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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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29/10/2011 00:11


SECONDA PARTE




LE CARATTERISTICHE DI GESÙ CRISTO PRESENTATE DALLE

S. SCRITTURE




Capitolo 7




PERFEZIONI ATTRIBUITE A GESÙ CRISTO




1) ESISTENZA PRIMA DELLA FONDAZIONE DEL MONDO

Un piccolo avviso.

Prima di iniziare questo capitolo e proseguire fino alla fine, si tenga presente che con la seconda parte, i restanti capitoli di questo studio, saranno riuniti insieme da formare un tutt’uno cioè non ci saranno spezzettamenti dei vari capitoli. In questo modo il lettore potrà proseguire nella lettera, come se ci fosse un solo capitolo, senza nessun'interruzione, com'è avvenuto in precedenza. Mi auguro che quest'iniziativa, sia di gradimento di ogni lettore. Grazie!


Nessuno che appartenga alla famiglia umana o alle cose create, può vantare una simile cosa, di esistere cioè prima della fondazione del mondo. Solo Dio può dire di esistere prima della fondazione del mondo e di tutte le cose. Ne dà la prova (Isaia 43:10,13), in cui è detto:

I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno, voi, e il mio servo ch’io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che son io. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà alcuno. Io sono da che fu il giorno, e nessuno può liberare dalla mia mano; io opererò; chi potrà impedire l’opera mia?

(Giovanni 1:1), testo già citato precedentemente e del quale abbiamo parlato, ma per ben altri motivi vi ritorniamo di nuovo, afferma l’esistenza di Gesù Cristo, come Parola, prima della fondazione di tutte le cose.

Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio.

La parola greca archē, che viene usata in questo testo, significa: «Principio, inizio, origine». Il significato di inizio, origine, che questo termine esprime, non è sicuramente da intendersi in relazione al tempo dell’esistenza, in questo caso della Parola, perché sappiamo dallo stesso (Giovanni 1:1) che questa Parola era con Dio, ed era Dio.

Se dovessimo interpretare l’archē nel senso di «esistenza», dovremmo anche parlare del tempo dell’esistenza di Dio, dal momento che (Giovanni 1:1) dice che la Parola era con Dio. Dovendo continuare il discorso per quanto riguarda l’esistenza di Dio, per forza di coerenza, dovremmo, fissare un tempo nel quale Dio cominciò ad esistere.

Questo tipo di discorso ci porterebbe nella più squallida miseria di una profonda eresia, che nessuno avrebbe il coraggio di sottoscrivere, per il semplice fatto che Dio non ha un «tempo» nel quale cominciò ad esistere. Dato che questa Parola, di (Giovanni 1:1) si trova in compagnia con Dio, perché questo è il significato letterale della frase, per forza di logica e di coerenza, l’archē di (Giovanni 1:1) deve avere il significato di tempo.

Stabilito questo punto ch’è estremamente importante, ai fini di una giusta interpretazione, diciamo subito che quando ebbe inizio l’esistenza del tempo, la Parola già esisteva. Ciò non vuol dire, in termini semplici che la Parola ha un’origine nel tempo; essendo essa stessa fuori del tempo. Da questa analisi risulta chiaramente che se la Parola è fuori del tempo, perché appunto quando il tempo cominciò la sua esistenza, la Parola era, (Giovanni 1:1) afferma una prerogativa di Dio, perché soltanto di lui si può portare avanti questo tipo di discorso, prerogativa che del resto viene attribuita alla Parola Gesù Cristo.

È assurdo pensarla e vederla in maniera diversa, anche perché, Giovanni, parlando di questa Parola, afferma categoricamente che tutte le cose esistenti, esistono o hanno cominciato la loro esistenza, perché questa Parola le ha fatte esistere. Qui Giovanni parla di questa Parola che porta all’esistenza tutte le cose che esistono, con una prerogativa di Dio. Anche se nelle parole di Giovanni non abbiamo il termine «creare», è chiaro però che l’azione descritta dall’apostolo, corrisponde ad una vera e propria «creazione».

Più tardi sarà Paolo che ci dirà, in una maniera dogmatica, che questo Gesù Cristo, la Parola fatta carne, ch’è avanti ogni cosa, prima di tutte le cose, è il creatore di tutto quello che esiste. La TNM interpreta (Giovanni 1:2,3) nel seguente modo: «Questi era nel principio con il Dio.

Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza». Non solo la Torre di Guardia ha tradotto (Giovanni 1:1) «con il Dio, un dio», come abbiamo fatto notare in precedenza, ma qui addirittura arriva al colmo della sua cattiveria, quando nega alla Parola, l’azione creatrice di tutte le cose. Se non avessimo (Colossesi 1:16-17) che prova in maniera categorica l’azione creatrice di Gesù Cristo, si potrebbe mettere in discussione se quello che Giovanni dice, a proposito della creazione, debba applicarsi a Dio o alla Parola.

Dal momento che la Torre di Guardia ha scelto di tradurre logos Parola, è imperdonabile che in questo testo di (Giovanni 1:3), introduca per due volte, il termine «lui» [Questa disquisizione si fa per quanto riguarda la grammatica italiana e non ha niente a che vedere con le parole greche]. Cerchiamo di spiegarci meglio. «Parola» è un sostantivo femminile, «lui» pronome maschile.

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 29/10/2011 00:12]
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30/10/2011 00:07

Se la Torre di Guardia avesse tradotto logos = Verbo, allora avrebbe potuto usare il pronome maschile lui, perché appunto «Verbo», è un sostantivo maschile, senza però del resto che l’azione del Verbo sarebbe stato intaccato.

Traducendo in quel modo, appare evidente dove vuole arrivare nella sua manovra, quando traducendo logos Parola, e quando il testo parla dell’atto creativo, usa «lui». In altre parole la Torre di Guardia potrebbe fare questo discorso: Sì, è vero che la Parola esisteva prima del tempo; questo però non vuol dire granché, perché dobbiamo tener presente, ch’è stato «lui», Dio Geova, a portare all’esistenza tutte le cose.

Quindi, è estremamente chiaro, perché la TNM ha reso in quel modo (Giovanni 1:3). Come si può aver fiducia in una Società, qual’è la Torre di Guardia, che va dicendo al mondo che la sua traduzione è la più fedele ai testi originali, quando abbiamo le prove inconfutabili di falsificazione? Solo coloro che non vogliono aprire gli occhi all’inganno della Torre di Guardia, li possono seguire.

2) ETERNO – ETERNITÀ


Quando si legge (Giovanni 1:1), appare chiaro al sincero lettore, che la Parola - logos, esisteva prima del tempo, vale a dire nell’eternità, perché questa parola era con Dio e la Parola era Dio. È evidente quindi, che l’apostolo Giovanni voglia presentare la Parola, con la caratteristica di eterno-eternità. Che significato hanno queste due parole, da un punto di vista prettamente linguistico, ce lo dice il dizionario della lingua italiana [Cfr. S. Battaglia, GDLI, V, voce: Eterno-eternità].

Eterno. agg. «che non ha avuto principio ne avrà mai fine; infinitamente esteso nel tempo; eternamente presente. Attributo di Dio e di ciò che a Dio si riferisce. Che esiste da sempre; universale, assoluto, immutabile che non ha fine nel tempo, imperituro, immortale. Sempre ricorrente, continuato, ininterrotto, incessante, sconfinato, immenso».

Eternità. sf. «L’essere eterno, il non aver avuto principio né aver mai fine. Durata infinita nel tempo, intemporalità, come contemporaneità; peculiarità di ciò che sta al di fuori del tempo, di cui non si può dire, che è stato o che sarà, ma solamente che è».

(Ebrei 13:8) dice: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Che la TNM dica: «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi, e per sempre», non ci sembra che la parola greca in questo testo abbia questo significato. Che il termine greco usato in (Ebrei 13:8) aiōnas [Cfr. H. Sasse, GLNT, I, Col. 531-564] significhi:

«Tempo, durata della vita. Secolo, età, generazione», non è dire tutto, dal momento che sappiamo che lo stesso termine vuol dire anche «eternità».

