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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 1. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI MATTEO

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2011 16:42
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29/06/2011 16:39

Esame del testo

Secondo Matteo, è la compassione di Gesù che porta guarigione agli infermi. Il vedere di Gesù, non mirava solamente a mettere in evidenza che quella folla era come un gregge senza pastore (Marco 6:34), ma metteva anche in risalto i molti casi di infermità che vi erano. Anche se Luca dice che Gesù guariva coloro che avevano bisogno di guarigione (Luca 9:11), e Giovanni chiama i miracoli di guarigione segni che egli faceva sugli infermi (Giovanni 6:2), tuttavia, questo episodio mette l’accento sulla potenza guaritrice di Gesù, in favore di quelli che soffrivano a causa delle loro infermità.

Anche se Matteo e Luca non specificano che tipo di infermità Gesù guarì in quella giornata, trattandosi di malattie fisiche, anche le meno gravi, sono sempre malesseri che portano sofferenze a colui che li ha. D’altra parte, per la potenza miracolosa che Gesù possiede, non ci sono malattie che la Sua potenza non possa guarire e non ci sono casi disperati che Egli non possa risolvere.

Per cui, non ha nessuna importanza, (ai fini realistici) se i nostri evangelisti non specificano le malattie che Gesù guarì in quella circostanza. Dopo aver lasciato il luogo dove moltiplicò i pani, Gesù assieme ai suoi discepoli, andò nella regione di Gennesaret.

Gli uomini di quel luogo, avendolo riconosciuto, diffusero la notizia per tutta la regione circostante; e gli presentarono tutti i malati (Matteo 14:35).

Anche per questo testo, non viene fatta nessuna specificazione per quanto riguarda il tipo di malattia delle persone che vennero presentate a Gesù. L’unica cosa che Matteo precisa, fu che gli uomini di Gennesaret, pregarono Gesù, che gli ammalati potessero toccare almeno il lembo della sua veste; e l’evangelista afferma che tutti quelli che lo toccarono furono perfettamente guariti (Matteo 14:36). Il volere toccare il lembo della veste di Gesù, è un particolare che ci richiama alla memoria, la donna col flusso di sangue.

Anche lei disse: Se riuscirò anche solo a toccare la sua veste, sarò guarita (Matteo 9:21). Come la fede fu evidente nella donna, tanto che la sua guarigione avvenne nell’istante che lei toccò la veste di Gesù, nella stessa maniera si verificò per gli infermi della regione di Gennesaret. La fede non era solamente in coloro che toccarono la veste di Gesù, si trovava anche in quelli che presentarono gli infermi a Gesù, portandoli sopra i lettucci, e mettendoli sulle piazze (Marco 6:55,56).

La frase che gli evangelisti adoperano: Tutti quelli che lo toccarono furono guariti, ci porterebbe a pensare che non tutti gli ammalati toccarono la veste di Gesù; solo quelli che lo fecero, furono guariti, gli altri rimasero infermi. Questo perché non tutti credevano che col semplice toccare la veste di Gesù, sarebbero stati guariti. Questo ci dice ancora una volta che la fede, essendo certezza di cose che non si vedono (Ebrei 11:1), si muove, non sulla base della fantasia umana, ma si afferra su quello che il divino può fare.

13. LA GUARIGIONI DI ZOPPI, CIECHI, MUTI, STORPI ED ALTRI

E grandi folle si accostarono a lui, recando non sé zoppi, ciechi, muti, storpi e molti altri; li deposero ai piedi di Gesù ed egli li guarì. Tanto che le folle si meravigliavano, nel vedere che i muti parlavano, gli storpi erano guariti, gli zoppi camminavano e i ciechi vedevano; e glorificavano il Dio d’Israele (Matteo 15:30,31; cfr. anche 19:2; 21:14).

Nota preliminare

I testi suindicati, parlano di una manifestazione miracolosa in favore di vari infermi. Anche se l’evento della seconda moltiplicazione dei pani viene raccontato pure da Marco, e più tardi anche l’episodio della purificazione del tempio viene narrato dal medesimo evangelista e da Luca, nondimeno i due evangelisti, omettano il riferimento dell’azione miracolosa di Gesù in favore degli infermi. Ragione per cui, sotto questo aspetto, il riferimento relativo alla guarigione degli infermi, è esclusivo di Matteo.

