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Domenico34 – Gesù... Il Divin Guaritore – Capitolo 1. GUARIGIONI CONTENUTE NEL VANGELO DI MATTEO

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2011 16:42
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13/06/2011 00:16

Il principio divino, secondo il quale per ricevere bisogna chiedere (Matteo 7:7), è valido per tutte le situazioni della vita in cui uno può venirsi a trovare, sia per quanto riguarda problemi di carattere spirituale e sia per quanto riguarda problemi di carattere materiale. Impariamo a raccontare a Gesù le cose della nostra vita e quelle che riguardano i nostri famigliari!

Secondo il resoconto di Matteo, Gesù toccò la mano della suocera di Pietro e la febbre la lasciò; mentre, secondo Marco, Gesù, prima si avvicina, e poi la prese per la mano e l’alzò. Questo avvicinarsi di Gesù, non è un atteggiamento privo di significato, ma è un gesto di grande sensibilizzazione che Egli manifesta per i sofferenti. Anche il Suo tocco, — trattandosi di un tocco divino —, ha la sua importanza, poiché la virtù sanatrice si trasmette nella vita dell’ammalato.

Luca invece, considera la grande febbre che ha la suocera di Pietro, come qualcosa che ha legame con uno spirito immondo. Solo in questo senso si possono spiegare le parole: sgridò la febbre e questa la lasciò. A questo punto, bisogna evitare di generalizzare, cioè che ogni malattia fisica sia da collegare alla presenza di un demone o di uno spirito immondo.

Questo però non esclude che ci possono essere mali fisici causati dalla presenza di demoni e quando questi vengono cacciati, i mali fisici scompaiono. In questo campo ci vuole molta prudenza e tanto discernimento, per non alterare o falsificare le varie situazioni. La guarigione della suocera di Pietro avvenne istantaneamente, cioè nello stesso momento in cui Gesù la toccò o sgridò la febbre, avvenne la guarigione. E come prova della sua effettiva guarigione, la febbricitante si alzò prontamente, e si mise a servire (Luca 4:39). Il servire di quella donna miracolata, sta ad indicare la sua riconoscenza e la sua gratitudine verso Colui che l’aveva guarita.

Ora, fattosi sera, gli furono presentati molti indemoniati; ed egli, con la parola, scacciò gli spiriti e guarì tutti i malati (v. 16).

Tutti e tre gli evangelisti sono concordi nell’affermare che la manifestazione miracolosa che si verificò alla porta della casa di Pietro, avvenne la sera. Luca dice al tramontar del sole (Luca 4:40), mentre Marco dopo il tramonto del sole (Marco 1:32). Lasciando da parte gli indemoniati (per i motivi che abbiamo esposto nell’introduzione), tutti gli ammalati che vennero sanati in quella sera, furono guariti con la “parola”, mentre per Luca ci fu una generale imposizione delle mani di Gesù su ogni infermo (Luca 4:40).

L’esame che faremo su tutte le manifestazioni miracolose che Gesù compì durante il Suo ministero terreno — stando a quello che dicono gli evangeli, perché ad essi solamente ci atterremo in questa nostra ricerca —, metterà in chiara evidenza che Gesù, nel guarire gli ammalati, di qualsiasi malattia fossero affetti, non usò mai una regola fissa, cioè non fece mai le guarigioni sempre allo stesso modo. Questo elemento facilmente individuabile nei testi evangelici, non deve essere né ignorato, né sottovalutato, ma preso in considerazione, per meglio valutare i vari casi di guarigione divina operati da Gesù.

Per quanto riguarda il particolare che Matteo ci fornisce, cioè che gli ammalati vennero guariti da Gesù con la “parola”, non sappiamo esattamente cosa avrà detto loro. Sappiamo per quanto riguarda lo scacciamento dei demoni che la parola di Gesù consisteva nell’ordinare ai demoni di andarsene e di lasciare libera la persona, e se una malattia fisica veniva causata da un demone (come ci sembra il caso della febbre della suocera di Pietro, da poco considerato, stando almeno a quello che ci riferisce Luca), sgridare quel male, rientrava nella logica delle cose, mentre se questa non era causata dal demonio (come è il caso dei nostri testi evangelici che stiamo esaminando), Gesù, con la Sua parola, si sarà rivolto alla malattia o alla persona ammalata? Dal momento che il testo evangelico tace, ogni spiegazione che si potrebbe addurre, sarebbe sempre una pura ipotesi.

