Capitolo 8
ALTRI EPISODI DELLA VITA RAMINGA DI DAVIDE
Davide nella spelonca di Adullam
Davide partì di là e si rifugiò nella spelonca di Adullam. Quando i suoi fratelli e tutta la famiglia di suo padre lo seppero, scesero là per unirsi a lui.
Tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano scontenti, si radunarono presso di lui ed egli divenne loro capo. Così ebbe con sé circa quattrocento uomini.
Di là Davide andò a Mispa di Moab e disse al re di Moab: «Permetti che mio padre e mia madre vengano a stare da voi, fino a quando io sappia quello che Dio farà di me».
Egli dunque li condusse davanti al re di Moab ed essi rimasero con lui tutto il tempo che Davide fu nella sua fortezza.
Il profeta Gad disse a Davide:«Non stare più in questa fortezza; parti e va’ nel paese di Giuda». Davide allora partì, e giunse nella foresta di Cheret (22:1-5).
Congedatosi dal re Achis, poiché non gli era consentito di rimanere con i Filistei, Davide partì di là e si rifugiò nella spelonca di Adullam. In questo tempo di girovagare, egli si muove sempre in cerca di rifugio, per sottrarsi alla cattura da parte di Saul.
Trovandosi in questa spelonca, Davide compose il Salmo 142, (che poi era una preghiera che rivolse al suo Dio) in cui descrive esattamente lo stato morale e fisico in cui si trova.
Facilmente questo Salmo, Davide lo compose quando era solo, prima che la sua famiglia lo raggiungesse e che si associassero a lui, i quattrocento uomini, di cui parla il testo. Nelle parole del Salmo, possiamo leggere i sentimenti e le preoccupazioni che assillano Davide.
Trovandosi solo e non avendo altri con lui, si sfoga davanti al suo Dio, e con lacrime, descrive, non solo lo stato persecutorio in cui si trova, ma anche il suo stato d’animo di scoraggiamento e di abbattimento.
Cantico di Davide, quand’era nella spelonca. Preghiera. Io grido con la mia voce al SIGNORE; con la mia voce supplico il SIGNORE.
Sfogo il mio pianto davanti a lui, espongo davanti a lui la mia tribolazione.
Quando lo spirito mio è abbattuto in me, tu conosci il mio sentiero. Sulla via per la quale io cammino, essi hanno teso un laccio per me.
Guarda alla mia destra e vedi; non c’è nessuno che mi riconosca. Ogni rifugio mi è venuto a mancare; nessuno si prende cura dell’anima mia.
Io grido a te, o SIGNORE. Io dico: «Tu sei il mio rifugio, la mia parte nella terra dei viventi».
Sii attento al mio grido, perché sono ridotto agli estremi. Liberami dai miei persecutori, perché sono più forti di me.
Libera l’anima mia dalla prigione, perché io celebri il tuo nome. I giusti trionferanno con me, perché m’avrai colmato di beni (Salmo 142:1-7).
Questo Salmo si può sintetizzare nel seguente modo:
1) Il grido di Davide
Notiamo per prima cosa che Davide grida con la sua voce al Suo Dio e si sfoga davanti a lui. Nella sua solitudine, può dare corso alla sua angoscia e alla sua tribolazione, esponendole al suo Signore, certo che Egli verrà in soccorso al suo bisogno.
Quando veramente la persona si apre davanti a Dio, è difficile che il Signore rimanga sordo e indifferente.
La promessa contenuta nel Salmo 50:15
invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai», è vera ed è anche valida per tutte le situazioni e per ogni tempo.
Dio non è venuto mai meno in ciò che Egli dice nella Sua Parola, e tutti potranno constatarne la sua veracità, poiché appunto
la Parola del SIGNORE, è stabile nei cieli (Salmo 119:89).
Lo spirito di Davide era abbattuto per il perdurare dello stato persecutorio e anche per il fatto che le persone care a lui, come Gionatan e Samuele, non erano vicini a lui poiché con le loro parole, lo potrebbero risollevare dal suo abbattimento.
2) La sua solitudine
Davide si rende conto che alla sua desta non c’è nessuno. Queste parole rappresentano la prova che quando egli elevò la sua preghiera a Dio, non c’èra nessuno nella caverna con lui.
È molto importante che in questa particolare condizione, Davide rivolga il suo sguardo al Signore.
Se egli avesse conosciuto le parole di Gesù:
Io sono con voi tutti i giorni (Matteo 28:20), non avrebbe detto che alla sua destra non c’e nessuno; avrebbe certamente preso fiato e non si sarebbe considerato come un passero solitario (Salmo 102:7), ma in compagnia col suo Dio.
Si continuerà il prossimo giorno...