Quando la Torre di Guardia traduce aiōnas di (Ebrei 13:8), «per sempre» [La nostra disquisizione mira solamente al significato letterale della parola «sempre», così come viene spiegata dal linguista Melzi], crediamo che si attiene ai primi significati del termine in questione, e non a quello di «eternità». Infatti, da un punto di vista prettamente linguistico, l’avverbio sempre, significa: «ogni volta. In ogni tempo. Continuamente. Sempre mai». In questa definizione linguistica, il concetto di tempo è evidente, anzi oseremmo dire, primario.

Tutto ciò che entra nel tempo, non ha niente a che vedere con l’eternità, per il semplice fatto che l’eternità o l’essere eterno, ha una caratteristica che lo porta fuori del tempo, senza un principio, vale a dire senza dover dire che ha avuto inizio da quando. (Ebrei 13:8) parla di una persona, e questa persona è Gesù Cristo. Dal momento che (Giovanni 1:1) stabilisce in maniera ferma e dogmatica che la Parola Gesù Cristo, era, quando ebbe inizio il tempo, è insostenibile che (Ebrei 13:8) non debba correttamente tradursi: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.

Diamo qui di seguito un elenco di passi dove ricorre il temine greco aiōnas, aiōnios, o altra forma, ricorrono, in modo che il lettore possa fare i dovuti confronti, e poi tirare una logica conclusione. La versione che useremo è quella di G. Luzzi, e dopo di avere trascritto il termine greco, metteremo tra parentesi, la versione della TNM.

Luca 1:70: aiōnos
Come aveva promesso ab antico per la bocca dei suoi profeti (antichità).

Atti 3:21: aiōnos
cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio (antichità).

Atti 15:18: aiōnos
cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, le quali a lui son note ab eterno (dall’antichità).

Giuda 13: aiōna
furiose onde del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti, a cui è riservata la caligine delle tenebre in eterno (per sempre).

Giovanni 4:14: aiōna-aiōnion
ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi l’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna (mai, eterna).

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30/10/2011 23:15

Luca 1:55: aiōna
di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abramo e verso la sua progenie in perpetuo (in eterno).

Giovanni 6:51: aiōna
Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (per sempre).

Giovanni 14:16: aiōna
E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi in perpetuo (per sempre).

Giovanni 12:34: aiōna
La moltitudine quindi gli rispose: Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno (per sempre).

2 Corinzi 9:9: aiōna
siccome è scritto: Egli ha sparso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dimora in eterno (per sempre).

Ebrei 5:6: aiōna
come anche in un altro luogo Egli dice: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (per sempre).

Ebrei 7:17: aiōna
poiché gli è resa questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (per sempre).

Ebrei 7:21: aiōna
ma egli lo è con giuramento, per opera di colui che ha detto: Il Signore l’ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno (per sempre).

1 Pietro 1:25: aiōna
ma la parola del Signore permane in eterno (per sempre).

Luca 1:33: aiōnas
ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno (per sempre).

Romani 1:25: aiōnas
essi che hanno mutato la verità di Dio in menzogna, ed hanno adorato e servito la creatura invece del creatore ch’è benedetto in eterno (per sempre).

Romani 9:5: aiōnas
dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, ch’è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno (per sempre).

Romani 11:36: aiōnas
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui son tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen (per sempre).

1 Corinzi 2:7: aiōnōn
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi i secoli predestinata a nostra gloria (prima dei sistemi di cose).

Colossesi 1:26: aiōnōn
cioè, il mistero, ch’è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai santi di lui (passate generazione).

Efesini 3:9: aiōnōn
e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il creatore di tutte le cose (dall’infinito passato).

Efesini 3:11: aiōnōn
conforme al proponimento eterno ch’Egli ha mandato ad effetto nel nostro Signore Gesù Cristo (eterno).

Ebrei 1:8: aiōna aiōnos
dice del Figliolo: Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli (per sempre).

Romani 16:26: aiōniou
ma ora è manifestato, e, mediante le Scritture profetiche, secondo l’ordine dell’eterno Iddio (Iddio eterno).

2 Corinzi 4:18: aiōnia
mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono son solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne (eterne).

Ebrei 9:14: aiōniou
Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente (uno spirito eterno).

2 Timoteo 2:10: aiōniou
Perciò io sopporto ogni cosa per gli eletti, affinché anch’essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù con gloria eterna (gloria eterna).

1 Pietro 5:10: aiōnion
Or Iddio d’ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo Gesù (eterna gloria).

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31/10/2011 13:06

2 Corinzi 4:17: aiōnion
Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande peso eterno di gloria (maggior peso ed eterna).

1 Timoteo 6:16: aiōnion
Il quale solo possiede l’immortalità ed abita una luce inaccessibile; il quale nessuno uomo ha veduto né può vedere, al quale siano onore e potenza eterna (onore e potenza eterna).

Apocalisse 14:6: aiōnion
Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno (eterna buona notizia).

2 Tessalonicesi 2:16: aiōnian
Or lo stesso Signor nostro Gesù Cristo e Iddio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza (conforto eterno).

Ebrei 13:20: aiōniou
Or l’Iddio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha tratto dai morti il gran Pastore delle pecore, Gesù nostro Signore (patto eterno).

Ebrei 5:9,10: aiōniou
ed essendo stato reso perfetto; divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di una salvezza eterna (salvezza eterna).

Ebrei 9:12: aiōnian
e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistato una redenzione eterna (liberazione eterna).

Ebrei 9:15: aiōniou
Ed è per questa ragione che egli è mediatore d’un nuovo patto affinché, avvenuta la sua morte per la redenzione delle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati ricevano l’eterna eredità (eredità promessa).

2 Pietro 1:11: aiōnion
Poiché così vi sarà largamente provveduta l’entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (regno eterno).

Luca 16:9: aiōnious
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinché, quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano nei tabernacoli eterni (dimore eterne).

2 Corinzi 5:1: aiōnion
Noi sappiamo infatti che se questa tenda ch’è la nostra dimora terrena viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna nei cieli (una casa eterna).

Matteo 18:8: aiōnion
Ora, se la tua mano o il tuo piede t’è occasione di peccato, mozzali e gettali via da te, meglio è per te l’entrar nella vita monco o zoppo, che d’aver due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno (fuoco eterno).

Giuda 7: aiōniou
Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizi contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno (eterno fuoco).

Matteo 25:46: aiōonion
E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna (E questi andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna).

Pur non avendo terminato le citazioni dei testi, non possiamo sorvolare o ignorare la versione della TNM di Matteo 25:46; si impone di necessità, ai fini della verità, per sapere se l’interpretazione della TNM, così come è stata resa, è accettabile o nasconde una delle tante manovre della Torre di Guardia. Il termine greco usato in Matteo 25:46 è kolasin, che la TNM ha interpretato: «stroncamento. Da un punto di vista lessicale, questo termine significa:

1) Potatura,
2) Freno, repressione, correzione, castigo.
Per saperne di più sulla storia del concetto kolazō-kolasin, cfr. Joh Schneider [Cfr. J. Schneider, GLNT, V, Col. 737-745, specie Colonna 743, note: 2,3,4,5].

Per potere valutare la validità della traduzione della Torre di Guardia, circa il kolasin di Matteo 25:46, mettendolo a confronto con l’interpretazione degli altri passi del N.T., dobbiamo esaminare due passi del N.T. precisamente (1 Giovanni 4:18 e 2 Pietro 2:9) dove il greco ha kolazomenous. Da questo confronto, avremo sicuramente la mente illuminata e poi saremo noi stessi a fare una decisione, se accettare o meno la versione della TNM. Ecco qui di seguito i tre testi in questione:

1) Matteo 25:46:
E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna (E questi andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna).

2) 2 Pietro 2:9:
Il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad essere puniti nel giorno del giudizio (Geova sa liberare le persone di santa devozione dalla prova, ma riservare gli ingiusti al giorno del giudizio perché siano stroncati).

