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Domenico34 - La Fede - V. La fede di Noè

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    Domenico34
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    00 16/11/2010 21:18

    Capitolo 5





    LA fede di NOÈ





    Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca, mediante la quale condannò il mondo e divenne erede della giustizia che si ottiene mediante la fede (Ebrei 11:7).

    Anche per Noè, la lettera agli Ebrei dedica un solo versetto. A differenza però degli altri personaggi menzionati in questo capitolo, quello che viene ricordato da quest’uomo, ha la sua importanza, non solo per l’evento del diluvio che lo contraddistingue, ma soprattutto per una tematica che abbraccia circa i vari aspetti della vita cristiana ed include argomenti primari della dottrina cristiana.

    Vale quindi la pena esaminare il contenuto di questo testo, servendoci soprattutto degli altri riferimenti del N.T. senza peraltro tralasciare quello che dice l’A.T. e il libro della Genesi in modo particolare. Riportiamo i riferimenti del N.T. che parlano di Noè, escluso naturalmente quello di (Ebrei 11:7) già riportato sopra.

    Ma come fu ai giorni di Noè, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo.
    Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, le persone mangiavano, bevevano, si sposavano ed erano date in moglie, fino a quando Noè entrò nell’arca
    (Matteo 24:37,38; par. Luca 17:26,27).

    Figlio di Cainan, figlio di Arfacsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamek (Luca 3:36).

    che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua (1 Pietro 3.20).

    e non risparmiò il mondo antico ma salvò con altre sette persone Noè, predicatore di giustizia, quando fece venire il diluvio sul mondo degli empi (2 Pietro 2:5).

    La corrispondente Scrittura di questi testi si trova nel libro della Genesi, precisamente nei capitoli (5-10; 1 Cronache 1:4; Isaia 54:9 ed infine Ezechiele 14:14).

    1. LA PERSONA DI NOÈ

    Chi era Noè

    Cominciamo col dire che Noè, Ebraico Noah, significa: riposo tranquillità e anche consolazione, secondo Genesi 5:29. Nacque nell’anno 2940 a.C. [Cfr. Il glossario biblico della Nuova Diodati, alla voce Noè, pag. 357]. da Lamek, quando questi aveva centottantadue anni. Fu un uomo che la S. Scrittura definisce come uno che

    trovò grazia agli occhi dell’Eterno (Genesi 6:7); giusto e irreprensibile tra i suoi contemporanei; uomo che camminò con Dio (Genesi 6:9) e predicatore di giustizia (2 Piet. 2:5).

    Queste note biografiche che la Scrittura presenta, non solo ci permettono di vedere che tipo di uomo era Noè, ma ci consentono pure di vedere la sua relazione che aveva con Dio e il suo comportamento con la generazione dei suoi tempi. Visse in tempi di gran malvagità, e la situazione dell’umanità viene descritta con le seguenti parole:

    Ora l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo (Genesi 6:5).

    Nonostante che la Scrittura usi questi termini per descrivere l’integrità morale e spirituale di Noè, di quest’uomo si parla solamente quando aveva cinquecento anni. Perché la Scrittura nasconde tutti questi anni della vita di quest’uomo, non ci viene dato da sapere, e cercare di formulare un’ipotesi, è sempre rischioso, per il fatto che si potrebbe pensare e dire qualcosa, che potrebbe essere solamente il frutto di una speculazione intellettuale.

    Ci guardiamo dall’affermare che Noè fu un uomo integro e giusto solo all’età di cinquecento anni e non prima. Una simile supposizione, anche se potrebbe essere valida, non ci sembra però che possa accordarsi col detto:

    Ti ho visto giusto davanti a me, in questa generazione (Genesi 7:1).

    Comunque siano andate le cose per tutti gli anni che la Scrittura tace, conviene attenerci a tutto quello che il Sacro testo dice, soprattutto in fase d’interpretazione.

