete la dovuta» [tō kyriō].

Si continuerà il prossimo giorno...
Domenico34
00domenica 20 novembre 2011 00:11
1 EPISTOLA AI TESSALONICESI

1:8 «La parola di Geova ha risuonato» [kyriou].
4:6 «Geova uno che esige» [kyrios].
4:15 «Diciamo per la parola di Geova» [kyriou].
5:2 «Il giorno di Geova viene» [kyriou].

2 EPISTOLA AI TESSALONICESI

2:2 «Il giorno di Geova sia» [kyriou].
2:13 «Fratelli amati da Geova» [kyriou].
3:1 «La parola di Geova continui» [kyriou].

2 EPISTOLA A TIMOTEO

1:18 «Misericordia presso Geova» [para kyriou].
2:19 «Geova conosce quelli che gli»[kyrios].
2:19 «Nomina il nome di Geova» [kyriou].
4:14 «Geova gli renderà secondo le» ho kyrios].

EPISTOLA AGLI EBREI

2:13 «I fanciullini che Geova mi ha dati» [ho theos].
7:21 «Geova ha giurato (e non si rammaricherà» [kyrios].
8:2 «Che Geova e non un uomo eresse» [ho kyrios].
8:8 «Ecco, vengono i giorni, dice Geova» kyrios].
8:9 «Così che io ho smesso di aver cura di loro dice Geova» [kyrios].
8:10 «Dopo quei giorni dice Geova» [kyrios].
8:11 «Dicendo: Conosci Geova» [ton kyrion].
10:16 «Questo è il patto che stipulerò con loro dopo quei giorni, dice Geova» [kyrios].
10:30 «E di nuovo: Geova giudicherà il suo popolo» [kyrios].
12:5 «Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova» [kyriou].
12:6 «Poiché Geova disciplina colui che ama» [kyrios].
13:6 «così che possiamo aver coraggio e dire: Geova è il mio soccorritore» [kyrios].

EPISTOLA DI GIACOMO

1:7 «Infatti, non supponga quell'uomo che riceverà alcuna cosa da Geova» [kyriou].

1:12 «Riceverà la corona della vita, che Geova ha promesso» [ho kyrios].
2:23 «Abraamo ripose fede in Geova» [tō theō].
3:9 «Con essa benediciamo Geova» [ton kyrion].
4:10 «Umiliatevi agli occhi di Geova» [kyriou].
4:15 «Se Geova vuole, vivremo» [ho kyrios].
5:4 «Le grida d'aiuto dei mietitori sono giunte agli orecchi di Geova» [kyriou].
5:10 «I profeti che parlarono nel nome di Geova» [kyriou].
5:11 «Geova è molto tenero» [ho kyrios].
5:11-«Avete udito della pazienza di Giobbe e avete visto il risultato che Geova diede» [kyriou].
5:14 «Spalmandolo d'olio nel nome di Geova» [kyriou].
5:15 «La preghiera della fede farà stare bene l'indisposto e Geova lo desterà» [ho kyrios].

1 EPISTOLA DI PIETRO

1:25 «Ma la parola di Geova dura per sempre» [kyriou].
3:12 «Gli occhi di Geova sono sopra i giusti» [kyriou].
3:12 «Ma (la) faccia di Geova è contro quelli che fanno cose malvage» [kyriou].

2 EPISTOLA DI PIETRO

2:9 «Geova sa liberare le persone» [kyrios].
2:11 «Gli angeli, benché siano più grandi per forza e potenza, non recano contro di loro alcuna accusa, in termini ingiuriosi, per rispetto verso Geova» [kyriō].
3:8 «un giorno è presso Geova come mille anni» [kyriō].
3:9 «Geova non è lento riguardo alla sua promessa» [kyrios].
3:10 «Tuttavia, il giorno di Geova verrà come un ladro» [kyriou].
3:12 «Aspettando e tenendo bene in mente la presenza del giorno di Geova» [theou].

EPISTOLA DI GIUDA

5 «Nonostante che conosciate ogni cosa una volta per sempre, che Geova» [kyrios].
9 «Ma disse: Ti rimproveri Geova» [kyrios].
14 «Quando disse: Ecco, Geova è venuto»[kyrios].

