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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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12/11/2011 00:06

L’Apocalisse, libro della Bibbia, che riporta nelle sue pagine questa affermazione, è il solo che può spiegarci il suo vero significato, meglio di qualsiasi altro libro della Bibbia. Non ci resta altro allora, che esaminare questo libro, per comprendere come si deve interpretare questo fatidico termine archē = principio. Tralasciando (Apocalisse 1:8), in cui è detto:
Io son l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’onnipotente,

perché la frase il principio e la fine non si trova in tutti i manoscritti greci di un certo riguardo, consideriamo altri due testi nei quali il termine in questione ricorre. Si tratta di (Apocalisse 21:6 e 22:13), che sicuramente ci permetteranno di capire meglio (Apocalisse 3:14), anche per quanto riguarda soprattutto la portata teologica. Cominciamo da (Apocalisse 2:8) in cui si dice:
E all’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita.

Se nella parte terminale del verso non ci fosse la specificazione, forse non sapremmo a chi attribuire questo testo. È chiaro però, che possiamo stabilire con precisione, che colui che fu morto e tornò in vita, è Gesù Cristo. Anche (Apocalisse 1:17-18) ci dà una mano, per essere più certi di quello che stiamo dicendo. Questo testo dice:

E quando l’ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto; ed egli mise la sua mano destra su di me, dicendo: Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e dell’Ades.

Non c’è nessun dubbio, quindi, che (Apocalisse 2:8), alla luce di (Apocalisse 1:17-18), parli esattamente di Gesù Cristo. La prima cosa che notiamo in questo testo di (Apocalisse 2:8) è che Gesù Cristo viene definito il Primo e l’ultimo. Ci domandiamo: perché mai ciò?

Se nella Bibbia non ci fossero altri riferimenti che parlano del primo e dell’ultimo, forse non faremmo le nostre osservazioni e le nostre considerazioni. Ma siccome Isaia 44:6 e 48:12 dicono:

Così parla l’Eterno (o Geova), Re d’Israele e suo redentore, l’Eterno degli eserciti: Io sono il primo e sono l’ultimo, e fuor di me non v’è Dio.
Ascoltami o Giacobbe, e tu, Israele, che io ho chiamato. Io son colui che è; io sono il primo, e son pure l’ultimo
,

concludiamo che (Apocalisse 2:8), ha un’affinità con (Isaia 44:6 e 48:12), in maniera sorprendente. In Isaia è Geova che viene definito il primo e l’ultimo, mentre (Apocalisse 2:8 e 1:17,18) è Gesù Cristo. Che significa tutto questo? Diremo forse, a proposito di Geova, dato che (Isaia 44:6 e 48:12) lo definiscono il primo e l’ultimo, che egli abbia avuto un inizio, in relazione al tempo, e come tale sarà anche l’ultimo?

Sarebbe impensabile e pazzesco, per non dire diabolico, se dovessimo collocare Geova nel numero di coloro che hanno avuto un inizio, per quanto riguarda la sua esistenza. Geova non si trova nel tempo, egli è fuori del tempo, ragion per cui, tutti i ragionamenti che si possono fare di lui, tenendo presente il concetto tempo, non sono applicabili. Ma intanto la Sacra Scrittura afferma categoricamente che Geova è il primo e l’ultimo.

Come dunque deve essere intesa questa frase, per non cadere nell’errore di una falsa dottrina, e peggio ancora far dire alla Bibbia quello che essa non vuole dire? Geova è il primo, in quanto egli ha dato inizio all’esistenza di tutte le cose, e poi perché prima di lui non ci sono altri. Questo termine altri, abbraccia tutti gli esseri venuti all’esistenza dopo. Questo non vuol dire però che Geova sia il primo, nel senso che abbia avuto anche lui un inizio.

Lo stesso ragionamento va fatto per l’altro termine Ultimo. Ciò non vuole affatto affermare che un giorno, non sappiamo quando, Geova sarà l’ultimo, nel senso che anche lui scomparirà. Quando la Bibbia afferma che Geova è il primo e l’ultimo, vuole semplicemente dire che con lui ha avuto inizio , tutto quello che c’è nell’universo, visibile ed invisibile, all’infuori, naturalmente della sua esistenza e lui sarà quello che chiuderà il ciclo della storia.

Quando ritorniamo ad (Apocalisse 2:8 e 1:17-18), in cui Cristo Gesù è definito il primo e l’ultimo, non vuole affatto dire che questi è stato il primo, nel senso di venire all’esistenza; perché (Giovanni 1:1) afferma che quando ha avuto inizio il tempo, la Parola era.

Dato poi, che (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:3) dichiarano espressamente che Cristo è il creatore che porta all’esistenza tutte le cose, è assurdo pensare di interpretare in maniera diversa la Scrittura, mettendola in contraddizione con se stessa. Ci sono forse due Primi e due Ultimi? Sicuramente no! C’è contraddizione tra (Isaia 44:6 e 48:12) con (Apocalisse 2:8 e 1:17-18)?

No, in modo assoluto! Allora, quando Gesù Cristo viene definito primo e ultimo, si riferisce forse alla sua divinità o piuttosto alla sua umanità? Sappiamo che la sua umanità ebbe inizio quando lo Spirito Santo entrò nella vita di Maria e la coprì (che da un punto di vista biologico, equivaleva ad una vera e propria fecondazione).

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13/11/2011 00:13

Per quanto invece riguarda la sua deità, Cristo non cominciò la sua esistenza al momento dell’incarnazione, perché la deità è fuori del tempo e quindi non si può dire, nella maniera degli esseri creati: da quando. Chiarito ciò, passiamo ad un’altro testo e precisamente (Apocalisse 21:6), che dice:

Poi mi disse: È compiuto. Io son l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita.

Dal contesto, appare chiaro individuare chi è colui che parla in questa maniera; chi è colui che siede sul trono e dice di fare ogni cosa nuova. È lo stesso che asciugherà ogni lacrima dagli occhi; che le cose di prima son passate, e che al vincitore viene promesso di ereditare queste cose; io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliolo.

Non c’è nessun dubbio che (Apocalisse 21:6), parli di Dio Geova. Di questo Dio però vien detto ch’è il principio e la fine. Come bisogna intendere l’archē di questo testo? Bisogna pensare forse che Geova abbia avuto un inizio, quindi un tempo in cui abbia cominciato ad esistere?

Nessuno che crede all’eternità di Dio, potrà minimamente pensare a ciò; neanche in un lontanissimo passato, perché appunto significherebbe collocare Dio sullo stesso piano di ogni essere venuto all’esistenza, e tanto meno si potrà parlare di Dio Geova, come di colui che avrà una fine. Come Dio, Egli non ha avuto un principio nel tempo, né tanto meno avrà una fine.

Per tutti gli esseri creati si possono applicare i due termini, principio e fine, non però per Dio. Allora, quando (Apocalisse 21:6) definisce Colui che viene chiamato Alfa e Omega, il principio e la fine, cosa vuol dire? Questo: Tutto ha avuto inizio in Dio, dal momento che Egli dà origine a tutte le cose e sarà anche la fine, per il fatto che Egli chiuderà il ciclo della storia e con la sua onnipotenza condurrà a compimento ogni suo disegno. Il principio e la fine, pertanto, non è una frase che parla dell’inizio dell’esistenza di Dio, della natura di Dio, perché questi, essendo divino, non può avere un principio, inteso come tempo, perché egli stesso è fuori del tempo.

Quando ci spostiamo su (Apocalisse 22:12,13), la cosa prende un altro aspetto, per il fatto che colui che viene definito Alfa e Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine, è Gesù Cristo. Che questo personaggio descritto in (Apocalisse 22:13) sia Gesù Cristo, viene confermato dal detto di (Apocalisse 22:12), in cui è precisato:

Ecco, io vengo, tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua.

Tutto il N.T indica Gesù Cristo, come Colui che dovrà ritornare; perché appunto lui è venuto una prima volta,

per dare la sua vita come prezzo di riscatto (Matteo 20:28); la seconda volta apparirà, senza peccato, a quelli che l’aspettano, per la loro salvezza (Ebrei 9:28).

Allora, che significato hanno i due termini di primo e ultimo, principio e fine, applicate al Cristo? Abbiamo visto che lo stesso Geova viene definito, primo ed ultimo, il principio e la fine, e che (Apocalisse 2:8 e 1:17-18), sono sorprendentemente in parallelo con (Isaia 44:6 e 48:12); non c’e quindi, altra spiegazione se non quella di vedere il Cristo con le stesse caratteristiche di Dio Geova.

Se (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:3), presentano Gesù Cristo come il creatore di tutte le cose; colui che porta all’esistenza tutte le cose, visibili ed invisibili, come è possibile interpretare l’archē di (Apocalisse 3:14) nel senso che Gesù Cristo sia la prima creazione di Dio, o la prima creatura che Geova porta all’esistenza?

Se (Apocalisse 3,14), viene interpretato, come crediamo debba essere inteso correttamente e contestualmente, nel senso che Gesù è l’iniziatore, il principio che porta all’esistenza tutte le cose, (Apocalisse 3:14), non parla affatto che il Cristo sia la prima creatura di Dio. Chi ha un po’ di logica e fa funzionare il suo cervello e confronta i passi che abbiamo citato, non potrà mai arrivare ad una diversa conclusione.

