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Domenico34 – Fare del bene per amore di qualcuno – Sommario, Presentazione, Introduzione. Capitoli 1-10.

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2012 00:05
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16/12/2011 00:23



FARE DEL BENE PER AMORE DI UALCUNO




INDICE DEL VOLUME



Presentazione 15
Introduzione 17

PRIMA PARTE 20

CAPITOLO 1 21

LE CARATTERISTICHE DI SAUL 21
Dati numerici 22
Caratteristiche di Saul 22
1) La giovinezza e la bellezza di Saul 22
Una convocazione particolare a Mispa 25
2) L’apparente umiltà di Saul 26
3) Il ruolo di sacerdote che Saul assunse 28
4) La disubbidienza di Saul 29
5) L’odio geloso di Saul per Davide 30
6) La superstizione che Saul seguì nel consultare
una medium 31
Una riflessione sull’ubbidienza 32

CAPITOLO 2 39

LE CARATTERISTICHE DI DAVIDE 39
Nota numerica 39
La vita di Davide 41

CAPITOLO 3 43

LA GIOVINEZZA DI DAVIDE TRASCORSA A BETLEMME DI GIUDA 43
Il messaggio divino, per ciò che riguarda Saul 46
Il messaggio divino riguardante Davide 52
Una riflessione sulla scelta di Davide 56
1) L’azione dell’uomo 58
2) L'AZIONE DI DIO 60

CAPITOLO 4 63

DAVIDE AL SERVIZIO DI SAUL E BATTAGLIA CONTRO GOLIAT, IL ILISTEO 63
La disponibilità di Davide all’ubbidienza 66
La sfida di Goliat 71
Il confronto tra Davide e Goliat 75
Una particolare riflessione 87
La guerra con i Filistei 78
L’arroganza di Goliat 80
La determinazione di Davide 83

CAPITOLO 5 87

DAVIDE, L’EROE FUGIASCO 87
L’amicizia di Gionatan per Davide 88
Una buona lezione da imparare 89
Saul tenta di uccidere Davide 92
Davide genero di Saul 97
Riflessione per impare qualcosa di utile per la nostra vita 100

CAPITOLO 6 107

COMINCIA LA VITA RAMINGA PER DAVIDE 107
Un nuovo attentato per la vita di Davide 107
Saul ritorna alla carica 112
Davide va da Samuele a Rama 115
Riflessione sugli interventi insoliti di Dio 119

CAPITOLO 7 127

PATTO FRA DAVIDE E GIONATAN – FUGA A NOB E A GAT 127
Davide va a trovare Gionatan 127
Patto tra Davide e Gionatan 134
Davide va a Nob, dal sacerdote Achimelec 138
Davide si reca a Gat 141
Utili insegnamenti che possiamo imparare 144
1) Dall’amicizia di Gionatan 144
2) Dall’impegno che si prende 148
3) Da certe trovate che si escogitano e le conseguenze che causano 149
4) Dalla correttezza del comportamento davanti agli altri 150

CAPITOLO 8 151

ALTRI EPISODI DELLA VITA RAMINGA DI DAVIDE 151
Davide nella spelonca di Adullam 151
1) Il grido di Davide 154
2) La sua solitudine 155
3) Davide è agli estremi 155
La risposta di Dio 156
Riflessioni sulla vita di Davide 161
1) NESSUN AMICO 161
2) sentirsi soli 163

CAPITOLO 9 165

IL GIROVAGARE DI DAVIDE 165
1.Davide salva Cheila dai Filistei 165
Davide consulta Dio 165
La risposta del Signore 169
Saul informato che Davide si trova a Cheila 170
Davide consulta Dio per una situazione particolare 172
Riflessioni su alcune cose 174
2. Davide nel deserto di Zif 178
Una gradita visita 182
La trama degli Zifei 183

CAPITOLO 10 187

DIVIDE RISPARMIA LA VITA DI SAUL 187
Saul alla carica per catturare Davide 190
Davide taglia il lembo del mantello di Saul 192
La dimostrazione che Davide è l’uomo che fa il bene 196
Buone lezioni da imparare 198

CAPITOLO 11 203

DAVIDE RISPARMIA SAUL UNA SECONDA VOLTA 203
Nota preliminare sul contegno di Saul 207
Gli Zifei patteggiano di nuovo con Saul 209
L’azione di Saul 210
L’azione preventiva di Davide 211
Quello che Dio compie 212
La prova che Davide fornì in quella circostanza 214
Riflessioni utili 215