    La maniera come Dio Parlò a Noè

    Parlare della maniera con cui Dio parlò a Noè, specie quando si tengono presenti i casi di Adamo (Genesi 2:15; 3:9) e di Caino (Genesi 4:9), non costituisce, a nostro avviso, un problema, per cercare di stabilire se Dio parlò mentre Noè era sveglio o mentre dormiva. Dato la relazione di comunione che intercorreva tra Noè e Dio, convalidata dalla frase: Noè camminò con Dio, non è fuori della logica, se pensiamo che Dio avrà parlato a Noè mentre era sveglio, anche se non esclude una diversa possibilità.

    Indipendentemente di come siano andate le cose, possiamo stabilire, in base al dato biblico, che quattro volte Dio parlò a solo e due volte quando Noè era assieme ai suoi tre Figli (cfr. Genesi 5:13; 7:1; 8:15; 9:17; 9:1,8,12). La cosa che maggiormente bisogna tenere presente è il fatto che il tipo di parlare che Dio fece con Noè, fu confidenziale. È risaputo che Noè fu il primo uomo al quale Dio rivelò i segreti della Sua volontà, riguardante il genere umano di quei tempi e la punizione che Egli si apprestava a dare loro.

    A questo punto si può chiedere: perché mai Dio rivelò questo segreto ad un uomo? Crediamo che si possa rispondere, in base ad un principio divino, registrato in Amos 3:7, in cui si dice:

    Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.

    Senza dubbio, in base a questo testo, Dio considerava Noè un “profeta”, (anche se ciò non viene confermato da nessuno scritto biblico), a causa di questo, dato che quello che Dio disse a Noè era un vero “segreto” della Sua volontà, Egli si sentiva obbligato a comportarsi in quel modo. Se il principio divino non era ancora stato rivelato agli uomini, questo non vuol affermare che non era presente in Dio ai tempi di Noè. Per convalidare la nostra affermazione, si confrontino i seguenti testi:

    E l’Eterno disse: Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare, poiché Abrahamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra? (Genesi 18:17) e:

    Ora dunque restituisci la moglie di quest’uomo, perché è un profeta; ed egli pregherà per te e tu vivrai (Genesi 20:7).

    Ed ancora:
    Ma se avessero assistito al mio consiglio, allora avrebbero fatto udire le mie parole al mio popolo, e così li avrebbero fatti allontanare dalla loro cattiva via e dalla malvagità delle loro azioni (Geremia 23:22).

    Non c’è nessun dubbio: in base a questi testi, Noè era considerato un profeta da Dio e come tale, poteva comunicare al suo servitore i segreti della Sua volontà, cosa che Egli fece prima di mandare il diluvio sulla terra.

    Si continuerà il prossimo giorno...
    [Modificato da Domenico34 25/11/2010 22:10]
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    Domenico34
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    00 26/11/2010 14:42

    Il segreto della volontà di Dio rivelato a Noè

    La Genesi, è quel libro della Bibbia che descrive nei minimi particolari, quello che Dio vide della generazione di Noè, come la considerò e quali severe decisioni prese, per punire la sua malvagità.

    Ora l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo.
    E l’Eterno si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.
    Così l’Eterno disse: Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato, dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli del cielo, perché mi pento di averli fatti
    (Genesi 6:5-7).

    Dopo che Dio vide tutto di quella generazione, e valutò la gravità della situazione, in relazione soprattutto all’atteggiamento ostile che assunsero davanti alla Sua volontà, decise di porre fine a quella generazione. La Sua decisione era ormai definitiva e senza appello, quindi, si apprestò a farla conoscere al suo servo Noè. Ecco quello che Dio gli disse

    Ho deciso di porre fine ad ogni carne, perché la terra a motivo degli uomini è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme alla terra (Genesi 6: 13).

    Quello che Gesù evidenziò, circa l’atteggiamento disinteressato delle persone ai tempi di Noè, crediamo sia importante quando si esamina la Sua affermazione:

    Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, le persone mangiavano, bevevano, si sposavano ed erano date in moglie, fino a quando Noè entrò nell’arca;
    e non si avvidero di nulla, finché venne il diluvio e li portò via tutti; così sarà pure alla venuta del Figlio dell’uomo
    (Matteo 24:38,39).

