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Domenico34 - ROMANI - ESAME DEL CAPITOLO 8 DELL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2010 02:06
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13/10/2010 23:14

Riprendiamo l’esame del capitolo 8 dell’epistola di Paolo ai Romani.

vv. 9-11

Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui.
Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.
Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.


Dopo avere esposto con obiettività le caratteristiche dei due diversi tipi di persone, Paolo si rivolge ora direttamente ai suoi lettori: voi però non siete nella carne ma nello Spirito. Con queste parole, l’apostolo fa notare la differenza che effettivamente c’è, tra quelli che sono nella carne e quelli che sono nello Spirito. Ne consegue, perciò che, quando si è nella carne, non si è nello Spirito, e se si è nello Spirito, non si è nella carne. Queste due entità, carne e Spirito, non solo non si confondono tra loro, ma determinano anche a chi si appartiene e a chi si segue. Se Paolo afferma che i cristiani di Rona non erano nella carne, ma nello Spirito, questo significa che egli riconosceva che quei credenti non seguivano il pensiero e il desiderio della carne, che conduce inesorabilmente verso il peccato e la morte, ma andava dietro lo Spirito di Dio, che guida verso la santità e la vita.

La constatazione che l’apostolo fa per i cristiani di Roma, vale anche per i credenti dei nostri tempi, cioè per ognuno di noi. Non è possibile, contemporaneamente, dividersi a metà: una parte per la carne e l’altra parte per lo Spirito. Come un servo non può servire a due padroni, allo stesso modo, non si potrà essere nella carne e nello Spirito nello stesso tempo. Questo, naturalmente, implica una precisa scelta che l’uomo fa, in virtù della quale potrà trovarsi nello Spirito, vale a dire controllato e guidato dallo Spirito di Dio, o giudato e controllato dalla carne.

Lo Spirito Santo nella vita del credente, svolge precise attività, in quanto gli genera una nuova vita e lo aiuta a superare i diversi ostacoli che incontra, liberandolo dai pericoli che lo minacciano. La vittoria e il superamento delle varie difficoltà che incontra nel suo cammino, il cristiano non li attinge dalla sua umanità, ma esclusivamente dallo Spirito di Dio che si trova in lui. Ecco, perché Paolo può affermare: se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove (2Corinzi 5:17).

L’affermazione dell’apostolo: se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui, è perfettamente coerente con l’insegnamento che Paolo espone in questa sua epistola ai Romani. Infatti, siccome è solamente lo Spirito Santo, che dona la vita spirituale, ne consegue che, nessuno può appartenere a Cristo se non per mezzo dello Spirito.

Ha perfettamente ragione John A. Witmer, quando afferma:

«Il fatto che l’apostolo usi indifferentemente la locuzione «lo Spirito di Dio» e «lo Spirito di Cristo» implica la deità di Gesù Cristo e, inoltre, le parole di questo passo rivelano con chiarezza che la presenza interna dello Spirito Santo è il segno che identifica il credente in Gesù Cristo 1Giovanni 3:24, che recita, Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. Da questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato e 1Giovanni 4:13 Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi: dal fatto che ci ha dato del suo Spirito» [John A. Witmer, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 505].

Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.

I vv, 9-10 stabiliscono che nella vita del credente abitano lo Spirito di Dio e Cristo, o meglio Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Ma che significa la continuazione della frase nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito crea a causa della giustificazione? La morte di cui si parla e la vita a causa della giustificazione, si possono parafrasare nel seguente modo:

«Se Cristo dimora in voi, allora, mentre il vostro corpo è ancora soggetto a quella morte temporale, che è la conseguenza del peccato, lo Spirito che ha preso la sua dimora in voi, lo Spirito vivificante e rianimatore, vi comunica quella vita eterna che è la conseguenza della giustificazione. Romani 5: 18 Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che genera la vita si è estesa a tutti gli uomini» [Fredeick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, pag 201].

Infine, con il v. 11, l’apostolo mette in evidenza la potenza divina, nel risorgere dai morti Cristo Gesù; di conseguenza, sarà lo stesso Spirito che ha compiuto il miracolo della risurrezione del corpo di Gesù Cristo, che vivificherà i corpi mortali dei credenti, cioè alla risurrezione finale. Questa spiegazione è avvalorata soprattutto dalla congiunzione “anche” che Paolo adopera.
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