APOCALISSE

1:8 «Io sono l'Alfa e l'Omega, dice Geova Dio» [kyrios].
4:8 «Santo, santo, santo è Geova Dio» [ho kyrios].
4:11 «Degno, sei Geova, Dio nostro» [ho kyrios].
11:17 «Ti ringraziamo, Geova Dio» [Kyrie].
15:3 «Grandi e meravigliose son le tue opere, Geova Dio» [Kyrie].
16:7 «E udìi l'altare dire: sì, Geova Dio, onnipotente» [Kyrie].
18:8 «Perché Geova Dio che l'ha giudicata» [kyrios].
19:6 «Lodate YAH, perché Geova il nostro Dio» [kyrios].
21:22 «poiché Geova Dio, l'onnipotente è il suo tempio» [kyrios] [Cfr. per il termine kyrios, W. Foerster, GLNT, V, Col. 1341-1391; 1450-1487; G. Quell, GLNT, V, Col. 1391-1450].
22:5 «Perché Geova Dio diffonderà luce su di loro» [kyrios].
22:6 «Geova l'Iddio delle ispirate» [ho kyrios].

PS: Se al termine del capitolo 13 ci sono domande da fare, fatele prontamente e risponderemo con premura
Domenico34
00lunedì 21 novembre 2011 00:08
PARTE TERZA




LA NEGAZIONE DELLA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO A

CONFRONTO CON LE S. SCRITTURE




Capitolo 14




CONFRONTO DEI VARI PASSI DEL N.T. IN CUI È STATO

INTRODOTTO IL NOME DI GEOVA




Onde dare una definitiva e completa prova che dei 233 testi in cui la TNM della Torre di Guardia ha introdotto Geova, molti di essi si riferiscono inconfutabilmente a Gesù Cristo, riportiamo per esteso tutti quei passi, che a nostro avviso, si applicano a Gesù Cristo. Matteo 3:3:

Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: V’è una voce d’uno che grida nel deserto: - Preparate la via del Signore [kyriou], - addirizzate i suoi sentieri.

L’unica parola che abbiamo aggiunta al testo, è il termine greco kyriou, messo tra parentesi quadre, da permettere così per ogni testo che citeremo, di conoscere il termine greco relativo al Signore e per la maggior parte a Geova, come viene usato nella versione della TNM. Leggendo la relativa citazione di questo testo in Isaia 40:3, è detto:

La voce d’uno grida: Preparate nel deserto la via dell’Eterno, appianate nei luoghi aridi la strada per il nostro Dio.

Che il profeta si riferisse a Geova, quando diceva di preparare la via nel deserto, è fuori d’ogni discussione. Però, quando leggiamo questa citazione nel N.T., la parola è applicata a Gesù Cristo. È infatti di Gesù Cristo, che Giovanni Battista dice:

Ben vi battezzo io con acqua, in vista del ravvedimento, ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non son degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco (Matteo 3:11).

A sostegno che Matteo 3:3 parli di Gesù Cristo e non di Geova, leggiamo (Luca 1:76) in cui è detto:

E tu, piccolo fanciullo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, - perché andrai davanti alla faccia del Signore [kyriou] per preparare le sue vie.

Di chi parlava Zaccaria, quando profetizzando diceva: Andrai davanti alla faccia del Signore per preparar le sue vie? Ci domandiamo con meraviglia e con stupore nello stesso tempo come mai la TNM, nelle parole di (Luca 1:76), vede Geova e non Gesù Cristo. Giovanni Battista, secondo questa profezia, sarebbe dovuto andare innanzi a Geova, dice la Torre di Guardia. Si noti che il verbo andare è al futuro andrai. Ciò vuol dire che sarebbe arrivato il tempo che questo fanciullo, sarebbe andato innanzi a Geova. Questo significa, come minimo due cose:

1) O che Geova non era ancora arrivato;
2) Oppure che Geova, trovandosi tra le montagne della Giudea, dove abitava Zaccaria, Elisabetta e Giovanni, non si era fatto ancora conoscere.

Come si può sostenere una simile interpretazione derivata dalla versione della TNM che Giovanni Battista sarebbe andato innanzi a Geova? Ciò voleva dire in ultima analisi che Geova, in persona, sarebbe andato dietro a Giovanni Battista. Ci vuole forse una elevata cultura per vedere l’infondatezza di questa interpretazione? Tutto è possibile a meno che la Torre di Guardia non ammetti che Gesù Cristo è Geova fatto carne.

Chi legge la storia di Giovanni Battista e la sua relativa missione in parallelo con Isaia 40:3, non dovrà fare tanta fatica a riconoscere che il Geova di cui parlava il profeta, era proprio Gesù Cristo, nei passi di (Matteo 3:3; Luca 1:76 e Giovanni 1:23).