Pertanto, non si potrà mai vedere in (Apocalisse 3:14) la prova Scritturale che ponga il Cristo nel numero delle cose create, come la prima creatura di Dio, quindi non Dio, o solamente una delle tante creature che Geova portò all’esistenza, anche se per Gesù Cristo si usa il termine: Capolavoro della creazione, perché tutta l’argomentazione che si è fatta e si continua a fare, è in pieno contrasto con (Giovanni 1:3 e Colossesi 1:16-17), che stabiliscono in maniera dogmatica che Gesù Cristo, è il creatore di tutte le cose.

PS: Se al temine del capitolo 11 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura




Capitolo 12




PERFEZIONI MORALI DI GESÙ CRISTO




Quando parliamo di perfezioni morali, intendiamo riferirci a tutte quelle caratteristiche morali che spiccano nella vita di Gesù Cristo, verificabili durante tutto il tempo della sua vita terrena, di cui il N.T. ci fornisce ampie notizie. Quando il N.T. ci parla, per esempio, della bontà di Cristo, ce la presenta come una caratteristica morale che apparteneva a lui.

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14/11/2011 00:03

Lo stesso dicasi quando parla della sua saggezza, della verità (lui stesso che personificava la verità), della sua compassione e della sua santità. Tra le tante caratteristiche morali che il N.T. ci presenta di Gesù Cristo, ve n’è una che eccelle, in maniera particolare, non solo per la sua importanza, ma soprattutto per le implicazioni teologiche che essa comporta, specialmente quando viene messa in relazione con la sua deità.

Noi stiamo trattando della deità di Gesù Cristo e stiamo esaminando alcuni dati particolari e specifici che il N.T. ci presenta, in rapporto a questo argomento, dati e caratteristiche che non si possono attribuire ad una qualsiasi persona, come abbiamo visto chiaramente, perché tra l’umano e il divino, c’è un abisso che li separa.

Tra le tante perfezioni morali che il N.T. ci presenta di Cristo e delle quali potremmo parlare a lungo, una particolarmente ci interessa, ai fini del presente studio: si tratta della sua santità. Tra la santità degli esseri creati e la santità del creatore, non c’è nessun paragone che si possa fare.

La prima, quando è presente e si può vedere, nel senso di controllare un’azione, un comportamento, è sempre una santità che conosce una certa scala, o come diremo più chiaramente: un certo livello, un certo grado; la seconda, ch’è quella di Dio, è piena, completa ed assoluta, non mancando di nulla.
Questo tipo di santità la possiamo trovare nella deità. È qui e soltanto qui, che possiamo trovare quel tipo di santità, che poi non rappresenta la conseguenza di un atto santificatore, essendo derivata, ma bensì proveniente dalla sua stessa natura. Quindi, non una santità derivata, ma una santità propria.

Quando le Scritture ci parlano e ci presentano la santità di Gesù Cristo, non lo fanno come quella di un comune mortale, ma come quella di Dio, davanti al quale non sarà possibile rimanere passivi ed indifferenti. Prenderemo in esame un testo, per illustrare la santità di Cristo. (Ebrei 7:26) dice:

E infatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccati ed elevato al disopra dei cieli.

La TNM dice: «Poiché a noi conveniva un sommo sacerdote come questo, leale, semplice, incontaminato, separato dai peccatori e innalzato al disopra dei cieli».

Davanti a questa traduzione, non possiamo rimanere passivi e silenziosi, come se tutto andasse per il giusto verso. C’è infatti, più di una cosa che non va in questa traduzione, ed è proprio quello che vogliamo far notare, in modo che ognuno si renda conto di questa manovra che si riscontra a danno della persona di nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Delle tre parole che il greco ha in questo testo di (Ebrei 7:26), due di esse, non sono state tradotte bene, come avrebbero dovuto essere, anche sulla testimonianza di tante altre traduzioni. Le tre parole in questione sono: hosios, il cui significato è:

1) Conforme alla religione, sancito dalla legge divina, sacro, santo, pio.
2) Lecito, permesso, consentito, giusto, legittimo.
3) Pio, religioso; giusto, retto.
4) Di cosa, purificato, puro».

La TNM nell’interpretare hosios «leale», ha scelto il significato che più s’addice alle loro convinzioni, non tenendo conto, né del contesto e neanche del valore interpretativo ad esso connesso. Si deve tener presente che in questo testo di (Ebrei 7:26), leggendolo alla luce del suo contesto, non si parla di un comune sommo sacerdote levitico, nel quale era possibile, perché uomo come tutti gli altri uomini, riscontrare quei difetti, non tanto sul piano fisico, quanto su quello morale, ma di Gesù Cristo, sommo sacerdote, ch’è esente, in modo assoluto, da ogni peccato.

Tradurre hosios leale, significa ignorare il valore e l’importanza della persona di Gesù Cristo e delle sue caratteristiche morali, mettendolo sullo stesso piano di un comune sommo sacerdote levitico, o meglio di un comune essere mortale. La lealtà di una persona, quando viene notata e messa in evidenza, non è sinonimo di assenza di peccato.

Anche quando si parla di un comune mortale, della sua rettitudine, della sua onestà, della sua lealtà, della sua giustizia e della sua religiosità; questo non vuol dire però che quella creatura, non ha nessun peccato nella sua vita e più ancora nella sua natura.

La Bibbia dichiara in maniera dogmatica che tutti gli uomini sono peccatori (cfr. Romani 3:9-23; 5:12), vale a dire, hanno in loro il peccato; se non lo hanno nelle loro azioni visibili, l’hanno nella loro natura. Cristo però, non ha nessun peccato: né nelle sue azioni, e tanto meno nella sua natura, anche per ciò che riguarda la sua umanità, essendo stato concepito per virtù dello Spirito Santo.

Tradurre, pertanto hosios leale, significa in ultima analisi, mettere Gesù Cristo sullo stesso piano degli uomini peccatori. Non vi pare grande questa assurdità che suona anche come una bestemmia contro la nobiltà della persona di Gesù Cristo? Non è soltanto assurdità, è essenzialmente eresia e va considerata come tale.

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15/11/2011 00:05

Come si potrà fare questo tipo di discorso, e l’interpretazione di hosios leale, della TNM della Torre di Guardia, apre la porta a questo tipo di ragionamento, quando tutto il N.T. afferma in maniera categorica che Gesù Cristo non conobbe nella sua vita e nella sua natura, nessuna forma di peccato? Tradurre però hosios, «santo», come del resto il contesto esige e come la totalità dei traduttori hanno fatto, significa, non soltanto dare una giusta interpretazione al termine greco hosios, riconoscendo una diversa santità nel Cristo rispetto a quella che si potrà notare e vedere nella vita di un comune mortale, ma significa soprattutto mettere Gesù Cristo nel posto in cui Egli veramente è, e considerarlo come quello che effettivamente egli è cioè: vero uomo e vero Dio.

La versione della TNM della Torre di Guardia, in tutti gli otto casi in cui il termine hosios si riscontra nel N.T. ha sempre interpretato «leale», anche in quei casi dove è chiaramente riferito a Dio. Ecco qui di seguito i due casi in cui il termine hosios è riferito a Dio. (Apocalisse 15:4):

TNM «Chi veramente non ti temerà, Geova, e non glorificherà il tuo nome, perché tu solo sei leale? hosios Poiché tutte le nazioni verranno e adoreranno dinanzi a te, perché i tuoi giusti decreti sono stati manifesti» (la TNM).

(Apocalisse 16:5-7): «E udii l’angelo (ch’era) sulle acque dire: Tu, che sei e che eri, il leale hosios, sei giusto, perché hai preso queste decisioni, perché hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro del sangue da bere. Essi lo meritano. E udii l’altare dire: Sì, Geova Dio, Onnipotente, veraci e giuste sono le tue decisioni giudiziarie» (la TNM).

Ci domandiamo perché mai la TNM ha preferito interpretare hosios = leale, in questi due testi di (Apocalisse 15:4 e 16:5), riferiti a Geova, sacrificando il concetto di santità che ha il termine greco? Non era meglio, dato che questi due testi parlano di Geova, tradurre hosios santo? Chi meglio di Geova può avere una maggiore e superiore santità? Ricordiamo ancora una volta che la santità dell’uomo è sempre relativa, derivata, mentre quella di Dio è assoluta e propria.

Ma siccome (Ebrei 7:26), unitamente a (Atti 2:27 e 13:35) parlano chiaramente di Gesù Cristo, mettendo in risalto la perfezione morale di santità, la Torre di Guardia ha preferito sacrificare il concetto di santità nei due passi di (Apocalisse 15:4 e 16:5), riferiti a Geova, per non far risaltare la santità di Cristo, presentata neitre testi citati poc’anzi, santità che parla chiaramente ed eloquentemente di quello che Cristo è. Per una più accurata ed approfondita conoscenza del termine: hosios, rimandiamo a F. Hauck [Cfr. F. Hauck, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. VII, Col. 1367-1376 per conoscere gli otto casi che il N.T. registra e come vengono tradotti ed interpretati].

L’altro termine greco presente in (Ebrei 7:26), che la TNM ha tradotto in maniera appropriata alla loro mentalità per quanto riguarda il loro modo di credere, o per meglio dire, il loro modo di negare la deità di Gesù Cristo, è akakos, il cui significato è: «Senza malizia, ingenuamente», e che è stato interpretato: «Semplice», mentre tante altre versioni l’hanno reso «Innocente».

