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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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Sesso: Maschile
22/12/2011 00:02

La cosa più bella di questa testimonianza, è che Natanaele non disse: Suppongo che tu sei, può darsi che debba essere chiamato. Niente di tutto questo: Un’affermazione categorica e dogmatica: «Tu sei il Figliuol di Dio». Parlando dell’amore di Dio che dà il suo Unigenito Figliolo, l’apostolo Giovanni, aggiunge:

Affinché chiunque crede il lui non perisca ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).

Ora Giovanni sa che non tutti crederanno per aver la vita eterna, perciò si affretta a precisare:

Chi crede il lui (Gesù) non è giudicato; ma chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’Unigenito Figliolo di Dio (Giovanni 3,18).

Questo testo è molto importante dal fatto che ci specifica perché una persona viene giudicata. Quando si pensa al giudizio, di solito si mette in risalto quello che l’uomo dice e fa, poiché di ciò dovrà rendere conto. Anche se ciò è vero, secondo l’insegnamento della Parola di Dio, pur nondimeno, Giovanni fa dipendere il giudizio, unicamente dal fatto, di non aver creduto a Gesù Cristo, come l’Unigenito Figliuol di Dio.

Credere in Gesù Cristo, come un personaggio qualsiasi, non significa aver la garanzia della propria salvezza. La salvezza è garantita dal credere in Gesù, come «Il Figliuol di Dio». In altre parole: Una persona che dovesse professare la sua fede in Gesù Cristo, e dicesse che questo Gesù morì per la salvezza dell’umanità, ma nello stesso tempo si rifiutasse di credere alla sua deità, quella persona sarà condannata, non perché non ha creduto all’esistenza di Gesù Cristo, ma perchè non ha creduto alla sua deità. Si può vedere subito, quanto sia importante e fondamentale questo testo di (Giovanni 3:18).

Coloro che negano la deità di Gesù Cristo, chiunque essi siano, dovrebbero seriamente pensare alla loro salvezza e al loro destino eterno. Quando Giovanni parla del Padre che risuscita i morti, lo fa per mettere in risalto una sua prerogativa divina. Infatti, chiamare alla vita un morto, è prerogativa di Dio. Allo stesso tempo si parla di Gesù Cristo come colui che chiama alla vita i morti, nella stessa maniera come fa il Padre (Giovanni 5:21). A questo punto Giovanni cita le parole di Gesù:

In verità, in verità io vi dico: L’ora viene, è anzi già venuta che i morti udranno la voce del Figliuol di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno (Giovanni 5:25).

Il fatto che sarà la voce del Figlio di Dio a far tornare i morti alla vita, è già per se stessa una prova che parla della sua divinità. Infatti, se Gesù Cristo non possedesse la prerogativa della deità, la sola che consenta di chiamare un morto alla vita, non potrebbe compiere quest’opera divina. (Giovanni 9:35), dice:

Gesù udì che l’avevano cacciato fuori; e trovatolo gli disse: Credi tu nel Figliuol di Dio?

Queste parole dette a bruciapelo, a una qualsiasi persona, avrebbero fatto la stessa reazione che fecero nel cieco miracolato. E chi è egli, Signore, perché io creda in lui? Era più che naturale che il miracolato rispondesse in quella maniera alla domanda postagli in quei termini. Gesù, calmo e sereno, rispose: Tu l’hai veduto; e quel che parla teco, è lui (Giovanni 9:37).

In che senso aveva veduto il cieco il Figlio di Dio? Nel miracolo, naturalmente, che aveva ricevuto. Il cieco capì subito di che cosa si trattava, perciò non ebbe nessuna esitazione a rispondere: Signore, io credo (Giovanni 9:38). Quando Giovanni riferisce intorno ad una accesa discussione tra Gesù e i Giudei, e dice che questi lo volevano lapidare, specifica anche il perché di questa loro volontà. Gesù aveva detto chiaramente, che tra lui e il Padre non c’era nessuna differenza: Io e il Padre siamo uno (Giovanni 10:30).

Naturalmente, quella parola di Gesù: Io e il Padre siamo uno, equivale ad una vera proclamazione della sua deità, dichiarandosi uguale al Padre. È in questo contesto che deve essere intesa la parola di Gesù, quando chiese:

Come mai dite voi a colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo, che bestemmia, perché ho detto: Son Figliuol di Dio? (Giovanni 10:36).

A Marta, addolorata per la morte di suo fratello Lazzaro, Gesù chiede se crede che egli è:
La resurrezione e la vita, e che quelli che credono in lui, anche se sono morti, vivranno (Giovanni 11:25-26).

Gesù non aveva chiesto quello che Marta, presto proclamerà; aveva solamente chiesto se lei credeva che lui era la resurrezione e la vita. Marta, avrebbe potuto rispondere benissimo con un sì, e questo avrebbe soddisfatto Gesù. Marta però capì che se lei confessava che Gesù era la resurrezione e la vita, la sua sarebbe stata una proclamazione della deità di Cristo. Cogliendo appieno il significato della domanda, risponde con fermezza:

Sì, io credo che tu sei il Cristo, il Figliolo di Dio che doveva venire nel mondo (Giovanni 11:27).

Infine, quando Pilato dice ai Giudei che dovevano essere loro a prendere e crocifiggere Gesù, perché lui non trovava nessuna colpa, questi risposero:
Noi abbiamo una legge, e secondo questa legge egli deve morire, perché egli s’è fatto Figliol di Dio (Giovanni 19,7).

Si continuerà il prossimo giorno...
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