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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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09/01/2012 00:05

Queste tre citazioni completano l’elenco delle citazioni in cui il termine monoghenēs unigenito, compare nel NT. Non c’è tanto da dire in questi tre testi, per ciò che riguarda l’interpretazione di monoghenēs, perché in tutti tre i passi il senso di «unico, solo», è incontestato anche dalla TNM.

In conclusione: dall’esame che abbiamo condotto, risulta chiaro che:

1. I termini Padre e Figlio, stanno ad indicare la «posizione» che l’uno e l’altro hanno e non intaccano o minimizzano la loro natura di Dio.
2. Il termine prōtotokos mette in risalto il fatto che Cristo è il primo, non in «ordine di tempo» ma di «preminenza» su tutto il creato.

3. Infine, il termine monoghenēs, non sta ad indicare che Cristo è «il solo Dio generato», ma il solo, l’unico del genere in senso assoluto, essendo nel Padre e il Padre è in lui (Giovanni 10:38; 14:10,11,20; 17:21).

È chiaro perciò che essendo «uno col Padre» (Giovanni 10,30), ne consegue che l’uno e l’altro hanno la stessa natura di Dio, senza nessuna differenza [Per una maggiore documentazione, soprattutto per conoscere la storia del concetto di «monoghenēs» nonché gli altri autori che sono intervenuti nella discussione e nell’interpretazione di Giovanni 1:18, cfr. F. Büchsel, in GLNT (Grande Lessico del Nuovo Testamento),Vol,VII, Col. 465-478; K. H. Bartels, Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, pagg. 1922-1924; Walter R. Martin Norman H Klann, Il Geova della Torre di Guardia, pagg. 209-212].

PS: Se al termine del capitolo 16 ci sono domande da fare, fatele liberamente e saremo pronti a rispondere



APPENDICE




BREVI CONSIDERAZIONI SUL LOGOS




I. L’ESSERE PREESISTENTE DEL LOGOS

Le brevi considerazioni che faremo sul logos, di cui nel prologo di Giovanni, ci permetteranno, non solo di approfondire la conoscenza riguardo la Parola, di cui il nostro testo è saturo, ma potremo anche stabilire se questa Parola, di cui parla l’evangelista, debba essere considerata e compresa in ordine al tempo o piuttosto fuori di esso. Il concetto di tempo, è chiaramente indicato nella seconda parte di (Giovanni 1:1): Nel Principio, o in Principio. Questo però non vuol dire che Giovanni adoperi questo termine per presentarci il problema del tempo con tutta la sua problematica. Che il tempo abbia cominciato la sua esistenza prima del mondo, o insieme ad esso o dopo di esso, non era certamente il motivo per il quale Giovanni adoperò il termine archē. D’altra parte, non possiamo affrontare la problematica del tempo, per stabilire un ordine ben preciso se collocarlo prima o dopo la creazione o addirittura con la stessa creazione. Una simile trattazione, ci porterebbe fuori il contesto per il quale Giovanni adoperò il termine archē.

Con ogni probabilità, Giovanni scelse questo termine in analogia a (Genesi 1:1), e ciò per indicare, non tanto l’inizio dell’esistenza del mondo creato o l’inizio dell’esistenza della Parola, quanto per esprimere l’essere del logos prima del mondo [Cfr. R. Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni I, pag. 293]. Se dovessimo interpretare la frase nel principio come una designazione di partenza per il logos, dovremmo per forza di coerenza stabilire un tempo nel quale il logos, cominciò la sua esistenza. Se poi si pensa che questa Parola sia semplicemente una forma verbale di Dio, dovremmo, anche per questa asserzione, stabilire quando essa cominciò in Dio. Come si può benissimo notare tutta la faccenda non è solamente imperniata a stabilire l’inizio dell’esistenza della Parola, ma investe Dio stesso nella sua natura.

Se la Parola, di cui parla (Giovanni 1:1) deve essere intesa come espressione verbale di Dio, va da sé che questa Parola, deve essere collocata fuori del tempo, perché Dio appunto è fuori del tempo. Se tutto ciò che esiste, esiste nel tempo (e tutto ciò che ha avuto un inizio non è eterno), e se la Parola in (Giovanni 1:1) è semplicemente un’espressione verbale di Dio, questa deve essere necessariamente fuori del tempo, perché Dio stesso è fuori del tempo, quindi eterna.

D’altra parte, sarebbe insostenibile affermare che ci fu un tempo nel quale Dio non aveva un’espressione verbale. Se ci permettiamo di fare riferimento alla Parola come espressione verbale di Dio, non lo facciamo perché (Giovanni 1:1) significhi questo, ma solamente per far notare come sia impossibile sostenere, sia dal punto di vista grammaticale che dal punto di vista teologico, che il logos abbia potuto avere un inizio nel tempo.
In considerazione di quanto esposto, la frase: Nel principio, non ha niente a che vedere con l’inizio dell’esistenza del logos, perché questi, quando cominciò il tempo in principio, era. Che il logos deve essere considerato eterno, viene provato in maniera inconfutabile dal valore del verbo essere che Giovanni adopera.

Si continuerà il prossimo giorno...
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