Secondo noi non ha tanta importanza sapere la parola che Gesù usava (dato che non era sicuramente una frase magica che Egli pronunciava), quanto il sapere che la Sua parola divina, che Egli pronunciava, poteva benissimo produrre la guarigione fisica nella vita degli ammalati, nella stessa maniera come la parola creatrice: Egli parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse (Salmi 33.9).

Per quanto riguarda invece il particolare che ha Luca, cioè che tutti gli ammalati in quella sera furono guariti, lo furono perché Gesù impose le mani “su ciascuno di loro”, si può mettere in risalto il valore dell’imposizione delle mani e spendere qualche parola di commento, anche per ricollegarla agli altri testi del Nuovo Testamento. Dall’ultima volontà che Gesù manifestò ai suoi apostoli, prima di salire in cielo, quando diede loro il grande mandato di predicare l’evangelo ad ogni creatura, Marco riporta, nella parte terminale del suo evangelo, quanto segue:

E questi sono i segni che accompagneranno coloro che hanno creduto... imporranno le mani agli infermi, e questi guariranno (Marco 16:17,18).

L’imposizione delle mani, ai fini della guarigione di un ammalato, non è prerogativa di una classe privilegiata di credenti, — come si potrebbe pensare a prima vista —, ma di tutti quelli che hanno creduto. Essa non è vincolata o limitata a un determinato tempo, né a particolari circostanze, ma serve essenzialmente come segno accompagnatore in favore di quelli che credono. Questo particolare, inoltre, serve per mettere in risalto il valore e l’importanza della fede, senza la quale non sarà possibile vedere il miracolo nella vita degli ammalati. Come e quando il credente imporrà le mani sugli infermi e questi saranno guariti, non è da intendersi come una regola fissa per tutte le situazione e per ogni circostanza. Il credente, nell’esercizio della sua missione, deve imparare a dipendere dal Signore Gesù Cristo e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, il solo che conosce le varie situazioni e può guidare il credente per i diversi casi che si presenteranno davanti a lui.

5. LA GUARIGIONE DEL PARALITICO DI CAPERNAUM

Ed egli salito sulla barca, passò all’atra riva e venne nella città. Ed ecco, gli fu presentato un paralitico disteso sopra un letto; e Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, fatti animo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Allora alcuni scribi dicevano fra sé: «Costui bestemmia!», Ma Gesù, riconosciuti i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori? Infatti, che cosa è più facile dire: I tuoi peccati ti sono perdonati, oppure: Alzati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità sulla terra di perdonare i peccati: Alzati (disse al paralitico), prendi il tuo letto e vattene a casa tua! Ed egli, alzatosi, se ne andò a casa sua. Le folle, veduto ciò, si meravigliavano e glorificavano Dio, che aveva dato tale potere agli uomini (Matteo 9:1-8); (par. Marco 2:3-12; Luca 5:18-26).

Nota preliminare

Il racconto della guarigione del paralitico di Capernaum, anche se viene presentato dai tre evangelisti, Matteo, Marco e Luca, non viene descritto da tutti e tre nella stessa maniera. I particolari che abbondano in Marco e Luca, sono totalmente assenti in Matteo, e se quest’ultimi non avessero riempito il vuoto che lascia Matteo, non saremmo in grado di conoscere e valutare certe verità fondamentali, che hanno un’importanza notevole per la vita e la dottrina cristiana. È sicuramente fuori dubbio, che ogni evangelista che ha scritto l’episodio della guarigione del paralitico di Capernaum, aveva davanti a sé uno scopo da perseguire, e, senza badare eccessivamente a certi particolari, ha steso il racconto per il fine che si era proposto. Probabilmente Matteo voleva mettere in risalto la verità relativa al perdono dei peccati. Mentre Marco e Luca, pur avendo lo stesso obbiettivo di Matteo, i particolare che abbondano nella loro narrazione, servono essenzialmente a chiarire meglio la verità, e farla comprendere con maggiore facilità.

Esame del testo

Lo scarno resoconto che Matteo presenta, comincia col dire che, dopo aver passato all’altra riva, venne nella sua città. Che questa città fosse Capernaum, risulta evidente, anche se altri passi evangelici ci dicono che Nazaret, era la sua patria, dove fu cresciuto e passò gran parte della sua giovinezza, prima di entrare nel suo pubblico ministero. Marco, da parte sua, che non vuole raccontare l’episodio della guarigione del paralitico di Capernaum, nella maniera come l’ha fatto Matteo, scende a certi dettagli di quella giornata che, lungi dall’essere elementi insignificanti, con la sua vivida descrizione, prepara una cornice narrativa particolare prima che la gente vada da Gesù, col dire che egli si trovava in casa.

Si continuerà il prossimo giorno...
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