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Domenic34 – Giuseppe... L’uomo denomonata Safnat-Paneac – Capitolo 3. GIUSEPPE, IL PREDILETTO DI GIACOBBE

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    Domenico34
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    00 21/05/2011 00:09

    Capitolo 3




    GIUSEPPE, IL PREDILETTO DI GIACOBBE




    IL TRATTAMENTO PARTICOLARE CHE GIUSEPPE RICEVE DA PARTE DI SUO PADRE

    Giuseppe, il penultimo dei figli nati a Giacobbe, era diventato il prediletto del padre.
    Or Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il ragazzo della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi.
    Ma i suoi fratelli, vedendo che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli, presero ad odiarlo e non gli potevano parlare in modo amichevole
    (Genesi 37:3,4).

    La storia di questo particolare amore per Giuseppe, culminato nel dono della “lunga veste”, ha indotto qualcuno a pensare ad una “visiva superiorità di Giuseppe sui fratelli sancita dal padre”. (N. Marconi, in RB, Luglio-Settembre 1991).

    A noi sembra che questa interpretazione forzi troppo il testo biblico, in quanto ancora non erano avvenuti i “sogni di Giuseppe” che sanciscono, non secondo un piano umano e neanche per un preciso desiderio di Giacobbe, bensì secondo un piano divino, la sua superiorità sui fratelli. Diventa ancora più difficile sostenere tale tesi se si nota il contrasto con la reazione di Giacobbe quando Giuseppe racconta il suo sogno:

    Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli e suo padre lo sgridò e gli disse: Cosa significa questo sogno che hai fatto? Dunque proprio io, tua madre e i tuoi fratelli dobbiamo venire a inchinarci fino a terra davanti a te? (Genesi 37:10).

    Quella veste lunga fino ai piedi, che poi "era una giubba e non il mantello che di solito l’uomo portava fuori casa, era comunemente usata perché lunga e con maniche lunghe; in definitiva si trattava di una veste di lusso adatta solo a persone che non dovevano lavorare” (Gunkel). È infatti nominata solo in un altro passo come abito delle principesse reali (2 Samuele13:18).

    Anche se la tunica con le maniche lunghe non si addiceva tanto a uno come Giuseppe che pasturava il gregge coi suoi fratelli, Giacobbe, nel dare a suo figlio quella veste particolare, certamente non era animato dal desiderio di vedere suo figlio primeggiare sugli altri, anche se Giuseppe, secondo il piano di Dio, era già predestinato a diventare il signore dei suoi fratelli.

    Non era certo questo lo scopo di quel dono per Giacobbe; voleva solamente dimostrare un amore speciale per il figlio Giuseppe. La Scrittura motiva chiaramente l’amore di Giacobbe nei confronti di Giuseppe. perchè era il figlio della vecchiaia. Tuttavia con ogni probabilità ci saranno stati altri motivi, sconosciuti, che il Sacro testo non ci rivela, che avranno indotto il vecchio padre ad agire in quel modo. D’altra parte non possiamo minimamente pensare all'intervento di Rachele, la madre di Giuseppe, dato che non aveva solo Giuseppe come figlio.

    Pensiamo piuttosto a comprendere perché Giacobbe manifestava un amore per Giuseppe diverso sia per qualità che per intensità. Sarà stato forse il carattere mite ed arrendevole di Giuseppe che avrà attirato particolarmente la sua attenzione? Possiamo formulare tante ipotesi, tuttavia non potremo mai arrivare ad una definitiva conclusione.

    Il particolare amore di Giacobbe per Giuseppe viene comunque notato dagli altri figli, soprattutto in occasione del dono della veste lunga, suscitando così il loro odio e rendendo evidente quanto in genere possano essere pericolose le preferenze dei genitori verso alcuni figli.

    Nel giro di poco tempo il cuore dei fratelli di Giuseppe si riempie d’odio a tal punto che non gli potevano parlare in modo amichevole (Genesi37:4).

    Questa situazione genera un netto distacco e tanta freddezza tra Giuseppe e i suoi fratelli, i quali gli procurano una serie di affanni e persino ne pianificano la morte. Non possiamo però attribuire tutto il “torto” ai fratelli di Giuseppe per il loro odio, visto che, in realtà, la causa principale era stato il trattamento discriminatorio di Giacobbe.

    I genitori infatti non devono abbandonarsi ad atteggiamenti preferenziali nei confronti dei loro figli, se vogliono evitare dissensi e litigi in famiglia. Le discriminazioni, come ad esempio quella causata dalla primogenitura, hanno sempre causato scompigli e malumori nella vita dei figli. Quando si apre una piaga nella vita di una famiglia, difficilmente può essere guarita.