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01/11/2011 00:06

3) 1 Giovanni 4:18:
Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura; perché la paura implica apprensione di castigo.
(Non vi è timore nell’amore, ma l’amore perfetto caccia via il timore, perché il timore esercita una retribuzione. In realtà chi ha timore non è stato reso perfetto nell’amore).

Anche se come abbiamo detto il termine kolasin significa «potatura», non è sicuramente questo il significato di (Matteo 25: 46; 2 Pietro 2:9 e 1 Giovanni 4:18), bensì quello di castigo, punizione. Per dare una certa prova che non è accettabile la versione della TNM circa il kolasin di (Matteo 25:46 e 1 Giovanni 4:18), nonché il kolazomenous di (2 Pietro 2:9), citiamo qui di seguito 14 traduzioni, per sapere come questi studiosi hanno reso i due termini in questione.

Matteo 25:46 kolasin
1) G. Diodati, l’ha tradotto con «pene»
2) G. Luzzi «punizione»
3) G. Ricciotti “
4) S. Garofalo “
5) 0 K. J. V. «punishment» (punizione)
6) T. E. V. “
7) L. B. “
8) N. I. V. “
9) P. M. E. “
10) J. B. “
11) R. S. V. “
12) N. e. B. “
13) Amplified “
14) N. A. S. “

2 Piet: 2,9 kolazomenous
1) G. Diodati, l’ha tradotto con «puniti»
2) G. Luzzi «puniti»
3) G. Ricciotti «giudizio»
4) S. Garofalo «tormenti»
5) K. J. V. «punished» (castigare)
6) T. E. V. «punishment» (punizione)
7) P. M. E. “
8) J. B. “
9) R. S. V. “
10) N. E. B. “
11) L. B. «punish» (punire)
12) N. I. V. «punishment» (punizione)
13) Amplified «chastisement» (punizione)
14) N. A. S. «punishment» (punizione)

1 Giovanni 4:18 kolasin [Cfr. J. Schneider, GLNT, V, Col. 743, nota 5 per conoscere altri studiosi che la pensano come quelli che abbiamo citato].

1) G. Diodati, l’ha tradotto con «pena»
2) G. Luzzi «castigo»
3) G. Ricciotti «tormento»
4) S. Garofalo «castigo»
5) K. J. V. «torment» (tormento)
6) T. E. V «punishment» (punizione)
7) N. I. V. “
8) P. M. E. «torture» (tortura)
9) J. B. «punishment» (punizione)
10) R. S. V. “
11) N. E. B. «pains» (pene)
12) Amplified «punishment» (punizione)
13) N. A. S. “

Lasciamo ora al lettore di fare una giusta valutazione e dare un giudizio, per quanto abbiamo esposto, se si può accettare la versione della TNM per (Matteo 25:46; 2 Pietro 2:9 e 1 Giovanni 4:18), relativamente ai kolasin e kolazomenous, così come è stata redatta.

Riprendiamo il filo delle citazioni interrotte.

2 Tessalonicesi 1:9: aiōnion
I quali saranno puniti di eterna distruzione (punizione giudiziaria, distruzione eterna)

Marco 3:29: aiōna
ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno (non ha perdono in eterno,, colpevole di eterno peccato).

Ebrei 6:2: aiōniou
della dottrina dei battesimi e della imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno (giudizio eterno).

Apocalisse 14:11: aiōnas
E il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

Apocalisse 20:10: aiōnas-aiōnon
E il diavolo che li aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

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02/11/2011 00:06

Filemone 15: aiōnion
Infatti, per questo, forse, egli è stato per breve tempo separato da te, perché tu lo recuperi per sempre (per sempre).

1 Timoteo 1:17: aiōnon
Or al Re dei secoli, immortale, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli (Re d’eternità, per i secoli dei secoli).

Apocalisse 1:18: aiōnas-aiōnon
Io sono il primo e l’ultimo, e il vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli (per i secoli dei secoli).

1 Corinzi 2:7: aiōnon
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi i secoli predestinata a nostra gloria (prima dei sistemi di cose).

Efesini 3:9: aiōnon
e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il creatore di tutte le cose (dall’indefinito passato).

Giovanni 17:24:
Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu mi hai amato avanti la fondazione del mondo (prima della fondazione del mondo)


Se ci sono domande da fare sul capitolo 7, fatele e saremo pronti a rispondere.


Capitolo 8




ATTRIBUTI DIVINI: ONNIPOTENZA




Quando usiamo il termine attributo divino, vogliamo riferirci a qualcosa che ha o possiede la deità, al di fuori della quale non è possibile riscontrare, in nessuno degli esseri creati. L’onnipotenza è appunto uno degli attributi di Dio, e, soltanto lui e nessun’altro, può tutto. Questo è infatti il significato dell’onnipotenza. Dal momento che un essere, pur potente che sia, non può fare tutto, non gli si può riconoscere l’attributo dell’onnipotenza.

Questo discorso vale per tutti gli esseri creati, compreso Gesù Cristo, se egli rientra in questa categoria. Esaminiamo ora le S. Scritture per vedere se Gesù Cristo possiede l’attributo dell’onnipotenza o se ad esso gli viene attribuito questo potere, per dichiararlo divino, avente gli attributi che riguardano appunto il vero Dio. (Filippesi 3:21) dice:

Il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa.

La TNM dice: «Che rimodellerà il nostro corpo umiliato onde sia conforme al suo corpo glorioso secondo l’operazione della potenza che egli ha, di sottoporsi ogni cosa».

Sappiamo molto bene come la Torre di Guardia fa del tutto per negare al Signor Gesù Cristo, l’attributo dell’onnipotenza. Si sa con estrema certezza che questo attributo dell’onnipotenza lo ha solamente il vero Dio, Geova. Ora, se a Gesù Cristo gli si riconosce questo attributo, equivale a metterlo alla pari di Geova.

Questo non è un discorso che la Torre di Guardia può portare avanti, senza compRomaniettere la propria struttura teologica per quanto riguarda la persona di Gesù Cristo. Perciò ha tentato di deformare (Filippesi 3:21), con il loro modo di tradurre. Il termine greco che si trova in questo testo è: metaschēmatisei, da metaschematizō, che significa:

«Trasformare, cambiare, convertire, foggiare, mutare l’aspetto esteriore di una persona o di una cosa» [Cfr. J. Schneider, GLNT,(Grande Lessico del Nuovo Testamento) Vol. XIII, Col. 425-429].

Esaminiamo ora se il termine greco metaschēmatisei, di (Filippesi 3:21) si può tradurre rimodellare, come si trova nella TNM della Torre di Guarda, senza che il significato del testo sia seriamente minato. Anzitutto è da notare che Paolo sta parlando della cittadinanza dei credenti ch’è nei cieli, da dove si aspetta, come Salvatore il Signor Gesù Cristo. Quando ciò si verificherà (qui non vogliamo parlare se il ritorno di Gesù Cristo sia venuto o dovrà ancora venire, perché ci porterebbe lontano dal nostro argomento), si verificherà qualcosa di insolito:

I morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore (1 Tessalonicesi 4:16-17).

Parlando della risurrezione, la Bibbia afferma:

Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente; è seminato corpo naturale (o psichico), e risuscita corpo spirituale (1 Corinzi 15:42-44).

E ancora:
Ecco, io vi dico un mistero: Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio, al suon dell’ultima tRomaniba. Perché la tRomaniba suonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile, rivesta l’incorruttibilità, e che questo mortale rivesta l’immortalità (1 Corinzi 15:51-53).

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03/11/2011 00:07

Da questi testi è abbastanza chiaro ciò che accadrà al ritorno di Gesù Cristo, ma non è tutto però. Infatti, quando Paolo parla dei morti, usa diverse volte il termine sōma, che significa corpo, per affermare che questo corpo corruttibile, ignobile, debole, naturale, mortale (non un’altro corpo, ma lo stesso che è stato seminato), verrà risuscitato. Nel risorgere, però, subirà una trasformazione, (non un rimodellamento).

