È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Canti di
Lode e
Adorazione
(clicca nella foto)
  
La Vita di Cristo non è racchiusa in un pensare. E se invece di un pensiero tu portassi la Vita?
Canti di
Lode e
Adorazione2
(clicca nella foto)
  
 
Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva

Domenico34 - ROMANI - ESAME DEL CAPITOLO 8 DELL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2010 02:06
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
24/09/2010 03:17



Introduzione

L’epistola di Paolo ai Romani, è considerata da tutti gli studiosi della Bibbia, senza nessuna distinzione denominazionale, il documento più importante di tutti gli scritti neotestamentari, per il semplice fatto che contiene le dottrine fondamentali del cristianesimo.
Inoltre, a Paolo viene dato il riconoscimento unanime, di essere stato il più gran teologo di tutti i tempi. Infatti, l’epistola ai Romani, non è lo scritto di un semplice fratello in Cristo, è invece il documento più impegnativo, teologicamente parlando. II suo linguaggio e le varie argomentazioni che conduce, non mettono in luce solamente la vasta conoscenza che quest'apostolo e dottore dei Gentili aveva, ma evidenziano anche o soprattutto, il vero pensiero di un teologo, illuminato dalla luce della rivelazione divina.

I tanti autori che, attraverso i secoli fino a noi si sono succeduti nel commentare questo scritto del Nuovo Testamento, sono talmente numerosi, che qualcuno si è permesso di affermare che la bibliografia inerente a questo testo, è pressappoco “sconfinata”, volendo significare che i libri che si sono scritti intorno a quest'epistola, sono tantissimi. I teologi, che affrontano lo studio di questo scritto del Nuovo Testamento, hanno difficoltà nel raccogliere tutto quello che è stato scritto intorno all’epistola ai Romani, per l’enorme quantità che c’è sul campo. Inoltre, nel compilare la bibliografia, di solito si limitano ad una certa selezione, nell’impossibilità di citare tutto. Tutto questo per dire l’importanza che questo scritto del Nuovo Testamento ha avuto attraverso i secoli fino a noi.

Comprendere il pensiero di Paolo a dargli una giusta valutazione e interpretazione a tutti gli argomenti dottrinali che egli affronta, non è impresa facile. In fase interpretativa, bisogna essere molto prudenti ed evitare di fornire interpretazioni soggettive, (che hanno creato tanti problemi in mezzo alla cristianità), ma dare quell’interpretazione oggettiva, per non fare dire all’apostolo quello che egli non voleva affermare.

Nell’esame che condurremo sul capitolo 8 dell’epistola ai Romani, non ci limiteremo solamente alla lettura del testo biblico, cercheremo di vagliare e confrontare quello che gli altri hanno scritto e detto. Come ho detto in altro forum, non sono un pentecostale che si limita a leggere solamente la Bibbia (nessuno dei miei fratelli si offenda di questa mia affermazione), mi piace confrontarmi con altri, non solo con i semplici fratelli, ma anche con i teologi, per vedere se le loro spiegazioni possono essere accettate a no. Non ho nessuna difficoltà ad accettare quello che altri hanno scritto o detto, specialmente se le loro spiegazioni contribuiscono ed accrescono la luce per comprendere meglio la Parola del Signore.

Un fratello che si rifiuta di ascoltare gli altri, pensando che quello che egli comprende della Parola di Dio, sia sacrosanta verità, cioè una definitiva rivelazione divina, rischia di andare a finire nel cerchio di chi si crede di sapere tutto; questo suo atteggiamento, potrebbe anche portarlo verso l’orgoglio culturale e spirituale. Sapere apprezzare ed accogliere (con la giusta ponderazione) quello che altri dicono in materiali interpretativa, rappresenta il pregio di un credente, seguace di Gesù Cristo.

Infine, vorrei impostare l’esame del capitolo 8 dell’epistola ai Romani, verso dopo verso, in modo che tutti i 39 versi che compongono il nostro capitolo, siano esaminati, (senza fare il salta banco) facendo del tutto, con l’aiuto del Signore e con l’assistenza dello Spirito Santo, per comprendere quello che l’apostolo ci ha lasciato. Naturalmente, non sarò solo io che scriverò; la libertà sarà data a tutti quelli che vorranno intervenire, tenendo presente l’edificazione comune. Tutto ciò lo farò, se il fratello Roberto, responsabile del forum, approverà il piano di lavoro.
[Modificato da Domenico34 24/09/2010 17:37]
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
24/09/2010 19:14

Domenico34, 24/09/2010 3.17:


Tutto ciò lo faro, se il fratello Roberto, responsabile del forum, approverà il piano di lavoro.


