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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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10/11/2011 00:23

A questo punto non si può condividere la convinzione che avevano gli ebrei, circa la funzione vigilatrice della legge. Secondo la Lettera di Aristea (sec. 1 a.C.) Dio ha dato la legge agli ebrei, «affinché noi non intrattenessimo familiarità alcuna con nessuno degli altri popoli». Dunque la legge doveva proteggere Israele dal contatto col paganesimo ambientale. Secondo Rabbi Eleazar (270 ca.), la Torà è stata data al Sinai come muro di cinta per Israele. Secondo Galati 3:23 la legge non ha nulla a che fare con questa funzione.

Facendo riferimento alla fede, sotto l’aspetto di una rivelazione, l’Apostolo vuole dire che durante tutto il tempo che la legge svolgeva la funzione di custodia, la stessa fede, oltre a non essere presente, non si era ancora fatta conoscere, per il semplice fatto che si doveva aspettare il compimento del tempo (Galati 4:4), cosa che avvenne con la venuta del Figlio di Dio. Siccome è la fede in Cristo Gesù che porta con se la salvezza, giustamente Paolo non conosce una fede astratta, svincolata dalla storia.

14) Galati 3:24:


Così la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per mezzo della fede [ pistes].

Il v. 24, usando il termine [ paidaggos ] che etimologicamente significa «guida di ragazzi. Il [ paidaggos ] va distinto dal [ didascalos ] («insegnante») che propriamente istruisce. Si deve perciò intendere [ paidaggos ] nel senso di sorvegliante/precettore rigoroso [Cfr. G. Schneider, Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, col. 713]. Lo scopo perché Paolo usa questo termine è per continuare il discorso che ha cominciato col v. 23 e farci vedere nello stesso tempo un altro aspetto della funzione della legge.

A parte che la funzione del [ paidaggos ] è limitata nel tempo, non bisogna pensare che la legge svolgendo la funzione pedagogica, abbia educato «per Cristo». Una simile funzione della legge in senso positivo, Paolo non la conosce. Per lui, «l’epoca della legge è il tempo del peccato e della morte, certo non un tempo privo di speranze, perché Dio non ha mai annullato il suo testamento promissorio» [Cfr. F. Mussner, La lettera ai Galati, pag. 401]. Siccome l’Apostolo specifica che la funzione pedagogica della legge era quella di condurci a Cristo (N. Riveduta e CEI), affinché fossimo giustificati per mezzo della fede, ne consegue che oltre a quello che ha fatto la legge non poteva fare. Che la giustificazione non poteva essere attribuita alla legge, Paolo lo aveva perentoriamente escluso, quando aveva affermato: nessuno è giustificato mediante la legge davanti a Dio (3:11). Quello che non era possibile realizzarlo ed ottenerlo mediante la legge, è stato realizzato ed ottenuto per mezzo della fede.

15) Galati 3:25:

Ma, venuta la fede, [ pistes] non siamo più sotto un precettore.

Dal momento che la funzione pedagogica della legge era limitata nel tempo e anche nel contenuto, una volta che è venuta la fede, — che nel contesto di quello che dice la lettera ai Galati, la fede si trova sempre legata a Cristo Gesù e mai separata da lui — non c’è nessun bisogno che la legge continui a svolgere la sua funzione; quindi non c’è nessuna necessità di continuare ad essere sottoposti ad essa.

«Paolo vuole forse dire che soltanto «noi» (i credenti) non si trovano più sotto il «pedagogo», mentre invece tutti gli altri (ad es., i popoli pagani non ancora evangelizzati) continuano a sottostarvi? A questa domanda non viene data alcuna risposta nel nostro passo, perché l’Apostolo effettivamente tiene conto solo della situazione dei credenti. «Ma il fatto che ‘noi’ non siamo più sottomessi alla legge dimostra anche che il predominio della legge è stato infranto radicalmente e — se lo s’intende esattamente — per ‘principio’; è la prova che Cristo è diventato la sua fine (Romani 10:4) nel vero senso della parola e per il cosmo nella sua totalità. Perciò, se la legge — nonostante la venuta della fede nel mondo — si manifesta come una potenza assai reale, ciò non dimostra che essa abbia ancora un potere inconcusso, ma soltanto che il mondo non ha ancora riconosciuto e afferrato la realtà delle cose, ossia lo spodestamento della legge in Cristo e la possibilità della fede come trionfo sulla legge» (Sclier) [Cfr. F. Mussner, La lettera ai Galati, pag. 404].

16) Galati 3:26:

perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede [ pistes] in Cristo Gesù.

Oltre ad essere l’ultimo riferimento della serie della fede in questo capitolo terzo della lettera ai Galati, questo testo riveste la sua particolare importanza per la motivazione che l’Apostolo adduce, al termine della sua lunga argomentazione. Se Paolo ha detto chiaramente che la legge ha perso il suo predominio, in virtù della venuta della fede, ora può addurre la vera motivazione: perché siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù.

Il fatto però che l’Apostolo affermi: voi siete tutti figli di Dio, (un chiaro riferimento ai Galati, in maniera particolare, in procinto di sottomettersi di nuovo alla podestà del pedagogo, indottivi dagli avversari di Paolo), non vuol dire affatto che si è «diventati» figli, solo perché è cessata la sottomissione al pedagogo; vuole solamente dire: siete diventati maggiorenni, dal momento che già eravate figli nel passato, ora però, siete adulti, siete liberi. Tutto ciò naturalmente per mezzo della fede in Cristo Gesù.

«La figliolanza divina dei credenti è mediata e causata (dia) dalla fede: questo stato di cose, o meglio: questo processo, si compie però interamente «nella sfera di Cristo Gesù», e non altrove» [Cfr. F. Mussner, La lettera ai Galati, pag. 406].

Si continuerà il prossimo giorno...
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