Infatti, che significa rimodellare? «Modellare di nuovo; ridare a una cosa una data forma». Se prendiamo come esempio un vasaio che lavora l’argilla sul tornio, e tutto ad un tratto il vaso si Romanipe, il vasaio nel rimodellare, una forma di un nuovo vaso, non fa altro che riprendere la stessa materia, per ricominciare di nuovo a lavorare. Non si dirà mai che l’argilla ha subito una trasformazione; è stata solamente rimodellata.

Il corpo della resurrezione non sarà rimodellato, bensì trasformato, per il semplice fatto che le caratteristiche di: Incorruttibilità, glorioso, potente, spirituale e immortale, non erano presenti o nascoste nel corpo; gli verranno date alla risurrezione. Ragion per cui il corpo della resurrezione, subirà una trasformazione, non soltanto nella parte esterna, ma bensì nella sua sostanza. Questo processo di trasformazione, non sarà, né un processo lento e graduale, e tanto meno naturale, perché Paolo specifica che ciò avverrà, in conseguenza di un diretto intervento di Dio, perché solo lui possiede questo potere, che noi non esitiamo a definire: Onnipotenza.

Quando si pensa che (Filippesi 3:21) dice chiaramente che quest’opera di trasformare il corpo della nostra umiliazione, rendendolo conforme al corpo della sua gloria, è attribuita a Gesù Cristo, questa è la prova più inconfutabile della sua Onnipotenza. La Torre di Guardia, pur sapendo molto bene che la metaschēmatisei di (Filippesi 3:21) non è corretto tradurlo con «rimodellare», pure lo ha fatto. Perché? Perché in questo testo è provata l’onnipotenza di Gesù Cristo, attributo che appartiene al solo vero Dio, Geova.

Sarà nostro dovere, comunque, provare quello che abbiamo affermato e nello stesso tempo smascherare la diabolica manovra della Torre di Guardia, servendoci principalmente della versione della TNM.

Il verbo: metaschematizō, con le sue varie forme, ricorre solamente cinque volte nel N.T. Lo troviamo ben quattro volte in due passi del N.T. precisamente (2 Corinzi 11:13-15 e 1 Corinzi 4:6), oltre a quello di (Filippesi 3:21), del quale già abbiamo parlato. Esaminiamo (2 Corinzi 11:13-15), in cui è detto: (citiamo la versione della TNM)

«Poiché tali uomini sono apostoli falsi, operai ingannevoli, che si trasformano metaschēmatizomenoi in apostoli di Cristo. E non c’è da meravigliarsene, poiché Satana stesso continua a trasformarsi metaschēmatizetai in angelo di luce. Perciò non è nulla di grande se i suoi ministri pure continuano a trasformarsi metaschēmatizontai in ministri di giustizia. Ma la loro fine sarà secondo le loro opere». Perché in questo testo dove il verbo metaschēmatizō ricorre tre volte, non viene tradotto con: «rimodellare?»

Perché i redattori della TNM sanno molto bene, che questo significato, da loro coniato, è insostenibile nel passo in questione, ragione per cui non hanno avuto nessuna difficoltà a rendere il termine greco con: «Trasformare». Qui però, bisogna subito osservare che non c’è in ballo la persona di Gesù Cristo con la sua relativa deità, altrimenti anche per questo testo, la Torre di Guardia avrebbe messo in movimento la sua macchina di falsificazione, per degradare, la nobiltà della deità di Gesù Cristo, cosa che ha fatto per (Filippesi 3:21).

L’altro testo dice:
Ora, fratelli, queste cose le ho per amor vostro applicate a me stesso e ad Apollo, onde per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto; affinché non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro (1 Corinzi 4:6).

Qui c’è da notare bene che Paolo sta parlando di una situazione interna della chiesa di Corinto, per quanto riguardava il favoreggiamento dell’uno a danno dell’altro, e precisamente lui stesso in qualità di apostolo e di Apollo. Siccome in questa chiesa si guardava ai due personaggi in questione, facendo una diversa valutazione, Paolo non ha nessuna difficoltà ad impiegare il verbo Metaschēmatizō, col senso di: «Applicate o trasferite».

Infatti, meteschēmatisa, esprime appunto qualche cosa in una forma diversa da quella attesa o naturale; ciò che è concepito in modo proprio viene sottoposto di fatto a un «processo» mentale di trasformazione.
Ritorniamo a (Filippesi 3:21) per mettere in risalto quello che Paolo dice a proposito di Gesù Cristo. Oltre a parlare del fatto che quando Gesù Cristo sarà venuto, trasformerà il nostro corpo (il corpo di tutti i credenti), rendendolo conforme al proprio glorioso, l’apostolo precisa che ciò sarà secondo l’operazione della potenza che egli ha.

Si noti molto bene che quella di cui Paolo sta parlando, è una potenza di Gesù Cristo, mediante la quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione. Se Cristo Gesù non possedesse in proprio questa potenza, come farebbe a trasformare il corpo, rendendolo conforme al proprio glorioso?

Con quali diverse parole, l’apostolo Paolo, avrebbe potuto meglio spiegare questa importante verità, relativa alla potenza di Gesù Cristo, come quella di Dio, Geova? Solo per quelli che sono condizionati dal pregiudizio e dalle riserve mentali, non riescono a vedere questa chiarissima verità che l’apostolo descrive ed afferma:

E all’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre (Apocalisse 3:7).

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04/11/2011 01:01

Che colui il quale viene chiamato il Santo, il Verace sia Gesù Cristo, è fuori discussione. La cosa che a noi interessa, ai fini della nostra indagine, non è costituita tanto dal fatto che Gesù Cristo venga definito il Santo, il Verace, quanto dal fatto che il potere che egli ha, nell’aprire e nel chiudere, è un potere supremo ed assoluto che nessuno è capace di modificare.

Quando egli decide di aprire una porta (anche se ci sono molti avversari, (cfr. 1 Corinzi 16:9), quella porta sarà aperta, perché Cristo l’ha deciso. Paolo conosceva molto bene che colui che può aprire una porta, per annunziare il mistero di Cristo, è Dio (Colossesi 4:3). Ora, Dio, che i credenti pregano, può aprire una porta, che secondo le prospettive e le possibilità umane non vi sono tante speranze, lo fa in qualità di Dio e del suo illimitato potere, altrimenti la porta chiusa non si aprirebbe mai.

Nella stessa maniera e con lo stesso potere, agisce Gesù Cristo, quando decide di aprire una porta. Se tutti gli avversari immaginabili, presenti in tutto l’universo e tutte le forze infernali, si coalizzassero per fermare la decisione di Gesù Cristo, non potrebbero riuscire nel loro intento. Perché? Forse perché non hanno forza sufficiente? Sì, certo! In loro c’è soltanto una forza derivante da una somma di forze, mentre in Cristo c’è la forza della sua onnipotenza. Crediamo di aver sufficientemente spiegato (Apocalisse 3:7) ed anche il v. 8 dello stesso capitolo, dove lo stesso concetto è ripetuto, in riferimento all’onnipotenza di Gesù Cristo, il Signore. Se i due testi citati di (Filippesi 3:21) e (Apocalisse 3:7,8), non dovessero apparire chiari nella loro spiegazione, vediamo di esaminare insieme (Apocalisse 1:8). Questo testo dice testualmente:

Io son l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’Onnipotente.

Che la TNM abbia reso: «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice Geova Dio. Colui che è e che era e che viene, l’onnipotente», non ha fatto altro che darsi con la propria zappa nei suoi piedi.

Esaminiamo insieme questa traduzione, per sapere se il kyrios in greco, sostituito con Geova, demolisca o rafforzi la deità di Gesù Cristo e la sua onnipotenza. Anzitutto, in questo testo ci viene detto che Colui ch’è l’Alfa e l’Omega, è Colui che è, era e che viene. È chiaro che la parte terminale del testo parla di una venuta. Anche se la stessa frase la leggiamo in (Apocalisse 22:13), resta sempre da sapere chi è Colui che viene.