    Le parole di Gesù non hanno il senso di una condanna, come se Egli volesse condannare il mangiare, il bere e il matrimonio. Mangiare, bere e sposarsi, fa parte della vita normale, e non c’è niente nella Scrittura che proibisce queste cose. Ma, allora, perché Gesù fa quell’allusione? Sicuramente per evidenziare che quelle persone vissero la loro vita “solamente” per mangiare, bere, sposarsi e godersela, come se non ci fosse nient’altro che quelle cose.

    Quando una persona, di qualsiasi epoca anche quella del ventesimo secolo, vivesse la sua vita, solamente allo scopo di mangiare, bere e divertirsi nei vari piaceri, quella persona si comportasse “come” la generazione di Noè e fosse soggetta ad una sicura punizione, a menocché non intervenga il ravvedimento e la conversione che ponessero fine ad una vita depravata e lontana dalla volontà di Dio.

    La predicazione di Noè

    Se non ci fosse l’apostolo Pietro che afferma che Noè fu “predicatore di giustizia”, non si saprebbe niente intorno a questa sua attività, per il fatto che non si trova in qualche altra parte della Bibbia, compreso il libro della Genesi, che non accenna a questa sua attività. Ovviamente, tenendo per verità rivelata, quello che dice Pietro, si deve cercare di comprendere quando ebbe inizio la predicazione di Noè e come si sviluppò. Risolvere un simile problema, non crediamo sia un’impresa impossibile, specialmente se si considera il segreto della volontà di Dio, che Egli fece conoscere al suo servo Noè.

    Non crediamo, in maniera assoluta, che Dio rivelò il Suo segreto a Noè, concernente la punizione di far perire quella generazione, solamente per renderlo edotto. Se fosse stato questo lo scopo, non si potrebbe vedere e spiegare, perché Gesù parla di un mancato “accorgimento”, da parte del popolo, finché venne il diluvio e li portò via.

    Mentre se pensiamo e crediamo che lo scopo di Dio era principalmente di dare un’opportunità di ravvedimento a quella generazione, allora quello che Pietro dice di Noè ha senso ed è anche in perfetta armonia con l’insegnamento della Bibbia che afferma:

    Com’è vero che io vivo, dice il Signore, l’Eterno, io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converte dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dai vostri sentieri malvagi. Perché mai dovreste morire, o casa d’Israele? (Ezechiele 33:11).

    Inoltre, si tenga presente che quando Dio parlò a Noè, questi aveva cinquecento anni e quando entrò nell’arca ne aveva seicento. Non crediamo che Noè spenderà un secolo per portare a termine i lavori della costruzione dell’arca, anche se sia vero che a quei tempi non vi erano le attrezzature moderne. Quanto tempo impiegò Noè per costruire l’arca, non si sa esattamente.

    Qualcuno afferma che impiegò sette anni. Anche se si tenesse per vero questo tempo, rimarrebbero sempre novanta e più anni. Per far che cosa? Si tenga inoltre presente, che l’arca che Noè costruì fu “per la salvezza della sua famiglia” (Ebrei 11:7) e non per la popolazione dei suoi tempi.

    Quest’ultimo elemento, a dire il vero, non è secondario ma primario e ci aiuta a capire meglio quest’uomo, come predicatore. Sicuramente la sua attività di “predicatore di giustizia”, Noè l’avrà svolta, a cominciare dal momento in cui ebbe la chiara conoscenza della volontà di Dio, anche se non ci viene specificato dalla Genesi particolarmente, e l’avrà protratta fino a quando Dio gli ordinò di entrare nell’arca. Crediamo sia giusto e doveroso far notare, i due distinti momenti che intercorsero tra quando Dio disse di voler distruggere l’umanità e quando ordinò di costruire l’arca.
    Se si tiene presente questo fatto, l’affermazione di Pietro appare chiara nella sua luminosità e altrettanta chiara appare l’attestazione della lettera agli Ebrei.