Tradurre akakos [Cfr. W. Grundmann, GLNT, IV, Col.1438-1440 per saperne di più su questo termine] semplice, non rende giustizia, non solo all’intero contesto nel quale il termine appare, ma neanche alla successiva parola che segue. Infatti, il termine che segue subito è: amiantos [Cfr. F. Hauck, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. VII, Col. 22-223], che significa: «Non contaminato, puro da qualche cosa», che la TNM giustamente traduce: «Incontaminato».

A questo punto, il testo di (Ebrei 7:26), ci dà sufficiente materia per tirare una conclusione e fare una giusta valutazione, per dare anche una equa interpretazione, per quanto riguarda la persona di nostro Signore Gesù Cristo.

Anzitutto notiamo che la persona che (Ebrei 7:26) ci presenta è incontaminata, vale a dire, non ha subito nessuna contaminazione di sorta, non solo per quanto riguarda la sua vita fisica, che tutti gli uomini possono vedere e controllare, ma principalmente per quanto riguarda la sua natura. È risaputo che se gli uomini in genere, sono peccatori, lo sono per il fatto che essendo figli di Adamo, la loro natura è stata contaminata dal peccato di Adamo, contaminazione che si è trasmessa a tutti i posteri.

Se Gesù non è stato contaminato, anche nella sua umanità, oltre alla sua natura (come lo vedremo in breve), è una prova che, pure essendo un uomo nato di donna, Egli apparteneva ad un’altra natura, che la contaminazione di Adamo non colpì. Non lo colpì, non solo per il semplice fatto che lui si fece uomo per

togliere i peccati; e in lui non c’e peccato (1 Giovanni 3:5),

ma soprattutto, dato che egli era «Dio fatto carne», la contaminazione del peccato di Adamo non poteva oltrepassare i confini dell’umanità per investire la deità. Tenendo presente questo elemento importantissimo e fondamentale ai fini di una giusta interpretazione di (Ebrei 7:26), l’hosios di questo testo, è più di una semplice lealtà; è più di una semplice rettitudine.

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16/11/2011 00:19

È santità, nel senso più largo e più profondo di questo termine, specialmente quando viene messo in relazione con la deità della persona che la possiede. Anche l’akakos, è più di «semplice», di senza malizia, di ingenuamente, è innocenza, nel senso più completo e più significativo di questo termine.

Solo questo testo di (Ebrei 7:26) (ammesso che non ci fossero altri testi in tutta la Bibbia e nel N.T. in particolare), è capace e sufficiente, non solo di presentarci Gesù Cristo e la sua perfezione morale ad un livello tale che non è possibile rintracciarla nella vita di un qualsiasi essere venuto all’esistenza, per diretta opera di Dio.

Questo solo testo, infine, non solo portare luce e convinzione alla persona più ostinata, ma è capace soprattutto di frantumare l’eresia tendente a negare la deità di Gesù Cristo, non solo della Torre di Guardia, dei razionalisti e dei liberali, ma di ogni tendenza che mira la negazione di questa divina prerogativa che Gesù Cristo ha.

Quando leggiamo:
Sapendo che non con cose corruttibili, con argento e con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto né macchia (1 Pietro 1:18-19).

A quale difetto e macchia alludeva Pietro? Sicuramente alla macchia del peccato. Non vedete nell’affermazione di Pietro, una proclamazione di una delle più significative perfezioni morali nella vita e nella natura di Cristo, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo? (Giovanni 1:29). E come non tener presente quest’altra dichiarazione dello stesso Pietro, quando afferma:
Egli (Cristo), che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode? (1 Pietro 2:22).

Si può ignorare che in quest’altra affermazione, si parla di una perfezione morale di Gesù Cristo? Si possono citare uomini, appartenenti alla famiglia umana, che non hanno commesso peccato (e peccato significa violazione della legge, (1 Giovanni 3: 4) e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode? Ma di Gesù Cristo, tutto il N.T. rende questa nobile testimonianza. Si potrà restare indifferente davanti alla parola di Paolo, quando afferma:

Colui (Cristo) che non ha conosciuto peccato, Egli (Dio) l’ha fatto esser peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui? (2 Corinzi 5:21),

certamente no! Questa Scrittura, come del resto tutte le altre appena citate, proclamano con fermezza e precisione, la perfezione morale del Figlio di Dio, quando dice che Cristo non ha conosciuto peccato. Pietro affermava che Cristo, come Agnello di Dio, non aveva nessun difetto e nessuna macchia e non commise alcun peccato; Paolo, va molto più a fondo quando afferma che Cristo Non ha conosciuto peccato.

Crediamo che Paolo, per l’illuminazione che lo Spirito Santo gli dava, vedeva la natura di Cristo, e non soltanto la vita fisica. C’è un solo essere che non ha conosciuto peccato: questi è Dio; e se Paolo dice che Cristo non ha conosciuto peccato, è perché Egli era ed è Dio.

Se non fosse vero quello che afferma la Scrittura a proposito della perfezione morale di Gesù Cristo, non vi pare che gli uomini di allora, e specialmente i religiosi di quei tempi, che avrebbero avuto una occasione d’oro, quanto Cristo con fermezza e con cognizione di causa, domandò: Chi di voi mi convince di peccato? (Giovanni 8:45). Gli stessi peccatori, che non potevano nascondere il loro peccato, proclamarono la perfezione morale di Gesù Cristo.

Pilato disse: Io non trovo colpa alcuna in questo uomo (Luca 23:4). Il ladrone che venne crocifisso assieme a Gesù disse:

E per noi è cosa giusta, perché riceviamo la condegna pena dei nostri fatti; ma questi (Gesù) non ha fatto NULLA di male (Luca 23:41).

Sono degne di nota le parole che Pietro disse dopo che lo zoppo, alla porta Bella del Tempio fu sanato, quando rivolgendosi al popolo ivi presente, in maniera categorica, affermò:

Ma voi rinnegaste il Santo ed il giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida (Atti 3:14).

Sappiamo con certezza che quando Pietro parlava del «Santo e del Giusto», si riferiva al Cristo, come si riferiva a Barabba quando parlava dell’omicida. Avviandoci al termine di questo capitolo, non possiamo deporre la nostra penna, senza ricordare (Apocalisse 3:7), in cui è detto:

E all’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre.

Anche questa Scrittura, al pari di tutte le altre che abbiamo citate, rende testimonianza alla perfezione morale di Gesù Cristo, il Signore della gloria. Un’altra cosa non vorremmo dimenticare: Sia (Atti 3:14 che (Apocalisse 3:7), chiamano Gesù Cristo: «ton haghion, ho haghios» (e non un santo). La santità di Gesù Cristo, non viene presentata dalle Scritture una comune santità, relativa e derivata, bensì come una santità piena, completa ed assoluta.

Una perfezione che porta con sé, in termini eloquenti, i segni, non di una caratteristica prettamente umana, ma una proprietà che solo nella deità trova la sua piena, completa e profonda applicazione.

PS: Se al termine del capitolo 12 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


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Capitolo 13




LA TRADUZIONE DI Y.H.W.H. NEL NUOVO TESTAMENTO IN "GEOVA"




Rifacendoci alla parte prima, capitolo III di questo libro in cui si faceva cenno al nome di Geova e che ci promestavamo di scrivere un capitolo a parte per chiarire il perchè la TNM della Torre di Guardia ha interpretato Geova anche negli Scritti del N.T., eccoci al punto col presente capitolo, cercheremo quindi di spiegare chiaramente e rispondere nello stesso tempo al perchè la TNM ha introdotto anche negli Scritti del N.T. il nome di Dio, Geova.

La Torre di Guardia va dicendo per il mondo, con aria di vanto, e quasi di superiorità a dispetto di tutti gli altri, che soltanto loro hanno riportato a galla il nome di Dio, che tutti, per molti secoli, hanno cercato di nascondere, includendo in questo numero anche gli ebrei e gli Scritti dell'A.T. che loro stessi non hanno saputo mettere in risalto, soprattutto per quanto riguarda il vero nome di Dio.

Come prova della loro affermazione i Soferin, vale a dire gli Scribi che trascrivevano le Scritture Sacre, avrebbero alterato il testo ebraico primitivo. La Torre di Guardia dopo aver dissotterrato dalle macerie di questi testi alterati e con il testo originale in mano, avrebbe ridato al mondo il vero nome di Dio, ch'è Geova, in lingua italiana, e Yehowah in ebraico. (Questo è quello che si legge nella loro Bibbia a pagina 1388, versione italiana).

Speriamo che tutti i nostri lettori sappiano che il nome diDio, come la Torre di Guardia trascrive Geova, (ed anche noifacciamo lo stesso), si fa per meglio pronunciare questo nome, altrimenti non sapremmo come pronunciarlo, dato che negli Scritti dell'A.T., dove il termine ricorre è formato da quattro consonanti, e precisamente: Y H W H.

Queste quattro consonanti vengono anche chiamate: «Tetragramma». Questo tetragramma ricorre nel Canone dell'A.T. 5.346 volte ivi compreso la forma abbreviata YAH che ancora non è chiaro che rapporto possa avere la forma lunga con quella abbreviata (secondo G. Quell); di 5.575, (secondo lo Strong's Conconrdance) e di 6.074 (secondo The NIV Exhaustive Concordance) [La differenza del totale si spiega secondo il testo critico che ogn’uno ha adoperato].