Credo che ci rendiamo conto che Alfa e Omega, non sono nomi di persona; poiché è risaputo che Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco e Omega l’ultima. Dal momento che (Apocalisse 1:8) parla chiaramente di una venuta, e la struttura del testo allude ad una persona, è estremamente importante sapere chi è questa persona che deve venire. Dove ci rivolgiamo per conoscere questo personaggio, dal momento che l’altro testo di (Apocalisse 22:13) non risponde alla nostra domanda? Ad avvalorare che Colui che viene è una reale persona, sta il fatto della specificazione che il testo fa, quando lo definisce Onnipotente.

Quindi, colui che viene, ha indiscutibilmente un attributo di Dio. Non è una persona umana, è Dio in persona, perché soltanto lui, come abbiamo detto più volte, possiede l’attributo dell’onnipotenza. Se nella nostra ricerca, per sapere chi è Colui che viene, ci rivolgiamo all’A.T., non facciamo male; anzi certamente, possiamo conoscere la persona che viene. (Isaia 35:2-4) parla chiaramente di Dio che verrà. È meglio che leggiamo il testo:

Si coprirà di fiori, e festeggerà, con giubilo e canti d’esultanza; le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmel e di Saron. Essi vedranno la gloria dell’Eterno, la magnificenza del nostro Dio. Fortificate le mani infiacchite, raffermate le ginocchia vacillanti! Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti, non temete! Ecco il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso a salvarvi.

Da questo testo tiriamo fuori un sospiro di sollievo: finalmente abbiamo conosciuto chi è Colui che dovrà venire, per salvare. Si tratta appunto di Geova, Dio. Dato che in questo testo il verbo venire è al futuro e quello di (Apocalisse 1:8) è al presente, per forza di coerenza è necessario sapere se il futuro di (Isaia 35:4) si è adempiuto, o dovrà ancora adempiersi.

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04/11/2011 23:25

GRAZIE DOMENICO PER QUESTO OTTIMO LAVORO!!!
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06/11/2011 00:07

Che la parola di Isaia sia una parola ferma, nel senso di essere vera, viene attestato dal fatto che Colui che verrà per salvare è Geova in persona. In tutto il N.T., ch’è l’adempimento totale dell’A.T., non abbiamo un solo verso che dica che Geova sia venuto, secondo la sua promessa, per salvare.
È venuto meno Geova nella sua promessa? Noi diciamo no! In base a quali elementi affermiamo ciò? Dal N.T. attingiamo tante informazioni che ci permettono di avere una piena certezza, che Geova è venuto per salvare, come Egli stesso aveva promesso.

Dalle parole «Dell’angelo di Geova» (queste sono parole tratte da Matteo 1:20 (della TNM) che vennero rivolte a Giuseppe, marito di Maria, sappiamo che, questa donna, sua moglie, avrebbe dovuto partorire un Figlio, il cui nome sarebbe stato Gesù, che significa: Salvatore, o Geova salva, e che lo stesso avrebbe dovuto salvare il suo popolo dai loro peccati e che in più sarebbe stato chiamato Emmanuele, che interpretato vuol dire: Con noi è Dio (Matteo 1:21,23).

Che questo Dio di cui parla (Matteo 1:23), sia il vero Dio e non «un dio», è provato dal fatto che la TNM lo scrive con lettera Maiuscola, a differenza di (Giovanni 1:1) che viene scritto in lettera minuscola. Per non citare tantissimi passi del N.T., citiamo solo questo in cui si dice:

Cosicché non giudicate di nulla prima del tempo; finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio (1 Corinzi 4:5).

Qui Paolo fa riferimento ad una venuta del Signore, non per salvare, ma per mettere in luce le cose occulte delle tenebre. Ritornando ad (Apocalisse 1:8), in cui è detto: Io sono Colui che è, era e che viene, l’onnipotente, è d’obbligo chiedere se il testo alluda alla seconda venuta o alla prima.

Se si dovesse dire che (Apocalisse 1:8) parla della prima venuta, questa si è già verificata, tanti anni prima, quando Gesù nacque a Betleem; non rimane quindi altro che la seconda venuta. Se la nostra argomentazione non è riuscita abbastanza chiara e convincente, rivolgiamoci ad (Apocalisse 1:7); da questo testo, sicuramente capiremo meglio (Apocalisse 1:8). In questo testo si dice testualmente:

«Ecco, egli viene con le nubi, e ogni occhio lo vedrà, e quelli che lo trafissero; e tutte le tribù della terra si batteranno con dolore a causa di lui. Sì, Amen» (la TNM).

Anche qui in verbo venire è al presente; ma nessuno metterà in dubbio che questo passo ha a che fare con la seconda venuta, quindi una venuta che riguarda il futuro. Chi è colui che viene con le nubi? (Cfr. Atti 1:9-11; Matteo 24:30).

Chi è colui ch’è stato trafitto? Immancabilmente è Gesù Cristo, perché soltanto di lui sappiamo ch’è stato trafitto, quando un soldato Romaniano gli forò il costato con una lancia. C’è per caso una sola parola nella Bibbia che dica che Geova è stato trafitto? Si possono applicare a Geova le parole di (Zaccaria 12:10), quando si parla: «e per certo guarderanno a colui che hanno trafitto»? (la TNM).

Non c’è nessuno studioso della Bibbia che avrebbe il coraggio di affermare che (Zaccaria 12:10) parli di Geova, nel senso che si riferisca a lui per quello che il testo dice; anzi tutti sono perfettamente d’accordo, specialmente alla luce del N.T. che dice:

ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua. E colui che l’ha veduto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Poiché questo è avvenuto affinché, si adempisse la Scrittura: Niun osso d’esso sarà fiaccato. E anche un’altra Scrittura dice: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Giovanni 19:34-37).

Che Zaccaria 12:10 sia una profezia riguardante la crocifissione di Gesù Cristo, non c’è nessun dubbio, nella maniera che Giovanni presenta questa Scrittura e che nessun serio studioso della Bibbia potrà contestare. Allora, chi è Colui che viene, l’Onnipotente? Solo una mente che non vuole vedere la luce della verità, può negare che (Apocalisse 1:8), dove è detto:

Io son l’Alfa e l’Omega, dice Geova Dio, Colui che è, e che era e che viene, l’onnipotente,

sia Gesù Cristo in persona, alla cui persona e alla cui potenza, le Sacre Scritture assegnano l’attributo dell’onnipotenza, in virtù della quale, è dichiarato Dio, al pari di Geova, senza nessuna differenza. Infine, per capir meglio (Apocalisse 1:8), si confrontino pure i seguenti testi: (Apocalisse 4:8; 11:17; 15:3; 16:14; e 17:14; 19:1).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura



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[Modificato da Domenico34 06/11/2011 00:09]
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07/11/2011 00:12

Capitolo 9




ATTRIBUTI DIVINI – ONNIPRESENZA




Quello che abbiamo detto a proposito dell’onnipotenza, attributo che possiede soltanto il vero Dio, lo diciamo per l’onnipresenza. L’onnipresenza al pari dell’onnipotenza, è un attributo esclusivo di Dio, in virtù del quale egli è presente dappertutto. Anche se questo termine non viene mai menzionato nella Bibbia, non si può però negare che la Bibbia parli dell’onnipresenza di Dio.

Basterebbe ricordare uno dei tanti passi, della Bibbia, per provare l’onnipresenza di Dio. Il Salmo 139 può essere preso come un classico esempio. Davide conosceva la verità dell’onnipresenza di Dio, quando si chiedeva:

Dove me ne andrò lungi dal tuo spirito? e dove fuggirò dal tuo cospetto?
E lui stesso rispondeva:
Se salgo in cielo tu vi sei; se mi metto a giacere nel soggiorno dei morti, eccoti quivi. Se prendo le ali dell’alba e vo a dimorare all’estremità del mare, anche quivi mi condurrà la tua mano, e la tua destra mi afferrerà. Se dico: Certo le tenebre mi nasconderanno, e la luce diventerà notte intorno a me, le tenebre stesse non possono nasconderti nulla, e la notte risplende come il giorno; le tenebre e la luce son tutt’uno per te
(Salmo 139:7-12).

