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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 1. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI MATTEO

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2011 16:42
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21/06/2011 00:32

Se poi si tiene in debito conto il caso dell’emorroissa, che ritardò notevolmente la marcia di Gesù verso la casa di Iairo, la notizia che arriva al capo della sinagoga, relativamente alla sopravvenuta morte della figlia: «La tua figlia è morta; perché importuni ancora il Maestro?», ciò acquista più senso, soprattutto l’intervento che fece Gesù a favore di Iairo.

a Gesù, appena intese ciò che si diceva, disse al capo della sinagoga: «Non temere, credi solamente» (Marco 5:36; e Luca aggiunge: Ella sarà guarita (Luca 8:50).

Se Cristo non fosse intervenuto, difficilmente il capo della sinagoga sarebbe rimasto accanto a Gesù; sarebbe corso subito a casa per piangere la morte dell’unica figlia che aveva. Gesù, però, interpretando giustamente quella particolare situazione che si era determinata, volle, con la sua parola, non solo incoraggiare quell’uomo, ma soprattutto sostenere la sua fede, poiché se non avesse temuto la morte della figlia e continuato invece a credere solamente, egli avrebbe vista sicuramente la gloria di Dio, come Cristo disse in un’altra circostanza, mediante la risurrezione della fanciulla (Giovanni 11:40).

Questo elemento che trapela chiaramente dal racconto di Marco, serve principalmente per insegnarci che, quando la nostra fede viene minacciata e sta per barcollare, Gesù è Colui che la sostiene e la sorregge. Arrivato del capo della sinagoga, Gesù,

vide un gran trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Ed entrato, disse loro: «Perché fate tanto chiasso e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme» (Marco 5:38,39).

Per Matteo, che indirizza il suo evangelo agli ebrei, è importante riferire, quello che Marco e Luca non dicono, cioè, che in casa del capo della sinagoga, erano già arrivati “i sonatori di flauto”, gente che veniva presa a pagamento per produrre il pianto e il lamento funebre.

Sapendo che la fanciulla era effettivamente morta e non svenuta, quelle persone chiamate a fare il piagnisteo, non ebbero nessuna difficoltà a deridersi di Gesù, per aver detto che la fanciulla non era morta, ma dormiva. Cristo, con quella sua affermazione, non ha voluta affatto smentire la realtà della morte, ma la volle considerare come un semplice dormire, togliendo così di mezzo, la tremenda realtà terrificante della morte, che per se stessa non dava nessuna speranza, e che d’altra parte, Gesù, considerava ormai vinta. Più tardi, l’apostolo Paolo, in una nota di trionfo, dirà:

La morte è stata inghiottiva nella vittoria. O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è la tua vittoria? (1 Corinzi 15:54,55).

Fu solamente quando la folla che faceva rumore e chiasso, fu messa fuori, che Gesù entrò là dove si trovava la fanciulla morta. A questo punto è bene tener presente che Colui che mise fuori tutta quella folla, fu proprio Gesù (Marco 5:40; Luca 8:54).

Per Lui, quella folla, faceva solamente chiasso e rumore, ragione per cui non era degna di restare dentro quella casa, dove, nel giro di pochissimo tempo, si sarebbe manifestata la potenza di Gesù, nel risorgere dai morti la figlia del capo della sinagoga. Tutte e tre gli evangelisti dicono che Gesù prese per la mano la fanciulla, prima di risorgerla dai morti. Solo Marco riporta le parole in Aramaico, che Cristo pronunciò:

Talitha cumi; che tradotto vuol dire: «Fanciulla, ti dico: Alzati!» (Marco 5:41),
mentre Luca, si limita a dire che Gesù, esclamando, disse: «Fanciulla, alzati!» (Luca 8:54). Poiché la morta si alzò subito, si rendeva necessario una prova di una vera risurrezione. A questo ci pensa Luca, quando dice: E il suo spirito ritornò in lei (Luca 8:55).

Siccome con la morte, lo spirito dell’uomo esce da lui, era necessario che lo stesso spirito che si trovava nella fanciulla, prima della sua morte, ritornasse in lei, perché solo così ci sarebbe stata una vera risurrezione. Questo lo sapeva anche Elia, quando pregò per il figlio della vedova di Sarepta:

«O Eterno, DIO mio, ti prego, fa’ che l’anima (= vita) di questo fanciullo ritorni in lui». L’Eterno esaudì la voce di Elia: l’anima del fanciullo ritornò in lui ed egli riprese vita (1 Re 17:21,22).