Tutta la problematica riguardante questo Nome divino, e che ha suscitato per tanti secoli, perchè si è voluto, non solo risalire alle origini per quanto riguarda il tetragramma in se stesso, ma soprattutto per conoscere il suo significato, è magistralmente e con cognizione di causa, esposta da G. Quell, in GLNT, (Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. V. Col. 1391﷓1450.

Dal momento che si sa con estrema certezza che il tetragramma ricorre solamente negli Scritti dell'A.T., che sono in lingua ebraica, è spontaneo chiedersi perchè mai la TNM della Torre di Guardia, l'abbia riportato anche nel N.T. scritto in lingua greca.

Ci siamo proposti di prendere in esame tutti quei passi del N.T. che la TNM ha interpretato Geova, così che il lettore, non solo avrà l'opportunità di conoscerli, ma soprattutto saprà il termine greco che corrisponde ad ognuno d'essi, in modo che si potrà poi fare una giustavalutazione e arrivare ad una definitiva conclusione.

Tutti i passi che citeremo qui di seguito, sono ovviamente presi dalla: «Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture» (così si chiama la Bibbia in italiano dei Testimoni di Geova). Al termine della citazione metteremo, tra parentesi quadra, il termine greco corrispondente alla parola Geova, così che sarà facilitata la consultazione della versione della TNM con il relativo termine greco.

EVANGELO DI MATTEO

1:20 «L'angelo di Geova gli apparve» [kyriou].
1:22 «Che era stato dichiarato da Geova» [kyriou].
1:24 «L'angelo di Geova gli aveva prescritto» [kyriou].
2:13 «L'angelo di Geova apparve in sogno» [kyriou].
2:15 «Ch'era stato dichiarato da Geova» [kyriou].
2:19 «L'angelo di Geova apparve in sogno» [kyriou].
3:3 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
4:4 «Che esce dalla bocca di Geova» [theou].
4:7 «Mettere alla prova Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
4:10 «Devi adorare Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
5:33 «Devi rendere a Geova i tuoi voti» [kyriō].
21:9 «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
21:42 «È stato adempiuto da Geova» [kyriou].
22:37 «Devi amare Geova il tuo Dio» kyrion ton theon].
23:39 - «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
27:10 «Il comandamento che Geova mi aveva dato» [kyrios].
28:2 «L'angelo di Geova aveva sceso» [kyriou].

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EVANGELO DI MARCO

1:3 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
5:19 «Cose che Geova ti ha fatte» [kyrios].
11:9 «Colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
12:11 «È stato adempiuto da Geova» [kyriou].
12:30 «Iddio nostro il solo Geova» [kyriou].
12:36 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].
13:20 «Se Geova non avesse abbreviato» [kyrios].

EVANGELO DI LUCA

1:6 «Esigenze legali di Geova» [kyriou].
1:9 «Entrò nel santuario di Geova»" [kyriou].
1:11 «L'angelo di Geova gli apparve» [kyriou].
1:15 «Sarà grande dinanzi a Geova» [kyriou].
1:16 «Molti dei figli d'Israele a Geova» [kyriou].
1:17 « per preparate a Geova un popolo» [kyriou].
1:25 «Così agito con me Geova» [kyrios].
1:28 «Favorita- Geova con te» [kyrios].
1:32 «Geova Dio gli darà il trono» [kyrios].
1:45 «Le furono dette da Geova» [kyriou].
1:46 «La mia anima magnifica Geova» [kyrion].
1:58 «Geova aveva magnificato la sua» [kyrios].
1:66 «La mano di Geova era in realtà» [kyriou].
1:68 «Benedetto sia Geova, L'Iddio» [kyrios].
1:76 «Andrai dinanzi a Geova» [kyriou].
2:9 «La gloria di Geova rifulse loro» [kyriou].
2:9 «L'angelo di Geova fu presso di» [kyriou].
2:15 «La quale Geova ci ha fatto conoscere» [ho kyrios].
2:22 «Per presentarlo a Geova» [tō kyriō].
2:23 «È scritto nella legge di Geova» [kyriou].
2:23 «Deve essere chiamato santo a Geova» [tō kyriō].
2:24 «Si dice nella legge di Geova» [kyriou].
2:26 «Veduto il Cristo di Geova» [kyriou].
2:39 «Secondo la legge di Geova» [kyriou].
3:4 «Preparate la via di Geova» [kyriou].
4:8 «Devi adorare Geova il tuo Dio» [kyrion].
4:12 «Non devi mettere alla prova Geova» [kyrion].
4:18 «Lo spirito di Geova è su di me» [kyriou].
4:19 «L'anno accettevole di Geova» [kyriou].
5:17 «Potenza di Geova era quivi» [kyriou].
10:27 «Devi amare Geova il tuo Dio» [kyrion].
13:35 «Che viene nel nome di Geova» [kyriou].
19:38 «Come re nel nome di Geova» [kyriou].
20:37 «Chiama Geova, l'Iddio di Abraam» [kyrion].
20:42 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].

EVANGELO DI GIOVANNI

1:23 «Rendete diritta la via di Geova» [kyriou].

6:45 «Tutti ammaestrati da Geova» [theou].
12:13 «Benedetto colui che viene nel nome di Geova» [kyriou].
12:38 «Geova, chi ha riposto fede» [Kyrie].
12:38 «al braccio di Geova, a chi» [kyriou].

ATTI DEGLI APOSTOLI

1:24 «Tu, Geova, che conosci i cuori» [Kyrie].
2:20 «Illustre giorno di Geova» [kyriou].
2:21 «Invocherà il nome di Geova» [kyriou].
2:25 «Costantemente Geova dinanzi» [kyrion].
2:34 «Geova ha detto al mio Signore» [kyrios].
2:39 «Quanti Geova nostro Dio chiami» [kyrios].
2:47 «Geova continuava a unire» [kyrios].
3:19 «vengano dalla persona di Geova» [kyriou].
3:22 «Geova Dio vi susciterà fra» [kyrios].
4:26 «Contro Geova e contro il suo Unto» [kyriou].
4:29 «Geova, presta attenzione alle» [Kyrie].
5:9 «Provato lo spirito di Geova» [kyriou].
5:19 «L'angelo di Geova aprì le porte» [kyriou].
7:31 «Venne la voce di Geova» [kyriou].
7:33 «Geova gli disse: Togliti» [ho kyrios].
7:49 «Mi edificherete? dice Geova»" [kyrios].
7:60 «Supplica Geova affinchè, se» [kyriou].
8:22 «Supplica Geova affinchè, se» [kyriou].
8:24 «Supplicazione per me a Geova» [kyrion].
8:25 «Ebbero detto la parola di Geova» [kyriou].
8:26 «L'angelo di Geova parlò a Filippo» [kyriou].
8:39 «Lo spirito di Geova condusse via» [kyriou].
9:31 «Camminava nel timore di Geova» [kyriou].
10:33 «Cose che Geova ti ha comandate» [kyriou].
11:21 «La mano di Geova era con loro» [kyriou].
12:7 «Ecco, si presentò l'angelo di Geova» [kyriou].
12:11 «So che Geova ha mandato il suo angelo» [ho kyrios].
12:17«Come Geova l'aveva condotto» [ho kyrios].
12:23 «L'angelo di Geova lo colpì» [kyriou].
12:24 «La parola di Geova cresceva» [kyriou].
13:2 «Servivano pubblicamente Geova» [tō kyriō].
13:10 «Le giuste vie di Geova» [kyriou].

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13:11 «La mano di Geova su di te» [kyriou].
13:12 «Dell'insegnamento di Geova» [kyriou].
13:44 «Per udire la parola di Geova» [theou].
13:47 «Geova ci ha imposto» [ho kyrios].
13:48 «Glorificavano la parola di Geova» [kyriou].
13:49 «La parola di Geova si diffondeva» [kyriou].
14:3 «Mediante l'autorità di Geova» [tō kyriō].
14:23 «Li affidarono a Geova» [tō kyriō].
15:17 «Cerchino premurosamente Geova» [ton kyrion].
15:17 «Con il mio nome, dice Geova» [kyrios].
15:35 «Notizia della parola di Geova» [kyriou].
15:36 «abbiamo proclamato la parola di Geova» [kyriou].
15:40 «Immeritata benignità di Geova» [kyriou].
16:14 «Geova aprì il suo cuore» [ho kyrios].
16:15 «Giudicata fedele a Geova» [tō kyriō].
16:32 «La parola di Geova» [theou].
18:21 «Di nuovo, se Geova vuole» [theou].
18:25 «Oralmente nella via di Geova» [kyriou].
19:20 «La parola di Geova cresceva»" [kyriou].
21:14 «Si compia la volontà di Geova» [kyriou].

EPISTOLA AI ROMANI

4:3 «Esercitò fede in Geova» [tō theō].
4:8 «Geova non attribuisce» [kyrios].
9:28 «Se Geova degli eserciti non ci» [kyrios].
10:13 «Invoca il nome di Geova» [kyriou].
10:16 «Geova, chi ha riposto fede» [Kyrie].
11:3 «Geova, essi hanno ucciso i profeti» [Kyrie].
11:34 «Conosciuto la mente di Geova» [kyriou].
12:11 «Siate schiavi di Geova» [tō kyriō].
12:19 «Ricompenserà, dice Geova» [kyrios].
14:4 «Geova lo può far stare in» [ho kyrios].
14:6 «Il giorno lo osserva per Geova» [kyriō].
14:6 «Mangia, mangia per Geova» [kyriō].
14:6 «Mangia, non mangia per Geova» [kyriō].
14:8 «Viviamo, viviamo per Geova» [tō kyriō].
14:8 «se moriamo, moriamo per Geova» [tō kyriō].
14:8 «Apparteniamo a Geova» [kyriou].
14:11 «Come io vivo, dice Geova» [kyrios].
15:11 «Lodate Geova nazioni tutte» [ton kyrion].