Chi legge queste parole, anche se non ha letto il termine onnipresenza, accetterà il fatto che Dio è presente sempre e ovunque, il che equivale appunto al termine teologico Onnipresente. Per quanto riguarda Dio Geova, non c’è nessun dubbio che egli possegga l’attributo dell’onnipresenza. Si può dire lo stesso di Gesù Cristo?

Per potere rispondere a questa domanda, dobbiamo rivolgerci alla Bibbia, per sapere se le Sacre Scritture dichiarano in termini inequivocabili, che Gesù Cristo possiede l’attributo dell’onnipresenza, nella stessa maniera come lo possiede Dio Geova.

Poiché dovunque due o tre son radunati nel mio nome, quivi son io in mezzo a loro (Matteo 18:20).

In questa Scrittura, è Gesù che parla e si auto-definisce onnipresente. Egli sapeva quello che stava dicendo e si rendeva perfettamente conto che la sua affermazione, non riguardava la sua umanità, bensì la sua deità. Gesù era perfettamente conscio della sua umanità, nella stessa maniera come lo era per la sua deità.

In qualità di semplice uomo, non avrebbe potuto trovarsi «sempre e dovunque», perché appunto l’umanità non è dotata di questa possibilità. Una persona che si trova in un certo luogo, non potrà trovarsi in un altro e nello stesso tempo, contemporaneamente. Gesù affermava il vero quando diceva:

Dovunque due o tre son radunati nel mio nome, quivi son io in mezzo a loro?

La risposta più ovvia, è un categorico sì. Il suo modo di esprimersi era sempre: In verità, in verità io vi dico. Oltre a ciò, c’è la testimonianza della Scrittura che chiama Gesù Cristo: Il Santo, il Verace (Apocalisse 3:7). Non c’è quindi, nessun dubbio di mettere in discredito la veracità e la validità delle parole di (Matteo 18:20).

Ma se Gesù Cristo è un essere creato da Geova, il quale solo ha la prerogativa di essere presente «sempre e dovunque», non vi pare che in questo caso Gesù Cristo si appropri, in maniera indebita, un attributo che non gli appartiene? Basterebbe solamente (Matteo 18:20) per incolpare Gesù Cristo di falso. Chi ha il coraggio e l’arroganza di asserire che quando Cristo parlava, anche e soprattutto per le parole di Matteo 18:20, che egli non dicesse la verità e nient’altro che la verità?

Che ne facciamo di tutta la testimonianza delle Scritture, che parlano chiaramente della veracità delle parole di Gesù Cristo? Allora (Matteo 18:20), afferma in maniera dogmatica che Gesù Cristo in persona, non un suo rappresentante, è presente fra quelli che sono radunati nel suo nome, dovunque.

Gesù Cristo non può essere presente «sempre e dovunque» tra quelli che si radunano nel suo nome, in qualità di semplice essere umano, anche se lo eleviamo ad un rango di grande dignità, perché rimane sempre il fatto che un uomo, in qualità di quella veste, non potrà mai mantenere la sua promessa.

Se questa promessa di Gesù non può essere attuata, ci domandiamo perché mai è stata fatta? Ma se egli è presente, «sempre e dovunque», come egli veramente affermò, tra coloro che si radunano nel suo nome, questa è una prova inconfutabile che egli è onnipresente, e se egli è onnipresente, possiede un attributo del vero Dio.

Anche se (Matteo 18:20) non ha il termine tecnico onnipresente, nessuno che legga e studi la Bibbia, metterà mai in dubbio, quindi non potrà mai negare, che (Matteo 18:20), parli chiaramente dell’onnipresenza di Gesù Cristo.
Insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che v’ho comandate. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente (Matteo 28:20).

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[Modificato da Domenico34 07/11/2011 00:13]
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08/11/2011 00:05

Sappiamo con estrema certezza che queste parole Gesù Cristo le disse ai suoi apostoli, dopo la sua resurrezione dai morti, e che nel giro di poco tempo, lo stesso Gesù Cristo, sarebbe ritornato in cielo, da dove era venuto. Come, dunque, sarebbe stato tutti i giorni con i suoi, fino alla fine dell’età presente?

In quale maniera e in quale forma, Gesù Cristo avrebbe rispettato la sua parola, che poi era anche una precisa promessa per i suoi seguaci? Potevano questi suoi seguaci contare veramente sulla presenza del loro Signore, tutti i giorni, se questa sua presenza non sarebbe stata che una illusione, una chimera e non una realtà? Come avrebbe fatto il Cristo a trovarsi, lui in persona: io son con voi, se egli veramente non si fosse potuto trovare, «sempre e dovunque?»

Quando i discepoli del Cristo sarebbero andati per il mondo a predicare l’evangelo, secondo l’ordine di Gesù, avrebbero potuto affermare che con loro c’era il medesimo Signore, che aveva loro dato l’ordine di andare per tutto il mondo, senza che Gesù camminasse assieme a loro, nell’adempimento della sua promessa? Ma se Gesù Cristo è soltanto un uomo, anche se diciamo ch’è Figlio di Dio, come farà a trovarsi, sempre e dovunque, con i suoi seguaci?

Solo vedendo nelle parole di Matteo 28:20 un segno inconfondibile del divino, possiamo spiegare le veraci parole di Gesù. Egli ch’è l’onnipresente, al pari di Geova, può trovarsi in mezzo ai suoi seguaci, dovunque sono radunati nel suo nome e trovarsi con loro tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente.


PS: Se al termine del capitolo 9 ci sono domanda da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente


Capitolo 10




ATTRIBUTI DIVINI – ONNISCIENZA




Anche per l’onniscienza si tratta di un attributo di esclusiva proprietà di Dio, e all’infuori di lui, non c’è nessun’altro che conosca tutto. Anche questo termine teologico, non si trova mai nelle Sacre Scritture; non possiamo tuttavia negare il fatto che Dio conosca tutti e tutto, nel senso più completo di questo termine. Per provare l’onniscienza di Dio, basta citare pochi passi della Bibbia, per dissipare ogni eventuale ombra di dubbio e di incertezza.

Il cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà? Io, l’Eterno, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni (Geremia 17:9,10).

Voi siete quelli che vi proclamate giusti dinanzi agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel ch’è eccelso fra gli uomini, è abominazione dinanzi a Dio (Luca 16:15 afferma).

Infine:
Poiché se il cuor nostro ci condanna, Dio è più grande del cuor nostro, e conosce ogni cosa (1 Giovanni 3:20).

Questi pochi testi, parlano eloquentemente che Dio possiede questo attributo, che noi non esitiamo a chiamarlo Onniscienza. Siccome stiamo parlando di Gesù Cristo, ci è consentito chiedere, come del resto abbiamo fatto per quanto riguarda l’onnipotenza e l’onnipresenza, se le Sacre Scritture, riconoscono ed attribuiscono un simile attributo di onniscienza a lui, in una maniera però, chiara ed inequivocabile, da non lasciare una minima traccia di dubbio ed incertezza.

Dobbiamo allora chiamare in causa la Bibbia, l’ispirata ed autorevole parola di Dio. Senza allungarci troppo in disquisizioni linguistiche, leggiamo (Matteo 11:27). Cominciamo da questo testo, per vari motivi, che qui di seguito cercheremo di chiarire. Anzitutto diciamo subito che questo testo è il più autorevole e più significativo, per la spiegazione che dà e per la rilevanza che attribuisce alla conoscenza di Cristo Gesù. Questo testo dice:

Ogni cosa m’è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce appieno il Figliolo, se non il Padre, e nessuno conosce appieno il Padre, se non il Figliolo e colui al quale il Figliolo avrà voluto rivelarlo.

La prima cosa che appare evidente, da questo testo, è il termine «nessuno». Dato che il testo sta parlando della conoscenza piena e completa del Padre e del Figlio, questo termine non è stato messo a caso da Matteo e neanche è un termine che non voglia dire granché.