Marco 5:19: Comunque, non glielo permise, ma gli disse: Vai a casa, dai tuoi parenti; e comunica loro tutte le cose che Geova ti ha fatte e la misericordia che ha avuta per te (la TNM).

Leggendo tutto il contesto intorno a questa liberazione, il lettore non avrà la minima incertezza che il personaggio che libera dai demoni l’uomo di Gadara e del quale ha avuto misericordia nel liberarlo, è stato proprio Gesù, il Figlio di Dio. Non c’è dunque da meravigliarsi se questo stesso Gesù, ordina a quell’uomo miracolato di andare in casa dei suoi parenti e raccontare loro le grandi cose che Egli ha fatte [ho kyrios] = il Signore, e non Geova, come ha interpretato la TNM della Torre di Guardia.

Luca 1:17: Ed andrà dinanzi a lui con lo Spirito e la potenza di Elia, per far tornare i cuori dei padri ai figli e i disubbidienti alla saggezza dei giusti, per preparare a Geova [kyriō] un popolo ben disposto (la TNM).

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Domenico34
00martedì 22 novembre 2011 00:07
Anche questo testo ha a che fare con Isaia 40:3 e Malachia 3:1, per quanto riguarda tutta l’opera del Battista. Si sa con estrema certezza che nonostante (Isaia 40:3 e Malachia 3:1) parlino chiaramente di Geova, nell’adempimento del suo mandato, il Battista, andò innanzi a Gesù, annunziando a tutta la nazione ebraica il ravvedimento e invitandola a ricevere colui che veniva dietro a lui, cioè Gesù Cristo, il Figlio di Dio, come il Messia promesso, dalla legge e dai profeti.

Luca 1:46: E Maria disse: La mia anima magnifica Geova [kyrion] e il verso seguente aggiunge: E lo spirito mio non può fare a meno di esultare in Dio mio Salvatore (la TNM).

Da questi due vv. appare chiaramente che tra Geova e Dio Salvatore non c’è nessuna differenza. Allora, il cantico di Maria era rivolto a Geova che poi era anche il suo Salvatore. Da tutto il N.T. sappiamo che colui che salva gli uomini dai loro peccati, è Gesù Cristo.

Ed ella partorirà un figliolo, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati (Matteo 1:21).

Di Gesù Cristo, inoltre viene detto:
Poiché il Figliuol dell’uomo e venuto per cercare e salvare ciò che era perito (Luca 19:10).

Paolo conosceva colui che l’aveva mandato a predicare l’evangelo, come: Dio, nostro Salvatore (Tito 1:13). Che questo Dio era Gesù Cristo, appare chiaramente da (Atti 9:5; 26:15-18) in cui è detto:

Chi sei Signore? E il Signore rispose: Io son Gesù, che tu perseguiti. Ma levati, e stai in piedi, perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora. Liberandoti da questo popolo e dai gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla podestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati.

Anche se Dio Padre viene chiamato dalle Scritture: Dio, nostro Salvatore (Tito 1:3; 2:10; 3:4), è anche pur vero che Gesù Cristo viene chiamato dalla stessa Scrittura: Gesù Cristo, nostro Salvatore (Tito 1:4; 2:13; 2 Pietro 1:2).

Luca 3:4: Come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: Ascoltate! Qualcuno grida nel deserto: Preparate la via di Geova [kyriou], rendete diritte le sue strade (la TNM).

Questo testo è in parallelo con (Matteo 3:3; Marco 1:3; Luca 1:76 e Giovanni 1:23), e dato che hanno tutti come citazione (Isaia 40:3), di cui abbiamo chiaramente specificato sopra, rimandiamo al commento che già abbiamo fatto.

Luca 5:17: Durante uno di quei giorni egli insegnava, ed erano ivi seduti i Farisei e maestri della legge che erano venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea e di Gerusalemme, e la potenza di Geova [kyriou] era ivi perché egli sanasse (la TNM).

Leggendo tutto il racconto nel suo contesto, appare chiaramente che la persona presente in quel luogo, pronta per sanare, era proprio Gesù Cristo. Siccome la virtù o la prerogativa di sanare è divina, ecco perché il termine [kyriou], applicato a Gesù, viene tradotto Geova.

Atti 2:21: E chiunque invocherà il nome di Geova [kyriou] sarà salvato (la TNM).