1 EPISTOLA AI CORINZI

1:31 «Si vanti in Geova» [kyriō].
2:16 «Conosciuto la mente di Geova» [kyriou].
3:20 «Geova sa che i ragionamenti» [kyrios].
4:4 «Chi mi esamina è Geova» [kyrios].

4:19 «Fra breve, se Geova vuole» [ho kyrios].
7:17 «Come Geova ha dato a ciascun» [kyrios].
10:9 «né mettiamo Geova alla prova» [ton kyrion].
10:21 «Bere il calice di Geova» [kyriou].
10:21 «Alla tavola di Geova» [kyriou].
10:22 «Incitiamo Geova a gelosia» [ton kyrion].
10:26 «A Geova appartengono la terra e» [kyriou].
11:32 «Disciplinati da Geova» [kyriou].
14:21 «Ascolto, dice Geova» [kyrios].
16:7 «Con voi, se Geova lo permette» [ho kyrios].
16:10 «Compie l'opera di Geova» [kyriou].

2 EPISTOLA AI CORINZI

3:16 «Vi è una conversione a Geova» [kyriou].
3:17 «Ora Geova è lo Spirito» [kyrios].
3:17 «Dov'è lo spirito di Geova» [kyriou].
3:18 «Specchi la gloria di Geova» [kyriou].
6:17 «Separatevi, dice Geoca» kyrios].
6:18 «Figlie, dice Geova» [kyrios].
8:11 «Dinanzi a Geova» [kyriou].
10:17 «Vanta, si vanta in Geova» [kyriō].
10:18 «L'uomo che Geova raccomanda» [ho kyrios].

EPISTOLA AI GALATI

3:16 «Ripose fede in Geova» [tō theō].

EPISTOLA AGLI EFESINI

2:21 «In un tempio santo a Geova» [kyriō].
5:17 «Qual'è la volontà di Geova» [kyriou].
5:19 «Musica nei vostri cuori a Geova» [tō theō].
6:4 «Autorevole consiglio di Geova» [kyriou].
6:7 «Inclinazioni, come a Geova» [tō kyriō].
6:8 «Riavrà da Geova» [kyriou].

EPISTOLA AI COLOSSESI

1:10 «In modo degno di Geova» [kyriou].
3:13 «Come Geova vi perdonò» [ho kyrios].
3:16 «Nei vostri cuori a Geova» [tō theō].
3:22 «Di cuore, nel timore di Geova» [ton kyrion].
3:23 «Tutta l'anima come a Geova» [tō kyriō].
3:24 «Da Geova riceverete la dovuta» [tō kyriō].

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1 EPISTOLA AI TESSALONICESI

1:8 «La parola di Geova ha risuonato» [kyriou].
4:6 «Geova uno che esige» [kyrios].
4:15 «Diciamo per la parola di Geova» [kyriou].
5:2 «Il giorno di Geova viene» [kyriou].

2 EPISTOLA AI TESSALONICESI

2:2 «Il giorno di Geova sia» [kyriou].
2:13 «Fratelli amati da Geova» [kyriou].
3:1 «La parola di Geova continui» [kyriou].

2 EPISTOLA A TIMOTEO

1:18 «Misericordia presso Geova» [para kyriou].
2:19 «Geova conosce quelli che gli»[kyrios].
2:19 «Nomina il nome di Geova» [kyriou].
4:14 «Geova gli renderà secondo le» ho kyrios].

EPISTOLA AGLI EBREI

2:13 «I fanciullini che Geova mi ha dati» [ho theos].
7:21 «Geova ha giurato (e non si rammaricherà» [kyrios].
8:2 «Che Geova e non un uomo eresse» [ho kyrios].
8:8 «Ecco, vengono i giorni, dice Geova» kyrios].
8:9 «Così che io ho smesso di aver cura di loro dice Geova» [kyrios].
8:10 «Dopo quei giorni dice Geova» [kyrios].
8:11 «Dicendo: Conosci Geova» [ton kyrion].
10:16 «Questo è il patto che stipulerò con loro dopo quei giorni, dice Geova» [kyrios].
10:30 «E di nuovo: Geova giudicherà il suo popolo» [kyrios].
12:5 «Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova» [kyriou].
12:6 «Poiché Geova disciplina colui che ama» [kyrios].
13:6 «così che possiamo aver coraggio e dire: Geova è il mio soccorritore» [kyrios].

EPISTOLA DI GIACOMO

1:7 «Infatti, non supponga quell'uomo che riceverà alcuna cosa da Geova» [kyriou].

1:12 «Riceverà la corona della vita, che Geova ha promesso» [ho kyrios].
2:23 «Abraamo ripose fede in Geova» [tō theō].
3:9 «Con essa benediciamo Geova» [ton kyrion].
4:10 «Umiliatevi agli occhi di Geova» [kyriou].
4:15 «Se Geova vuole, vivremo» [ho kyrios].
5:4 «Le grida d'aiuto dei mietitori sono giunte agli orecchi di Geova» [kyriou].
5:10 «I profeti che parlarono nel nome di Geova» [kyriou].
5:11 «Geova è molto tenero» [ho kyrios].
5:11-«Avete udito della pazienza di Giobbe e avete visto il risultato che Geova diede» [kyriou].
5:14 «Spalmandolo d'olio nel nome di Geova» [kyriou].
5:15 «La preghiera della fede farà stare bene l'indisposto e Geova lo desterà» [ho kyrios].

1 EPISTOLA DI PIETRO

1:25 «Ma la parola di Geova dura per sempre» [kyriou].
3:12 «Gli occhi di Geova sono sopra i giusti» [kyriou].
3:12 «Ma (la) faccia di Geova è contro quelli che fanno cose malvage» [kyriou].

2 EPISTOLA DI PIETRO

2:9 «Geova sa liberare le persone» [kyrios].
2:11 «Gli angeli, benché siano più grandi per forza e potenza, non recano contro di loro alcuna accusa, in termini ingiuriosi, per rispetto verso Geova» [kyriō].
3:8 «un giorno è presso Geova come mille anni» [kyriō].
3:9 «Geova non è lento riguardo alla sua promessa» [kyrios].
3:10 «Tuttavia, il giorno di Geova verrà come un ladro» [kyriou].
3:12 «Aspettando e tenendo bene in mente la presenza del giorno di Geova» [theou].

EPISTOLA DI GIUDA

5 «Nonostante che conosciate ogni cosa una volta per sempre, che Geova» [kyrios].
9 «Ma disse: Ti rimproveri Geova» [kyrios].
14 «Quando disse: Ecco, Geova è venuto»[kyrios].

APOCALISSE

1:8 «Io sono l'Alfa e l'Omega, dice Geova Dio» [kyrios].
4:8 «Santo, santo, santo è Geova Dio» [ho kyrios].
4:11 «Degno, sei Geova, Dio nostro» [ho kyrios].
11:17 «Ti ringraziamo, Geova Dio» [Kyrie].
15:3 «Grandi e meravigliose son le tue opere, Geova Dio» [Kyrie].
16:7 «E udìi l'altare dire: sì, Geova Dio, onnipotente» [Kyrie].
18:8 «Perché Geova Dio che l'ha giudicata» [kyrios].
19:6 «Lodate YAH, perché Geova il nostro Dio» [kyrios].
21:22 «poiché Geova Dio, l'onnipotente è il suo tempio» [kyrios] [Cfr. per il termine kyrios, W. Foerster, GLNT, V, Col. 1341-1391; 1450-1487; G. Quell, GLNT, V, Col. 1391-1450].
22:5 «Perché Geova Dio diffonderà luce su di loro» [kyrios].
22:6 «Geova l'Iddio delle ispirate» [ho kyrios].

PS: Se al termine del capitolo 13 ci sono domande da fare, fatele prontamente e risponderemo con premura
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21/11/2011 00:08

PARTE TERZA




LA NEGAZIONE DELLA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO A

CONFRONTO CON LE S. SCRITTURE




Capitolo 14




CONFRONTO DEI VARI PASSI DEL N.T. IN CUI È STATO

INTRODOTTO IL NOME DI GEOVA




Onde dare una definitiva e completa prova che dei 233 testi in cui la TNM della Torre di Guardia ha introdotto Geova, molti di essi si riferiscono inconfutabilmente a Gesù Cristo, riportiamo per esteso tutti quei passi, che a nostro avviso, si applicano a Gesù Cristo. Matteo 3:3:

Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: V’è una voce d’uno che grida nel deserto: - Preparate la via del Signore [kyriou], - addirizzate i suoi sentieri.

L’unica parola che abbiamo aggiunta al testo, è il termine greco kyriou, messo tra parentesi quadre, da permettere così per ogni testo che citeremo, di conoscere il termine greco relativo al Signore e per la maggior parte a Geova, come viene usato nella versione della TNM. Leggendo la relativa citazione di questo testo in Isaia 40:3, è detto:

La voce d’uno grida: Preparate nel deserto la via dell’Eterno, appianate nei luoghi aridi la strada per il nostro Dio.