Esame del testo

Anche se diversi commentatori pensano che il racconto della prima e della seconda moltiplicazione dei pani debba essere considerato un unico racconto e non due racconti separati, noi crediamo che non è possibile accettare questa tesi, per il semplice motivo che i due racconti presentano notevoli differenze, l’un dall’altro, anche se ci sono particolari comuni ai due racconti.

Dato per scontato che le due moltiplicazioni dei pani, sono due racconti distinti, due distinti manifestazioni miracolose, e, tenuto conto del materiale esclusivo che Matteo ha, relativo alle guarigioni di diverse categorie di ammalati, l’esame di questo racconto, contribuirà ad apprezzare maggiormente la virtù di Gesù in favore dei bisognosi.

C’è da ammirare queste grandi folle che vanno a Gesù, recando con loro zoppi, ciechi, muti, storpi e molti altri. Un cieco o un muto, anche se appaiano menomati rispetto a quelli che vedono e parlano, almeno possono fare uso dei loro piedi per camminare, senza dover dipendere eccessivamente da altri; mentre gli zoppi e gli storpi, che non possono agire come le persone normali, hanno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro, specialmente per ciò che riguarda i loro movimenti. Anche se il testo non ci dice chi erano le persone che si presero cura di questi vari infermi, non è improbabile pensare a quelli della stessa famiglia.

Pensando poi, che alcuni di loro venivano da lontano (Marco 8:3), senza disporre di mezzi di trasporto che noi abbiamo, diventa molto più faticoso, condurre uno zoppo o uno storpio. Ma se questo venne fatto in quel tempo, lo fu per l’interessamento e l’amore di coloro che portavano verso questi menomati, in vista della loro guarigione. Ciò naturalmente ci dice chiaramente che questi infermi, non rappresentava un peso, per quelli che si prendevano cura di loro, o un motivo per non pensare a loro, come avviene ai nostri giorni, davanti a certe persone che soffrono pesantemente, a causa delle loro infermità e menomazioni fisiche.

Metterle da parte, come persone che ormai non servono più, a causa delle loro infermità o deformazioni fisiche, non è certamente una manifestazione di affetto e di premura per loro, ma piuttosto rivela una mancanza di coerenza pratica, per ciò che riguarda il valore di una persona.

Il valore di una persona, dal punto di vista generale — non importa se è uomo o donna; se è bianco o di colore; se è ricco o povero; se è colto o ignorante — non deve essere considerato dal punto di vista della buona salute, ma dal fatto di essere un essere umano, creato all’immagine di Dio. Prendere cura, quindi, di una persona menomata o seriamente ammalata, rappresenta la più coerente manifestazione di affetto, di premura e di amore.

Questo è l’insegnamento pratico che ci danno queste grandi folle, di cui parla chiaramente il nostro evangelista Matteo, nel racconto della seconda moltiplicazione dei pani. Il deporre ai piedi di Gesù, tutti quegli infermi (traduzione di Lutero: «e li gettarono ai piedi di Gesù») [J. Gnilka, Il vangelo di Matteo, II, pag. 57, nota 5], ch’è traduzione letterale del termine greco erripsan = gettar via, richiede un chiarimento, per meglio capire questo gesto. W. Bieder, giustamente dice:

«Qui non va tanto pensato ad un atto di disperazione quanto piuttosto all’offerta di vittime, che vengono poste sull’altare». K. Weiss, vede in questo gesto «un segno di adorazione divina» [W. Bieder, GLNT, Vol XI, Colonna 987 e K. Weiss, Ibidem, Colonna 22].

Pensando al fine che si proponevano le persone che conducevano quegli infermi, cioè il loro benessere e la loro guarigione, il “deporre ai piedi di Gesù”, denota un’azione gentile, rispetto a quella violenta, di “gettar via”, questa è l’interpretazione che meglio si addice al termine in questione, cosa che hanno fatto i diversi traduttori. Che Isaia, tanti secoli prima avesse predetto quello che avrebbe fatto il Messia, appare abbastanza chiaro.

Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturate le orecchie dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto griderà di gioia (Isaia 35:5,6).

Si continuerà il prossimo giorno...
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