    Ancora giovanissimo, Giuseppe, all’età di
    diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli... Or Giuseppe riferì al loro padre la mala fama che circolava sul loro conto
    (Genesi 37:2).

    Generalmente si indicano due fattori alla base dell’ostilità dei fratelli di Giuseppe: Il dono della veste lunga e il resoconto (a scopo di controllo?) di Giuseppe al padre inerente a tutta la mala fama che circolava sui suoi fratelli. Sicuramente sono questi i presupposti della malevolenza dei fratelli.
    È improbabile però che Giuseppe nell’informare il padre della fama dei fratelli volesse già prevalere su di loro, come qualcuno ha cercato di insinuare, definendolo “impertinente fratello minore coccolato dal padre e sfrontatamente insuperbito dai suoi sogni di grandezza”.
    L’indole di Giuseppe non può alimentare un minimo sospetto del genere: tutto ciò che diremo in seguito, attraverso l’esame del testo sacro, lo metterà in evidenza.

    I SOGNI DI GIUSEPPE

    Or Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; e quelli lo odiarono ancora di più.
    Egli disse loro: Udite, vi prego il sogno che ho fatto.
    Noi stavamo legando dei covoni in mezzo al campo, quand’ecco fascio si drizzò e rimase diritto, mentre i vostri covoni si raccolsero e si inchinarono davanti al mio covone
    (Genesi 37:5-7).

    L’interpretazione di quel sogno non proviene da Giuseppe, — anche se lo stesso più tardi interpreterà prima i sogni del coppiere e del panettiere, poi quelli del Faraone — ma dai suoi fratelli, i quali non erano dotati di particolare virtù in proposito. Sappiamo però che l’interpretazione era vera, nel senso che Dio attraverso quel sogno aveva fatto arrivare un preciso messaggio alla famiglia di Giacobbe: la predizione del destino di Giuseppe non per volontà e desiderio del padre, bensì per volontà di Dio.

    Infatti, trattandosi di una divina rivelazione, dopo molti anni anni, il sogno si avvererà. Sorgono qui spontanee alcune domande: qual è il vero motivo che spinge Giuseppe a raccontare il sogno ai suoi fratelli? Aveva la percezione del suo significato? Capiva che quel sogno svelava la sua grandezza e la successiva sottomissione dei suoi fratelli? Se aveva realizzato tutto ciò, per quale motivo lo aveva riferito ai suoi fratelli? Giuseppe era davvero “sfrontatamente insuperbito dai suoi sogni di grandezza”?

    Sapeva che i suoi fratelli l’odiavano per la veste lunga e non gli potevano parlare in modo amichevole e che il sogno avrebbe aumentato lo sdegno e l’odio nei suoi confronti? Giuseppe agisce da vero “presuntuoso” e “superbo” o piuttosto da “ingenuo”?
    Considerando la storia di Giuseppe così come ci viene narrata dal libro della Genesi, nonché la descrizione del suo carattere mite e sottomesso, propendiamo per l’“ingenuità”. Ciò che maggiormente rafforza tale propensione è il racconto di Giuseppe di un sogno che include anche suo padre e sua madre, nonostante sapesse dell'interpretazione dei suoi fratelli dell’altro sogno.

    Si continuerà il prossimo giorno...
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    Domenico34
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    00 22/05/2011 00:05
    Giuseppe credeva all’interpretazione del sogno fornita dai suoi fratelli? Secondo Giuseppe, ci sembra, i fratelli avrebbero capito di dover subire il suo dominio. È vero? Personalmente non credo.
    Vale la pena di esaminare l’esperienza di Gedeone, l’uomo che Dio scelse per salvare il popolo d’Israele dai Madianiti. Nonostante Gedeone fosse pronto ad affrontare i nemici, forte di un preciso disegno divino, c’era un po’ di paura in lui. Dio che conosceva l’umore di Gedeone, gli disse:

    Levati e piomba sull’accampamento, perché io te l’ho dato nelle mani.
    Ma se hai paura di farlo, scendi all’accampamento con Purah, tuo servo,
    e udrai quello che dicono, dopo ciò, le tue mani saranno fortificate per piombare nell’accampamento.
    Quando Gedeone arrivò, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e gli diceva: Ho appena fatto un sogno; mi pareva di vedere un pane d’orzo rotolare nell’accampamento di Madian, giungere alla tenda e colpirla, così da farla cadere, rovesciarla e farla crollare.
    Allora il suo compagno gli rispose: Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Joash, uomo d’Israele; nelle sue mani DIO ha dato Madian e l’intero accampamento.
    All’udire il racconto del sogno e la sua interpretazione, Gedeone si prostrò in adorazione; poi tornò all’accampamento d’Israele e disse: Levatevi, perché l’Eterno ha dato nelle vostre mani l’accampamento di Madian
    (Giudici 7:9-11,13-15).

