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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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21/12/2011 00:03

Quando, al termine della crocifissione di Gesù, il Centurione Romano che era stato incaricato di quella esecuzione, afferma: Veramente costui era Figliuol di Dio (Matteo 27:54 e Marco 15:39), lo disse in riferimento a tutto quello che egli aveva visto e sentito in quella particolare circostanza. La sua non è un’affermazione dettata dall’incredulità, dallo scherno e dalla paura, ma la convinzione di una coscienza che non può rimanere silenziosa davanti ad una scena realistica e toccante.

È molto significativo come Marco inizia la stesura del suo Evangelo: Principio dell’evangelo di Gesù Cristo, Figliol di Dio (Marco 1:1). Già il lettore di questo evangelo, fin dalle prime battute, può pensare a Gesù Cristo, come Figliol di Dio e non solamente come un comune personaggio storico. Luca, dal canto suo, racconta molti particolari della vita di Gesù, specie per quanto riguarda, la nascita e l’infanzia. Quando l’angelo Gabriele andò ad annunziare a Maria che dal suo seno sarebbe nato il Messia, promesso dalla legge e dai profeti, specificò che quello che nasceva da lei, sarebbe stato: Grande, e sarà chiamato Figliol dell’Altissimo (Luca 1,32).

Ovviamente, questa specificazione serviva a far conoscere a Maria, per la prima, e poi a tutto il mondo, chi era questo bambino che doveva venire al mondo. Quando poi Maria stentava a capire le parole dell’angelo, chiese: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?, l’angelo rispose:

Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò ancora il Santo che nascerà, sarà chiamato Figliolo di Dio (Luca 1:34,35).

B. L’EVANGELO DI GIOVANNI

L’evangelo di Giovanni usa il titolo Figliol di Dio con un accento ed un significato particolare, e, attraverso i diversi riferimenti che fa, ci fa vedere in profondità, il significato di questa espressione.

La testimonianza che Giovanni Battista rende a Gesù Cristo, è molto significativa, soprattutto per la specificazione che ne fa, specificazione che vuole essere anche una seria valutazione, basata su una constatazione di prima mano. L’opera che il Battista compì in mezzo agli Ebrei, non fu voluta, né da lui stesso, né da qualche altro uomo; fu direttamente voluta da Dio. Infatti, egli non ebbe nessuna esitazione ad affermare:

Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai scendere lo Spirito e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo (Giovanni 1:33).

Con queste chiarissime parole il Battista autenticava la sua missione, come missione divina. Più tardi Gesù dirà che questo Giovanni era il maggiore dei profeti nati di donna (Matteo 11:11). Dal momento che Dio aveva dato un segno visibile al suo servitore Giovanni per riconoscere il Messia, e che questo segno si era verificato alla lettera, il Battista non ha nessuna difficoltà ad affermare: E io l’ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio (Giovanni 1:34).

La sua proclamazione: Questi è il Figliuol di Dio, non è il risultato di una particolare considerazione o riflessione teologica è invece il risultato di una esperienza personale, esperienza che non può essere confusa né giudicata come il frutto di una autentica allucinazione. Anche la testimonianza di Natanaele ha quasi la stessa portata di quella del Battista. A differenza di Andrea, Pietro e Filippo, che senza eccessiva riflessione accettano Gesù Cristo come il Messia, questi, da persona più colta e preparata, chiede se può venire qualche cosa di buono da Nazareth (Giovanni 1:46).

Filippo, col quale Natanaele stava parlando, non essendo all’altezza di rispondere adeguatamente, si limita a dire: Vieni a vedere. Quando Gesù vede venire a lui questo Natanaele, con fermezza dichiara: Ecco un vero israelita in cui non c’è frode (Giovanni 1:47). Le parole di Gesù miravano a mettere in risalto la buona moralità di quest’uomo. Dal canto suo, Natanaele, venne sorpreso da quelle parole e non poteva rendersi conto come faceva Gesù a fare quella affermazione, dato che non gli risultava, che prima d’allora, l’avesse conosciuto.

Ecco perchè Natanaele chiede: Da che mi conosci? Fu la risposta alla sua domanda che aprì gli occhi di quest’uomo, per fargli riconoscere chi era quel personaggio col quale stava parlando. Prima che Filippo ti chiamasse, quand’eri sotto il fico, io t’ho veduto. Erano parole che rivelavano un particolare specifico della vita di Natanaele; e, poiché le parole di Gesù erano vere, Natanaele non ha nessuna difficoltà a dichiarare: Maestro, tu sei il Figliuol di Dio (Giovanni 1:49).

Pensiamo per un attimo: Se Natanaele avesse potuto dire: Quando mai io sono stato sotto il fico, come tu stai affermando? Avrebbe costui chiamato Gesù il «Figliuol di Dio?», certamente no! Ma siccome Gesù disse la verità, verità che per Natanaele era un segreto, lo portò a riflettere.

Qui non mi trovò davanti ad un uomo qualsiasi; questo personaggio col quale sta parlando, ha qualcosa di particolare in sé; può rivelare i segreti e dire cose come colui ch’è stato presente in una certa località. Non è possibile che questi sia un uomo comune: Questi è il Figlio di Dio.

Si continuerà il prossimo giorno...
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