Io potrei dire la mia come chiunque, cioè provare a suggerire come impostare l'esposizione. Non sò se può essere una buona idea la mia, ma la dico..

Invece di partire esaminando un versetto alla volta, io farei un riassunto (non necessariamente lungo) che racchiude il pensiero di Paolo su Romani 8, in modo da avere da subito un quadro generale.

Come avrai notato io ho una visione diversa da quella di Eliseo o Salvo (al momento) e perciò questo riassunto può poi farlo chiunque (dopo il tuo che esponi) in modo che sentiamo più campane.

Penso che questo serva perchè sennò rischiamo di fermarci al 1° verso su chi ha la traduzione giusta, in quanto ci sarebbe come un "insistere" per esporre la propria verità, invece così uno può dire da subito il suo pensiero, sarà poi opera del buon Dio aprire la mente.

Poi devi considerare la "quantità" degli scritti da scrivere di tutti e 39 i versi. Se non è molta potresti (magari suddividendola in più post) esporla tutta, e poi insieme, passo passo, valutare i versi, non vorrei che arriviamo ad un verso e ci fermiamo lì rischiando di non arrivare alla fine dei 39 versi.

Dobbiamo poi, sempre secondo me, cercare di non "uscire troppo fuori" il contesto per non diramare in altre questioni.

Ma...aspettiamo un attimo che ognuno dica la sua prima di cominciare

Questo quello che penso io [SM=g8080]
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
24/09/2010 21:04



Io potrei dire la mia come chiunque, cioè provare a suggerire come impostare l'esposizione. Non sò se può essere una buona idea la mia, ma la dico..



Vorrei adottare la seguente suddivisione:

1. Vita nello Spirito (8:1-17)

2. La gloria futura (8:18-30)

3. Il trionfo della fede (8:31-39)

Che te ne sembra, Roberto, di questa suddivisione?

OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
24/09/2010 21:12

Allora faresti 3 suddivisioni? Dai titolio sembra che possa andar bene, devi però vedere come "trattare" ogni suddivisione: se vuoi fare il prime verso e poi aspetti se ci sono domande o chiarimenti, oppure scrive tutti e 17 i versi (della prima suddivisione) e poi dopo l'esposizione vedere un verso alla volta.

A questo punto vedendo le 3 suddivisioni forse (e dico forse, è solo una pensata) sarebbe meglio trattarli separatamente, tu che dici, qui puoi fare la 1° parte di Romani cap.8, e poi come fai qui fare le altre 2, ma non sò visto che l'esposizione è la tua, perchè se a te piace tenerle unite facciamo tutto qui.
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
24/09/2010 21:16

Aggiungo che stò preparando qualcosa da divulgare a chi partecipa, cioè il far sapere che questi preparativi le facciamo in "Domande e chiarimenti" così lasciamo il lavoro dell'esposizione e dello studio "pulito", in modo che anche la lettura risulti incentrata sulla Parola di Dio e non interrotta dalle nostre "chiaccherate" (seppur lecite). Al momento andiamo avanti così..quando sarò pronto ve lo dirò
[Modificato da Info. 24/09/2010 21:16]
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
24/09/2010 22:14



A questo punto vedendo le 3 suddivisioni forse (e dico forse, è solo una pensata) sarebbe meglio trattarli separatamente, tu che dici, qui puoi fare la 1° parte di Romani cap.8, e poi come fai qui fare le altre 2, ma non sò visto che l'esposizione è la tua, perchè se a te piace tenerle unite facciamo tutto qui.



Le tre parti intendo trattarli separatamente, nel senso che nella prima parte, saranno presi in esame solo i vv. 1-17, come anche le altre due parti, ma nello stesso tempo tenerli concatenati nello stesso documento, cioè dove si trova l'introduzione.
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
24/09/2010 22:18

Va bene Domenico. Parti..poi le cose si possono sempre migliorare e se c'è interesse poi da Romani 8 si può passare ad altro (ma questo lo vedremo).
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
26/09/2010 03:17

Cominciamo l’esame delle tre parti

1. VITA NELLO SPIRITO

Sotto questo titolo prenderemo in esame i vv. 1-17 del capitolo 8 dell’epistola ai Romani. Se riportiamo il testo, è principalmente perché ci piace averlo davanti a noi.

