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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 1. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI MATTEO

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2011 16:42
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14/06/2011 00:38

Il particolare inconsueto dello scoperchiamento del tetto, qualcuno lo descrive nel seguente modo:

«Si presuppone probabilmente che i portatori raggiungano il solaio servendosi di una scala esterna. La verosimiglianza dell’avvenimento è illustrata da M. A. Rihbany, Morgenländische Sitten im Leben Jesu, Basel ³ 1927, 116 s: «Le travi principali che sostengono il tetto distano orizzontalmente circa 70-100 cm. l’una dall’altra. Su di esse vengono poste trasversalmente stanghe, molto vicine l’una all’altra, abbastanza lunghe per coprire lo spazio intermedio. Segue poi uno strato di canne, rami e sterpi; il tutto viene poi coperto con circa 30 cm. di terra. Un rullo di pietra comprime il fondo, che viene indurito dopo essere stato bagnato. Durante l’estate, in molte case resta un’apertura nel tetto per raggiungere il grano e le altre provviste, che vengono seccate in alto al sole. Le travi del tetto sono disposte ad una distanza sufficiente da far passare un grande cesto, un cosiddetto cesto da uno staio. I portatori del paralitico praticarono una nuova apertura nel tetto, oppure allargarono quella già esistente. Il malato giaceva però su un materasso o un grosso cuscino, legato ai quattro canti» [R. Pesch, Il vangelo di Marco 1, pag. 259, nota 12].

Marco precisa che i portatori calarono il letto sul quale giaceva il paralitico, sul punto dove era Gesù (Marco 2:4). D’altra parte, l’intento dei portatori, non era di calare il paralitico dentro la casa dove si trovava quella enorme folla in un punto qualsiasi, ma di farlo arrivare davanti a Gesù. La fede di questi uomini è talmente vera che

«con impegno e determinatezza, sanno superare gli ostacoli e non si sono lasciati facilmente arrestare dagli ostacoli» [H. Schürmann, Il vangelo di Luca, 1, pag. 477].

Tutti e tre gli evangelisti riferiscono che Gesù vide la fede dei portatori del paralitico. Il vedere di Gesù, è certamente un vedere diverso da quello dell’uomo, anche perché Egli non si sbaglia mai. Anche se la fede è essenzialmente certezza di cose che si sperano (Ebrei 11:1), quando questa è realmente presente nella vita umana, essa viene vista anche dagli altri (cfr. Atti 14:9).

La fede per la guarigione del paralitico si trovava nella vita delle persone che lo portarono a Gesù, e non nel paralitico: Gesù vista la loro fede; ma quando Egli parlò, non indirizzò la sua parola ai portatori, ma al paralitico, perché era quest’ultimo che aveva bisogno di essere guarito. Dal momento che l’iniziativa dei quattro che portarono il paralitico a Gesù era quella per la guarigione della sua infermità, perché mai Gesù dica al paralitico: «Figliolo, fatti animo, i tuoi peccati ti sono perdonati?»

«Qui egli (come in Giovanni 5:14, diversamente in 9:2) vede un nesso tra malattia e peccato» [Ibidem, 477, nota 20].

Il motivo del perdono dei peccati, è messo in evidenza con chiarezza dai tre evangelisti, anche perché questo rappresenta il punto più saliente e significativo di tutto l’episodio dell’evento miracoloso. Per Gesù, che vede in maniera diversa di come sanno vedere gli uomini, è molto importante che Egli risalga all’origine del problema e lo risolva. Quando questi è risolto, l’effetto e le sue cause, (che per quel caso era la paralisi) verranno eliminate. Alle parole inaspettate di Gesù: i tuoi peccati ti sono perdonati, principalmente per alcuni scribi che erano lì presenti, (Luca aggiunge che c’erano pure
dei farisei e dei dottori della legge, i quali erano venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme (Luca 5:17),

vi fu un movimento nella vita di quest’ultimi, che li portò a ragionare fra sé, che Gesù stava bestemmiando dicendo quelle parole. Pur considerando la parola di Gesù una bestemmia, non ebbero però il coraggio di dirlo apertamente, forse per paura di essere contestati dalla folla ivi presente.

Dal momento che quel ragionamento quei religiosi lo fecero nei loro pensieri, e che nessuno degli astanti sapeva quello che stavano dicendo, Gesù, a rigore, avrebbe potuto ignorarli e proseguire nel suo lavoro. Se Gesù non avesse dato una risposta ai pensieri di quegli uomini, (che poi pensavano cose malvagie nei loro cuori), la verità relativa all’autorità del Figlio dell’uomo”, non sarebbe stata proclamata e puntualizzata.

Ma in che cosa consisteva la bestemmia di Gesù, secondo quei religiosi? Nell’appropriarsi una prerogativa di Dio. Marco, che ama fare le precisazioni e i chiarimenti, dice: «Perché mai costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?» (Marco 2:7).

A sua volta Luca, che ha usato anch’egli il termine “perdonati”, quando deve riferire la motivazione dei religiosi, preferisce adoperare un altro termine rispetto a Marco; egli, infatti dice: chi può togliere i peccati se non Dio solo? (Luca 5:21). Perché mai due termini diversi per parlare della stessa cosa? Questi non sono particolari solamente da spiegarsi sotto il profilo della semplice terminologia; sono particolari che essenzialmente mettono in risalto l’aspetto teologico del perdono. Quando Dio concede il perdono dei peccati, non copre il peccato nella vita del peccatore, lo toglie, lo porta via.

La scheda del casellario giudiziario, per così dire, del peccatore, resta pulita, e con l’atto di giustificare il peccatore, Dio considera lo stesso, come se non avesse fatto nessun peccato. Se si concede il perdono o il condono a un criminale, sì, è vero che quella persona esce dalla prigione, ma la sua scheda, resta quella che è, compreso il suo crimine che non viene cancellato. Ha subito solamente un cambiamento la persona fisica: un detenuto ad una condizione di libertà. Ma col perdono che Dio concede al peccatore, il cambiamento avviene in maniera totale, sia per la parte esterna come per la parte interna della persona; non resta più nessuna traccia del peccato, perché appunto Dio lo toglie.

Si continuerà il prossimo giorno...
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