Crediamo perfettamente che quando Matteo scriveva il suo evangelo, come hanno fatto anche tutti gli altri scrittori della Bibbia, lo Spirito Santo, l’autore della Bibbia, teneva sotto controllo, i vari termini che venivano usati, affinché non si verificassero, né malintesi, né equivoci, su ciò che Dio voleva che gli uomini venissero a conoscere.

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[Modificato da Domenico34 08/11/2011 00:06]
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09/11/2011 00:18

D’altra parte, senza tentennamenti di sorta, affermiamo che la Bibbia è il libro di Dio, ed egli non avrebbe mai permesso che nel suo libro, vi fosse scritto qualcosa che non era di suo gradimento, o che non rispecchiasse pienamente la sua volontà.

Detto questo, diciamo subito, dato che si tratta di una affermazione unica nel suo genere in tutta la Bibbia, e principalmente nel N.T. che l’affermazione di Matteo 11:27, è di una portata incalcolabile dalla mente umana, perché appunto si sta parlando della piena conoscenza del Padre nei confronti del Figlio e del Figlio nei confronti del Padre.

La questione acquista più importanza, dal momento che veniamo a sapere che l’affermazione della piena conoscenza, venne proclamata dalla bocca immacolata di Gesù Cristo. La sua parola, a questo punto, acquista più importanza, non soltanto dal punto di vista narrativo, ma soprattutto da quello teologico, permettendoci appunto di gettare uno sguardo sulla persona del Padre e del Figlio, per quanto riguarda la loro natura.

Il nessuno di Matteo 11:27 è un assoluto che non lascia spazio a qualsivoglia persona o essere umano, che volesse penetrare nella conoscenza del Padre e del Figlio, per dichiarare di avere acquisito una piena conoscenza delle due persone in questione. Tutti gli esseri celesti e terrestri, che parlassero della conoscenza del Padre e del Figlio, la loro sarebbe sempre una conoscenza relativa e mai piena e completa.

Solo il Padre, e nessun altro che il Padre, conosce appieno il Figlio; parimente, solo il Figlio, e nessun altro che il Figlio, conosce appieno il Padre. Ci troviamo quindi, davanti a due persone che si conoscono appieno reciprocamente, senza nessuna riserva e senza nessuna restrizione. È fuori d’ogni dubbio che il Padre è Dio, del Figlio si direbbe invece ch’è «un dio» (Giovanni 1:1 versione della TNM in lingua inglese).

Come fa il Figlio, Gesù Cristo a conoscere appieno il Padre, dato che questa conoscenza riguarda la persona e la natura di Dio? Aveva ragione Agostino, quando ai suoi giorni gridava con estrema fermezza: «Solo Dio conosce Dio». Qui ovviamente, non si tratta di conoscere uno dei tanti esseri creati, e tanto meno le tante opere che Dio ha compiute; si tratta invece di conoscere appieno il creatore di tutte le cose.

Se Gesù Cristo è la prima creazione di Dio, come si diletta insegnare la Torre di Guardia, come fa questa creatura a conoscere appieno il suo creatore, dal momento che tra creatura e creatore, c’è un abisso che li separa? Se Gesù Cristo afferma di conoscere appieno il Padre, è una schiacciante prova che tra lui e il Padre, non c’è nessuna differenza, per quanto riguarda la loro natura.

L’affermazione di Gesù non è un’indebita appropriazione un qualcosa che non gli appartiene; è una chiara rivelazione di quello che Egli effettivamente è, relativamente alla sua natura e alla sua deità. Come non vedere nelle parole di (Matteo 11:27), una dimostrazione, in maniera inequivocabile ed inconfutabile, dell’attributo dell’onniscienza di Cristo Gesù?

Se si volesse obbiettare che Gesù fa conoscere e rivela il Padre a chi vuole, rispondiamo che questa conoscenza che il Figlio dà del Padre, non è mai una conoscenza piena, ma solamente compatibile alla limitata capacità umana. Non c’è da dire tanto, sulle nostre capacità, perché tutti quanti noi ci rendiamo conto che Dio è infinito, mentre l’uomo è finito. Aveva ragione un noto predicatore quando affermava:

«Un Dio contenuto nella mente dell’uomo, cesserebbe di essere Dio e l’uomo stesso diventerebbe Dio, perché Dio soltanto conosce Dio».

Dopo aver chiarito Matteo 11:27 e messo in risalto il suo contenuto, specialmente per la persona di Gesù Cristo, ch’è l’oggetto principale del nostro studio, passiamo in rassegna gli altri testi che il N.T. ci fornisce, per avere più coscienza dell’onniscienza di nostro Signore Gesù Cristo. Il miracolo che Gesù fece nella vita del paralitico di Capernaum, viene narrato dai Sinottici, con qualche lieve differenza l’uno dall’altro. Quando Gesù pronuncia le parole:

Figliolo, stai di buon animo, i tuoi peccati ti son rimessi,
Matteo osserva:
Ed ecco alcuni degli scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: Perché pensate voi cose malvage nei vostri cuori?
(Matteo 9:3,4).

Anche Marco e Luca dicono che gli scribi, presenti in quella circostanza, ragionavano in cuor loro; e Marco precisa:

Perché fate voi codesti ragionamenti nei vostri cuori? (Marco 2:8).

Lo stesso fa Luca quando riporta le parole di Gesù: Che ragionate nei vostri cuori? (Luca 5,22). Tutti e tre gli evangelisti sono concordi nel riferirci che Gesù, in quella circostanza, leggeva e conosceva ciò che veniva elaborato nel pensiero e nel cuore di quelle persone.

Dal momento che in questo racconto viene specificato che Gesù, e nessun’altro che lui, conosceva i pensieri di quegli uomini dentro di loro, è più che legittimo chiedere: come faceva Cristo a conoscere il pensiero che si nascondeva in qualche parte del loro cervello e nel loro cuore?

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10/11/2011 00:19

Quale virtù agiva in quel momento in Gesù? Era veramente un vedere e un conoscere il suo? Si può dimostrare che un essere umano abbia la capacità di leggere il pensiero che viene elaborato nel cuore umano? Per chi studia la Bibbia e la crede come parola di Dio, c’è una sola risposta a tutte queste domande: Solo Dio conosce i pensieri e il cuore di tutti gli uomini (cfr. 1 Cronache 28:9; Salmo 94:11; 139:2).

Allora, quando Gesù affermava di conoscere il pensiero che veniva elaborato nel cuore dell’uomo, diceva la verità, o stava dicendo una scemenza, per ingannare il mondo? Solo gli intenebrati e coloro che non vogliono ammettere la deità di Gesù Cristo, hanno difficoltà a capire queste cose. Eppure, questa verità, relativa all’onniscienza di Cristo, viene presentata, dalla ispirata Parola di Dio, in una maniera così semplice, chiara, quasi fanciullesca, che stentiamo a credere che vi possano essere persone, come la Torre di Guardia, a negarla.

Se questa verità venisse presentata, con parolone del linguaggio teologico, si potrebbe obbiettare: Sono i teologi, con i loro ragionamenti piuttosto filosofici, che cercano di presentare una verità, come biblica, ma che di biblico non ha proprio niente.

Quando la Torre di Guardia e i suoi seguaci leggono la Bibbia, come fanno a non riflettere: Se Gesù conosceva il pensiero degli uomini che veniva formato nei loro cuori, era veramente un semplice uomo, o era nello stesso tempo, il vero Dio fatto carne?

Un’attenta e ponderata riflessione, non tarderà a portare, immancabilmente alla mente umana, quella luce necessaria per far vedere e conoscere Gesù Cristo, l’Emmanuele: Dio con noi. Quando Gesù guarì quell’indemoniato, cieco e muto, i farisei dissero di lui che cacciava i demoni per l’aiuto che riceva da Belzebub; e Matteo osserva:

E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso in parti contrarie sarà ridotto in deserto (Matteo 12,25).

Leggiamo ancora:
Or gli Scribi e i Farisei l’osservavano per vedere se farebbe una guarigione in giorno di sabato, per trovar di che accusarlo. Ma egli conosceva i loro pensieri (Luca 6:8).