Anche se questa è una citazione di (Gioele 2:32), è in perfetto parallelismo con (Romani 10:13). Siccome (Atti 2:21 e Romani 10:13) parlano della salvezza e questa salvezza viene per mezzo di Gesù Cristo, il quale venne per salvare gli uomini dai loro peccati, ne consegue che questi due testi vanno applicati al Cristo e non a Geova.

Atti 8:25: Perciò, quando ebbero dato completa testimonianza ed ebbero detto la parola di Geova [kyriou], essi tornarono in Gerusalemme, dichiarando la buona notizia a molti villaggi dei Samaritani (la TNM).

Chi legge questo testo alla luce del suo contesto, apprende quanto segue:
1) Filippo scese per il primo nella città di Samaria, e vi predicò Cristo (Atti 8:5).
2) La gente di Samaria, sentiva parlare Filippo della buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo (Atti 8:12). Secondo Matteo 28:19, in cui è detto: Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli e (Marco 16:15): E disse loro, Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo, appare chiaro che fu Cristo che diede l’ordine agli apostoli di andare per il mondo a predicare l’evangelo e d’insegnare di osservare tutte le cose che egli aveva loro ordinato.

Dal momento che (Atti 8:5) dice che Filippo predicava Cristo, il regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, la parola che Pietro e Giovanni annunziarono, non poteva essere un’altra parola, differente da quella che Filippo aveva predicato. Ne consegue, per forza di coerenza, che la parola dei due apostoli, era quella di Cristo, la stessa che avevano udita dalla sua bocca, quando era sulla terra con loro avendo ordinato loro di predicarla per tutto il mondo. Va da sé quindi, che (Atti 8:25), si deve applicare a Gesù Cristo e non a Geova.

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Domenico34
00mercoledì 23 novembre 2011 00:12
Atti 12:24: Ma la parola di Geova [kyriou] cresceva e si diffondeva (la TNM). Che questa parola fosse quella del Vangelo, è provato da (Colossesi 1:5,6), in cui è detto:

A motivo della speranza che vi è riposta nei cieli che avete da tempo conosciuta mediante la predicazione della verità del vangelo che è pervenuto sino a voi, portando frutto come sta crescendo in tutto il mondo nel modo che fa pure tra voi dal giorno che udiste e conosceste la grazia di Dio in verità.

Quindi, la parola che cresceva e che si diffondeva era proprio quella di Cristo, come abbiamo dimostrato, e non quella di Geova, come si vorrebbe far credere.

Atti 13:12: Quindi il proconsole, visto ciò che era accaduto, divenne credente, essendo stupito dell’insegnamento di Geova [kyriou] (la TNM).

Paolo non insegnava una dottrina diversa da quella che gli apostoli insegnavano; insegnava esattamente la dottrina di Cristo, la stessa di cui è detto in (Atti 2:42): [C\Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, e che poi più tardi, lo stesso Paolo scriverà: Predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Corinzi 1:24). È chiaro, pertanto, da quanto detto sopra, che (Atti 13:12) si applica a Cristo e non a Geova.

Atti 13:47: Infatti Geova [ho kyrios] ci ha imposto comandamento con queste parole: Ti ho ho stituito come luce di nazioni, onde tu sia una salvezza fino all’estremità della terra (la TNM).

Queste parole di Paolo fanno espressamente eco con quelle di (Matteo 28:19 e Marco 16:15), testi già esaminati e con (Atti 26:16,17,18), dei quali pure abbiamo data spiegazione. Anche se (Atti 13:47) è chiaramente una citazione di (Isaia 49:6), è sempre vero, tuttavia, il fatto che Paolo ricevette la chiamata al ministero, direttamente da Gesù Cristo. Alla luce di quanto sopra, rimane chiaro che (Atti 13:47) è un testo che va applicato a Gesù Cristo e non a Geova.

Atti 13:48: Udendo ciò, quelli delle nazioni si rallegravano e glorificavano la parola di Geova[kyriou] (la TNM).

Questo testo deve essere letto alla luce del contesto relativamente al discorso che Paolo fece nella Sinagoga di Antiochia di Pisidia. In questo luogo, Paolo fa la cronistoria della vita degli israeliti, dicendo loro per ultimo che Iddio, secondo la promessa, aveva suscitato ad Israele un Salvatore, nella persona di Gesù. Più tardi parlò loro della morte e della resurrezione di Cristo, e concludeva:

E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figlioli, risuscitando Gesù.