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    PS: Per quanto riguarda la predicazione di Noè, cui fa cenno 1Pietro3:19-20, anche se nel brano dell’apostolo si parla della predicazione che Cristo fece agli spiriti ritenuti in carcere, i quali furono ribelli ai tempi di Noè; visto che si fa esplicito riferimento al tempo del patriarca, non verrà inserito nel presente capitolo. Se ci saranno lettori che vorranno conoscere questa riflessione, me lo diranno, e, in un capitolo a parte, potrò pubblicarlo

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    00 26/11/2010 14:51
    Domenico34, 26/11/2010 14.42:


    PS: Per quanto riguarda la predicazione di Noè, cui fa cenno 1Pietro3:19-20, anche se nel brano dell’apostolo si parla della predicazione che Cristo fece agli spiriti ritenuti in carcere, i quali furono ribelli ai tempi di Noè; visto che si fa esplicito riferimento al tempo del patriarca, non verrà inserito nel presente capitolo. Se ci saranno lettori che vorranno conoscere questa riflessione, me lo diranno, e, in un capitolo a parte, potrò pubblicarlo


    Pace Domenico, dunque...vorrei capire meglio, tu in questo caso andrai a parlare di qualcosa che ha a che fare con Noè o con la predicazione di Cristo?
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    Domenico34
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    00 27/11/2010 18:28

    Trattereri il testo di 1Pietro 3:19-20 che parla della predicazione che Cristo fece agli spiriti che erano in carcere, i quali furono ribelli ai tempi di Noè.
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    Domenico34
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    00 27/11/2010 18:30


    2. IL TEMPO DELLA MISSIONE DI NOÈ E IL SUO RISULTATO

    Senza dubbio, la missione di Noè, in favore della popolazione dei suoi giorni, ebbe inizio quando Dio gli rivelò il piano della sua volontà ed ebbe fine quando Noè con sua moglie, i suoi tre figli e con le relative spose, entrarono nell’arca, appositamente costruita per la loro salvezza. Senza entrare nel merito se è vero che Noè impiegò sette anni per costruire l’arca, possiamo dire con tranquillità, senza incorrere in errori d’imprecisione, che la missione di Noè, come “predicatore di giustizia”, durò non meno di cento anni.

    Quale fu il risultato di questa lunga attività missionaria? Nessuna conversione, nessun ravvedimento, nessuna persona salvata. Davanti ad un simile bilancio deludente, facendo i calcoli e le valutazioni con la mentalità dei nostri giorni, potremmo considerare Noè come l’uomo di un completo fallimento; un essere umano che non conobbe nessun successo, una persona che non ebbe la gioia di vedere la sua attività missionaria coronata dalle conversioni dei peccatori.

    Non si può accusare Noè come un predicatore che non ha saputo essere costante e fedele nel suo lavoro; un uomo che non ha avuto interesse nella sua attività, o un essere umano che soprattutto non ha creduto alla sua missione e risparmiato tempo ed energie.

    Di tutto si può parlare e pensare, tranne tacciare Noè come un predicatore che non ha saputo fare le cose bene; uno che ha predicato quando aveva un po’ di tempo libero; uno che ha proclamato il messaggio divino con poca incisività, o uno che andava dicendo in giro: penso che Dio mi abbia parlato; suppongo che egli manderà una distruzione totale in mezzo alla nostra generazione.

    Eppure abbiamo un predicatore che durante i suoi cento anni di continua predicazione, non riuscì ad avere con sé, una sola persona che accetta il suo messaggio, per scampare al giudizio divino. Questo è oltremodo deprimente e deludente, non incoraggia né la fede né la perseveranza.
    Eppure Noè è lì, in mezzo al suo popolo, non solo con la sua presenza fisica, ma è presente soprattutto con la sua predicazione e con i suoi continui avvertimenti alla conversione e al ravvedimento, senza apparire scoraggiato ed avvilito.