1 Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
5 Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito.
6 Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace;
7 infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo;
8 e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio.
9 Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui.
10 Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.
11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12 Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne;
13 perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete;
14 infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio.
15 E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!»
16 Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio.
17 Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui
(vv. 1-17).

Sono pienamente d’accordo con O. Kuss, per quello che egli afferma: «Il cap. 8 è dominato totalmente dal pensiero dello Spirito» [H. Schilier, La lettera ai Romani, pag. 392]. Infatti, il termine “spirito” (gr. pneuma) pur essendo utilizzato nei capitoli 1-7 cinque volte e otto volte nei capitoli 9-16, nel solo capitolo 8 è menzionato 21 volte, 19 dei quali scritto con la lettera maiuscola “Spirito” (che indubiamente si riferisce allo Spirito di Dio) e due volte scritto con la lettera minuscola “spirito”, (che senza dubbio fa riferimento allo spirito dell’uomo).

Quest'elemento statistico, che non è sicuramente pura casualità, vuole dire senza dubbio qualcosa.

Il primo verso, così come la stragrande maggioranza l’hanno tradotto Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, mancante della parte terminale i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito, (Diodati e la Nuova Diodati, almeno quelli che io conosco), non deve destare eccessiva preoccupazione. Gli studiosi riferiscono che il verso in questione termina nelle parole “in Cristo Gesù”, visto che la parte che ha aggiunto il Diodati, non si trova nel testo originale greco. Si direbbe: perché la parte mancante del verso, il Diodati l’ha incluso, (non dentro una parentesi quadra [ ] (come qualcuno ha fatto) ma come facente parte integrale del testo? Visto che il v. 4 recita: Affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito, probabilmente, influenzato da questo verso, ha creduto opportuno inserirlo nel primo verso, come qualcuno ha suggerito. Guardando obbiettivamente la cosa, non è improbabile che sia avvenuto proprio così. Comunque, la verità concernente al camminare secondo lo Spirito e non secondo la carne, è garantito come punto fermo dal v. 4.

Occupiamoci al momento del v. 1. Questo verso, ha lo scopo di dimostrare che quelli che sono in Cristo, (espressione generica che vale per tutti, senza fare il nome di qualcuno), sopra di loro, non c’è più nessuna condanna. Anche se la Nuova Riveduta non adopera il termine “ora”, come ha fatto il Luzzi, per esempio, nondimeno significa che prima di essere “in Cristo”, gravava la condanna. Che questa condanna, cui parla l’apostolo, sia stata causata dal peccato, nessuno lo metterà in dubbio, almeno per chi crede a quello che la Bibbia insegna su quest'argomento.

La domanda che Paolo fa in 7:24 Chi mi libererà da questo corpo di morte? Oltre a trovare in parte la risposta in 7:25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo..., trova la piena spiegazione in 8:1. Infatti, i credenti sanno che la condanna dei loro peccati, è stata rimossa da Gesù al Calvario, quando Egli, prese su di sé i loro peccati e subì nel suo corpo la condanna che essi meritavano. Anche se è vero che Gesù al Calvario portò i peccati dell’intera umanità e subì la condanna per tutti loro, è altrettanto vero che solo quelli che credono nel Suo Nome e lo ricevono nella loro vita come il loro personale Salvatore, usufruiscono il beneficio della liberazione della loro condanna. Ecco perché Paolo specifica che non c’è più nessuna condanna per quelli che "sono in Cristo Gesù”, cioè per chi ha creduto nel Suo Nome e lo ha accettato come il suo personale Salvatore.

Mi fermo al momento, aspettando che ci sia qualche intervento.