Poi aggiungeva:
Siavi dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui v’è annunziata la remissione dei peccati (Atti 13:32-33,38).

Li esortava quindi a non sprezzare questa grazia che veniva loro offerta, dato che mediante tutta la legge di Mosè, non avevano potuto ottenere la giustificazione, che veniva offerta invece in Cristo Gesù. Alla luce di tutto questo contesto, anche se Paolo fa riferimento alla parola di Geova, così come era stata esposta nell’A.T., appare chiaro che l’apostolo sta parlando di Gesù Cristo, Colui attraverso il quale veniva annunziata la remissione dei peccati. È più che logico, quando leggiamo al v. 48 che i gentili, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la parola di Dio.

Pensare solamente alla parola di Geova e non a quella di Gesù Cristo, significa non capire che l’una e l’altra è parola di Dio.

Atti 13:49: Inoltre, la Parola di Geova[kyriou] si diffondeva in tutto il paese (la TNM).

Per gli stessi motivi del v. 48, dato che lo stesso Paolo diffondeva la parola del Signore, bisogna pensare, non soltanto a Geova, ma anche a Gesù Cristo, il personaggio centrale di tutto il messaggio apostolico che veniva diffuso, secondo l’ordine che Cristo aveva dato loro.

Atti 14:3: Perciò trascorsero considerevole tempo, parlando con baldanza mediante l’autorità di Geova[kyriō], che rendeva testimonianza alla parola della sua immeritata benignità, concedendo che segni e portenti avvenissero mediante le loro mani (la TNM).

In questo testo ci viene detto che colui, che la Torre di Guardia chiama Geova, dava autorità agli apostoli: Paolo e Barnaba e che lo stesso personaggio, rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo di operare per le mani degli apostoli, segni e prodigi. Da (Marco 16:19,20) sappiamo che:

Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto in cielo, e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare da per tutto, operando il Signore [kyriou] con essi e confermando la parola con i segni che l’accompagnavano.

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Domenico34
00giovedì 24 novembre 2011 00:05
Come mai il [kyriou] di (Marco 16:20), ch’è in parallelo con (Atti 14:3), non viene tradotto Geova? Se (Marco 16:20) dice chiaramente che era Gesù Cristo che operava, confermando la parola con i segni, perché allora pensare che (Atti 14:3), era Geova a dare autorità agli apostoli e rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, con segni e prodigi? Eppure la Torre di Guardia va dicendo per il mondo che Geova dava agli apostoli autorità per fare i segni e i prodigi che facevano e non Gesù Cristo, Colui che non merita di essere messo in primo piano alla pari di Geova.

Atti 14:23: Inoltre, costituirono per loro nella congregazione degli anziani e, pregando con digiuni, li affidarono a Geova [kyriō] in cui eran divenuti credenti (la TNM).

Chi legge tutto il capitolo 14 di questo libro degli Atti, si rende subito conto che il personaggio che gli apostoli presentavano nella loro predicazione agli uomini, era Gesù. Era con la legge di Mosè che si predicava il nome di Geova, ma con l’avvento della grazia, il nome che si predica dappertutto, era quello di Gesù, in obbedienza alla sua stessa parola che aveva esplicitamente detto:

Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remission dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Luca 24:46-47).

Pietro, nel giorno della Pentecoste aveva additato alle folle Gesù Cristo come la persona in cui dovevano credere, sia per essere salvati e sia per essere battezzati con lo Spirito Santo (cfr. Atti 2). Dal momento che (Atti 14:23) dice chiaramente che quelli che gli apostoli, Paolo e Barnaba, raccomandarono al Signore, in cui avevano creduto. Il [kyriō] di questo testo, non può essere Geova, bensì Gesù Cristo, di cui tutto il N.T. rende testimonianza.

Atti 15:35: Comunque, Paolo e Barnaba trascorrevano il tempo in Antiochia, insegnando e dichiarando, con molti altri, la buona notizia della parola di Geova [kyriou] (la TNM).

Quando si pensa al capito 14 di questo libro degli Atti, e soprattutto quando si tiene bene presente che sono gli stessi apostoli, menzionati in questo testo, e si ricorda quello che facevano Paolo e Barnaba, come è possibile, ci domandiamo ancora una volta, che la Torre di Guardia, pensi a Geova, nel sopra citato passo di (Atti 15:35), quando tutta la predicazione e l’insegnamento che facevano questi uomini, erano imperniati intorno al nome e all’opera di Cristo Gesù? Anche (Atti 15:36-40) deve essere interpretato nella stessa maniera di cui sopra.