Che il profeta si riferisse a Geova, quando diceva di preparare la via nel deserto, è fuori d’ogni discussione. Però, quando leggiamo questa citazione nel N.T., la parola è applicata a Gesù Cristo. È infatti di Gesù Cristo, che Giovanni Battista dice:

Ben vi battezzo io con acqua, in vista del ravvedimento, ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non son degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco (Matteo 3:11).

A sostegno che Matteo 3:3 parli di Gesù Cristo e non di Geova, leggiamo (Luca 1:76) in cui è detto:

E tu, piccolo fanciullo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, - perché andrai davanti alla faccia del Signore [kyriou] per preparare le sue vie.

Di chi parlava Zaccaria, quando profetizzando diceva: Andrai davanti alla faccia del Signore per preparar le sue vie? Ci domandiamo con meraviglia e con stupore nello stesso tempo come mai la TNM, nelle parole di (Luca 1:76), vede Geova e non Gesù Cristo. Giovanni Battista, secondo questa profezia, sarebbe dovuto andare innanzi a Geova, dice la Torre di Guardia. Si noti che il verbo andare è al futuro andrai. Ciò vuol dire che sarebbe arrivato il tempo che questo fanciullo, sarebbe andato innanzi a Geova. Questo significa, come minimo due cose:

1) O che Geova non era ancora arrivato;
2) Oppure che Geova, trovandosi tra le montagne della Giudea, dove abitava Zaccaria, Elisabetta e Giovanni, non si era fatto ancora conoscere.

Come si può sostenere una simile interpretazione derivata dalla versione della TNM che Giovanni Battista sarebbe andato innanzi a Geova? Ciò voleva dire in ultima analisi che Geova, in persona, sarebbe andato dietro a Giovanni Battista. Ci vuole forse una elevata cultura per vedere l’infondatezza di questa interpretazione? Tutto è possibile a meno che la Torre di Guardia non ammetti che Gesù Cristo è Geova fatto carne.

Chi legge la storia di Giovanni Battista e la sua relativa missione in parallelo con Isaia 40:3, non dovrà fare tanta fatica a riconoscere che il Geova di cui parlava il profeta, era proprio Gesù Cristo, nei passi di (Matteo 3:3; Luca 1:76 e Giovanni 1:23).

Marco 5:19: Comunque, non glielo permise, ma gli disse: Vai a casa, dai tuoi parenti; e comunica loro tutte le cose che Geova ti ha fatte e la misericordia che ha avuta per te (la TNM).

Leggendo tutto il contesto intorno a questa liberazione, il lettore non avrà la minima incertezza che il personaggio che libera dai demoni l’uomo di Gadara e del quale ha avuto misericordia nel liberarlo, è stato proprio Gesù, il Figlio di Dio. Non c’è dunque da meravigliarsi se questo stesso Gesù, ordina a quell’uomo miracolato di andare in casa dei suoi parenti e raccontare loro le grandi cose che Egli ha fatte [ho kyrios] = il Signore, e non Geova, come ha interpretato la TNM della Torre di Guardia.

Luca 1:17: Ed andrà dinanzi a lui con lo Spirito e la potenza di Elia, per far tornare i cuori dei padri ai figli e i disubbidienti alla saggezza dei giusti, per preparare a Geova [kyriō] un popolo ben disposto (la TNM).

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 21/11/2011 00:09]
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22/11/2011 00:07

Anche questo testo ha a che fare con Isaia 40:3 e Malachia 3:1, per quanto riguarda tutta l’opera del Battista. Si sa con estrema certezza che nonostante (Isaia 40:3 e Malachia 3:1) parlino chiaramente di Geova, nell’adempimento del suo mandato, il Battista, andò innanzi a Gesù, annunziando a tutta la nazione ebraica il ravvedimento e invitandola a ricevere colui che veniva dietro a lui, cioè Gesù Cristo, il Figlio di Dio, come il Messia promesso, dalla legge e dai profeti.

Luca 1:46: E Maria disse: La mia anima magnifica Geova [kyrion] e il verso seguente aggiunge: E lo spirito mio non può fare a meno di esultare in Dio mio Salvatore (la TNM).

Da questi due vv. appare chiaramente che tra Geova e Dio Salvatore non c’è nessuna differenza. Allora, il cantico di Maria era rivolto a Geova che poi era anche il suo Salvatore. Da tutto il N.T. sappiamo che colui che salva gli uomini dai loro peccati, è Gesù Cristo.

Ed ella partorirà un figliolo, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati (Matteo 1:21).

Di Gesù Cristo, inoltre viene detto:
Poiché il Figliuol dell’uomo e venuto per cercare e salvare ciò che era perito (Luca 19:10).

Paolo conosceva colui che l’aveva mandato a predicare l’evangelo, come: Dio, nostro Salvatore (Tito 1:13). Che questo Dio era Gesù Cristo, appare chiaramente da (Atti 9:5; 26:15-18) in cui è detto:

Chi sei Signore? E il Signore rispose: Io son Gesù, che tu perseguiti. Ma levati, e stai in piedi, perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora. Liberandoti da questo popolo e dai gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla podestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati.

Anche se Dio Padre viene chiamato dalle Scritture: Dio, nostro Salvatore (Tito 1:3; 2:10; 3:4), è anche pur vero che Gesù Cristo viene chiamato dalla stessa Scrittura: Gesù Cristo, nostro Salvatore (Tito 1:4; 2:13; 2 Pietro 1:2).

Luca 3:4: Come è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: Ascoltate! Qualcuno grida nel deserto: Preparate la via di Geova [kyriou], rendete diritte le sue strade (la TNM).

Questo testo è in parallelo con (Matteo 3:3; Marco 1:3; Luca 1:76 e Giovanni 1:23), e dato che hanno tutti come citazione (Isaia 40:3), di cui abbiamo chiaramente specificato sopra, rimandiamo al commento che già abbiamo fatto.

Luca 5:17: Durante uno di quei giorni egli insegnava, ed erano ivi seduti i Farisei e maestri della legge che erano venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea e di Gerusalemme, e la potenza di Geova [kyriou] era ivi perché egli sanasse (la TNM).

Leggendo tutto il racconto nel suo contesto, appare chiaramente che la persona presente in quel luogo, pronta per sanare, era proprio Gesù Cristo. Siccome la virtù o la prerogativa di sanare è divina, ecco perché il termine [kyriou], applicato a Gesù, viene tradotto Geova.

Atti 2:21: E chiunque invocherà il nome di Geova [kyriou] sarà salvato (la TNM).

Anche se questa è una citazione di (Gioele 2:32), è in perfetto parallelismo con (Romani 10:13). Siccome (Atti 2:21 e Romani 10:13) parlano della salvezza e questa salvezza viene per mezzo di Gesù Cristo, il quale venne per salvare gli uomini dai loro peccati, ne consegue che questi due testi vanno applicati al Cristo e non a Geova.

Atti 8:25: Perciò, quando ebbero dato completa testimonianza ed ebbero detto la parola di Geova [kyriou], essi tornarono in Gerusalemme, dichiarando la buona notizia a molti villaggi dei Samaritani (la TNM).

Chi legge questo testo alla luce del suo contesto, apprende quanto segue:
1) Filippo scese per il primo nella città di Samaria, e vi predicò Cristo (Atti 8:5).
2) La gente di Samaria, sentiva parlare Filippo della buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo (Atti 8:12). Secondo Matteo 28:19, in cui è detto: Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli e (Marco 16:15): E disse loro, Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo, appare chiaro che fu Cristo che diede l’ordine agli apostoli di andare per il mondo a predicare l’evangelo e d’insegnare di osservare tutte le cose che egli aveva loro ordinato.

Dal momento che (Atti 8:5) dice che Filippo predicava Cristo, il regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, la parola che Pietro e Giovanni annunziarono, non poteva essere un’altra parola, differente da quella che Filippo aveva predicato. Ne consegue, per forza di coerenza, che la parola dei due apostoli, era quella di Cristo, la stessa che avevano udita dalla sua bocca, quando era sulla terra con loro avendo ordinato loro di predicarla per tutto il mondo. Va da sé quindi, che (Atti 8:25), si deve applicare a Gesù Cristo e non a Geova.

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23/11/2011 00:12

Atti 12:24: Ma la parola di Geova [kyriou] cresceva e si diffondeva (la TNM). Che questa parola fosse quella del Vangelo, è provato da (Colossesi 1:5,6), in cui è detto:

A motivo della speranza che vi è riposta nei cieli che avete da tempo conosciuta mediante la predicazione della verità del vangelo che è pervenuto sino a voi, portando frutto come sta crescendo in tutto il mondo nel modo che fa pure tra voi dal giorno che udiste e conosceste la grazia di Dio in verità.

Quindi, la parola che cresceva e che si diffondeva era proprio quella di Cristo, come abbiamo dimostrato, e non quella di Geova, come si vorrebbe far credere.

Atti 13:12: Quindi il proconsole, visto ciò che era accaduto, divenne credente, essendo stupito dell’insegnamento di Geova [kyriou] (la TNM).

Paolo non insegnava una dottrina diversa da quella che gli apostoli insegnavano; insegnava esattamente la dottrina di Cristo, la stessa di cui è detto in (Atti 2:42): [C\Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, e che poi più tardi, lo stesso Paolo scriverà: Predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Corinzi 1:24). È chiaro, pertanto, da quanto detto sopra, che (Atti 13:12) si applica a Cristo e non a Geova.

