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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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14/02/2012 00:15

Ma dobbiamo tenere presente che Mosè non era un angelo calato dal cielo: era un essere umano come noi, con le sue debolezze, nonostante avesse ricevuto dal Signore una grande responsabilità.

Questo serve a farci comprendere che anche i grandi uomini di Dio possono vacillare e scivolare lungo la china del scetticismo.

L’atteggiamento di Mosè fu meno grave di quello assunto dal popolo d’Israele, tuttavia non può essere giustificato per nessun motivo.
Il popolo mormorava perché non comprendeva chi avrebbe potuto dar loro a mangiare la carne; Mosè invece credeva in Dio, ma non riusciva a spiegarsi come avrebbe fatto a dar da mangiare carne a tutto il popolo, per un mese intero.

Mosè non era solamente il capo del popolo, ma aveva anche una relazione personale con il Signore e conosceva la Sua potenza non “per sentito dire”.

Quindi, le sue parole non solo rivelano mancanza di fede ma anche di discernimento, poiché dipingono Dio come se fosse un essere limitato non sapendo quello che diceva e senza conoscere l’entità numerica degli Israeliti.

Ma Dio, che è grandemente benigno e misericordioso, volle manifestare ancora una volta la Sua divina potenza. Il vento che risolse il problema si levò per ordine Suo:

Un vento si levò, per ordine del SIGNORE, e portò delle quaglie dalla parte del mare e le fece cadere presso l'accampamento sulla distesa di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro intorno all'accampamento, e a un'altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo.
Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno seguente raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno ne ebbe dieci omer; e le distesero tutto intorno all'accampamento
(vv. 31,32).

Solo Dio, col Suo potere illimitato, poteva fare una cosa del genere. Le cose impossibili all’uomo sono possibili a Dio e, indirettamente, anche a chi crede in Lui (cfr. Marco 9:23).

L’insegnamento che ogni cristiano dovrebbe ricavare da quest'episodio, riguarda l’atteggiamento che assumiamo davanti a certe situazioni della vita.

Quando non crediamo a quello che Dio può fare, non facciamo che denigrare la Sua onnipotenza e, di conseguenza, rischiamo di perdere la benedizione divina (che costituisce la nostra maggiore ricchezza, cfr. Proverbi 10:22).

Che ognuno di noi sappia “far tesoro” nel proprio cuore, di questa preziosa verità!

Aserot


Da Chibrot-Attaava il popolo partì per Aserot, e a Aserot si fermò (v. 35).

Quello che accadde a Aserot (che significa “accampamenti”), è narrato nel capitolo successivo (Numeri 12), tutto dedicato alle contestazioni fatte a Mosè da Aaronne e Miriam, fratello e sorella di lui.

Sembra incredibile come abbiano potuto assumere un atteggiamento così ostile nei confronti del fratello, e tutta la questione era imperniata sul fatto che Mosè aveva sposato una donna etiope!

L’intervento di Dio in favore del Suo servo Mosè mirava a mettere in risalto la gravità delle parole di Aaronne e Miriam contro Mosè. A volte noi pensiamo che parlare contro i servi di Dio sia lecito e innocuo, al punto che non ci facciamo neppure caso. Non è così davanti a Dio.

Colui che ha scelto Mosè e lo ha investito della Sua autorità prende le sue difese, non tanto per giustificare il secondo matrimonio, quanto per salvaguardare l’importanza e l’onorabilità del ministero.

Le parole usate da Aaronne e Miriam sono abbastanza sfrontate e orgogliose:
«Il SIGNORE ha parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». E il SIGNORE lo udì (12:2).

Oltre a parlare contro Mosè, essi cercarono di mettere in evidenza la loro rispettabilità e il loro ministero, a discredito del fratello, con lo stesso spirito religioso del fariseo del Vangelo (cfr. Luca 18:10-14).

Spesso, quando si cerca di denigrare l’onorabilità di un altro per mettere in risalto la propria, in realtà si sta disprezzando il dono che Dio ha dato agli altri.

A questo punto, Dio ordina a Mosè, Aaronne e Miriam di comparire davanti a Lui, perché vuol mostrare a tutti, non solo ai due contestatori, chi è il prescelto.

Stabilire la differenza tra il valore di uno o dell’altro non spetta all’uomo (che spesso è tentato di fare delle preferenze, perché schiavo dei suoi pregiudizi), ma a Dio, il conoscitore per eccellenza dei segreti del cuore.

Si proseguirà il prossimo giorno...
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