Ed ancora:
Ma Gesù, conosciuto il pensiero del loro cuore, prese un piccolo fanciullo, se lo pose accanto, e disse loro (Luca 9:47).

Davanti ad una simile evidenza, come se il fiato ci venisse meno, chiediamo: Non sono abbastanza, chiari e semplici nello stesso tempo, questi testi che proclamano a voce alta, l’onniscienza di Gesù Cristo? Ripetiamo ancora una volta: Se Gesù Cristo è onnisciente (e lo è davanti all’evidenza di questi testi), è inevitabilmente divino, avendo gli stessi attributi del vero Dio. Ma se questi testi che finora abbiamo citato, non dovessero bastare per illuminare una persona che ancora persiste nella sua ostinazione, vi preghiamo, amorevolmente, di ascoltare quest’altri testi.

La testimonianza che l’apostolo Giovanni rende all’onniscienza di Gesù Cristo, è veramente grande, degna di essere ascoltata.

Ascoltiamola insieme! Ma Gesù stesso non s’affidava a loro perché li conosceva tutti e perché non aveva bisogno che alcuno gli rendesse testimonianza riguardo all’uomo, poiché egli stesso sapeva cosa vi era nell’uomo (Giovanni 2:24,25, (la TNM).

Ed ancora: «Voi scrutate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo d’esse vita eterna; e queste sono quelle che rendono testimonianza di me. Eppure non volete venire a me per avere la vita. Io non cerco la gloria dagli uomini, ma so bene che non avete in voi l’amore di Dio (Giovanni 5:39-42, (la TNM).

Ed infine:
Ora sappiamo che sai ogni cosa, e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; perciò crediamo che sei proceduto da Dio (Giovanni 16:30).

Come si può rimanere indifferenti e passivi, davanti a questi testi che dicono, con la stessa nota di chiarezza, quello che Gesù Cristo ha, cioè l’onniscienza?

Anche l’apostolo Paolo conosceva l’onniscienza di Cristo, e non aveva nessuna esitazione ad affermare:

Affinché siano confortati nei loro cuori essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della conoscenza e sapienza sono nascosti (Colossesi 2:2-3).

Per Paolo. non ci sono tesori delle conoscenze in Cristo, c’è solamente: Tesori della conoscenza, cioè quella Suprema, quella piena e completa; quella su tutti e su tutto. Questo è il mistero di Dio: cioè di Cristo. Non possiamo infine chiudere questo capitolo, senza dover ricordare (Apocalisse 2:2.9,13,19; 3:1,8,15) in cui viene detto per sette volte: Conosco le tue opere. Questa è la finale testimonianza che le Sacre Scritture rendono all’onniscienza di Gesù Cristo: Vero Dio e vero uomo.

PS: Se al termine del capitolo 10 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura

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11/11/2011 00:09

Capitolo 11




GESÙ CRISTO - IL PRINCIPIO DELLA CREAZIONE DI DIO




E all’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio (Apocalisse 3:14).

Attraverso i secoli passati, questo testo è stato oggetto di grandi discussioni e violenti dispute si son levate, soprattutto da parte ariana e dai razionalisti, i quali sostenevano che Cristo è la prima creazione di Dio, o il capolavoro della creazione. Per quanto riguarda la posizione degli ariani, setta eretica del IV secolo d.C. essa ci è abbastanza nota, anche perché ai giorni nostri, la stessa interpretazione che davano di (Apocalisse 3:14), viene ridata dai Testimoni di Geova o Torre di Guardia, che noi non esitiamo a definirli figli degli ariani.

A noi, sinceramente parlando, non fa impressione, quando sentiamo parlare di (Apocalisse 3:14), con l’identica interpretazione che davano allora gli ariani, perché sappiamo ch’è lo stesso spirito che mosse allora e muove oggi, coloro che vogliono far diventare Gesù Cristo, una delle tante creature di Dio, anche se per Gesù Cristo, si adopera una diversa terminologia, elevandolo a quello che allora fu definito: Capolavoro della creazione.

Tutte le buone parole che si possono addurre per quanto riguarda l’origine di Gesù Cristo, non spostano minimamente il concetto che tra creatura e creatore c’è un abisso che li separa, un divario di enorme proporzione, una distanza che non sarà possibile colmare, neanche con la più sofisticata argomentazione filosofica.

Parlare pertanto della creatura come se fosse un sinonimo di creatore, è come dire che tra il giorno e la notte non c’e alcuna differenza. Eppure, tutti sappiamo che giorno significa una cosa e notte un’altra. Il volere ignorare questa differenza, non ci enumererà certo nell’elenco delle persone dotte e preparate, anzi ci collocherà in quell’ambiente dove la cultura e la saggezza, non solo vengono ignorate, ma addirittura interpretate come manifestazioni di traviamento dalla verità.

Se Gesù Cristo è una creatura (anche se diciamo ch’è la prima, sia in ordine di tempo che d’importanza), non fa nessuna differenza. Rimane sempre il fatto che egli, nello stesso tempo, non può essere il creatore. Questi due concetti di creatura e creatore, sono talmente diversi tra loro, che non sarà possibile farli coabitare insieme. Sono due concetti, non soltanto diversi, ma addirittura opposti, formando un abisso incolmabile.

Da due testi del N.T. sappiamo, senza tema di essere smentiti, che Gesù Cristo è il creatore di tutte le cose. (Colossesi 1:16-17), dice: Perché per mezzo di lui tutte le (altre) cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano ,troni o signorie o governi o autorità.

Tutte le (altre) cose sono state create per mezzo di lui e per lui. Egli è prima di tutte le (altre) cose e per mezzo di lui le (altre) cose furono fatte esistere (la TNM). Per quanto riguarda la traduzione di questo testo, nel modo come è stato redatto, rimandiamo il lettore alla prima parte di questo libro, capitolo VI.

Qui non abbiamo bisogno di ripetere quello che in precedenza è stato osservato. Per due volte (Colossesi 1:16-17), riporta il termine creare; ed anche se altrove abbiamo detto che cosa significa creare, non sarà mai superfluo ripeterlo e ricordare che significa: Far nascere o trarre all’esistenza una cosa che non esisteva.

Allora, come sarà possibile che uno, come Gesù Cristo, che porta all’esistenza tutte le cose che non esistevano, possa essere nello stesso tempo egli stesso creatura che è stata portata all’esistenza? Il buon senso, ribellandosi dice no! e davanti ad una simile evidenza, non si può cambiare termine: Si ripete ancora una volta: no!.

Se (Colossesi 1:16-17) afferma che Cristo è il creatore, non di una parte delle cose, ma di tutte le cose, visibili ed invisibili, con quale autorità si può affermare che Gesù Cristo, è la «prima creatura di Dio o il capolavoro della creazione?» Ma come se non bastasse (Colossesi 1:16-17) per convincere una sincera persona e portare luce ad una mente offuscata, interviene Giovanni con queste parole:

Nel principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta (Giovanni 1:1-3).

Quali argomenti convincenti si potrebbero presentare, per confutare l’affermazione dell’apostolo Giovanni, mirante a presentare la Parola, come l’autore che porta all’esistenza ogni cosa esistente? Davanti all’evidenza strabiliante di (Colossesi 1:16-17 e Giovanni 1:1-3), che presentano Gesù Cristo come colui che crea (si notino bene le parole di (Giovanni 1:3): Senza di lei, la Parola, neppure: una delle cose fatte è stata fatta, come si potrà continuare a ripetere, con una certa insistenza: Gesù Cristo è la prima creatura che Geova ha portato all’esistenza, o il capolavoro della creazione?

È possibile che non si riesca a vedere l’assurdità e la contraddittorietà di una simile posizione? Tutto va di nuovo al punto di partenza, si ribatte, perché quando si afferma, da una parte, che Cristo è la prima creatura di Dio, è perché (Apocalisse 3:14) dichiara che Gesù Cristo è il principio della creazione di Dio.

Si continuerà il prossimo giorno...
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