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Domenico34 - ROMANI - ESAME DEL CAPITOLO 8 DELL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2010 02:06
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02/10/2010 10:49

Re:

In questo caso la parentesi riguardava il portare l'attenzione su questo essere deboole che cita Paolo: ....


Si caro Roberto, ma io parlavo di "parentesi" (plurale), includendo dunque a questa, anche le osservazioni fatte da me, che non sarebbe male trattare separatamente.
Mi sembra infatti un po' troppo, rispondere semplicemente con un "Si" o con un "No" a delle questioni che pur apparendo di semplice "comprensione", non solo è stato necessario "scrivere" un'intera Bibbia, ma nonostante questo, alla fine ci potremmo ritrovare ad ascoltare per risposta: "Io non vi conobbi mai!"

Comunque, visto che si trattava di "parentesi", sarebbe meglio occuparsene altrove, come argomenti separati.

Domenico34, 30.09.2010 18:47:


......
Ecco, davanti ad una simile prospettiva, Paolo poteva esortare la fratellanza:

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.
Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra;
poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio
(Colossesi 3:1-3).

Con i vv. 7,8, l’apostolo, oltre a fare un’importante specificazione, mette anche in risalto il piacere di Dio. Infatti, ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo;
e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio
.

Se con il v. 6 Paolo dichiara che il desiderio della carne è morte, con i vv. 7,8 specifica che il desiderio della carne è inimicizia contro a Dio e, quelli che hanno queste direttive, cioè che si sono lasciati dominare dalla carne, non possono piacere a Dio. Come si vede, tutta l’argomentazione che l’apostolo fornisce, tende a far capire alla fratellanza i seri pericoli che esistono se si va dietro alla carne; mentre se si segue lo Spirito, che ha sani pensieri e desideri nobili che mirano ad accentrare la prospettiva alle cose del cielo, dove Cristo è salito alla destra del Padre, durante l’esistenza terrena si gode quella vita (la vita dello Spirito) e quella pace, che lo prepareranno per l’eternità.


Pace caro Domenico, ma che cosa si intende con "desideri della carne"?
Comprendo che l'esempio del "guardare una donna per desiderarla" sia stato citato appunto a mo' di esempio, ma non può essere che spesso si identificano con "desideri della carne" solamente quei desideri "sessuali" o comunque esplicitamente "peccaminosi"?

In Geremia 17:5 leggiamo:
Così parla l'Eterno: Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si ritrae dall'Eterno!

Nella citazione del commentatore Cranfield si parlava del "conflitto fra lo Spirito di Dio e la carne", che poi credo si possa tradurre con "il conflitto fra la Volontà di Dio e la volontà dell'uomo".

È questo il vero peccato in fondo, il ritrovarsi fuori dalla Volontà di Dio, e la "degenerazione" è in realtà solamente il frutto di questa condizione di separazione dell'uomo nei confronti della Volontà di Dio.
Non in tutti infatti l'essere fuori dalla Volontà di Dio porta agli "eccessi delle abominazioni", non per questo però saranno "più vicini" alla Volontà di Dio o meno "abominevoli" o "maledetti" agli occhi di Dio.
Per questo infatti, non è "obbligatorio" commettere adulterio, omicidio o qualche altra "infamia", ma è sufficiente il seguire il "desiderio della carne", che è semplicemente il "confidare in sè stessi", il fare la "propria volontà" anzichè la Volontà di Dio.

Adamo infatti, non commise nessuna "abominazione", ma fu maledetto semplicemente perchè inseguendo i propri desideri (che erano quelli di "diventare intelligente"), disattese a quella che era la chiara Volontà che Dio aveva espresso.
La "Volontà" di Dio era una, andava in una direzione, mentre la volontà di Adamo si è rivelata essere un'altra, e andava nella direzione opposta, direzione che, stando alle parole di Dio, conduceva alla morte.

Ora, "maledetto l'uomo che confida nell'uomo...".
Certamente un uomo simile non può essere sottomesso a Dio, nè può "«avere le stesse idea dell’altro», «essere dalla sua parte», «avere la stessa mentalità»", in relazione a Dio, ma tutto questo sarà in relazione all'uomo, nel quale appunto "confida".
I suoi "desideri" dunque, non sono volti a ciò che riguarda Dio, ma a ciò che riguarda l'uomo, ed è questo "il peccato", indipendentemente dalle varie forme che poi "assume" una volta concepito, un "desiderio" dopo l'altro.

