Pace a tutti...ancora due parole
Lui era già in Cristo, e pienamente cosciente di essere senza condanna. Cos'è dunque che gli fa "sospirare": "Misero me, uomo!"?
Secondo me quella frase non era per lui in quel presente, riporto alcuni versi a cominciare da quello che può sembrare un consiglio ma che è in realtà
un richiamo ad una presa di posizione che Paolo poteva ben dare senza tema di essere considerato uditore e non facitore in quanto da lui già sperimentato, ecco cosa dice agli altri:
Romani 6:11 "Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù."
ecco cosa dice agli altri di se stesso:
Galati 2:20 "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me."
e poi anche:
Filippesi 3:8 "Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo"
ancora riguardo al corpo:
1°Corinzi 9:26-27 "26 Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; 27 anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato."
sicuramente Paolo
era motivato. E a proprosito della propria fiducia che piace tanto alla carne Paolo dice:
2°Corinzi 2:10 "Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte."
Questo è il Paolo che ha scritto la Lettera ai Romani, non può riferirsi a sè quando dice "
Misero me, uomo!", così come non è riferito a lui quando afferma o confessa:
Romani 7:25b "Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato."
Questa purtroppo è la condizione di miseria di chi è schiavo, sia avente la legge di Mosè sia che non ce l'abbia, e Paolo parla di "natura", la stessa che anche lui aveva benchè Ebreo di Ebrei, e parlando di natura si esprime come colui che ne era divenuto consapevole di ciò che
realmente era, perciò riesprime quello che
a suo tempo non ha potuto fare a meno di constatare e di esternare, appunto "Misero me uomo!" usando il presente come rivestendo i panni che furono per far arrivare meglio il messaggio di "miseria" che caratterizza la vecchia natura.
Ecco perchè quel "Misero me.." non può riguardare il presente di quando scrive.
Pace