[Modificato da Domenico34 26/09/2010 03:36]
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
26/09/2010 15:33

Domenico34, 26/09/2010 3.17:

1 Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,


Qui sarebbe da delineare cosa Paolo intende, in che senso? Che Paolo stà dicendo che non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo non ci sono dubbi ma:

- lo stà dicendo in riferimento a quelli che sono sotto le legge (qualsiasi legge)? come a dire: sotto la legge non avevamo scampo ma in Cristo si. Il secondo verso sembrerebbe avvalorare questo in quanto comincia con un "perchè"

2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

alcuni potrebbero leggere questo "essere in Cristo" dopo che si sono o hanno imparato a sottomettersi, perciò chiedo anche (per sentire un pò di voci)

- questo "non c'è più nessuna condanna" ha efficacia "nel momento della converione e ravvedimento"?

Tralascerei al momento il perseverare fine alla fine..etc..ma vorrei sentire se è condiviso che non si è più sotto condanna nel momento del ravvedimento e conversione. Ed ancora: è sempre in questo momento (ravvedimento e conversione) che "si è in Cristo"? Io dico di sì
OFFLINE
Post: 38
Età: 51
Sesso: Maschile
26/09/2010 21:30

Re:
Info., 26.09.2010 15:33:


Qui sarebbe da delineare cosa Paolo intende, in che senso? Che Paolo stà dicendo che non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo non ci sono dubbi ma:

- lo stà dicendo in riferimento a quelli che sono sotto le legge (qualsiasi legge)? come a dire: sotto la legge non avevamo scampo ma in Cristo si. Il secondo verso sembrerebbe avvalorare questo in quanto comincia con un "perchè"

2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

alcuni potrebbero leggere questo "essere in Cristo" dopo che si sono o hanno imparato a sottomettersi, perciò chiedo anche (per sentire un pò di voci)


Pace,
Paolo fa riferimento alla "legge del peccato e della morte", e tutti gli uomini sono sotto questa legge, sotto condanna dunque.
Infatti al v.3 dice "Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto...", cioè, anche coloro che erano sotto "La Legge" mosaica erano sottoposti a quella "legge di peccato e di morte", a motivo della "carne". Dunque anche chi era sotto "La Legge" non "aveva scampo", infatti mai si fu giustificati per la Legge, ma sempre per la Fede.

Secondo me dunque Paolo non fa riferimento ("solamente") a quelli che sono "sotto la Legge" (mosaica), ma a coloro che sono sotto "la legge del peccato e della morte", e tiene a precisare, "riunisce" sotto quella legge (del peccato), anche coloro che sono/erano "sotto la Legge" (mosaica), affermando al v. 3 che "era impossibile" alla Legge togliere "la condanna" della legge del peccato e della morte. Solo Gesù poteva farlo.

alcuni potrebbero leggere questo "essere in Cristo" dopo che si sono o hanno imparato a sottomettersi, perciò chiedo anche (per sentire un pò di voci)

- questo "non c'è più nessuna condanna" ha efficacia "nel momento della converione e ravvedimento"?

Tralascerei al momento il perseverare fine alla fine..etc..ma vorrei sentire se è condiviso che non si è più sotto condanna nel momento del ravvedimento e conversione. Ed ancora: è sempre in questo momento (ravvedimento e conversione) che "si è in Cristo"? Io dico di sì


La condanna si estingue completamente al momento della Giustificazione, dunque al momento in cui si accetta il Sacrificio del Cristo per la propria Salvezza.
Se si considera il ladrone in croce infatti, lui non ebbe il tempo "materiale" per poter "manifestare" un qualche segno di "conversione" o "ravvedimento", anzì morì in croce da malfattore, e si ritrovò lo stesso giorno "in paradiso". La sua Fede in Cristo lo aveva giustificato e salvato.

Il "non c'è più nessuna condanna" dunque ha efficacia dal momento in cui ci si "ravvede e converte", cioè si accetta Gesù come personale Salvatore. Da quel momento in poi si è "nati da Dio", si è "in Cristo", e non c'è più nessuna condanna.
Ma questo avviene "in un'istante", mentre invece il "ravvedimento" e il "convertirsi" è un processo che dura tutta la vita, e che "caratterizza" coloro che sono "in Cristo".

Il discorso è un po' complicato, comunque la certezza è che "non c'è più nessuna condanna" per coloro che sono in Cristo, che sono "nati da Dio".
Il vivere poi secondo "la legge dello spirito della vita in Cristo Gesù", cioè mortificando la carne e camminando per lo Spirito, sarà la "condizione" per poter rimanere in Cristo, e la "testimonianza" di coloro che sono in Cristo.
Anche in questo si manifesta l'inscindibile relazione fra Fede e opere.

