Canti di
Lode e
Adorazione
(clicca nella foto)
  
La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
Canti di
Lode e
Adorazione2
(clicca nella foto)
  
 

Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
28/10/2011 00:05

Chiariti i primi due punti, resta il terzo, cioè l’andata in Arabia. Si è voluto sapere per quali motivi Paolo si recò in quella località e per quanto tempo vi rimase. L’ipotesi secondo la quale l’Apostolo si recò in Arabia per svolgervi un’attività missionaria allo scopo di fondare chiese, è totalmente sconosciuta dal libro degli Atti e dallo stesso epistolario paolino. Se fosse stata questa la sua intenzione, anche se Paolo nelle sue epistole non fa nessun cenno a questa ventilata attività missionaria, ma a Luca che descrive le svariate attività missionarie dell’Apostolo, certamente non gli sarebbe sfuggita.

Pensare poi che l’Apostolo sia rimasto in Arabia da due anni e mezzo a tre, come un tempo di solitudine monacale durante la quale nella meditazione egli si sia addestrato alla sua successiva attività, è un puro quadro fantasioso, dipinto con intenti edificanti sul modello dell’anacronismo veteroecclesiastico. Giustamente lo Mussner chiede:

«Come avrebbe potuto Paolo, che si aspettava come imminenti la fine del mondo e la venuta di Cristo, rimandare così a lungo il compimento della sua missione?» [Cfr.F. Mussner, La lettera ai Galati, pagg. 165, note 63,64].

Dal momento che si è pensato che Paolo sia andato in Arabia per scopi evangelistici, il suo ritorno in Damasco, lo si è fatto dipendere dall’insuccesso e da una serie di ostacoli, compresa la persecuzione, che egli avrebbe incontrato in quella regione. Andare dietro a queste ipotesi che poi non si possono dimostrare, significa in definitiva girovagare nel campo dell’immaginazione, con la pretesa di raccogliere nuovi elementi. Se si deve obbiettivamente valutare perché Paolo ricorda la sua andata in Arabia, ciò è solamente per dimostrare che egli, dopo la sua conversione, non ritornò a Gerusalemme per allacciare rapporti con la protocomunità e farsi istruire da essa Questa è in fondo la prima preoccupazione dell’Apostolo espressa in questa parte della sua epistola ai Galati.

Quando poi si arriva al (v. 18), il testo afferma che Paolo dopo tre anni salì a Gerusalemme per andare a vedere Pietro e rimase con lui quindici giorni, si apre una parentesi di interpretazioni che non sempre vede tutti unanimi nel valutare questo avvenimento. Non ha tanta importanza stabilire da dove fare partire il conteggio dei tre anni: dalla sua conversione o piuttosto dal suo ritorno dall’Arabia? Il punto su cui i commentatori non sono tutti concordi, riguarda invece l’interpretazione del termine historsai, comunemente tradotto ‘visitare’, che la CEI addirittura traduce ‘interpellare’, facendo così intravedere lo scopo della visita di Paolo a Pietro. Che la CEI rifletta il pensiero della chiesa Cattolica Romana, è ben noto per il contenuto teologico che dà a questo avvenimento.

Tenendo però presente il significato etimologico che ha il termine greco historsai, non si può sostenere l’interpretazione teologica che la Chiesa Cattolica Romana ha costruito sul primato di Pietro. Infatti, historsai, «l’unico passo nel N.T.» viene presentato «come spesso nel greco ellenistico, col senso di frequentare per conoscere [Cfr.F. Mussner, La lettera ai Galati, pag. 166, nota 66]. Sullo stesso piano si colloca G. Schneider, quando dice: «Questo verbo indica un visitare, tra l’altro allo scopo di conoscere, fare la conoscenza» [Cfr. F. Büchsel, GLNT, Vol. IV, col. 1210-1211].

Aggiungere a questa visita lo scopo di fare la conoscenza, di «qualcosa di noto e illustre», come la pensavano Crisostomo, Teodoreto, Girolamo ed Agostino, significava per questi esegeti della chiesa antica, riconoscere che Pietro era il «capo supremo, conosciuto e riconosciuto, dalla chiesa e onorato come tale». Si esce dal contesto quando si pretende di ricavare troppo da historsai, come fanno il Kilpatrick «ricevere informazioni da Cefa», sulla vita e l’insegnamento di Gesù, e il Roloff: che afferma: «Paolo si è coscienziosamente preoccupato di avere accesso a tradizioni attendibili su Gesù e sulla sua attività terrena. Sicché la visita a Pietro (Galati 1:18) è sicuramente servita allo scambio di paradosis» = (tradizione). A giudizio di Mussner, anche se la visita di Paolo avesse avuto quello scopo, non si può dedurre questo dal termine historsai. Quando si tiene conto della durata della visita di Paolo che fu di appena due settimane, lo Schlier, giustamente annota:

«un tempo assai breve, troppo breve per un indottrinamento che potesse influire sull’annuncio dell’evangelo paolino». «Ovviamente si ebbero dei colloqui fra Paolo e Pietro durante questi giorni, ma purtroppo non sappiamo su quale argomento». Inoltre, «Se Paolo in questa visita a Gerusalemme avesse sottoposto il suo evangelo all’approvazione di Pietro, sarebbe stato superfluo che nella sua seconda visita esponesse ai ‘notabili’ l’evangelo che egli ‘annunciava ai gentili, per non correre o per aver corso invano’ (Galati 2:2)» [Cfr. G. Schneider, Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, col. 1792; cfr. anche Alan Cole, l’Epistola di Paolo ai Galati, pag. 68].

Il fatto che Paolo ricordi che dopo la sua visita a Pietro, se ne va nelle regioni della Siria e della Cilicia, e vi rimase per parecchi anni svolgendo la sua attività missionaria, dà maggior peso al v. 23. Il v. 22 afferma che Paolo era sconosciuto personalmente dalle chiese della Giudea. Secondo quello che dice Luca in Atti 9:22-28, Paolo venne messo in salvo dalla minaccia di morte che i Giudei avevano ideato. Giunto a Gerusalemme, egli voleva unirsi ai discepoli, ma non fu possibile per la paura che tutti avevano, non potendo credere che egli fosse un discepolo. Ci volle la mediazione di Barnaba, per dissipare ogni dubbio e paura, nel raccontar loro come Paolo aveva visto il Signore, sulla strada di Damasco, e come in seguito aveva parlato con franchezza nel nome di Gesù. Davanti ad una simile assicurazione, gli apostoli non ebbero nessuna difficoltà ad accoglierlo, così che egli

rimase con loro a Gerusalemme, andando e venendo, e parlava con franchezza nel nome del Signore Gesù (v. 28).

Si continuerà il prossimo giorno...
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:24. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com