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La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 1. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI MATTEO

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2011 16:42
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18/06/2011 00:05

Se lo Spirito Santo avrà il pieno controllo nella vita di colui che viene usato da Dio nel campo delle guarigioni, lo stesso Spirito penserà di illuminarlo e guidarlo nella giusta direzione, in modo che le manifestazioni che seguiranno, saranno di beneficio per l’ammalato e il Nome di Gesù Cristo verrà magnificato e glorificato. Il detto della Scrittura: ... fate tutte le cose alla gloria di Dio (1 Corinzi 10:31), deve essere lo scopo principale e il fine supremo, non solo per le varie azioni che si compiono nella vita di ogni giorno, ma anche per ciò che riguarda l’esercizio del dono ricevuto.

Un credente che pensa e crede di poter manipolare a suo piacimento, il dono della fede, usato principalmente nel campo delle guarigioni fisiche, ben presto si accorgerà che un simile esercizio, oltre a non essere utile a nessuno, non produrrà quegli effetti sperati e desiderati, che sono le guarigioni effettive degli ammalati.

5) Qualche domanda sulla vita pratica

A questo punto della nostra riflessione, crediamo sia necessario domandare: Un credente che ha veramente fede, (2 Timoteo 1:5), può ammalarsi e rimanere ammalato fino al giorno della sua morte, senza essere guarito dal Signore? Lo scopo di questa domanda, non è quello di entrare in polemica con quelli che vanno dicendo a voce forte e con insistenza che, se hai fede, sarai liberato dalle malattie e vivrai una vita piena di buona salute, ma semplicemente per sapere su quale fondamento biblico è basata questa convinzione.

Il movimento della “parola della fede”, in modo particolare, che sostiene questa tesi, non si rende conto come abbia forzato certi testi biblici, facendo dire alla Bibbia quello che essa non vuole dire, se viene giustamente interpretata. Secondo questa corrente, le malattie e le sofferenze fisiche, sono per le persone che non hanno fede, non per quelli che ce l’hanno. Viviamo in tempi in cui il “vangelo della prosperità materiale”, è largamente e fortemente predicato, e tanti disgraziatamente l’hanno accettato come puro evangelo che viene da Dio.

Ma se costoro, sapessero giustamente valutare le Scritture, nell’insieme di quello che esse dicono, specialmente se si fermassero a riflettere su Ebrei 11:13,36,37, per fare un esempio, se ne accorgerebbero quanto sia forzato e deviante, il loro modo di intendere la Parola di Dio.

Se poi aggiungiamo un Paolo, — conobbe anche lui di persona quello che dice il testo di Ebrei in questione — che prega il Signore con insistenza e con tutta la sua fede — sarebbe blasfemo pensare che l’apostolo non fosse un uomo di fede — per essere liberato da un male fisico che aveva nel suo corpo, — guarigione utile e necessaria per lo svolgimento del suo ministero —, e non l’ottenne, se è forse fondato e coerente, sostenere che, le persone di fede, stanno sempre bene di salute?

Una cosa è condurre un’indagine e sostenere un punto di vista sul piano ipotetico, un’altra cosa è invece scendere sul terreno della vita pratica, senza sottrarre niente alla sua realtà. Che dire di tante pie anime che servono il Signore con tutta la loro vita e lo amano con tutto il loro cuore, che muoiono sotto la ruota di una macchina; lacerati e sconquassati da tremendi dolori laceranti di un tumore maligno, o che se ne vanno all’altra vita falciati da un attacco cardiaco? Che dire poi, di un Giacomo che viene messo a morte con la spada e dei tantissimi martiri che hanno suggellato la loro fede con una morte cruenta e vergognosa, quale quella di essere bruciati vivi e morire stritolati in una bocca di un leone?

Fratelli amati, nel Signore, non lasciatevi deviare da facili allettamenti di una vita piena di benessere materiale; non credete che nella vostra vita cristiana, non sarete mai colpiti da qualche malattia incurabile che vi potrebbe condurre alla morte. Abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà, senza mai cambiarla o falsificarla; non seguite i sofismi di certi uomini ingannatori che non avendo scrupoli e sensibilità spirituale, producono delusioni ed amarezze nella vita di tanti.