Anche se i tre evangelisti concordano nel dire che quando la fanciulla risuscitò, si alzò, Marco dice che si mise a camminare (Marco 5:42), mentre Luca, in qualità di medico, adduce un’altra prova, quando ricorda che Cristo ordinò ai genitori di dare da mangiare alla fanciulla, ormai rientrata nel numero dei viventi (Luca 8:55). Davanti al fatto, che lo spirito della fanciulla ritornò in lei, si alzò, si mise a camminare e le si diede da mangiare, ormai era certa e provata la risurrezione della figlia del capo della sinagoga Iairo.

Riflessioni di carattere pratico

a) Quando ci sono particolari situazioni in cui non si intravedono sbocchi e felici soluzioni, andare a Cristo con i nostri pesi, i nostri dolori e le nostre angosce, ciò rappresenta l’unica alternativa valida per essere aiutati. Cristo non è mai troppo impegnato per non potersi occupare di un bisogno particolare che gli viene presentato; non lascia mai le persone deluse e con le mani vuote, si mette a loro completa disposizione, per rispondere alle loro necessità.

b) Quando la fede incontra serie difficoltà nel cammino della vita atte a farla venire meno o a farla crollare, è sempre utile ricordare la parola di Gesù: Non temere, credi solamente, perché la fede si rinvigorisca e riprenda il suo cammino, specialmente se è stata fermata o bloccata da una particolare circostanza.

c) Tutte le manifestazioni miracolose divine, non vengono prodotte per lasciare nel dubbio e nell’incertezza la persona. Esse forniscono sempre l’evidenza e le prove più ferme, perché la persona che ha fede in Dio, invece di camminare sul mare tempestoso dell’incertezza umana, abbia una solida base sulla fedeltà di Dio e della Sua Parola. Il beneficio che si ricaverà, non servirà solamente per la persona che viene a contatto con la potenza miracolosa divina, ma servirà anche per la persona che non ha una esperienza spirituale, ai fini di rendere una valida testimonianza di quello che Dio fa, specialmente in colui che crede a quello che Egli dice e a quello che Dio può fare.

8. LA GUARIGIONE DI DUE CIECHI

E, mentre Gesù partiva di là, due ciechi lo seguirono gridando e dicendo: «Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!» Quando egli entrò in casa, quei ciechi si accostarono a lui. Gesù disse loro: «Credete che io possa far questo?». Essi gli risposero: «Sì, Signore». Allora egli toccò loro gli occhi, dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede». E i loro occhi si aprirono. Poi Gesù ordinò loro severamente, dicendo: «Badate che nessuno lo sappia». Ma essi, usciti fuori, divulgarono la sua fama per tutto quel paese (Matteo 9:27-31).

Nota preliminare

Nonostante che ci siano concordanze con Matteo 20:29-34, non si può considerare il brano di Matteo 9:27-31 come un duplicato di 20:29-34, come qualcuno suggerisce [J. Gnilka, Il vangelo di Matteo, I, pag. 504].

Per parte nostra, siamo convinti che Matteo non sta ripetendo quello che scriverà nel capitolo 20. Sotto questo aspetto, la guarigione dei due ciechi, deve essere considerata, — tenendo presente i vari elementi che la compongono —, per valutare la loro fede e la potenza miracolosa di Gesù.

Esame del testo

Gesù si trovava a Capernaum, e, mentre egli si accingeva a partire da quella località, due ciechi lo seguirono. Di solito i ciechi, a causa della loro menomazione fisica, si fermano in un posto per chiedere l’elemosina ai passanti. Ma poiché la persona è Gesù, (e sicuramente essi avranno sentito parlare di quello che Egli faceva nel sanare gli ammalati, anche se il testo non lo dice), essi esprimono qualcosa che riguarda la loro fede in Lui, perché trovandosi in quello stato di cecità, credono che Egli può risolvere il loro caso, dando la vista ai loro occhi.

Si continuerà il prossimo giorno...
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