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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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07/01/2012 00:02

* E il verbo si è fatto carne, e abitò tra di noi; e abbiamo veduto la sua gloria, gloria come dell’Uigenito del Padre, pieno di grazia e di verità (A. Martini).
E la Parola è stata fatta carne ed è abitata fra noi (e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria, come dell’unigenito proceduto dal Padre), piena di grazia e di verità (G. Diodati).

* E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre (G. Luzzi).

* Ed il logos è divenuto carne e ha dimorato tra di noi, ed abbiamo contemplato la sua gloria, una gloria quale (si addice) all’unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Paideia).
Ecco il testo greco:

«kai ho logos Sarcs egheneto kai eskēnōsen en hēmin, kai etheasametha tēn docsan autou, doxan ōs monoghenous para patros, plērēs charitos kai alētheias».

Nell’esaminare la versione della TNM, ci preme prima d’ogni altra cosa, far notare l’inesattezza linguistica della frase «un figlio unigenito». Se il logos di cui parla il testo è definito monoghenous unigenito, l’articolo indeterminativo « un » è fuori posto a dir poco. Se per monoghenēs si intende «unico, solo», come la stessa versione della TNM ha messo in risalto nei testi di (Luca 7:12; 8:42; 9:38 e Ebrei 11:17), è contraddittorio mettere l’articolo indeterminativo « un » davanti al monoghenous di (Giovanni 1:14).

È inammissibile che si possa tradurre ōs monoghenous «un figlio unigenito», dal punto di vista prettamente grammaticale, e rendere la forma italiana linguisticamente corretta. Anche se la particella ōs potrebbe avere senso di paragone, l’uso linguistico generale di monoghenēs non consente assolutamente di prendere ōs monoghenēs come un semplice paragone. La stessa frase «un figlio», indica l’esistenza di altri figli, come se ce ne fossero altri oltre a Gesù Cristo o come se il NT non fosse preciso quando chiama «sempre» Gesù Cristo: «Il Figlio di Dio».

Lo stesso dicasi per la frase «un padre». La frase: ōs monoghenous para patros , non può essere mai tradotta correttamente: «un figlio unigenito da parte di un padre», perché manca del più elementare senso di logica ed è in contraddizione, con la forma linguistica e soprattutto con tutto l’insegnamento del NT che ha «sempre» Gesù Cristo «il Figlio di Dio» e Dio «il Padre».

Ma allora, perché la TNM (che mantiene l’anonimato per ovvi motivi) l’ha fatto? In questo «sapere correttamente interpretare» il testo greco, come spesso va dicendo la Torre di Guardia a mezzo dei suoi scritti e attraverso i suoi seguaci, è una prova della loro poca onestà ed è una dimostrazione della loro posizione altamente preconcetta. La forma linguistica di (Giovanni 1:14) è stata resa in quella maniera, perché è in rapporto con Gesù Cristo, la Parola fatta carne.

Nello stesso tempo, però, mette in evidenza il problema di fondo, ch’è quello teologico, riguardante la persona di Gesù Cristo. Il fatto stesso che nessuna traduzione si è mai sognato di rendere ōs monoghenous para patros «un figlio unigenito da parte di un padre», è una dimostrazione di quantolosco ci sia sotto, nell’intento della Torre di Guardia!

Strumentalizzare il concetto di «unigenito» per dimostrare che Cristo è stato creato, non importa quando, significa degradarlo della sua deità. Anche se il termine monoghenōs significa «unico nel suo genere» e non esclude quello della specie, non si può concludere che con questo termine la Scrittura voglia presentare Cristo come «l’unico Dio creato».

Se Cristo è Dio, nel senso pieno che ha il concetto di deità, non si può assolutamente pensare, né alla sua creazione, né al fatto che nella deità ci siano gradi o livelli. La Bibbia dice in maniera dogmatica che c’è un solo Dio (Deuteronomio 4:35; 2:29; Isaia 43:10; 1 Corinzi 8:6). Il testo di Isaia 43:10 esclude la creazione o la formazione di un Dio.

«Voi siete i miei tistimoni, è l’espressione di Geova, «"pure il mio servitore che ho scelto, onde conosciate e abbiate fede in me, e affinché comprendiate che sono lo stesso. Prima di me non fu formato nessun Dio, e dopo di me non continuò ad essercene nessuno"» (la TNM).

6. Giovanni 1:18:
Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito (monoghenēs) Figlio [Il Luzzi ha preferito, come tantissimi altri traduttori, la lezione che ha “ho monoghenēs uhios” l’unigenito Figliolo] che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere (La Nuova Diodati).

La TNM: «Nessun uomo ha in nessun tempo veduto Dio; l’unigenito dio [La TNM ha preferito la lezione che ha “monoghenēs theos” = unigenito Dio. Questa lezione fu la rocca forte per Ario, che sostenne, in tutta la polemica che si sviluppò nel IV secolo d.C. che Gesù Cristo fu il solo Dio creato. Sulla scorta di questo precedente storico, la Torre di Guardia afferma che Cristo è “l’unico Dio generato”] che è nella posizione del seno presso il Padre è colui che l’ha spiegato».

Anche per questo testo, dato la differenza sostanziale della traduzione della TNM, si impone un confronto con le altre traduzioni.

Si continuerà il prossimo giorno...
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