CAPITOLO 12 219

DAVIDE SI STABILISCE FRA I FILISTEI 219
Nota chiarificatrice 221
Davide con i suoi uomini cerca asilo presso i Filistei 227
Gli Amalechiti saccheggiarono e incendiarono Siclag 228
Il recupero di tutto 231
Riflessione su Davide che va dai Filistei 232

CAPITOLO 13 239

SAUL CONSULTA LA MEDIUM DI EN-DOR 239
Nota preliminare 242
Saul davanti ad un doppio problema 243
Il comportamento di Saul 248
Le due interpretazioni 253

CAPITOLO 14 273

LA MORTE DI SAUL E IL CORDOGLIO DI DAVIDE 273
Descrizione della morte di Saul 275
Riepilogo della vita di Saul 278
1) Il cordoglio di Davide per la morte di Saul 281
2) Elegia di Davide per la morte di Saul e di Gionatan 285
Riflessioni su tutto il capitolo 287
1. Preghiere che non vengono esaudite da Dio 287
2. La stregoneria 289
3. Penalità per la disubbidienza 291

SECONDA PARTE 295

CAPITOLO 15 297

DAVIDE, RE DI GIUDA 297
Si apre una nuova era per Davide 297
Davide consulta il Signore, per ricevere direttive 298
Davide unto come re dagli uomini di Giuda 300
Eventi particolari mentre Davide regna su Giuda 303
Riflessioni 308

CAPITOLO 16 311

DAVIDE RICONOSCIUTO COME RE DA TUTTE LE TRIBÙ D’ISRAELE 311
Davide unto come re d’Israele 313
L’alleanza che Davide fece con gli anziani d’Israele 318
Davide conquista Gerusalemme e fissa la sua residenza a Sion 320
Riflessioni 323

CAPITOLO 17 331

VITTORIE DI DAVIDE SUI FILISTEI 331
La mossa dei Filistei 332
Davide consulta il Signore 333
Utili insegnamenti da imparare dall’attitudine di Davide 335

CAPITOLO 18 341

DAVIDE FA TRASPORTARE L’ARCA IN GERUSALEMME 341
L’iniziativa di Davide 343
Meditare sull’evento di trasportare l’arca del Signore 344
Una lezione da imparare 347
L’epilogo della vicenda 350
Davide decide di prendere l’arca dalla casa di Obed-Edom 351
La lezione che Davide ha imparato 356
L’atteggiamento di Davide 357
Significato del saltare e danzare davanti a Dio 361

CAPITOLO 19 373

FARE DEL BENE PER AMORE DI QUALCUNO 373
Nota preliminare 375
Davide vuole fare del bene a qualcuno della casa di Saul 376
Perché Davide vuole fare del bene alla casa di Saul 378
Davide benefica il figlio di Gionatan 379
Applicazioni per la vita pratica 379
1. L’ESEMPIO DI DAVIDE 382
2. L’INSEGNAMENTO DI GESÙ 383
3. L’INSEGNAMENTO DELL’APOSTOLO PAOLO 387

CAPITOLO 20 391

DAVIDE TIPO DI CRISTO E SUO PROFETA 391
Davide tipo di Cristo 391
Davide profeta del Cristo 396
Davide quale profeta predice vari avvenimenti 401
1) Giuda Iscariot, il traditore di Gesù: Siano pochi 401
2) Il tumulto delle nazioni 402
3) La beatitudine dell’uomo al quale Dio mette in conto di giustizia 402
4) La cecità spirituale d’Israele 403
5) L’invito ad udire la voce del Signore e a non indurire il cuore 403

CONCLUSIONE 406

La persona di Saul 406
La persona di Saul 409

BIBLIOGRAFIA 413


PRESENTAZIONE



Il pregio di quest’opera non è tanto quello di aver raggruppato i pensieri storici quanto quello di applicare nella vita pratica del credente quanto si può trarre dall’insegnamento della Parola di Dio.

In questo, direi che il Pastore Domenico Barbera è maestro e in ogni sua opera ha manifestato questa sua “caratteristica”.

[/DIM=13pt]FARE DEL BENE PER AMORE DI QUALCUNO

Questa espressione m’invita a considerare l’amore di Dio verso di noi, poiché Egli, per il primo ci ha fatto del bene nell’aver inviato su questa terra il Suo unigenito Figlio: Gesù Cristo, per liberarci dal nostro peccato e darci così la vita eterna.