    Ecco un uomo che credendo nell’interpretazione di un sogno, aveva agito conformandosi ad esso. Lo stesso dicasi per il Faraone quando Giuseppe gli tradusse i suoi sogni. Ammesso che abbia preso per vera l’interpretazione fornita dai fratelli, crediamo che la superbia non c’entri per nulla.

    L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI DI GIUSEPPE

    Il secondo sogno riguardava il sole, la luna e undici stelle che si inchinavano davanti a lui, e lo stesso Giuseppe lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli, il che prova a nostro avviso l’ingenuità d’animo di quest’uomo. L’interpretazione di Giacobbe, anche se espressa in forma interrogativa: Dovremo proprio io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te? (GenesiI:10) e il rimprovero dello stesso padre, negano la presunta “superiorità di Giuseppe sui fratelli” insita nel padre.
    Considerata anche l'interpretazione del padre al racconto del secondo sogno, i fratelli di Giuseppe sono fermamente convinti che il loro congiunto dovrà prevalere su di loro. Ecco perché, a differenza del primo sogno, grazie al quale lo odiarono ancor di più (Genesi 37:8), col secondo gli portavano invidia (Genesi 37:11) Il severo rimprovero al figlio, serbasse la cosa dentro di sé, conferma non una premeditata volontà in Giacobbe di vedere suo figlio dominare su gli altri, ma solo una precisa volontà divina affinché ciò si avvenisse..

    L’ODIO E L’INVIDIA DEI FRATELLI DI GIUSEPPE

    Dopo il dono della veste lunga i fratelli di Giuseppe lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente (Genesi 37:4). I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole (Genesi 37:11).

    L’odio manifestato dai fratelli poteva essere giustificato? Per nessun motivo plausibile sarebbe mai stato approvato dalla Scrittura, quindi la risposta negativa è perentoria. Ma che cos’è l’odio che si insinua nel cuore degli uomini sino a diventare irremovibile? Prima rispondiamo con la definizione linguistica e dopo con ciò che la Bibbia riferisce al riguardo.

    DEFINIZIONE LINGUISTICA DELL’ODIO

    "Sentimento di vivissima ed esasperata ostilità nei confronti di qualcuno di cui si desidera il danno, la rovina o anche la morte, per il cui male si opera attivamente, delle cui disgrazie o avversità si prova piacere; analogo sentimento che si suscita negli altri e ci si attira, per lo più a causa delle proprie azioni, del proprio comportamento ritenuti – a torto o a ragione – detestabili, esecrabili, indegni. – In participio: accesa rivalità fra fazioni, parti politiche, famiglie nemiche: discordia, inimicizia. – In senso generico: spiccata avversione, profonda antipatia, grand'ostilità. – Per estensione: atteggiamento, comportamento, manifestazione che si origina, è dettata o si impronta a tale sentimento; effetto o conseguenza immediata che ne deriva.

    Atteggiamento e sentimento di esecrazione, di abominio, di detestazione nei confronti di persone empie e malvagie, del male, di tutto ciò che è contrario alla virtù e all’onestà (anche nelle locuzioni. Avere in odio, vivere in odio, ecc.). – In participio: riprovazione divina nei confronti del peccato o dei peccatori; la condanna, il castigo che ne può conseguire»"

    Davanti a una simile definizione, non ci sono argomenti validi che possano giustificare l’odio. Se l’odio anche solo sfiorasse il pensiero della morte, sarebbe sufficiente per respingerlo a priori. Qualsiasi persona con un minimo di sensibilità sa che tale desiderio non sarebbe degno di essere provato nemmeno per un acerrimo nemico.

    Ma è anche vero che tale comportamento può appartenere solo a chi è in grado di provare rispetto per gli altri e non si lascia guidare dal desiderio di vendetta, soprattutto tenendo presente l’imperativo divino, tratto dalla Bibbia: Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge (Romani 13:8).

    Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere (Proverbi 25:21);

    Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo» (Romani 12:20).

    QUELLO CHE RIFERISCE LA BIBBIA INTORNO ALL’ODIO

    Il sostantivo “odio”, al singolare o al plurale, il verbo “odiare” e l’aggettivo “odiato” in tutta la Bibbia ricorrono novantasette volte, il che non è poco. D’altro canto il verbo “amare”, in tutte le sue forme verbali, è menzionato in tutta la Bibbia ottantaquattro volte. Strano a dirsi, il male supera il bene. Eppure questa è la realtà.