Atti 16:14: E una certa donna di nome Lidia, venditrice di porpora, della città di Tiatira e adoratrice di Dio, ascoltava, e Geova [ho kyrios] aprì il suo cuore perché prestasse attenzione alle cose che erano dette da Paolo (la TNM).

Di questa donna Lidia, che il nostro testo menziona, viene detto che gli venne aperto il cuore (da Geova, dice la Torre di Guardia). Ma perché si ostina ad insistere che Geova aprì il cuore di Lidia? Gesù Cristo, non può aprire il cuore di una persona per capire le cose che le vengono dette da parte di Dio?

A noi sembra che (Atti 16:14) possa essere messo in parallelo con (Luca 24:45), in cui è detto: Allora aprì (Cristo Gesù) loro la mente per intendere le Scritture. Se Gesù Cristo aprì la mente dei due discepoli che camminavano sulla via di Emmaus per intendere le Scritture, c’è forse da meravigliarsi o è fuori della logica, che lo stesso Gesù abbia potuto aprire il cuore di Lidia per capire le cose che Paolo diceva, quale apostolo di Gesù Cristo? Anche (Atti 16:15), in cui è detto:

Or essendo stata battezzata, ella e la sua casa, disse con supplica: Se mi avete giudicata fedele a Geova [kyriō], entrate nella mia casa e restate. E ci fece forza (la TNM).

Lidia, aveva da poco tempo creduto in Cristo, ed il fatto che era stata battezzata, dimostra che, nonostante temesse Iddio, la nuova fede che Paolo predicava, era quella di Cristo e lei l’aveva accettata. È in virtù di questa nuova situazione che questa donna invita Paolo e Sila ad entrare in casa sua, perché si rende conto che Paolo aveva capito che lei era fedele al Signore [kyriō], nel quale da poco tempo aveva creduto. Tutta la predicazione che Paolo faceva, era relativa al nome e all’opera di Gesù Cristo, e Lidia avendo creduto a questo messaggio, non vi fu alcuna incertezza in Paolo per battezzarla.

Quando poi esaminiamo (Atti 16:32) e lo leggiamo alla luce del suo contesto, appare chiaro, che il carceriere di Filippi, quando in quella notte, si verificò quel terremoto, che scosse le fondamenta della prigione, aprì tutte le porte e sciolse tutti i legami dei prigionieri, dato che chiese a Paolo e a Sila: Signori, che debbo fare per essere salvato?

E la risposta fu: Credi nel Signor Gesù e sarai salvato tu e la casa tua, ci porta ad una conclusione. Quel carceriere aveva accettato in quella notte il messaggio di Paolo relativo al nome di Gesù, e in lui aveva anche accettato la sua salvezza che gli veniva offerta. Alla luce di tutto questo contesto, bisogna intendere le parole di (Atti 16:32) che dicono: Poi annunziarono la parola del Signore (e non di Geova, come erroneamente ha reso la TNM), a lui e a tutti coloro che erano in casa sua.

Come conseguenza che la casa del carceriere di Filippi aveva accettato Cristo Gesù e la salvezza in lui, vengono battezzati. Chi tiene presente il valore del contesto biblico, quando legge (Atti 16:32), non potrà fare a meno di pensare a Gesù Cristo, oggetto della predicazione di Paolo.

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Domenico34
00venerdì 25 novembre 2011 00:15
Atti 19:20: Così in modo potente la parola di Geova [kyriou] cresceva e prevaleva (la TNM).

È sempre Paolo il protagonista di tutto quello che si legge in questo capitolo, e come risultato del suo ministero di annunziare Cristo, il testo sacro dice: E molti di quelli che eran divenuti credenti venivano, confessando e comunicando apertamente le loro pratiche (la TNM).

E, come per dare una nota conclusiva del lavoro missionario dell’apostolo Paolo, Luca specifica: Così la parola di Dio, (cioè il messaggio di cui Paolo era stato incaricato da Gesù Cristo di proclamare), cresceva e si rafforzava.

Atti 21:14: Non volendo egli essere dissuaso, ci rassegnammo con le parole: Si compia la volontà di Geova [kyriou] (la TNM).