Atti 13:47: Infatti Geova [ho kyrios] ci ha imposto comandamento con queste parole: Ti ho ho stituito come luce di nazioni, onde tu sia una salvezza fino all’estremità della terra (la TNM).

Queste parole di Paolo fanno espressamente eco con quelle di (Matteo 28:19 e Marco 16:15), testi già esaminati e con (Atti 26:16,17,18), dei quali pure abbiamo data spiegazione. Anche se (Atti 13:47) è chiaramente una citazione di (Isaia 49:6), è sempre vero, tuttavia, il fatto che Paolo ricevette la chiamata al ministero, direttamente da Gesù Cristo. Alla luce di quanto sopra, rimane chiaro che (Atti 13:47) è un testo che va applicato a Gesù Cristo e non a Geova.

Atti 13:48: Udendo ciò, quelli delle nazioni si rallegravano e glorificavano la parola di Geova[kyriou] (la TNM).

Questo testo deve essere letto alla luce del contesto relativamente al discorso che Paolo fece nella Sinagoga di Antiochia di Pisidia. In questo luogo, Paolo fa la cronistoria della vita degli israeliti, dicendo loro per ultimo che Iddio, secondo la promessa, aveva suscitato ad Israele un Salvatore, nella persona di Gesù. Più tardi parlò loro della morte e della resurrezione di Cristo, e concludeva:

E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figlioli, risuscitando Gesù.

Poi aggiungeva:
Siavi dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui v’è annunziata la remissione dei peccati (Atti 13:32-33,38).

Li esortava quindi a non sprezzare questa grazia che veniva loro offerta, dato che mediante tutta la legge di Mosè, non avevano potuto ottenere la giustificazione, che veniva offerta invece in Cristo Gesù. Alla luce di tutto questo contesto, anche se Paolo fa riferimento alla parola di Geova, così come era stata esposta nell’A.T., appare chiaro che l’apostolo sta parlando di Gesù Cristo, Colui attraverso il quale veniva annunziata la remissione dei peccati. È più che logico, quando leggiamo al v. 48 che i gentili, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la parola di Dio.

Pensare solamente alla parola di Geova e non a quella di Gesù Cristo, significa non capire che l’una e l’altra è parola di Dio.

Atti 13:49: Inoltre, la Parola di Geova[kyriou] si diffondeva in tutto il paese (la TNM).

Per gli stessi motivi del v. 48, dato che lo stesso Paolo diffondeva la parola del Signore, bisogna pensare, non soltanto a Geova, ma anche a Gesù Cristo, il personaggio centrale di tutto il messaggio apostolico che veniva diffuso, secondo l’ordine che Cristo aveva dato loro.

Atti 14:3: Perciò trascorsero considerevole tempo, parlando con baldanza mediante l’autorità di Geova[kyriō], che rendeva testimonianza alla parola della sua immeritata benignità, concedendo che segni e portenti avvenissero mediante le loro mani (la TNM).

In questo testo ci viene detto che colui, che la Torre di Guardia chiama Geova, dava autorità agli apostoli: Paolo e Barnaba e che lo stesso personaggio, rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo di operare per le mani degli apostoli, segni e prodigi. Da (Marco 16:19,20) sappiamo che:

Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto in cielo, e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare da per tutto, operando il Signore [kyriou] con essi e confermando la parola con i segni che l’accompagnavano.

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24/11/2011 00:05

Come mai il [kyriou] di (Marco 16:20), ch’è in parallelo con (Atti 14:3), non viene tradotto Geova? Se (Marco 16:20) dice chiaramente che era Gesù Cristo che operava, confermando la parola con i segni, perché allora pensare che (Atti 14:3), era Geova a dare autorità agli apostoli e rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, con segni e prodigi? Eppure la Torre di Guardia va dicendo per il mondo che Geova dava agli apostoli autorità per fare i segni e i prodigi che facevano e non Gesù Cristo, Colui che non merita di essere messo in primo piano alla pari di Geova.

Atti 14:23: Inoltre, costituirono per loro nella congregazione degli anziani e, pregando con digiuni, li affidarono a Geova [kyriō] in cui eran divenuti credenti (la TNM).

Chi legge tutto il capitolo 14 di questo libro degli Atti, si rende subito conto che il personaggio che gli apostoli presentavano nella loro predicazione agli uomini, era Gesù. Era con la legge di Mosè che si predicava il nome di Geova, ma con l’avvento della grazia, il nome che si predica dappertutto, era quello di Gesù, in obbedienza alla sua stessa parola che aveva esplicitamente detto:

Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remission dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Luca 24:46-47).

Pietro, nel giorno della Pentecoste aveva additato alle folle Gesù Cristo come la persona in cui dovevano credere, sia per essere salvati e sia per essere battezzati con lo Spirito Santo (cfr. Atti 2). Dal momento che (Atti 14:23) dice chiaramente che quelli che gli apostoli, Paolo e Barnaba, raccomandarono al Signore, in cui avevano creduto. Il [kyriō] di questo testo, non può essere Geova, bensì Gesù Cristo, di cui tutto il N.T. rende testimonianza.

Atti 15:35: Comunque, Paolo e Barnaba trascorrevano il tempo in Antiochia, insegnando e dichiarando, con molti altri, la buona notizia della parola di Geova [kyriou] (la TNM).

Quando si pensa al capito 14 di questo libro degli Atti, e soprattutto quando si tiene bene presente che sono gli stessi apostoli, menzionati in questo testo, e si ricorda quello che facevano Paolo e Barnaba, come è possibile, ci domandiamo ancora una volta, che la Torre di Guardia, pensi a Geova, nel sopra citato passo di (Atti 15:35), quando tutta la predicazione e l’insegnamento che facevano questi uomini, erano imperniati intorno al nome e all’opera di Cristo Gesù? Anche (Atti 15:36-40) deve essere interpretato nella stessa maniera di cui sopra.

Atti 16:14: E una certa donna di nome Lidia, venditrice di porpora, della città di Tiatira e adoratrice di Dio, ascoltava, e Geova [ho kyrios] aprì il suo cuore perché prestasse attenzione alle cose che erano dette da Paolo (la TNM).

Di questa donna Lidia, che il nostro testo menziona, viene detto che gli venne aperto il cuore (da Geova, dice la Torre di Guardia). Ma perché si ostina ad insistere che Geova aprì il cuore di Lidia? Gesù Cristo, non può aprire il cuore di una persona per capire le cose che le vengono dette da parte di Dio?

A noi sembra che (Atti 16:14) possa essere messo in parallelo con (Luca 24:45), in cui è detto: Allora aprì (Cristo Gesù) loro la mente per intendere le Scritture. Se Gesù Cristo aprì la mente dei due discepoli che camminavano sulla via di Emmaus per intendere le Scritture, c’è forse da meravigliarsi o è fuori della logica, che lo stesso Gesù abbia potuto aprire il cuore di Lidia per capire le cose che Paolo diceva, quale apostolo di Gesù Cristo? Anche (Atti 16:15), in cui è detto:

Or essendo stata battezzata, ella e la sua casa, disse con supplica: Se mi avete giudicata fedele a Geova [kyriō], entrate nella mia casa e restate. E ci fece forza (la TNM).

Lidia, aveva da poco tempo creduto in Cristo, ed il fatto che era stata battezzata, dimostra che, nonostante temesse Iddio, la nuova fede che Paolo predicava, era quella di Cristo e lei l’aveva accettata. È in virtù di questa nuova situazione che questa donna invita Paolo e Sila ad entrare in casa sua, perché si rende conto che Paolo aveva capito che lei era fedele al Signore [kyriō], nel quale da poco tempo aveva creduto. Tutta la predicazione che Paolo faceva, era relativa al nome e all’opera di Gesù Cristo, e Lidia avendo creduto a questo messaggio, non vi fu alcuna incertezza in Paolo per battezzarla.

Quando poi esaminiamo (Atti 16:32) e lo leggiamo alla luce del suo contesto, appare chiaro, che il carceriere di Filippi, quando in quella notte, si verificò quel terremoto, che scosse le fondamenta della prigione, aprì tutte le porte e sciolse tutti i legami dei prigionieri, dato che chiese a Paolo e a Sila: Signori, che debbo fare per essere salvato?

E la risposta fu: Credi nel Signor Gesù e sarai salvato tu e la casa tua, ci porta ad una conclusione. Quel carceriere aveva accettato in quella notte il messaggio di Paolo relativo al nome di Gesù, e in lui aveva anche accettato la sua salvezza che gli veniva offerta. Alla luce di tutto questo contesto, bisogna intendere le parole di (Atti 16:32) che dicono: Poi annunziarono la parola del Signore (e non di Geova, come erroneamente ha reso la TNM), a lui e a tutti coloro che erano in casa sua.

Come conseguenza che la casa del carceriere di Filippi aveva accettato Cristo Gesù e la salvezza in lui, vengono battezzati. Chi tiene presente il valore del contesto biblico, quando legge (Atti 16:32), non potrà fare a meno di pensare a Gesù Cristo, oggetto della predicazione di Paolo.

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25/11/2011 00:15

Atti 19:20: Così in modo potente la parola di Geova [kyriou] cresceva e prevaleva (la TNM).

È sempre Paolo il protagonista di tutto quello che si legge in questo capitolo, e come risultato del suo ministero di annunziare Cristo, il testo sacro dice: E molti di quelli che eran divenuti credenti venivano, confessando e comunicando apertamente le loro pratiche (la TNM).