    Forse, con la mentalità dei nostri giorni, perché tutto è misurato e valutato da quello che si può vedere e toccare con le mani, in termini numerici, di popolo che si ammassa in una certa località. Forse pensiamo che Noè non era l’uomo mandato da Dio; non c’era su di lui l’unzione dello Spirito Santo, che quello che egli faceva non era il risultato di una chiamata divina al ministero, ma l’esito di un’attività voluta e concepita da una mente umana.

    Nulla di tutto questo si può dire di quest’uomo, perché il testo Sacro afferma categoricamente che Noè fu visto giusto dall’Eterno, in quella generazione (Genesi 7:1). Crediamo che dalla storia di Noè, per quanto riguarda l’opera del ministero, ogni ministro impegnato nella predicazione del vangelo, possa ricavare utili indicazioni e seri ammaestramenti.

    Di solito si afferma che quando un predicatore dell’evangelo non vede frutti del suo lavoro nel luogo dove egli svolge la sua attività ministeriale, che consiste essenzialmente nella conversione dei peccatori e nella manifestazione miracolosa di Dio, quell’uomo o donna che sia, debba ripensare ed esaminare la sua attività per sapere se ci fosse una vera chiamata divina al ministero.

    Non sempre le cose si manifestano nello stesso modo per tutti, e non tutti sono tenuti a copiare quello che uno fa. Non tutti, nell’opera del ministero, possono parlare dell’esperienza di Pietro che, con una sola predicazione, si verificarono tremila conversioni, e neanche chiunque può parlare del successo di Filippo, che col suo predicare Cristo, conquistò la città di Samaria al Signore. Ricordiamoci che ci sono anche nell’opera del ministero gli Ezechieli, che pur avendo ricevuto una chiamata divina alla missione, si sentono dire dall’Eterno:

    Quelli ai quali ti mando sono figli dalla faccia dura e dal cuore ostinato, e tu dirai loro: Così dice il Signore, l’Eterno.
    Sia che ascoltino o rifiutino di ascoltare, perché sono una casa ribelle, sapranno tuttavia che c’è un profeta in mezzo a loro
    (Ezechiele 2:4,5).

    La costanza e la fedeltà nell’opera del ministero, indipendentemente dai risultati che si possono ottenere, sono elementi essenziali e importanti, che Dio stesso richiede.

    Così l’uomo ci consideri come ministro di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.
    Ma del resto dagli amministratori si richiede che ciascuno sia trovato fedele
    (1 Corinzi 4:1,2).

    Il lavoro che si svolge nell’opera del Signore, sia che si tratti di una gran missione con risultati grandiosi e spettacolari e sia che si tratti di una piccola, senza quasi nessun esito, se è svolta all’insegna di una chiamata divina e nella piena consapevolezza di trovarsi nella volontà di Dio, l’uomo che è chiamato a quella missione, deve principalmente preoccuparsi di svolgerla, all’insegna della gloria di Dio e per la proclamazione della Sua volontà.

    3. NOÈ COSTRUISCE L’ARCA PER LA SALVEZZA DELLA SUA FAMIGLIA

    Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca...

    Come abbiamo rilevato, la missione di Noè, come “predicatore di giustizia”, si protrasse per cento anni, durante i quali fece del tutto per portare l’umanità dei suoi tempi alla conversione e al pentimento, e sottrarla allo spaventevole giudizio divino. Il tempo della predicazione di Noè, deve essere essenzialmente visto e valutato, come un periodo di opportunità e di grazia, che Dio concedeva a quella generazione corrotta e malvagia per salvarla da una sicura distruzione.

    Nonostante che la misericordia e la benignità di Dio, e i suoi buoni propositi e i suoi ripetuti tentativi si fossero prolungati nel tempo, quella generazione, non seppe trarne profitto, e, invece di umiliarsi e ascoltare i ripetuti richiami e gli ammonimenti che venivano loro rivolti, preferì seguire la strada dell’indurimento e della caparbietà.