Lasciatevi illuminare dalla divina Parola di Dio e da quelli che possono parlarvi, non solamente dal punto di vista ipotetico e teorico, ma soprattutto dal punto di vista pratico, e vi accorgerete subito che una cosa è vivere sulle nuvole dell’immaginazione e un’altra cosa è vivere con i piedi sulla terra , guardando in faccia alla realtà.

6) La relazione che intercorre tra peccato, malattia e perdono

L’ultimo punto delle nostre riflessioni riguarda appunto la relazione che intercorre tra peccato, malattia e perdono, che il racconto della guarigione del paralitico di Capernaum ci lascia da intendere. Avere infatti, idee chiare e ben delineate nella mente, può giovare molto, non solo ai fini di una giusta comprensione della parola evangelica, ma soprattutto sarà molto utile, sia per noi che per gli altri, sapere come si articolano queste relazioni tra peccato, malattia e perdono, nonché valutare nella giusta direzione e dimensione, l’opera che Dio vuole compiere nella vita umana.

Diciamo subito che bisogna evitare di generalizzare, nel senso di vedere in ogni malattia, una stretta relazione col peccato.

Questo però non ci esime dal considerare che ci sono certe malattie, la cui relazione col peccato, appare così evidente che non si può negare. Le parole che Gesù pronunciò al paralitico di Capernaum: Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati (Marco 2:5), potrebbero mettere in evidenza la relazione che intercorreva tra malattia e peccato, nella vita di quell’ammalato.

I quattro uomini che portarono il paralitico da Gesù, non glielo portarono perché pensavano che il vero problema di quell’ammalato consistesse nel suo peccato, (probabilmente a questo, non ci pensavano minimamente), ma avevano solamente davanti a sé la guarigione fisica. Gesù però, che sa vedere la realtà interiore di quella situazione, va alla radice, e, nominando il peccato, prima che si verificasse la guarigione fisica sembra che abbia voluto, mettere in evidenza una realtà ignorata facilmente da parte degli uomini.

Se riflettiamo abbastanza sul fatto che c’è un’altro caso nelle guarigioni fisiche che gli evangeli ci hanno tramandato, possiamo meglio capire ed apprezzare l’operato di Gesù. Al paralitico che venne guarito alla piscina di Betesda, pur non avendogli dette le stesse parole che disse a quello di Capernaum, esse hanno però lo stesso significato.

Più tardi Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco, tu sei stato guarito; non peccare più affinché non ti avvenga di peggio» (Giovanni 5:14).

Appare abbastanza chiaro che esisteva una chiara relazione tra peccato e malattia, e che egli, annunziando il perdono dei peccati, risolveva anche il problema della malattia. Non si può dire lo stesso, circa quello che pensavano i discepoli di Gesù, intorno al cieco nato quando gli chiesero:

«Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Gesù rispose: «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio» (Giovanni 9:2,3).

Appare chiaro, che in quella cecità sin dalla nascita, non esisteva una relazione tra peccato e malattia, perciò Gesù lo disse chiaramente, per liberare la mente dei suoi, che avevano subito l’influenza dei religiosi giudei di quei tempi, i quali vedevano in ogni malattia una relazione col peccato. Dal momento che era il peccato che teneva paralizzato l’uomo di Capernaum, la sua guarigione non si sarebbe verificata, se il peccato non fosse stato rimosso. L’unico modo per rimuovere il peccato dalla vita del peccatore, è appunto il perdono, che Dio concede nella sua misericordia, e che anche Gesù dà, in virtù del fatto che Egli è il “Figlio dell’uomo”.

Il problema che i religiosi di quel tempo sollevarono, non consisteva nel contestare la relazione che intercorreva tra peccato e malattia, ma nel respingere una prerogativa esclusiva divina che Gesù diceva di essere sua. Se gli scribi, i farisei e i dottori della legge, avessero accettato la divinità di Gesù, non avrebbero avuto nessuna difficoltà ad ammettere le parole di Gesù.

Si continuerà il prossimo giorno...
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