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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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01/03/2012 00:03

Chi non segue il Signore (e seguirlo significa attenersi alla Sua Parola e al suo insegnamento) brancola nel buio del peccato e non realizza che sta sbagliando, né vede la via d’uscita.

La mancanza di luce non permette di scorgere e di valutare correttamente né le cose vicino a noi né (cosa più important ciò che riguarda Dio: le Sue vie e la Sua volontà.

Se il popolo d’Israele venne a trovarsi in questa condizione negativa è perché non stava seguendo Dio e, quindi, finì con lo scoraggiarsi a causa del viaggio e col considerare privo di valore il cibo che Dio mandava dal cielo ogni giorno.

I serpenti velenosi


Davanti alla loro posizione di aperta ostilità, Dio mandò in mezzo agli Israeliti dei serpenti che con i loro morsi ne fecero morire tanti (v. 6).
Fu una severa punizione quella che Dio dovette infliggere. Più tardi l’apostolo Paolo, prendendo spunto da quell’episodio, ammonirà la fratellanza con queste parole:

...non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo tentarono, e perirono, morsi dai serpenti (1 Corinzi 10:9).

Ai nostri giorni, forse, non ci sono serpenti velenosi come quelli che fecero morire gli Israeliti, ma ci sono altri tipi di serpi, altrettanto velenose, che con i loro morsi producono la morte spirituale, cioè l’allontanamento da Dio.

Queste serpi possono simboleggiare gli spiriti maligni o le tentazioni che si insinuano subdolamente nella mente e nel cuore di colui che non cammina nella luce del Signore e che, più o meno consapevolmente, apre la porta al nemico.

La porta d’ingresso in genere è sempre la stessa: disprezzare quello che Dio fa e rivoltarsi contro di Lui.

Il popolo riconosce il proprio peccato

Dopo le dimostrazioni di malcontento e di ribellione contro Dio e contro Mosè, e dopo che i serpenti velenosi hanno fatto morire tanti Israeliti, sorge un raggio di speranza.
Quella tragica situazione li spinge a prendere coscienza di aver peccato.

Il fatto poi che sono andati spontaneamente da Mosè a confessare il loro peccato è un chiaro segno di ravvedimento e di pentimento.

Quando in una persona si manifesta il vero ravvedimento, esso porta sempre a riconoscere e confessare il proprio peccato. Una cosa è ammettere dentro di noi di aver peccato, ben altro, invece, è quando lo si confessa con la propria bocca. La Scrittura infatti afferma:

Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia (Proverbi 28:13).

Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:9).

Questo è vero in qualsiasi tempo e per qualunque individuo. Colui che sinceramente riconosce il proprio peccato e lo confessa, in pratica si apre all’azione della grazia, permettendo finalmente a Dio di operare nella sua vita (si confronti Luca 15, la parabola del Figliuol Prodigo, o Luca 18, il fariseo e il pubblicano).

Il peccato d’Israele, come abbiamo visto, consisteva nell’aver parlato contro il Signore e contro Mosè. Non è facile comprendere che quando si parla contro Dio e i suoi servitori si è commesso un peccato, cioè si è trasgredita la legge divina (1 Giovanni 3:4).

Ma, grazie a Dio, ci pensa lo Spirito del Signore ad aprire la mente e a convincere il mondo di peccato (Giovanni 16:8).

Gli Israeliti quindi confessarono a Mosè di aver peccato, e gli chiesero allo stesso tempo di pregare il Signore per loro, affinché i serpenti velenosi si allontanassero.

Mosè, da persona umile com’era, non esitò ad innalzare una preghiera d’intercessione perché Dio liberasse il popolo da quei serpenti che avevano fatto morire tanta gente.

E Dio, che è sempre benigno e misericordioso, non appena vede un segno chiaro di ravvedimento e di pentimento, non esita ad indicare il rimedio al peccatore.

Dobbiamo sempre ricordare che Egli non trova affatto piacere nella morte dell’empio, quanto piuttosto nella sua salvezza (cfr. Ezechiele 18:23).

Dio è tanto pietoso da offrire il perdono a tutti quelli che veramente riconoscono il loro peccato e lo confessano, e quindi rivela loro come trovare la salvezza.

Può sorprendere come mai Dio, pur esaudendo la preghiera d’intercessione di Mosè, non allontani subito i rettili velenosi dal campo degli Israeliti.
L’episodio deve essere attentamente considerato e approfondito, per captarne i vari aspetti.ù

Si proseguirà il prossimo giorno...
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