    Un simile atteggiamento prolungato nel tempo, non poteva fare altro che attirare inesorabilmente il severo giudizio di Dio, cosa che venne, quando le piogge del diluvio si versarono con tutta la loro violenza, sopra quella generazione impenitente.

    Prima però che il diluvio si abbattesse sulla terra, dato che Noè era il solo che avesse trovato grazia davanti a Dio, egli fu “avvertito di cose che ancora non si vedevano” e gli fu ordinato di fabbricarsi un’arca, da servire per la salvezza e della sua famiglia.

    Quell’arca non era stata costruita per accogliere chiunque, ma solamente per salvare la famiglia di Noè, la sola che aveva creduto alla parola di Dio. Il testo precisa inoltre, che Noè fu mosso da santo timore, prima che darà inizio ai lavori. Anche se le cose non si vedevano, vi era un santo timore di Dio, che portò Noè a guardare verso Colui del quale si poteva fidare, Dio.
    La fede non si muove basandosi su ciò che vede l’occhio umano, ma su ciò che Dio ha detto. Se il diluvio, da un punto di vista umano, era forse impensabile, imprevedibile, principalmente per le persone al di fuori della famiglia di Noè, non lo era per lui che credeva e si appoggiava sulla divina Parola di Dio. Era Dio che aveva assicurato che avrebbe mandato il diluvio sulla terra; non era stato né Noè ad immaginarlo né qualche altro a supporlo.

    Le cose che Dio dice, non importa quanto tempo trascorre, quanti anni passino, tutto si verifica in base alla Sua Parola. Beati quelli che credono alla Suprema Parola di Dio!

    Si continuerà il prossimo giorno...
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    00 27/11/2010 20:42
    Domenico34, 27/11/2010 18.28:


    Trattereri il testo di 1Pietro 3:19-20 che parla della predicazione che Cristo fece agli spiriti che erano in carcere, i quali furono ribelli ai tempi di Noè.


    Beh...di sicuro farò in modo di trovare del tempo per leggerlo (se ne vorrai parlare); mi ha sempre incuriosito questo punto della Scrittura, ma stranamente non l'ho mai approfondito, perciò...se lo tratterai io per certo lo andrò a leggere Pace
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    Domenico34
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    00 28/11/2010 14:04

    4. LA FAMIGLIA VISTA E VALUTATA DA UN PUNTO DI VISTA DI DIO

    Nel dare l’ordine di costruire l’arca, Dio volle mettere in risalto, non solo il valore della famiglia, ma soprattutto come Lui la considerava. Se esiste la famiglia, sin dai tempi remotissimi, lo è perché Dio lo ha voluto. La famiglia quindi, non è un’istituzione che venne all’esistenza per l’iniziativa e la volontà umana, ma esclusivamente ed esplicitamente per volere di Dio.

    Se Dio non avesse voluto la famiglia, non solo non avrebbe detto: Non è bene che l’uomo sia solo (Genesi 2:18), ma neanche avrebbe pensato di estrarre una costola dall’uomo per formarne una donna da condurre a lui.

    Sappiamo che da allora in poi, la famiglia umana continua il suo corso attraverso i millenni. Sebbene lottata e vilipesa, in mille modi e attraverso mille situazioni, ora per una cosa ora per un’altra, (anche se dietro a tutti i feroci attacchi condotti, c’è l’ispirazione di Satana che vuole a qualsiasi costo la sua distruzione), la famiglia continua, la sua sopravvivenza, perché in fin dei conti è Dio che interviene per salvarla e proteggerla. Davanti a questa manifestata volontà divina, che programma un piano di salvezza per la famiglia, non possiamo rimanere indifferenti, come se tutto fosse dovuto al caso, se una famiglia viene sottratta da una rovina, dalla sua totale distruzione.

    La storia dell’intervento di Dio per la famiglia di Noè, crediamo sia un esempio eloquente per tutti i tempi e per ogni generazione. Se una famiglia di soli otto persone furono salvate dalle acque del diluvio, lo fu, non solo perché Dio disse: “Fatti un’arca”, ma soprattutto perché un uomo come Noè, seppe credere a quello che Dio aveva detto, e facendo esattamente quello che gli era stato comandato, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca.