    IL COMPORTAMENTO DI CHI ODIA

    Chi odia può procurare la morte al suo prossimo.

    Se uno dà una spinta ad un altro per odio, o gli getta contro qualcosa con premeditazione, in modo che quello muoia, o lo colpisce per inimicizia con la mano, in modo che quello muoia, colui che ha colpito dovrà essere punito con la morte: è un omicida; il vendicatore del sangue ucciderà l’omicida quando lo incontrerà (Nemeri 35:20-21).

    L’odio verso un profeta di Dio porta l’uomo a rigettare la parola del Signore.

    Il re d’Israele rispose a Giosafat: «C’è ancora un uomo per mezzo del quale si potrebbe consultare il SIGNORE; ma io l’odio perché non mi predice mai nulla di buono, ma soltanto del male: è Micaia, figlio d’Imla». E Giosafat disse: «Non dica così il re!» E ora ecco, il SIGNORE ha messo uno spirito di menzogna in bocca a tutti questi tuoi profeti; ma il SIGNORE ha pronunziato del male contro di te». Il re d’Israele disse: «Prendi Micaia, portalo da Ammon, governatore della città, e da Ioas, figlio del re e di’ loro:
    Così dice il re: "Rinchiudete costui in prigione, mettetelo a pane e acqua finché io torni sano e salvo"».
    Micaia disse: «Se tu torni sano e salvo, non sarà il SIGNORE che avrà parlato per bocca mia». E aggiunse: «Udite questo, popoli tutti!»
    (1Re 22:8,23,26-28).

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    Domenico34
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    00 23/05/2011 00:06
    Chi manifesta sentimenti di odio non fa altro che provocare litigi.

    L’odio provoca liti, ma l’amore copre ogni colpa (Proverbi 10:12), e chi odia, non ama la pace. L’anima mia troppo a lungo ha dimorato con chi odia la pace! (Salmo 120:6).

    Chi odia si trova nelle tenebre.

    Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.
    Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi
    (1Giovanni 2:9,11).

    Chi odia è omicida e non possiede la vita eterna.

    Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna (1Giovanni 3:15) ed è anche bugiardo. “Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto (1Giovanni 4:20).

    I fratelli di Giuseppe non l’odiavano solamente ma provavano anche invidia verso di lui. Che cos’è l’invidia? Trascriviamo la definizione linguistica.

    DEFINIZIONE LINGUISTICA DELL’INVIDIA

    "Rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l’interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni sia che, già possedendoli, ne pretenda l’esclusivo godimento (e per la morale cattolica l’invidia è uno dei sette vizi capitali, direttamente opposto alla virtù della carità; quando poi si rivolge al bene spirituale del prossimo come invidia della grazia altrui, è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo; in psicologia, l’invidia è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà od ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo).
    Sentimento di avversione, di malevolenza, di ostilità che porta a desiderare il male altrui; malignità, cattiveria; esecrazione, detestazione (con riferimento sia alla persona che lo prova sia a quello che ne è oggetto).
    Cruccio provocato da amore non corrisposto; Gelosia. Desiderio di imitare, di uguagliare o di superare le virtù altrui; emulazione»"

    QUELLO CHE DICE LA BIBBIA INTORNO ALL’INVIDIA

    Anche se il sostantivo “invidia” è menzionato venti volte e gli aggettivi “invidiosi” e “invidioso” quattro volte, non bisogna affatto sottovalutare questo strano sentimento.
    La Bibbia definisce l’invidia come la carie delle ossa. Un cuore calmo è la vita del corpo, ma l’invidia è la carie delle ossa (Proverbi 14:30).

    La carie è un male che erode e consuma i denti. Le ossa sono la struttura portante del nostro corpo; se questo viene eroso, si deteriora e crolla. Così avviene nella vita umana quando c’è l’invidia.

    Per far comprendere l'importanza dell’argomento, la Bibbia esorta a tener presenti diverse categorie di persone:

    i violenti (non portare invidia all’uomo violento - Proverbio 3:31),

    i peccatori (Il tuo cuore non porti invidia ai peccatori - Proverbi 23:17),

    i malvagi (Non portare invidia ai malvagi - Proverbi 24:1),

    gli empi (Non t’irritare a motivo di chi fa il male, e non portare invidia agli empi - Proverbi 24:19).

    I Giudei consegnarono Gesù a Pilato per invidia. Perché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia (Matteo 27:18); perché sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia (Marco 15:10). Infine, Giacomo afferma: dove c’è invidia e contesa, c’è disordine e ogni cattiva azione (Giacomo 3:16).

    PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e noi risponderemo con premura