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Capitolo 3




GIUSEPPE, IL PREDILETTO DI GIACOBBE




IL TRATTAMENTO PARTICOLARE CHE GIUSEPPE RICEVE DA PARTE DI SUO PADRE

Giuseppe, il penultimo dei figli nati a Giacobbe, era diventato il prediletto del padre.
Or Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il ragazzo della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi.
Ma i suoi fratelli, vedendo che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli, presero ad odiarlo e non gli potevano parlare in modo amichevole
(Genesi 37:3,4).

La storia di questo particolare amore per Giuseppe, culminato nel dono della “lunga veste”, ha indotto qualcuno a pensare ad una “visiva superiorità di Giuseppe sui fratelli sancita dal padre”. (N. Marconi, in RB, Luglio-Settembre 1991).

A noi sembra che questa interpretazione forzi troppo il testo biblico, in quanto ancora non erano avvenuti i “sogni di Giuseppe” che sanciscono, non secondo un piano umano e neanche per un preciso desiderio di Giacobbe, bensì secondo un piano divino, la sua superiorità sui fratelli. Diventa ancora più difficile sostenere tale tesi se si nota il contrasto con la reazione di Giacobbe quando Giuseppe racconta il suo sogno:

Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli e suo padre lo sgridò e gli disse: Cosa significa questo sogno che hai fatto? Dunque proprio io, tua madre e i tuoi fratelli dobbiamo venire a inchinarci fino a terra davanti a te? (Genesi 37:10).

Quella veste lunga fino ai piedi, che poi "era una giubba e non il mantello che di solito l’uomo portava fuori casa, era comunemente usata perché lunga e con maniche lunghe; in definitiva si trattava di una veste di lusso adatta solo a persone che non dovevano lavorare” (Gunkel). È infatti nominata solo in un altro passo come abito delle principesse reali (2 Samuele13:18).

Anche se la tunica con le maniche lunghe non si addiceva tanto a uno come Giuseppe che pasturava il gregge coi suoi fratelli, Giacobbe, nel dare a suo figlio quella veste particolare, certamente non era animato dal desiderio di vedere suo figlio primeggiare sugli altri, anche se Giuseppe, secondo il piano di Dio, era già predestinato a diventare il signore dei suoi fratelli.

Non era certo questo lo scopo di quel dono per Giacobbe; voleva solamente dimostrare un amore speciale per il figlio Giuseppe. La Scrittura motiva chiaramente l’amore di Giacobbe nei confronti di Giuseppe. perchè era il figlio della vecchiaia. Tuttavia con ogni probabilità ci saranno stati altri motivi, sconosciuti, che il Sacro testo non ci rivela, che avranno indotto il vecchio padre ad agire in quel modo. D’altra parte non possiamo minimamente pensare all'intervento di Rachele, la madre di Giuseppe, dato che non aveva solo Giuseppe come figlio.

Pensiamo piuttosto a comprendere perché Giacobbe manifestava un amore per Giuseppe diverso sia per qualità che per intensità. Sarà stato forse il carattere mite ed arrendevole di Giuseppe che avrà attirato particolarmente la sua attenzione? Possiamo formulare tante ipotesi, tuttavia non potremo mai arrivare ad una definitiva conclusione.

Il particolare amore di Giacobbe per Giuseppe viene comunque notato dagli altri figli, soprattutto in occasione del dono della veste lunga, suscitando così il loro odio e rendendo evidente quanto in genere possano essere pericolose le preferenze dei genitori verso alcuni figli.

Nel giro di poco tempo il cuore dei fratelli di Giuseppe si riempie d’odio a tal punto che non gli potevano parlare in modo amichevole (Genesi37:4).

Questa situazione genera un netto distacco e tanta freddezza tra Giuseppe e i suoi fratelli, i quali gli procurano una serie di affanni e persino ne pianificano la morte. Non possiamo però attribuire tutto il “torto” ai fratelli di Giuseppe per il loro odio, visto che, in realtà, la causa principale era stato il trattamento discriminatorio di Giacobbe.

I genitori infatti non devono abbandonarsi ad atteggiamenti preferenziali nei confronti dei loro figli, se vogliono evitare dissensi e litigi in famiglia. Le discriminazioni, come ad esempio quella causata dalla primogenitura, hanno sempre causato scompigli e malumori nella vita dei figli. Quando si apre una piaga nella vita di una famiglia, difficilmente può essere guarita.

Ancora giovanissimo, Giuseppe, all’età di
diciassette anni pascolava il gregge con i suoi fratelli... Or Giuseppe riferì al loro padre la mala fama che circolava sul loro conto
(Genesi 37:2).

Generalmente si indicano due fattori alla base dell’ostilità dei fratelli di Giuseppe: Il dono della veste lunga e il resoconto (a scopo di controllo?) di Giuseppe al padre inerente a tutta la mala fama che circolava sui suoi fratelli. Sicuramente sono questi i presupposti della malevolenza dei fratelli.
È improbabile però che Giuseppe nell’informare il padre della fama dei fratelli volesse già prevalere su di loro, come qualcuno ha cercato di insinuare, definendolo “impertinente fratello minore coccolato dal padre e sfrontatamente insuperbito dai suoi sogni di grandezza”.
L’indole di Giuseppe non può alimentare un minimo sospetto del genere: tutto ciò che diremo in seguito, attraverso l’esame del testo sacro, lo metterà in evidenza.

I SOGNI DI GIUSEPPE

Or Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; e quelli lo odiarono ancora di più.
Egli disse loro: Udite, vi prego il sogno che ho fatto.
Noi stavamo legando dei covoni in mezzo al campo, quand’ecco fascio si drizzò e rimase diritto, mentre i vostri covoni si raccolsero e si inchinarono davanti al mio covone
(Genesi 37:5-7).

L’interpretazione di quel sogno non proviene da Giuseppe, — anche se lo stesso più tardi interpreterà prima i sogni del coppiere e del panettiere, poi quelli del Faraone — ma dai suoi fratelli, i quali non erano dotati di particolare virtù in proposito. Sappiamo però che l’interpretazione era vera, nel senso che Dio attraverso quel sogno aveva fatto arrivare un preciso messaggio alla famiglia di Giacobbe: la predizione del destino di Giuseppe non per volontà e desiderio del padre, bensì per volontà di Dio.

Infatti, trattandosi di una divina rivelazione, dopo molti anni anni, il sogno si avvererà. Sorgono qui spontanee alcune domande: qual è il vero motivo che spinge Giuseppe a raccontare il sogno ai suoi fratelli? Aveva la percezione del suo significato? Capiva che quel sogno svelava la sua grandezza e la successiva sottomissione dei suoi fratelli? Se aveva realizzato tutto ciò, per quale motivo lo aveva riferito ai suoi fratelli? Giuseppe era davvero “sfrontatamente insuperbito dai suoi sogni di grandezza”?

Sapeva che i suoi fratelli l’odiavano per la veste lunga e non gli potevano parlare in modo amichevole e che il sogno avrebbe aumentato lo sdegno e l’odio nei suoi confronti? Giuseppe agisce da vero “presuntuoso” e “superbo” o piuttosto da “ingenuo”?
Considerando la storia di Giuseppe così come ci viene narrata dal libro della Genesi, nonché la descrizione del suo carattere mite e sottomesso, propendiamo per l’“ingenuità”. Ciò che maggiormente rafforza tale propensione è il racconto di Giuseppe di un sogno che include anche suo padre e sua madre, nonostante sapesse dell'interpretazione dei suoi fratelli dell’altro sogno.

Si continuerà il prossimo giorno...