    Supposto che nell’ambito della famiglia di Noè, si sarà manifestata qualche titubanza per quello che il loro padre diceva. Noè, come un buon capo di famiglia che vuole a qualsiasi costo il bene della stessa, avrà fatto del suo meglio, perché tutti i componenti, credessero in pieno a quello che Dio aveva detto, e così arrivò che sposo, sposa, figli e nuore, entrarono nell’arca e sopravvissero alle acque del diluvio.

    Ai tempi di Noè la malvagità era così palese, che fu la causa della distruzione di quella generazione. Dio voleva salvare a qualsiasi costo quella generazione perversa e malvagia; non ci fu però nessuna possibilità di salvezza, non perché Dio non lo avesse voluto, ma perché le persone di quel tempo, non vollero ascoltare e credere a tutti gli avvertimenti ed esortazioni che gli pervenivano da parte di Noè.

    Nonostante i cento anni di predicazione che Noè fece ai suoi contemporanei, tutto risultò vano ed inutile, soprattutto perché l’uomo non volle ritornare a Dio con la sua conversione e il pentimento.

    Quello che avvenne a quei tempi, si ripete anche ai nostri giorni. Il peccato, nelle sue svariate manifestazioni porta l’uomo ad allontanarsi da Dio; a vivere la sua vita nella dissolutezza e nell’ostinazione del proprio cuore. Come ai tempi di Noè, in cui la gente pensava solamente a mangiare, bere, prendere marito e dare moglie, vivendo quindi come se non ci fosse nient’altro che quelle cose, allo stesso modo si comporta l’uomo del ventesimo secolo.

    Come Dio si interessò alla salvezza della famiglia ai tempi di Noè, lo è anche ai nostri giorni. Ecco perché, oggi come sempre, Dio fa arrivare il suo messaggio alle varie famiglie della terra, perché come allora, anche oggi, Egli vuole liberare e proteggere l’uomo da un sicuro giudizio che lo colpirà.

    Allora l’arca che Noè costruì servì per la salvezza della sua famiglia; oggi però, Gesù Cristo di cui l’arca ne è il tipo, vuole salvare chiunque lo riceve e lo accetta come il suo personale Salvatore. Se oggi udite sentite la Sua voce, tramite la predicazione dell’evangelo o la lettura della Bibbia, non indurite i vostri cuori; non dite: Dio è troppo buono, e in virtù del Suo amore, Egli non permetterà che nessuno vada all’inferno, che perisca nella distruzione eterna.

    È vero che nella mente di Dio non c’è il piacere e il desiderio che qualcuno perisca (1 Timoteo 2:4; 2 Pietro 3:9), dato che Egli ama di un amore eterno; Egli però ha detto chiaramente come si articola e si concretizza questa Sua volontà:

    Iddio ha tanto amato il mondo = (umanità), che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).

    Chiunque tu sii e a qualunque strato della società appartenga, ricordati che il tempo della grazia è oggi. È oggi che ti viene offerta la salvezza tramite, l’opera che Gesù Cristo compì sulla croce del Calvario. Non dire: per ora c’è tempo, sono giovane, devo godermi la vita nei suoi vari piaceri, quando sarò più vecchio, può darsi che ci penserò e sarà allora che potrò fare una decisione, una scelta.

    Potrebbe darsi che a quel giorno tu non ci arrivi mai; una sventura ti potrebbe capitare inaspettatamente; un incidente ti potrebbe toglierti la vita; la morte stessa potrebbe venire prima che siano passati i giorni della tua giovinezza, prima di aver esaurito le tue risorse, le tue aspettative. Ti supplico, non rimandare il tuo destino eterno a domani. Oggi stesso entra nell’arca, che Dio stesso, tramite Gesù Cristo Suo Figlio, ha costruito per la tua salvezza e di quella della tua famiglia!

    PS: Se ci sono damanda da fare, fateli liberamente; da parte nostra saremo felici di rispondere.