Se questo testo viene messo in confronto con (Atti 9:15,16), in cui è detto:
Ma il Signore gli disse: Vai, perché egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai gentili, ed ai re, ed ai figli d’Israele; poiché io gli mostrerò quante cose debba patire per il mio nome,

si può subito vedere un parallelo tra questi due testi, che ci permettono di individuare di quale volontà parli (Atti 21:14), se è quella di Geova, come dice la Torre di Guardia, o quella di Gesù Cristo, del quale l’apostolo era stato incaricato e mandato.

Romani 10:13: Poiché chiunque invocherà il nome di Geova [kyriou] sarà salvato (la TNM).

Per capire il [kyriou] di questo testo e a chi Paolo l’attribuisce, crediamo opportuno metterlo in parallelo con (1 Corinzi 1:2), in cui è detto: Alla congregazione di Dio che è in Corinto, a voi che siete stati santificati unitamente a Cristo Gesù, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore, Gesù Cristo, Signore loro e nostro (la TNM).

Da questo testo sappiamo, senza tema di essere smentiti, che in ogni luogo, vi sono quelli che invocano Gesù Cristo, ch’è il Signore loro e nostro. Non è tanto importante sapere chi sono quelli che invocano il Signor Gesù Cristo, e tanto meno per quale motivo, quanto sapere che il nome del Signore Gesù Cristo, ai tempi degli apostoli, era invocato da coloro che principalmente lo avevano accettato come loro Salvatore e Signore. Allora, (Romani 10:13), parla chiaramente di Gesù Cristo e non di Geova.

Romani 12:11: Non vi attardate nelle vostre faccende. Siate ferventi nello spirito. Siate schiavi di Geova [kyriō] (la TNM).

Quando Paolo esortava la Comunità di Romania a servire tō kyriō, che la Torre di Guardia interpreta Geova, chi meglio dello stesso Paolo potrà dirci a chi si riferiva l’apostolo? Ascoltiamo insieme quello che egli scrisse in (Colossesi 3:24), per capire meglio (Romani 12:11). Sapendo che dal Signore riceverete l’eredità. Servite a Cristo il Signore. Se in questo testo Paolo fa esplicito riferimento a Cristo il Signore, non vediamo come non debba intendersi nella stessa maniera (Romani 12:11) [Tanto più che la stessa TNM, in Colossesi 3:24, dice espressamente: «...siate schiavi del Signore, Cristo»].

Romani 14:8: Poiché se viviamo, viviamo per Geova [tō kyriō], e se moriamo moriamo per Geova [tō kyriō]. Perciò sia se viviamo che se moriamo, apparteniamo a Geova [kyriou] (la TNM).

Il vivere, il morire e l’appartenere, di cui parla Paolo, viene specificato dallo stesso apostolo, in altre parti delle sue epistole. Se (Romani 14:8) viene letto alla luce di (Filippesi 1:20,21), in cui è detto:

Secondo la mia viva aspettazione e la mia speranza di non essere svergognato in cosa alcuna; ma che con ogni franchezza ora come sempre Cristo sarà magnificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno.

Meglio di così Paolo non avrebbe potuto specificare il suo vivere e il suo morire. Se poi al testo di (Filippesi 1:20,21) aggiungiamo quello di (1 Tessalonicesi 5:10), in cui è detto: Il quale (Gesù Cristo) è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Quando questi testi si leggono in parallelo con (Romani 14:8), non si può arrivare ad una diversa conclusione, cioè: il [kyriō] di (Romani 14,8) è Gesù Cristo e non Geova. Confronta gli stessi paralleli anche nella TNM.

1 Corinzi 2:16: Poiché chi ha conosciuto la mente di Geova [kyriou], onde la istruisca?. Ma noi abbiamo la mente di Cristo (la TNM).

Anche se le parole di questo testo sono una chiara citazione di Isaia 40:13, è pur vero che Paolo li applichi a Gesù Cristo, quando dice: Ma noi abbiamo la mente di Cristo.

1 Corinzi 4:4: Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono provato giusto, bensì chi mi esamina è Geova [kyrios] (la TNM).

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Domenico34
00sabato 26 novembre 2011 00:06
Si veda l’ampia spiegazione che abbiamo dato per questo testo, nel primo capitolo della terza parte di questo stesso libro.

1 Corinzi 4:19: Ma io verrò da voi fra breve, se Geova [ho kyrios] vuole, e conoscerò non la parola di quelli che si sono gonfiati, ma (la loro) potenza (la TNM).

