Da questa panoramica che abbiamo condotta su alcuni punti chiave degli Scritti dell’A.T., crediamo di avere abbastanza materiale per fare una solida e definitiva conclusione. Dai titoli che l’A.T riconosce a Geova, quali: Salvatore, Pastore e Re, nonché le azioni di: Salvare e redimere, facendo un confronto col N.T. abbiamo visto chiaramente che gli stessi titoli e le stesse azioni vengono attribuite a Gesù Cristo.
Quando il N. T. parla di Cristo come il Salvatore del mondo, come Colui che Salva dai peccati; come Colui che redime e riscatta col suo sangue; come Colui che è chiamato: Il buon Pastore che mette la sua vita per le pecore; come Colui che è chiamato: Re dei re e Signore dei signori, non usa queste espressioni a caso, come se le stesse non avessero alcun significato teologico.
Al contrario, davanti a queste affermazioni che gli autori del N.T. fanno, non ci sono tante conclusioni a cui l’uomo possa arrivare: esiste una sola conclusione, logica e coerente, che è quella di vedere e riconoscere a Gesù Cristo, tutti i titoli, come: Dio fatto carne; L’Emmanuele, Dio con noi; come Geova che viene di persona per salvare (Isaia 35:4).
PS: Se al termine del capitolo 15 ci sono domande da fare, fatele liberamente e saremo pronti per rispondere
CAPITOLO 16
TESTI CHE NECESSARIAMENTE BISOGNA CONOSCERE
Il verbo «conoscere» che viene usato nella testata di questo capitolo, non ha soltanto il significato di «sapere», anche se il sapere in sé, denota una scala di livelli, ma soprattutto il significato di comprendere, sapere giustamente «interpretare» quei testi delle S. Scritture, specie quelli del N.T. che parlano di Gesù Cristo. Solo quando sapremo giustamente interpretare questi testi, sapremo meglio capire perchè le S. Scritture usano certi termini e certe espressioni, senza le quali sarebbe difficile capire chi è veramente Gesù Cristo.
Naturalmente, una simile conoscenza ci condurrà inevitabilmente a fare certi controlli, sia sul piano della forma grammaticale, sia soprattutto sul piano del contenuto, tenendo per altro presente il contesto nel quale il testo in esame è stato collocato. Questo tipo di indagine, anche se ci conduce sul terreno dell’interpretazione, sarà necessario affrontarlo se non altro per saper valutare e distinguere una corretta e giusta interpretazione da una errata.
Tutte le eresie che si sono presentate e propagate attraverso i secoli intorno alla persona di Gesù Cristo, dall’inizio del cristianesimo fino ai giorni nostri, hanno avuto come punto fondamentale l’interpretazione. Una giusta interpretazione di un testo biblico, porta come conseguenza logica alla comprensione e alla formulazione di una determinata dottrina, in una determinata maniera; mentre, un’errata interpretazione la presenta in un’altra forma, possibilmente in opposizione alla prima.
Crediamo pertanto che, per affrontare il problema dell’interpretazione ed avere una maggiore garanzia, la cosa da fare come primo passo, è cercare di capire il significato linguistico della parola o della frase che si vuole esaminare. Quando si è sicuri del suo significato, si potrà procedere alla sua interpretazione, specie quando il termine o la frase in questione presenta diversi significati.
In tal caso (e il N.T. abbonda di questi casi), bisogna immancabilmente attenersi, per la sua interpretazione, non solo al contesto nel quale il testo si trova, ma soprattutto all’insieme dell’insegnamento che la Scrittura presenta, specie quando si tratta di un argomento di fondamentale importanza, qual’è quello relativo al nome e alla persona di Gesù Cristo.
Inoltre, bisogna aggiungere che, trattandosi di interpretazione, il lettore e lo studioso della Bibbia, devono cercare di capire quello che la Scrittura vuole dire, evitando conclusioni preconcette e vedute denominazionali. Solo in questa maniera si potrà capire il messaggio che le Scritture ci comunicano intorno a Gesù Cristo, e solo in questo modo si potrà sapere chi veramente Egli è.
Chi legge e studia la Bibbia, non dovrà fare tanta fatica a scoprire che Gesù Cristo, in certi testi, viene presentato in un modo, rispetto a tanti altri che lo presentano diversamente. Non si tratta qui di affermare che la Bibbia parla di due Cristi, come disgraziatamente, si è cercato di fare attraverso i secoli fino ad oggi. Il Cristo che le Scritture presentano in due modi, è lo stesso Gesù Cristo, unico ed inseparabile che il cristianesimo proclama.
D’altra parte, se dovessimo interpretare quei testi che presentano Gesù Cristo con le caratteristiche umane, e poi interpretare gli altri testi che lo presentano con le caratteristiche divine, avremmo, come conseguenza logica e coerente, due persone, una diversa dall’altra. Questo tipo di interpretazione è sbagliata e conduce a conclusioni errate, dando origine alle cosiddette eresie.
Si continuerà il prossimo giorno...