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Domenico34 - La prima moltiplicazione dei pani – Sommario, Prefazione, Introduzione. Capitoli 1-4

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2012 00:07
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24/03/2012 00:17

Egli ordinò di spezzare i pani; e spezzandoli essi furono moltiplicati. Niente può esserci di più vero di questo. Quei cinque libri di Mosè, quanti libri produssero quando furono spiegati, cioè quando furono spezzati, vale a dire discussi ed esaminati? E poiché l’ignoranza del primo popolo era coperta come del tegumento di quell’orzo, di quel popolo è detto: «Quando leggono Mosè, un velo si pone sopra il loro cuore» (2 Cor. 3:15) (infatti il velo era stato ancora non tolto, perché ancora non era venuto Cristo, e il velo del tempio non s’era ancora spezzato dopo che Cristo pendette dalla croce), perché dunque il popolo sotto la legge era nell’ignoranza, il Signore volle mostrare l’ignoranza del suo discepolo, mettendolo alla prova.
Niente dunque manca, tutto insegna qualcosa: ma è necessario che l’intelletto sia capace di capire. Quel gran numero di persone che furono saziate, indicano il popolo posto sotto la legge. Erano cinquemila, proprio perché significavano chi stava sotto la legge, che appunto è contenuto nei cinque libri di Mosè» [Cfr. Commento al vangelo di S. Giovanni, pagg. 375,376].

Lasciando da parte il significato che si può dare, cerchiamo piuttosto di capire la particolare situazione, senza escludere l’intervento di Andrea. Che poi in questo tratto del racconto evangelico ci siano motivi teologici più profondi, risalendo dalla storia di Eliseo (2 Re 4:42–44) attraverso Elia per arrivare a Mosè e al sostentamento del popolo nel deserto, questo resta tutto da vedere, secondo R. Schnackenburg [Cfr. Il vangelo di Giovanni, II, pag. 36].

La cosa che maggiormente bisogna tener presente, stando al racconto di Giovanni è che né Filippo né Andrea, sanno vedere e comprendere la situazione di quel momento; non intuiscono una valida alternativa per appagare quel particolare bisogno. Quando l’uomo, con i suoi calcoli, manca il bersaglio, interviene Dio col suo potere divino e compie quel che nessun altro è capace di fare.

Come si è detto sopra, se Gesù chiese a Filippo dove avrebbero comprato il pane per dare da mangiare a quella folla, non fu certamente perché nella sua intenzione avesse voluto comprare il pane, in conseguenza chiedeva al suo discepolo che gli indicasse un posto dove compare il vitto, ma solamente per provarlo, in vista di quello che si preparava a compiere.

Ormai tutto è pronto perché Gesù compia il miracolo. Senza andare avanti nel ragionamento con Filippo ed Andrea, Gesù ordina: Fate sedere la gente! Ora, il lavoro dei discepoli, non solamente di Filippo e di Andrea, consiste nel fare accomodare la folla per terra. A differenza dei Sinottici che parlano di un «luogo deserto», Giovanni, la cui intenzione principale è quella di parlare del miracolo della moltiplicazione dei pani, facendo menzione che in quel posto c’era «erba assai», cerca di condurre il lettore a considerare quello che Gesù sta per compiere. Dopo, e non prima, che la folla si accomodò sull’erba,

Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì ai discepoli, e i discepoli alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

È chiaro che in questo lavoro affidato ai discepoli, Gesù, non solamente allora, ma anche oggi, voglia insegnarci ad essere suoi collaboratori. Chi risolve i vari problemi e compie i miracoli, è, e rimarrà sempre il Signore; noi suoi discepoli, dobbiamo comprendere a quale responsabilità ci chiama.

Non è un grande e difficile lavoro quello al quale sono stati chiamati i discepoli; è un umile servizio, che pensando alle grandi responsabilità che alcuni hanno, ciò potrebbe portarci a disprezzarlo e a sottovalutarlo. Ricordiamoci però che il lavoro di servire, in quel tempo fu cibo materiale per il corpo, ha sempre un’importanza davanti a chi ci ha chiamato a servirlo. Senza sottovalutare la parte dell’applicazione spirituale che il racconto della prima moltiplicazione dei pani ci presenta, non possiamo ignorare la lezione pratica che quest'episodio evangelico ci fornisce, per ciò che riguarda la vita umana, con i suoi bisogni materiali.

È vero che Gesù affermò che “l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Matteo 4:4); questo però non vuol dire che egli volesse insegnare a ignorare e negare il bisogno del pane, quale nutrimento per il nostro corpo.

Nel contesto del servizio, come opera voluta dal Signore, si possono benissimo adattare le parole:

Ebbi fame e mi deste da mangiare...Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi minimi fratelli, l’avete fatto a me (Matteo 25:35,37,40).

6. LA PARTE CONCLUSIVA DELLA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI


Gesù ha moltiplicato i pani, la gran folla è stata saziata, ora può dire: Raccogliete i pezzi avanzati perché niente si perda. Queste parole, se vengono giustamente interpretate, c'insegnano una verità pratica. A parte che è solo Giovanni che fornisce questo particolare, mentre i Sinottici ignorano completamente quest’ordine, c’è qui da pensare, non solo alla raccolta degli avanzi come dimostrazione del miracolo avvenuto, ma anche al fatto che se quei cinque pani si erano moltiplicati, fu perché Gesù intervenne con la sua potenza divina e li benedisse.

Si continuerà il prossimo giorno...
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