(Romani 1:1) dice che Paolo è schiavo di Gesù Cristo, ragione per cui l’apostolo dipende dal suo nuovo padrone. Non è quindi come vorrebbe la Torre di Guardia, quando dice: Se Geova vuole, ma bensì, se il mio Signore Gesù Cristo, al quale son divenuto schiavo, vuole, verrò.

1 Corinzi 10:21: Voi non potete bere il calice di Geova [kyriou] e il calice dei demoni; non potete partecipare alla tavola di Geova [kyriou] e alla tavola dei demoni (la TNM).

In questo testo si parla di calice e di tavola di Geova, dice la Torre di Guarda. Per accertarsi che questa loro interpretazione è errata, non occorrerà fare grandi ricerche o leggere chissà quanti libri; basta leggere attentamente il contesto di questo brano, per vedere l’errore di questa interpretazione. Anzitutto, si tenga ben presente che Paolo sta mettendo in guardia la comunità di Corinto, del pericolo che c’è nel seguire l’idolatria; quindi, dice loro:

Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo?

Poi, per ricordare la morte di Gesù Cristo, l’apostolo dice:
Poiché ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che il Signor Gesù, nella notte che fu tradito, prese il pane; e dopo aver rese grazie, lo ruppe e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga. Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore (1 Corinzi 11:23-27).

Paolo non conosce altro calice che non sia quello che parla del sangue di Cristo; perciò non ha esitazione ad indicarlo alla fratellanza come mezzo di comunione con lo stesso Cristo che versò il suo sangue sulla croce del Calvario. Quando l’apostolo parla di non bere indegnamente il calice del Signore, perché la TNM non rende il testo di (1 Corinzi 11:27) nella stessa maniera che ha fatto per (1 Corinzi 10:21)? C’è forse traccia in questi due testi di due diversi calici: Quello di Geova e quello del sangue di Gesù Cristo? Come si può arrivare ad una simile assurdità, quella della Torre di Guardia quando traduce (1 Corinzi 10:21), calice di Geova?

In tutto il N. T. non si parla d’altro che del calice del Signore, e sempre in relazione col sangue di Gesù Cristo, eccetto quei passi dove il termine viene usato per indicare sofferenze e martirio. Quando poi si passa ad analizzare la tavola del Signore, Paolo usa questo termine sempre in relazione col corpo di Cristo. Perché allora far leggere (1 Corinzi 10:21), calice di Geova e tavola di Geova?

Questo è veramente rispetto per il nome di Geova, o è piuttosto odio e avversione verso la nobiltà e la divinità di Gesù Cristo? A noi sembra che quando la Torre di Guardia si vanta di essere la sola che proclami il nome di Geova, lo faccia sempre a danno e a scapito di Gesù Cristo. Questo discorso non è in accordo con (Giovanni 5:23), che vuole che si dia al Figlio = Gesù Cristo, lo stesso onore del Padre.

1 Corinzi 11:32: Comunque, quando siamo giudicati, siamo disciplinati da Geova [kyriou], affinché non siamo condannati col mondo (la TNM).

Dato che questo testo parla di giudicare, rimandiamo il lettore alla prima parte, capitolo III di questo libro, dove abbiamo dimostrato ampiamente che il giudice, dei vivi e dei morti, è Gesù Cristo.

1 Corinzi 16:7: Poiché non vi voglio vedere ora di passaggio, giacché spero di rimanere un po’ di tempo con voi, se Geova [ho kyrios] lo permette (la TNM).

Questo testo si trova nella stessa posizione di (Romani 14:8; Filippesi 1:20,21 e 1 Tessalonicesi 5:10). Rimandiamo il lettore a quei testi già discussi.

1 Corinzi 16:10: Comunque, se arriva Timoteo, fate in modo che sia senza timore fra voi, poiché egli compie l’opera di Geova [kyriou], come la compio io (la TNM).

Dal momento che in questo testo viene affermato che Timoteo compie lo stesso lavoro di Paolo, è una prova che Timoteo e Paolo, stanno lavorando per la stessa causa, ch’è quella di Cristo, dal quale, almeno Paolo, era stato incaricato dallo stesso Gesù.

2 Corinzi 3:16: Ma quando vi è una conversione a Geova, il velo è tolto (la TNM).

Chi legge il contesto di questa Scrittura, rimarrà perplesso, a dir poco, come ha potuto fare la TNM della Torre di Guardia a rendere il [kyrios] di (2 Corinzi 3:16) con Geova? Paolo sta raccontando la storia del popolo d’Israele ai tempi di Mosè, con dei particolari che è impossibile negarli.

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