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Domenico34 - LA FEDE NELLE EPISTOLE DI PAOLO -

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2011 00:07
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25/10/2011 00:07

La chiesa di Laudicea, dal punto di vista umano, era ben vestita, con abiti sontuosi, ma davanti a Gesù appariva nuda. Il suo vestito era quello della vanagloria e dell’auto sufficienza. Nonostante che ella fosse ricca e non avesse bisogno di nulla, Gesù la considerava: miserabile, povera, cieca e nuda. Per coprire la sua nudità, aveva bisogno di vesti bianche. Che cos’altro possono essere le vesti bianche, se non la giustizia di Cristo?

Essere trovati vestiti, quindi, significa avere addosso le vesti bianche della giustizia di Cristo; trovarsi nudi, invece, significa avere addosso il vestito della vanagloria, della superbia e dell’auto sufficienza.

C’è una bella cosa davanti a Paolo, in vista della dimora celeste: la caparra dello Spirito che Dio stesso ha dato, come pegno per la nuova residenza celeste (v. 5). Davanti a questa prospettiva, l’Apostolo non può ignorare che mentre dimora nel corpo, cioè nell’abitazione terrena, è lontano dal Signore (v. 6), perché ancora non lo può vedere faccia a faccia. Però, avendo fiducia in Dio, Colui che ha costruito la dimora celeste, che quello che Egli ha fatto è vero, può dire con fermezza, assieme ad altri credenti come lui: Camminiamo per fede, e non per visione.

Il suo camminare, che equivale al modo di vivere cristianamente, è basato sulla fede, certezza delle cose che egli spera (e tra le cose che egli spera c’è la dimora celeste e l’incontro faccia a faccia con il suo Gesù, Colui per il quale sta dedicando la sua vita e tutte le attività ministeriali connesse alla sua chiamata), e non come un visionario, che si basa su ciò che può costruire con la sua immaginazione.

4) 2 Corinzi 8:7:


Ma come abbondate in ogni cosa, nella fede, [ pistei ] nella parola e nella conoscenza, in ogni premura e nel vostro amore verso di noi, cercate di abbondare anche in quest’opera di grazia.

L’elogio che Paolo rivolge ai Corinzi perché abbondino in vari settori della vita cristiana, ha lo scopo di invogliarli ad abbondare anche nella colletta per i cristiani poveri della Giudea. Questo non è un elogio adulatorio, nel senso di volere carpire l’attenzione dei destinatari, solamente per raggiungere uno scopo, ma vuole essere una sincera testimonianza per quello che l’Apostolo vede nella vita dei Corinzi. Poiché a noi interessa l’argomento della fede, ogni elemento che raccogliamo nel suo contesto, deve contribuire a farci meglio comprendere la fede ed apprezzarla nel suo modo di manifestarsi.

Anche se l’elogio che Paolo fa ai Corinzi, ha uno scopo ben preciso: incentivare la raccolta di fondi a favore dei cristiani poveri della Giudea, questo però non toglie il merito che realmente la fede di questi credenti abbondi, cioè cresca. Non sono i Corinzi che vanno dicendo che la loro fede abbonda, è Paolo che lo afferma. Questo significa, in altre parole, che l’Apostolo notava un progresso spirituale nella vita dei suoi fratelli. Quando ciò avviene veramente, sono gli altri a renderne testimonianza.

5) 2 Corinzi 10:15:

E non ci vantiamo oltre misura delle fatiche altrui, ma nutriamo la speranza che, crescendo la vostra fede, [ pistes] noi saremo maggiormente considerati tra di voi secondo i nostri limiti.

Come abbiamo visto in (2 Corinzi 8:7) Paolo rende testimonianza che la fratellanza dei Corinzi, abbonda nella fede, nella parola e nella conoscenza. In questo testo l’Apostolo formula l’augurio che la fede possa crescere. Se egli augura e nutre una simile speranza, lo fa con una precisa motivazione: lui stesso e i suoi collaboratori, unitamente al loro ministero, possono essere maggiormente considerati.

Questo parlare, Paolo lo porta avanti, in considerazione del fatto che in questo tratto della sua epistola, difende l’autorità apostolica, davanti a quelli che si son levati contro di lui, cercando di denigrare la sua attività ministeriale. La crescita della fede dei Corinzi, rappresenta una seria garanzia, non solo per lo sviluppo spirituale, ma anche per un maggiore apprezzamento dell’attività missionaria di Paolo.

Siccome l’Apostolo ha dato prova che egli non vuole ]C]signoreggiare la fede della fratellanza, ma vuole essere semplicemente un collaboratore della loro gioia (1:24), con l’augurio che la loro fede cresca, i Corinzi possono comprendere meglio Paolo ed apprezzarlo maggiormente in quello che sta facendo, anziché porgere l’orecchio a quelli che si sono schierati contro di lui. Tutto questo, naturalmente, perché in Paolo, non c’è quel sentimento di vantarsi delle fatiche altrui.

Se di vanto si può parlare, sotto l’aspetto umano, naturalmente, (che poi in fin dei conti è un certo alimentare la propria vanagloria e non torna mai alla gloria di Dio), ciò riguarda quello che ognuno fa nel proprio campo di lavoro e non quello che compiono gli altri. Se poi si deve considerare seriamente l’opportunità di vantarsi, è meglio attenersi a quello che Paolo dice chiaramente, servendosi di una citazione di (Geremia 9:23,24):

Chi si gloria si glori nel Signore, poiché non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda (v. 17,18).

Si continuerà il prossimo giorno...
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