E, come per dare una nota conclusiva del lavoro missionario dell’apostolo Paolo, Luca specifica: Così la parola di Dio, (cioè il messaggio di cui Paolo era stato incaricato da Gesù Cristo di proclamare), cresceva e si rafforzava.

Atti 21:14: Non volendo egli essere dissuaso, ci rassegnammo con le parole: Si compia la volontà di Geova [kyriou] (la TNM).

Se questo testo viene messo in confronto con (Atti 9:15,16), in cui è detto:
Ma il Signore gli disse: Vai, perché egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai gentili, ed ai re, ed ai figli d’Israele; poiché io gli mostrerò quante cose debba patire per il mio nome,

si può subito vedere un parallelo tra questi due testi, che ci permettono di individuare di quale volontà parli (Atti 21:14), se è quella di Geova, come dice la Torre di Guardia, o quella di Gesù Cristo, del quale l’apostolo era stato incaricato e mandato.

Romani 10:13: Poiché chiunque invocherà il nome di Geova [kyriou] sarà salvato (la TNM).

Per capire il [kyriou] di questo testo e a chi Paolo l’attribuisce, crediamo opportuno metterlo in parallelo con (1 Corinzi 1:2), in cui è detto: Alla congregazione di Dio che è in Corinto, a voi che siete stati santificati unitamente a Cristo Gesù, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore, Gesù Cristo, Signore loro e nostro (la TNM).

Da questo testo sappiamo, senza tema di essere smentiti, che in ogni luogo, vi sono quelli che invocano Gesù Cristo, ch’è il Signore loro e nostro. Non è tanto importante sapere chi sono quelli che invocano il Signor Gesù Cristo, e tanto meno per quale motivo, quanto sapere che il nome del Signore Gesù Cristo, ai tempi degli apostoli, era invocato da coloro che principalmente lo avevano accettato come loro Salvatore e Signore. Allora, (Romani 10:13), parla chiaramente di Gesù Cristo e non di Geova.

Romani 12:11: Non vi attardate nelle vostre faccende. Siate ferventi nello spirito. Siate schiavi di Geova [kyriō] (la TNM).

Quando Paolo esortava la Comunità di Romania a servire tō kyriō, che la Torre di Guardia interpreta Geova, chi meglio dello stesso Paolo potrà dirci a chi si riferiva l’apostolo? Ascoltiamo insieme quello che egli scrisse in (Colossesi 3:24), per capire meglio (Romani 12:11). Sapendo che dal Signore riceverete l’eredità. Servite a Cristo il Signore. Se in questo testo Paolo fa esplicito riferimento a Cristo il Signore, non vediamo come non debba intendersi nella stessa maniera (Romani 12:11) [Tanto più che la stessa TNM, in Colossesi 3:24, dice espressamente: «...siate schiavi del Signore, Cristo»].

Romani 14:8: Poiché se viviamo, viviamo per Geova [tō kyriō], e se moriamo moriamo per Geova [tō kyriō]. Perciò sia se viviamo che se moriamo, apparteniamo a Geova [kyriou] (la TNM).

Il vivere, il morire e l’appartenere, di cui parla Paolo, viene specificato dallo stesso apostolo, in altre parti delle sue epistole. Se (Romani 14:8) viene letto alla luce di (Filippesi 1:20,21), in cui è detto:

Secondo la mia viva aspettazione e la mia speranza di non essere svergognato in cosa alcuna; ma che con ogni franchezza ora come sempre Cristo sarà magnificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno.

Meglio di così Paolo non avrebbe potuto specificare il suo vivere e il suo morire. Se poi al testo di (Filippesi 1:20,21) aggiungiamo quello di (1 Tessalonicesi 5:10), in cui è detto: Il quale (Gesù Cristo) è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Quando questi testi si leggono in parallelo con (Romani 14:8), non si può arrivare ad una diversa conclusione, cioè: il [kyriō] di (Romani 14,8) è Gesù Cristo e non Geova. Confronta gli stessi paralleli anche nella TNM.

1 Corinzi 2:16: Poiché chi ha conosciuto la mente di Geova [kyriou], onde la istruisca?. Ma noi abbiamo la mente di Cristo (la TNM).

Anche se le parole di questo testo sono una chiara citazione di Isaia 40:13, è pur vero che Paolo li applichi a Gesù Cristo, quando dice: Ma noi abbiamo la mente di Cristo.

1 Corinzi 4:4: Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono provato giusto, bensì chi mi esamina è Geova [kyrios] (la TNM).

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26/11/2011 00:06

Si veda l’ampia spiegazione che abbiamo dato per questo testo, nel primo capitolo della terza parte di questo stesso libro.

1 Corinzi 4:19: Ma io verrò da voi fra breve, se Geova [ho kyrios] vuole, e conoscerò non la parola di quelli che si sono gonfiati, ma (la loro) potenza (la TNM).

(Romani 1:1) dice che Paolo è schiavo di Gesù Cristo, ragione per cui l’apostolo dipende dal suo nuovo padrone. Non è quindi come vorrebbe la Torre di Guardia, quando dice: Se Geova vuole, ma bensì, se il mio Signore Gesù Cristo, al quale son divenuto schiavo, vuole, verrò.

1 Corinzi 10:21: Voi non potete bere il calice di Geova [kyriou] e il calice dei demoni; non potete partecipare alla tavola di Geova [kyriou] e alla tavola dei demoni (la TNM).

In questo testo si parla di calice e di tavola di Geova, dice la Torre di Guarda. Per accertarsi che questa loro interpretazione è errata, non occorrerà fare grandi ricerche o leggere chissà quanti libri; basta leggere attentamente il contesto di questo brano, per vedere l’errore di questa interpretazione. Anzitutto, si tenga ben presente che Paolo sta mettendo in guardia la comunità di Corinto, del pericolo che c’è nel seguire l’idolatria; quindi, dice loro:

Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo?

Poi, per ricordare la morte di Gesù Cristo, l’apostolo dice:
Poiché ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che il Signor Gesù, nella notte che fu tradito, prese il pane; e dopo aver rese grazie, lo ruppe e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue: fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga. Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore (1 Corinzi 11:23-27).

Paolo non conosce altro calice che non sia quello che parla del sangue di Cristo; perciò non ha esitazione ad indicarlo alla fratellanza come mezzo di comunione con lo stesso Cristo che versò il suo sangue sulla croce del Calvario. Quando l’apostolo parla di non bere indegnamente il calice del Signore, perché la TNM non rende il testo di (1 Corinzi 11:27) nella stessa maniera che ha fatto per (1 Corinzi 10:21)? C’è forse traccia in questi due testi di due diversi calici: Quello di Geova e quello del sangue di Gesù Cristo? Come si può arrivare ad una simile assurdità, quella della Torre di Guardia quando traduce (1 Corinzi 10:21), calice di Geova?

In tutto il N. T. non si parla d’altro che del calice del Signore, e sempre in relazione col sangue di Gesù Cristo, eccetto quei passi dove il termine viene usato per indicare sofferenze e martirio. Quando poi si passa ad analizzare la tavola del Signore, Paolo usa questo termine sempre in relazione col corpo di Cristo. Perché allora far leggere (1 Corinzi 10:21), calice di Geova e tavola di Geova?

Questo è veramente rispetto per il nome di Geova, o è piuttosto odio e avversione verso la nobiltà e la divinità di Gesù Cristo? A noi sembra che quando la Torre di Guardia si vanta di essere la sola che proclami il nome di Geova, lo faccia sempre a danno e a scapito di Gesù Cristo. Questo discorso non è in accordo con (Giovanni 5:23), che vuole che si dia al Figlio = Gesù Cristo, lo stesso onore del Padre.

1 Corinzi 11:32: Comunque, quando siamo giudicati, siamo disciplinati da Geova [kyriou], affinché non siamo condannati col mondo (la TNM).

Dato che questo testo parla di giudicare, rimandiamo il lettore alla prima parte, capitolo III di questo libro, dove abbiamo dimostrato ampiamente che il giudice, dei vivi e dei morti, è Gesù Cristo.

1 Corinzi 16:7: Poiché non vi voglio vedere ora di passaggio, giacché spero di rimanere un po’ di tempo con voi, se Geova [ho kyrios] lo permette (la TNM).

Questo testo si trova nella stessa posizione di (Romani 14:8; Filippesi 1:20,21 e 1 Tessalonicesi 5:10). Rimandiamo il lettore a quei testi già discussi.

1 Corinzi 16:10: Comunque, se arriva Timoteo, fate in modo che sia senza timore fra voi, poiché egli compie l’opera di Geova [kyriou], come la compio io (la TNM).

Dal momento che in questo testo viene affermato che Timoteo compie lo stesso lavoro di Paolo, è una prova che Timoteo e Paolo, stanno lavorando per la stessa causa, ch’è quella di Cristo, dal quale, almeno Paolo, era stato incaricato dallo stesso Gesù.

2 Corinzi 3:16: Ma quando vi è una conversione a Geova, il velo è tolto (la TNM).

Chi legge il contesto di questa Scrittura, rimarrà perplesso, a dir poco, come ha potuto fare la TNM della Torre di Guardia a rendere il [kyrios] di (2 Corinzi 3:16) con Geova? Paolo sta raccontando la storia del popolo d’Israele ai tempi di Mosè, con dei particolari che è impossibile negarli.

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