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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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21/11/2011 00:05

La minaccia che i Tessalonicesi incontravano riguardava la loro fede. Il nemico, a mezzo della persecuzione, mirava a far venire meno la fede; era quindi, giusto e doveroso, che l’Apostolo si interessasse a confermare e confortare i Tessalonicesi, per evitare uno sbandamento, o, peggio ancora un ritorno al paganesimo.

4) 1 Tessalonicesi 3:5:


Per questa ragione, non potendo più resistere, io pure mandai ad informarmi sulla vostra fede pistin che talora il tentatore non vi avesse tentati, e la vostra fatica non fosse riuscita vana.

La sollecitudine e la premura che l’Apostolo aveva per i Tessalonicesi, pensando soprattutto che in quella situazione di afflizione in cui si trovavano, c’era di mezzo il tentatore, egli giustamente voleva informazioni sulla loro fede, perché si rendeva conto che se questa fosse crollata, la fatica dei suoi fratelli nel proclamare l’evangelo di Cristo agli altri, sarebbe stata vana.

5) 1 Tessalonicesi 3:6:

Ma ora che Timoteo da voi è ritornato a noi e ci ha riferito buone notizie della vostra fede pistin e amore, e che voi conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate grandemente vederci, come anche noi desideriamo vedere voi.

La seria preoccupazione che Paolo aveva per i credenti di Tessalonica, venne definitivamente calmata, dalle rassicuranti notizie che Timoteo gli portò, sia sulla loro fede e amore come anche per il grande desiderio che hanno espresso nel volere vedere l’Apostolo. Una volta che la minaccia è stata scongiurata, anche Paolo esterna il suo desiderio di recarsi di persona dai suoi fratelli.

6) 1 Tessalonicesi 3:7:

per questo, fratelli, noi siamo stati consolati a vostro riguardo, in tutta la nostra afflizione e sofferenza, a motivo della vostra fede. [ pistes]

In questo verso l’Apostolo parla chiaramente della sua afflizione e sofferenza. Se egli non avesse chiaramente specificato il motivo di questa sofferenza, noi avremmo potuto pensare che anche Paolo stava attraversando difficoltà nella sua vita, al pari dei Tessalonicesi. Ma l’afflizione e la sofferenza a cui l’Apostolo fa riferimento, è a motivo della fede dei Tessalonicesi. Queste parole ci fanno chiaramente comprendere che l’Apostolo, unendosi alla situazione in cui si trovavano i suoi fratelli, era più che logico che egli soffrisse anche con loro. Questi nobili sentimenti e questa meravigliosa attitudine che l’Apostolo manifestò, dovrebbero essere nella vita di tutti i credenti, gli uni verso gli altri, sia nella gioia come anche nella sofferenza.

7) 1 Tessalonicesi 3:10:

pregando intensamente, notte e giorno, per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede? [ pistes]

Avendo esternato il suo ardente desiderio di rivedere i suoi fratelli, rientra nella logica cristiana, secondo la prassi che l’Apostolo praticava, di farne oggetto di preghiera costante, affinché Dio gli conceda l’appagamento del suo desiderio. È una buona cosa, un buon esercizio spirituale, imparare a fare oggetto di intense preghiere, quando abbiamo programmi e desideri per l’opera del Signore.

Il motivo dell’andata di Paolo dai Tessalonicesi, è stato interpretato pressappoco unanimamente, senza lasciare nessuna ombra di incertezza. Riportiamo quello che hanno scritto tre autori.

«Nella sua preghiera continuata vi sono due pensieri; il primo è che Paolo possa essere riunito ai Tessalonicesi, e il secondo, che egli possa colmare le lacune della loro fede. (Colmare) le lacune traduce il sostantivo hysterma, «deficienza», «carenza». Malgrado il suo grande entusiasmo per le vette spirituali conquistate dai suoi convertiti, Paolo riconosce che essi non sono arrivati ad essere come avrebbero dovuto. Anche qui, pur facendo andare a tutta briglia il suo desiderio e la sua gioia per la loro fermezza, sa però dare un posto importante alla sua opera pastorale di rinforzamento là dove la loro fede è manchevole. È un segno distintivo del tatto di Paolo che egli parli prima delle cose di cui può sinceramente rallegrarsi con loro, e solo dopo indichi altre cose da doversi prendere in esame» [Cfr. Leon Morris, Le epistole di Paolo ai Tessalonicesi, pagg. 96,97].

«Riparare alle deficienze, cioè compiere l’istruzione catechetica di quei neofiti» [Cfr. G. Ricciotti, Gli Atti degli apostoli e le lettere di S. Paolo, pag. 326].

«Tuttavia la gioia non impedisce a Paolo di riconoscere che la fede dei Tessalonicesi ha delle lacune a cui si deve provvedere (e al tempo stesso, la coscienza di queste lacune non gli impedisce di avere una genuina allegrezza per la loro fede» [Cfr. Bruno Corsani, Il Nuovo Testamento annotato, Vol. III Le epistole di Paolo, pag. 263].

Si continuerà il prossimo giorno...
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