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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – GESÙ CRISTO È DIO? – Capitoli 7-16 + APPENDICE E BIBLIOGRAFIA

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2012 00:23
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02/01/2012 14:59

2) Giovanni 13:19:
Fin da ora ve lo dico, prima che accada; affinché quando sia accaduto, voi crediate che son io Egō eimi.

Qual’era la predizione a cui faceva cenno Gesù? Dalla Scrittura che viene citata (Salmo 41:9), sappiamo che stava parlando del tradimento ad opera di Giuda Iscariot. Il testo citato però, non menziona il nome di Giuda Iscariot; si limita soltanto a riferire che si trattava di uno che mangiava il suo pane e che avrebbe alzato il suo calcagno contro a lui. Gesù interpreta questo testo e lo applica a Giuda.

Nell’interpretare questa profezia, Gesù rivela ai suoi, una caratteristica propria della divinità. È saputo infatti, con estrema certezza, che Geova è il solo che conosca l’avvenire. Basterà leggere due testi del profeta Isaia per convincersi di questa verità.

Isaia 44:7, dice:
Chi come me, proclama l’avvenire fin da quando fondai questo popolo antico? ch’ei lo dichiari e me lo provi! Lo annunzino essi l’avvenire, e quel che avverrà!.

Isaia 46:9,10:
Ricordate il passato, le cose antiche: perché io son Dio, e non ve n’è alcun altro; son Dio, e niuno è simile a me; che annunzio la fine sin dal principio, e molto tempo prima predico le cose non ancora avvenute; che dico: Il mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta la mia volontà.

Dal momento che (Giovanni 13:19) stabilisce che Cristo conosce il futuro, perché lo predice, è chiaro qual’è il valore della frase: Affinché, quando sia accaduto, voi crediate che sono io Egō eimi. Col dire questo, Cristo metteva in chiaro una prerogativa di Geova, il solo che conosce la fine sin dal principio.

3) Giovanni 18:5:
Gli risposero: Gesù il Nazareno! Gesù disse loro: Son io Egō eimi.

La storia dell’arresto di Gesù, è particolarmente significativa, dal modo come Giovanni la racconta. Tutta la schiera dei soldati che era andata al Getsemani, aveva un solo obbiettivo: Arrestare Gesù Cristo. Poiché, secondo l’evangelista Giovanni, i soldati non sapevano come fare per individuare Gesù, perché manca il «bacio», come segno distintivo, e Gesù sapendo che quella schiera lo cercava, chiede giustamente: Chi cercate? La cosa più bella e più significativa di questa scena, è costituita dalla parola che Gesù pronunciò. Giovanni dice:

Come dunque ebbe detto loro: Son io Egō eimi, indietreggiarono e caddero in terra (Giovanni 18:6).

Perché mai, all’udir quella frase Egō eimi = Son io, i soldati caddero a terra? Non era Gesù quello che essi cercavano? Giovanni nel riferirci questo particolare, mette in evidenza tutta la maestà e la divinità insita in quella frase.

Quel momento drammatico non deve essere spiegato come un qualcosa che ha a che fare con la psicologia e la razionalità, come se presi dalla paura, cadessero l’uno sull’altro. Era la potenza del divino, Dio fatto carne, che si manifestava in quella dichiarazione: Egō eimi. La Torre di Guardia e tutti coloro che negano la deità di Cristo, dovrebbero seriamente pensare e riflettere. D’altra parte, non esistono altre spiegazioni e non ci sono altre alternative, logiche e coerenti.

Anche se la Torre di Guardia, con la sua camuffata cultura, ha reso (Giovanni 8:58) con: Io sono stato, pensando così di nascondere la realtà, che parla a chiare lettere, della deità di Gesù Cristo, con l’esame che abbiamo fatto, crediamo di aver dimostrato, coerentemente all’esegesi del vangelo di Giovanni, che l’Egō eimi di questo testo, è reso corretto «solamente», sia dal punto di vista grammaticale che esegetico, con: «Io sono».

Sarà utile, pertanto, per una maggiore documentazione, leggere l’esegesi di tutti i 26 testi di Giovanni citati, con il lungo elenco di autori, di una certa levatura culturale che vengono menzionati nei tre volumi che R. Schnackenburg ha scritto sul vangelo di Giovanni, quale CTNT, che la Paideia ha pubblicato.

6. PADRE, FIGLIO, PRIMOGENITO, UNIGENITO

1) PADRE, FIGLIO


Il termine Padre (greco patēr) usato nel NT è di 415 volte e la maggior parte dei casi (254 volte) è usato nel senso religioso, applicato a Dio-Padre. A differenza dell’AT che usa il termine padre (Ebrei ab = LXX patēr) 1180 volte, pochissime volte (15 volte) viene usato in senso religioso. Il termine padre, nei confronti di Dio, ricorre nell’AT solo 15 volte, di cui 13 volte come attributo e due volte come titolo nella preghiera.

a) Il nome di Dio-Padre per Gesù: I 142 passi, in cui Dio è indicato come padre nelle parole di Gesù, ci fanno supporre che certamente Gesù ha chiamato Dio col nome di Padre, anche se lo sviluppo di tale tendenza si sia accentuata più tardi con Mtteo e Giovanni.

Per ciò che riguarda il linguaggio stesso di Gesù ci sono due cose da notare: non risulta da nessun passo che egli abbia chiamato Dio col titolo: «padre d’Israele»; va pure precisato che egli ha parlato di Dio come padre suo («mio padre») e non come padre dei discepoli («il padre vostro»; però non si è mai associato ad essi per un comune «padre nostro» (il «Padre nostro» è una preghiera che egli propose ai discepoli. Il fatto che Gesù chiami Dio suo padre ha un preciso fondamento nella particolarissima rivelazione concessagli da Dio e nella sua singolare posizione di Figlio (Matteo 11:25-27; Luca 10:21).

Si continuerà il prossimo giorno...
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