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Domenico34 – Il cammino di un popolo – Dall’Egitto alla terra di Canaan. Sommario, Prefazione ed Introduzione. Capitoli 1-14

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2012 00:30
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02/02/2012 00:14

Il deserto della vita mette a dura prova chiunque, specie quando veniamo da una felice esperienza che ci ha riempito di gioia. Per Israele non fu facile lasciare il Mar Rosso, il luogo in cui Dio aveva manifestato in loro favore la Sua potenza, facendo scaturire dai loro cuori un canto trionfale.

Rimanere accampati in un luogo che evoca continuamente la manifestazione della potenza di Dio, viene naturale.

Nel Nuovo Testamento, dopo aver assistito a una straordinaria trasfigurazione di Gesù (Matteo 17:4), Pietro voleva restare sulla montagna assieme al Signore, a Mosè e a Elia.

Di esperienze spirituali, che arricchiscono in modo straordinario la vita dei credenti, ce ne possono essere tante; e ognuna mette in risalto la bontà di Dio e la premura che Egli ha manifestato nei nostri confronti.
Quindi non fermiamoci alle prime esperienze, ma andiamo avanti.

Mosè era in stretto contatto con Dio e quando impartiva al popolo i suoi ordini, era in piena sintonia con il volere divino.
Dunque, nell’ordine che Mosè diede al popolo di lasciare il Mar Rosso per incamminarsi verso una nuova destinazione, non bisogna vedere solamente la volontà di un capo che vuole perseguire il suo programma, ma anche la volontà divina di farci avanzare per nuove esperienze, e altre vittorie.

Con le tre giornate di cammino nel deserto, Israele fece una nuova esperienza, anche se meno felice di quella del Mar Rosso, che contribuì ad arricchire il loro bagaglio di vita nel servizio di Dio.

Inizialmente, le acque amare portarono gli Israeliti a mormorare contro il servo del Signore Mosè (atteggiamento che non può essere giustificato per nessuna ragion, ma proprio a causa di quella particolare emergenza poterono sperimentare l’intervento del Signore, che cambiò l’amaro in dolce.
Nel corso della vita, a volte i credenti incontrano situazioni che possono essere paragonate a sorgenti amare. Prendiamo come esempio la storia di Naomi.

La sua famiglia a causa di una carestia lasciò Betlemme, in terra di Giuda, e si trasferì nel paese di Moab, in cerca di una migliore sistemazione.

Le cose però non andarono come previsto perché, nel giro di poco tempo, nel paese dove si erano trasferiti venne la morte a portar via il marito e i due figli della povera Naomi.
Quando più tardi ella tornò nella sua terra, i suoi concittadini la riaccolsero con gioia:

...Le donne dicevano: «È proprio Naomi?». E lei rispondeva: «Non chiamatemi Naomi; chiamatemi Mara, poiché l'Onnipotente m’ ha riempita d’ amarezza.
Io partii nell'abbondanza e il SIGNORE mi riconduce spoglia di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando il SIGNORE ha testimoniato contro di me, e l'Onnipotente m’ha resa infelice?»
(Ruth 1:19-21).

Naomi, che significa “mia delizia”, preferì farsi chiamare Mara, per esprimere l’amarezza che sentiva in cuore, dopo la perdita del marito e dei figli.

La perdita di un nostro congiunto (marito, moglie, genitori o figli) produce sempre dolore e tristezza nella vita umana. Anche quando si perde un posto di lavoro o una fortuna acquistata col sudore della fronte o la propria salute, si rimane inevitabilmente amareggiati. È come se “l’acqua” della gioia, del benessere e del godimento, che avevamo trovato nel deserto della vita, diventasse amara, insopportabile.

Queste tragiche esperienze non sono riservate solo ai non-credenti, lontani da Dio e dalla Sua Parola, ma anche ai credenti in Cristo Gesù, che si studiano di camminare nelle Sue vie. Ma come intervenne per il popolo d’Israele ai tempi di Mosè, risolvendo quell’enorme problema, Dio interviene anche oggi per i credenti, liberandoli e manifestando la Sua potenza.

Quello che fu indicato a Mosè era un legno particolare o comune? Non ci viene specificato. Però, quando venne gettato nell’acqua inquinata questa divenne dolce, cioè potabile. Ovviamente, se Mosè non avesse obbedito a Dio non sarebbe successo niente.

Dio ha un rimedio da offrire all’uomo di ogni tempo: Cristo Gesù! Solo Lui può addolcire tutte le amarezze della nostra esistenza, cambiare ogni situazione triste e farla diventare motivo di gioia.
Come disse Gesù alla Samaritana, una donna amareggiata dalle delusioni che la vita offre continuamente:

Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo;
ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna
(Giovanni 4:13-14).

Elim


La scena che si presenta a Mara è ben diversa da quella che il popolo trovò di fronte ad Elim. Invece dell’acqua amara, ad Elim c’erano ben dodici sorgenti d’acqua e settanta palme.
Accamparsi in un luogo del genere è stato sicuramente molto piacevole per Israele.

Qualcuno ha spiegato che lo scopo dei dodici pozzi era di riservarne uno per ogni tribù per evitare i litigi, già verificatisi nel passato.

Si proseguirà il prossimo giorno...
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