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Capitolo 5





LA fede di NOÈ





Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l’arca, mediante la quale condannò il mondo e divenne erede della giustizia che si ottiene mediante la fede (Ebrei 11:7).

Anche per Noè, la lettera agli Ebrei dedica un solo versetto. A differenza però degli altri personaggi menzionati in questo capitolo, quello che viene ricordato da quest’uomo, ha la sua importanza, non solo per l’evento del diluvio che lo contraddistingue, ma soprattutto per una tematica che abbraccia circa i vari aspetti della vita cristiana ed include argomenti primari della dottrina cristiana.

Vale quindi la pena esaminare il contenuto di questo testo, servendoci soprattutto degli altri riferimenti del N.T. senza peraltro tralasciare quello che dice l’A.T. e il libro della Genesi in modo particolare. Riportiamo i riferimenti del N.T. che parlano di Noè, escluso naturalmente quello di (Ebrei 11:7) già riportato sopra.

Ma come fu ai giorni di Noè, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, le persone mangiavano, bevevano, si sposavano ed erano date in moglie, fino a quando Noè entrò nell’arca
(Matteo 24:37,38; par. Luca 17:26,27).

Figlio di Cainan, figlio di Arfacsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamek (Luca 3:36).

che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua (1 Pietro 3.20).

e non risparmiò il mondo antico ma salvò con altre sette persone Noè, predicatore di giustizia, quando fece venire il diluvio sul mondo degli empi (2 Pietro 2:5).

La corrispondente Scrittura di questi testi si trova nel libro della Genesi, precisamente nei capitoli (5-10; 1 Cronache 1:4; Isaia 54:9 ed infine Ezechiele 14:14).

1. LA PERSONA DI NOÈ

Chi era Noè

Cominciamo col dire che Noè, Ebraico Noah, significa: riposo tranquillità e anche consolazione, secondo Genesi 5:29. Nacque nell’anno 2940 a.C. [Cfr. Il glossario biblico della Nuova Diodati, alla voce Noè, pag. 357]. da Lamek, quando questi aveva centottantadue anni. Fu un uomo che la S. Scrittura definisce come uno che

trovò grazia agli occhi dell’Eterno (Genesi 6:7); giusto e irreprensibile tra i suoi contemporanei; uomo che camminò con Dio (Genesi 6:9) e predicatore di giustizia (2 Piet. 2:5).

Queste note biografiche che la Scrittura presenta, non solo ci permettono di vedere che tipo di uomo era Noè, ma ci consentono pure di vedere la sua relazione che aveva con Dio e il suo comportamento con la generazione dei suoi tempi. Visse in tempi di gran malvagità, e la situazione dell’umanità viene descritta con le seguenti parole:

Ora l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo (Genesi 6:5).

Nonostante che la Scrittura usi questi termini per descrivere l’integrità morale e spirituale di Noè, di quest’uomo si parla solamente quando aveva cinquecento anni. Perché la Scrittura nasconde tutti questi anni della vita di quest’uomo, non ci viene dato da sapere, e cercare di formulare un’ipotesi, è sempre rischioso, per il fatto che si potrebbe pensare e dire qualcosa, che potrebbe essere solamente il frutto di una speculazione intellettuale.

Ci guardiamo dall’affermare che Noè fu un uomo integro e giusto solo all’età di cinquecento anni e non prima. Una simile supposizione, anche se potrebbe essere valida, non ci sembra però che possa accordarsi col detto:

Ti ho visto giusto davanti a me, in questa generazione (Genesi 7:1).

Comunque siano andate le cose per tutti gli anni che la Scrittura tace, conviene attenerci a tutto quello che il Sacro testo dice, soprattutto in fase d’interpretazione.

La maniera come Dio Parlò a Noè

Parlare della maniera con cui Dio parlò a Noè, specie quando si tengono presenti i casi di Adamo (Genesi 2:15; 3:9) e di Caino (Genesi 4:9), non costituisce, a nostro avviso, un problema, per cercare di stabilire se Dio parlò mentre Noè era sveglio o mentre dormiva. Dato la relazione di comunione che intercorreva tra Noè e Dio, convalidata dalla frase: Noè camminò con Dio, non è fuori della logica, se pensiamo che Dio avrà parlato a Noè mentre era sveglio, anche se non esclude una diversa possibilità.

Indipendentemente di come siano andate le cose, possiamo stabilire, in base al dato biblico, che quattro volte Dio parlò a solo e due volte quando Noè era assieme ai suoi tre Figli (cfr. Genesi 5:13; 7:1; 8:15; 9:17; 9:1,8,12). La cosa che maggiormente bisogna tenere presente è il fatto che il tipo di parlare che Dio fece con Noè, fu confidenziale. È risaputo che Noè fu il primo uomo al quale Dio rivelò i segreti della Sua volontà, riguardante il genere umano di quei tempi e la punizione che Egli si apprestava a dare loro.

A questo punto si può chiedere: perché mai Dio rivelò questo segreto ad un uomo? Crediamo che si possa rispondere, in base ad un principio divino, registrato in Amos 3:7, in cui si dice:

Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.

Senza dubbio, in base a questo testo, Dio considerava Noè un “profeta”, (anche se ciò non viene confermato da nessuno scritto biblico), a causa di questo, dato che quello che Dio disse a Noè era un vero “segreto” della Sua volontà, Egli si sentiva obbligato a comportarsi in quel modo. Se il principio divino non era ancora stato rivelato agli uomini, questo non vuol affermare che non era presente in Dio ai tempi di Noè. Per convalidare la nostra affermazione, si confrontino i seguenti testi:

E l’Eterno disse: Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare, poiché Abrahamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra? (Genesi 18:17) e:

Ora dunque restituisci la moglie di quest’uomo, perché è un profeta; ed egli pregherà per te e tu vivrai (Genesi 20:7).

Ed ancora:
Ma se avessero assistito al mio consiglio, allora avrebbero fatto udire le mie parole al mio popolo, e così li avrebbero fatti allontanare dalla loro cattiva via e dalla malvagità delle loro azioni (Geremia 23:22).

Non c’è nessun dubbio: in base a questi testi, Noè era considerato un profeta da Dio e come tale, poteva comunicare al suo servitore i segreti della Sua volontà, cosa che Egli fece prima di mandare il diluvio sulla terra.

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 25/11/2010 22:10]