La domanda che Paolo fa in 7:24 Chi mi libererà da questo corpo di morte? Oltre a trovare in parte la risposta in 7:25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo..., trova la piena spiegazione in 8:1.


Pace caro Domenico, secondo me non c'è relazione fra quella "domanda" di Paolo e Romani 8:1, in quanto l'assenza di condanna per mezzo della Giustificazione in Cristo di Romani 8:1 non impedì a Paolo di affermare/confessare che "con la mente servo alla legge di Dio, ma con il corpo (servo) alla legge del peccato.

Sarà al verso 10 poi che insegna che "ben è il corpo morto a cagione del peccato; ma lo spirito è vita a cagione della giustizia (di Cristo, la giustificazione per Fede).

Comunque, credo che quel "Chi mi libererà da questo corpo di morte" sospirato da Paolo non sia un concetto di facile comprensione, e personalmente non lo metterei in relazione a Romani 8:1.
Lui era già in Cristo, e pienamente cosciente di essere senza condanna. Cos'è dunque che gli fa "sospirare": "Misero me, uomo!"?
Credo sia tutto un'altro discorso, dunque, a meno che non abbia capito cosa intendi con "trova la piena spiegazione".

O forse, "non c'è più nessuna condanna", nonostante "con il corpo (servo) alla legge del peccato"?
[Modificato da eliseo. 26/09/2010 22:14]
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
26/09/2010 22:10

Eliseo:


Lui era già in Cristo, e pienamente cosciente di essere senza condanna. Cos'è dunque che gli fa "sospirare": "Misero me, uomo!"?


Credo che Paolo stesse personificando coloro che sono "nella carne" e\o "sotto la legge", miseri appunto perchè "non affrancati" (liberati) da quel corpo di morte. Usa a riguardo "il presente" per essere "più diretto" secondo me.

Credo anche che durante questa esposizione Paolo abbia "esclamato la prima parte del verso 25 (del cap.7) perchè sospinto dallo Spirito che li ha "ricordato" (fatto risentire) chi egli (Paolo) era ora (come se avesse aperto una parentesi con l'esclamazione della prima parte del verso 25) ma poi Paolo finisce di dire quello che è il verso 25, che ancora non aveva finito di dire.

Secondo me..
[Modificato da Info. 27/09/2010 01:58]
OFFLINE
Post: 38
Età: 51
Sesso: Maschile
26/09/2010 22:48

Re:
Info., 26.09.2010 22:10:

Eliseo:


Lui era già in Cristo, e pienamente cosciente di essere senza condanna. Cos'è dunque che gli fa "sospirare": "Misero me, uomo!"?


Credo che Paolo stesse ...


Io credo che Paolo, parlando de "la legge e il peccato nell'uomo", non abbia potuto fare a meno che considerare che:

Il corpo e seminato corruttibile, che è seminato ignobile, che è seminato debole, ed è appunto un "corpo naturale". Della "polvere" dunque...
Probabilmente, aveva in mente e realizzava in sè stesso quelle parole di Davide: "Ecco, io sono stato formato nella iniquità,
e la madre mia mi ha concepito nel peccato.
(Salmo 51:5)

E a questo punto, alla fine della sua esposizione, non ha potuto fare a meno di dire: Misero me, uomo!

Ma grazie siano rese a Gesù.
E ha continuato a ribadire con forza il concetto "non c'è più alcuna condanna", in coloro che sono in Cristo, e a spiegarlo (lucidamente).

Ironia della sorte, sarà proprio la morte, a "liberarlo" da quel corpo di morte, in quanto solo allora, grazie al Cristo, egli resusciterà con un corpo incorruttibile, glorioso, potente. Un corpo spirituale.

Nel frattempo, grazie al Cristo, abbiamo la certezza che "non c'è più alcuna condanna", nonostante questo "corpo di morte".
[Modificato da eliseo. 26/09/2010 23:00]
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
26/09/2010 23:04



La condanna si estingue completamente al momento della Giustificazione, dunque al momento in cui si accetta il Sacrificio del Cristo per la propria Salvezza.



Concordo!



Credo sia tutto un'altro discorso, dunque, a meno che non abbia capito cosa intendi con "trova la piena spiegazione".

O forse, "non c'è più nessuna condanna", nonostante "con il corpo (servo) alla legge del peccato"?