"...e fa della sua carne il suo braccio...".
In altre parole, che "vive grazie a sè stesso", alle proprie forze e capacità.
E non era forse questo il "desiderio" di Adamo, che lo portò a disubbidire a ciò che era la Volontà di Dio e lo rese "maledetto"?

Cosa vuol dire, tenendo conto di Geremia 17:5, "camminare secondo la carne", essere "secondo la carne", "pensare alle cose della carne"?
Non è estremamente riduttivo, portare alla mente (solamente) il "guardare una donna per desiderarla"?
È "tutta qui", la vita dell'uomo, o della "carne"?

"...e il cui cuore si ritrae dall'Eterno."
Ecco in definitiva a cosa portano i "desideri della carne", a ritrarre il cuore dall'Eterno per seguire il proprio, di "cuore", che essendo per natura insanabilmente maligno, non può che esprimere "inimicizia" verso Dio, nonostante magari il tutto sia sapientemente "imbiancato" con dello stucco, del quale di solito non ne abbiamo coscienza, perchè appunto "non camminiamo per lo Spirito", e non lasciamo che lo Spirito faccia "breccia" in quello "stucco" che nasconde l'inimicizia verso Dio che si nasconde nel nostro cuore.

Da qui poi, la "difficoltà" quasi "congenita" nel comprendere e vivere per "la Grazia di Dio" in Cristo Gesù, in una condizione nella quale "non vi è più alcuna condanna", in quanto il nostro cuore, nel profondo, ci condanna eccome, ma molto spesso "respingiamo" questa condanna "proclamando" ciò che "è scritto" e aderendo intellettualmente alle "certezze" date dalle Scritture, piuttosto che invece, "ascoltare" il nostro spirito, che in accordo con lo Spirito di Dio, ci dovrebbe attestare che "siamo figliuoli di Dio", e dunque "senza condanna".

Il che ci porterebbe a non essere e a non vivere come "...una tamerice nella pianura sterile; e quando giunge il bene, ei non lo vede; dimora in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti.", e a giustificare poi questo stato di cose con miriadi di "versetti" e "concetti scritturali", ma ad essere e a vivere come "...un albero piantato presso all'acque, che distende le sue radici lungo il fiume; non s'accorge quando vien la caldura, e il suo fogliame riman verde; nell'anno della siccità non è in affanno, e non cessa di portar frutto.".
Una condizione questa, che non necessita di alcuna "giustificazione", essendo essa già stata compiuta alla perfezione dal Cristo, Parola Vivente.

A questo punto, non mi resta che "citare" una Scrittura...
Salmo 51
Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti.
Lavami del tutto della mia iniquità e nettami del mio peccato!
Poiché io conosco i miei misfatti, e il mio peccato è del continuo davanti a me.
Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi; lo confesso, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato.
Ecco, tu ami la sincerità nell'interiore; insegnami dunque sapienza nel segreto del cuore.
Purificami con l'issopo, e sarò netto; lavami, e sarò più bianco che neve.
Fammi udire gioia ed allegrezza; fa' che le ossa che tu hai tritate festeggino.
Nascondi la tua faccia dai miei peccati, e cancella tutte le mie iniquità.
O Dio, crea in me un cuor puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi lo spirito tuo santo.
Rendimi la gioia della tua salvezza e fa' che uno spirito volonteroso mi sostenga.
Io insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te.
Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà la tua giustizia.
Signore, aprimi le labbra, e la mia bocca pubblicherà la tua lode.
Poiché tu non prendi piacere nei sacrifizi, altrimenti io li offrirei; tu non gradisci olocausto.
I sacrifizi di Dio sono lo spirito rotto; o Dio, tu non sprezzi il cuor rotto e contrito.
Fa' del bene a Sion, per la tua benevolenza; edifica le mura di Gerusalemme. Allora prenderai piacere in sacrifizi di giustizia, in olocausti e in vittime arse per intero; allora si offriranno giovenchi sul tuo altare.


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