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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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12/11/2011 00:08

«Galati 5:5 aveva mostrato d’intendere allo stesso modo la relazione tra presente accoglimento della salvezza e compimento futuro, poiché non soltanto si parla dello Spirito e della speranza, ma questi sono in relazione con fede e giustizia e in questo modo viene mostrata la natura escatologica che questi concetti hanno per Paolo» [Cfr. F. Mussner, La lettera ai Galati, pag. 532,533, note, 49,50, anche se lo stesso autore consiglia che «sarebbe meglio non parlare di una «duplice giustificazione» o «duplice giustizia» in Paolo. Presente e futuro sono piuttosto soltanto gli aspetti temporali dell’unico evento salvifico attuato in Cristo. Il futuro dischiude definitivamente al credente ciò che a lui è già stato donato nel presente». È stato saggio quel teologo che ha detto che, nella Bibbia, la salvezza è allo stesso tempo passata, presente e futura: Dio ci ha salvati, ci sta salvando e ci salverà; e non vi è contraddizione fra questi tre tempi].

18) Galati 5:6:


Poiché in Cristo Gesù né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede [ pistis ] che opera mediante l’amore.

Se la circoncisione e l’incirconcisione non hanno alcun valore, è perché si è in Cristo, precisa l’Apostolo, altrimenti questa affermazione, anziché gettare luce su tutta l’argomentazione che egli ha fatto con i Galati, poteva rischiare di essere incompresa o addirittura apparire in contraddizione con la sua precedente affermazione contenuta (nei vv. 2,3). Onde dare più peso alle parole di Paolo, e specificare ai destinatari dell’epistola che la circoncisione, — come segno nella carne, come anche l’incirconcisione — non giovano alla salvezza, perché hanno perso ogni valore davanti a Dio. A tal proposito si possono citare le parole di Geremia 4:4; 10:6 in cui viene detto:

Circoncidetevi per l’Eterno e rimuovete il prepuzio dei vostri cuori, o uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, affinché il mio furore non prorompa come fuoco e non arda senza che alcuno possa spegnerlo, a motivo della malvagità delle vostre azioni.
A chi parlerò e chi riprenderò perché ascolti? Ecco, il loro orecchio è incirconciso e sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola dell’Eterno è diventata per loro oggetto di disprezzo e non vi trovano più alcun piacere
.

Anche gli scritti di Qumram, precisamente 1 QS 5:5, affermano: «e gli uomini della verità nella comunità devono circoncidere il prepuzio della concupiscenza e della caparbietà». Se poi si considerano le altre affermazioni dell’epistolario paolino, precisamente Romani 2:28,29; Filippesi 3:3 e Col. 2:11, si può comprendere subito come valutava Paolo la circoncisione. Per far comprendere il valore della fede, sia davanti a Dio come davanti agli uomini, per l’Apostolo è inconcepibile una fede di sole espressioni verbali, deve essere una fede operante mediante l’amore.

Se si dovesse chiedere, perché questa specificazione? Si risponderebbe, perché è l’amore che dà valore all’operare della fede. Senza l’amore, tutto quello che la fede può compiere (e l’amore di cui parla il testo in questione si riferisce al prossimo e non a Dio), potrebbero risultare a vanto di colui che lo compie, perdendo il vero scopo dell’azione. Mentre se la fede, opera mediante l’amore, oltre a non essere una fede sterile e scialba nel suo contenuto, coglie il senso dell’affermazione paolina e nello stesso tempo tutto torna alla lode e gloria di Dio.

19) Galalati 6:10:

Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede [ pistes].

Con quest’ultimo riferimento, si conclude il ciclo di tutto quello che viene detto nell’epistola ai Galati intorno alla fede. L’esortazione a fare del bene a tutti, vuole essere anche una continuazione di quello che l’Apostolo ha detto in 5:6.

Il cristiano, nella sua professione di fede, non deve essere una persona che parla solamente di fede, deve anche fare del bene, senza usare parzialità. Anche se la priorità va sempre praticata a quelli della famiglia della fede, nondimeno non deve rimanere confinato ad essa, se vuole che la sua testimonianza cristiana vada al di là di questi confini. Il bene di cui parla Paolo, si riferisce senza dubbio alle opere di beneficenza. Là dove c’è un bisogno, il seguace di Gesù non può chiudere gli occhi e neanche rimandare a un’altra volta.

Le opportunità che si presentano nella vita pratica di ogni giorno, non devono essere mai ignorate o peggio ancora lasciate nel dimenticatoio. Anche se è vero che le buone opere non valgono ai fini della salvezza, è altrettanto vero che un cristiano che non fa opere di bene, è un cristiano senza frutto, uno che non tiene conto di quello che Dio ha preparato, perché lo compia (cfr. Efesini 2:10).

EPISTOLA AGLI EFESINI

Nota preliminare

Anche se nell’epistola agli Efesini non c’è quell’abbondanza di occorrenze del termine fede, come nell’epistola ai Romani e in quella ai Galati, quei pochi riferimenti che questo scritto contiene, (esattamente otto), sono sempre importanti per l’uso che ne fa. Vale quindi la pena, passare in rassegna queste occorrenze, soprattutto per conoscere i contesti in cui la fede viene adoperata.

Si continuerà il prossimo giorno...
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