Esattamente!



Credo anche che durante questa esposizione Paolo abbia "escamato la prima parte del verso 25 (del cap.7) perchè sospinto dallo Spirito che li ha "ricordato" (fatto risentire) chi egli (Paolo) era ora (come se avesse aperto una parentesi con l'esclamazione della prima parte del verso 25) ma poi Paolo finisce di dire quello che è il verso 25, che ancora non aveva finito di dire.



Nel considerare il capitolo 8, bisogna tenere anche presente il capitolo 7, per il semplice fatto che col capitolo 8, si comprende e si spiega meglio il capitolo 7.
[Modificato da Domenico34 26/09/2010 23:05]
OFFLINE
Post: 478
Città: VERONA
Età: 58
Sesso: Maschile
27/09/2010 03:34

Pace a tutti...ancora due parole



Lui era già in Cristo, e pienamente cosciente di essere senza condanna. Cos'è dunque che gli fa "sospirare": "Misero me, uomo!"?


Secondo me quella frase non era per lui in quel presente, riporto alcuni versi a cominciare da quello che può sembrare un consiglio ma che è in realtà un richiamo ad una presa di posizione che Paolo poteva ben dare senza tema di essere considerato uditore e non facitore in quanto da lui già sperimentato, ecco cosa dice agli altri:

Romani 6:11 "Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù."

ecco cosa dice agli altri di se stesso:

Galati 2:20 "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me."

e poi anche:

Filippesi 3:8 "Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo"

ancora riguardo al corpo:

1°Corinzi 9:26-27 "26 Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; 27 anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato."

sicuramente Paolo era motivato. E a proprosito della propria fiducia che piace tanto alla carne Paolo dice:

2°Corinzi 2:10 "Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte."

Questo è il Paolo che ha scritto la Lettera ai Romani, non può riferirsi a sè quando dice "Misero me, uomo!", così come non è riferito a lui quando afferma o confessa:

Romani 7:25b "Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato."

Questa purtroppo è la condizione di miseria di chi è schiavo, sia avente la legge di Mosè sia che non ce l'abbia, e Paolo parla di "natura", la stessa che anche lui aveva benchè Ebreo di Ebrei, e parlando di natura si esprime come colui che ne era divenuto consapevole di ciò che realmente era, perciò riesprime quello che a suo tempo non ha potuto fare a meno di constatare e di esternare, appunto "Misero me uomo!" usando il presente come rivestendo i panni che furono per far arrivare meglio il messaggio di "miseria" che caratterizza la vecchia natura.

Ecco perchè quel "Misero me.." non può riguardare il presente di quando scrive.

Pace [SM=g6811]
OFFLINE
Post: 1.112
Età: 90
Sesso: Maschile
27/09/2010 05:57

Dopo aver fatto la grand'affermazione che per quelli che sono in Cristo Gesù, non c’è più nessuna condanna, l’apostolo passa subito a parlare della legge dello Spirito e della legge del peccato; due leggi differenti l’una dall'altra. Se prima parla della “legge dello Spirito”, è principalmente perché in 7:23 aveva riferito della “legge del peccato” che rende l’uomo prigioniero. Visto che il capitolo 7 ha lasciato l’uomo in quello stato, cioè schiavo del peccato, era necessario che l’apostolo indicasse chiaramente da dove verrà la liberazione; questo lo fa con il v. 2, che recita: perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

Se Paolo, sia nel capitolo 7 e sia in questo v. 2 del capitolo 8 si esprime al singolare, cioè riferendosi a se stesso, credo che egli lo faccia non tanto per parlare della sua persona, quanto per identificarsi con l’uomo in genere, per far comprendere a tutti, qual è lo stato in cui si trova l’essere umano, sotto la legge del peccato e qual è la condizione di chi è in Cristo Gesù.

Qui lo Spirito, è senza dubbio quello di Dio. È definito Spirito di vita, perché produce vita, liberazione, che è l’opposto della schiavitù e della morte. Se la legge del peccato, lascia l’essere umano prigioniero, cioè privo di libertà, senza nessuna possibilità di uscire da quella situazione che, naturalmente equivale alla morte, ci penserà lo Spirito della vita a rimediare la situazione e dare speranza allo schiavo e al prigioniero.
[Modificato da Domenico34 27/09/2010 13:07]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:43. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com