Gesù Cristo, non solo è venuto per questo scopo, ma durante il suo ministero terreno ha fatto del bene a tutti quelli che si sono rivolti a Lui, per amore che Egli aveva per le anime.

Vero è che il soggetto centrale di questo libro non tratta questo argomento, però lo si scorge come in filigrana.

Qui abbiamo due uomini a confronto, Uno è dominato dalla cancrena dell’odio, l’altro è pervaso dall’amore. Alla fine, l’amore sarà vittorioso, e si manifesterà ancora anche quando colui che personificava l’odio sarà sepolto.

Si tratta di Saul e di Davide. Davide manifesterà il suo amore nei confronti di Mefiboset, l’unico superstite della casa di Saul, al quale, per amore di Gionatan, Davide farà del bene, invitandolo alla sua mensa e trattandolo come “figlio di re”.

Questo libro stimola ogni lettore (particolarmente i credenti) a fare del bene, a vincere il male con il bene, perché questa è la volontà di Dio (Romani 12:21 + 1 Pietro 2:15).

Nino Tirelli


]INTRODUZIONE



Il tema di questo libro: “Fare del bene per amore di qualcuno”, è stato ispirato dalle parole: «C’è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?» (2 Samuele 9:1).

Le parole di Davide rappresentano un progetto in favore della casa di Saul, nato nella mente del re e comunicato a qualcuno.

Che questa iniziativa fosse sincera e mirasse a realizzarla, viene provata dal fatto che quando Davide ha avuto davanti a sé Mefiboset, figlio di Gionatan, non ha perso tempo a dirgli: «Non temere, perché io non mancherò di trattarti con bontà per amore di Gionatan tuo padre, ti restituirò tutte le terre di Saul tuo nonno e tu mangerai sempre alla mia mensa» (2 Samuele 9:7).

L’azione che Davide compì, nel restituire a Mefiboset, le terre che appartenevano a Saul suo nonno e a farlo mangiare alla sua mensa, come uno dei figli del re (v.11), non è stata solo stupenda, (sotto l’aspetto umano, vista la menomazione fisica che Mefiboset aveva: zoppo di entrambi i piedi (v.13), ma è stata anche molto significativa, (dal punto di vista spirituale) pensando sopratutto ai tanti mali che la casa di Saul, aveva procurato a Davide.

Nel corso dello svolgimento del nostro tema, passeremo in rassegna i tanti passaggi biblici che parlano di Saul e di Davide. Questo, naturalmente, allo scopo di capire l’atteggiamento e l’agire di Saul nei confronti di Davide e viceversa, di Davide, nei confronti di Saul.

Coglieremo anche tutte le opportunità, che si presenteranno nel nostro cammino di ricerca e di meditazione, coerentemente con una equilibrata esegesi del testo biblico, di fare quelle riflessioni spirituali che ci permetteranno di valutare il modo di agire dei due protagonisti: Saul e Davide, sotto l’aspetto della vita e della dottrina cristiana, in modo particolare.

Ovviamente, questo lo faremo, confrontando il tutto con l’insegnamento del N.T., in modo particolare. Il testo biblico che adopereremo, sarà quello della N. Riveduta, e, quando riterremo opportuno rifarci ad altre traduzioni, non mancheremo di indicarle chiaramente.

Il migliore augurio di cuore che formuliamo a quanti avranno tra le mani questo nostro lavoro, è che ognuno sappia trarre il maggiore profitto possibile per la sua vita spirituale e serva anche come sprone per approfondire maggiormente l’argomento in questione.

Un sentito ringraziamento va al caro fratello Nino Tirelli per la meticolosa opera di revisione che ha condotto del presente lavoro.

Domenico Barbera

Niagara Falls, gennaio 2006

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PRIMA PARTE




Capitolo 1



LE CARATTERISTICHE DI SAUL




Lo scopo di questo primo capitolo è delineare le caratteristiche principali che aveva Saul, prima che diventasse re d’Israele e durante tutto l’arco del suo regno.

Su di esse soprattutto concentreremo maggiormente la nostra attenzione, senza tralasciare i necessari approfondimenti che faremo, in base ai testi biblici che prenderemo in esame, per poi inquadrare il tutto, secondo una prospettiva cristiana, per giudicare se quello che egli fece, il comportamento che assunse nei confronti di Davide, in modo particolare, possa essere trasferito nella vita pratica, con benevolo assenso, o se piuttosto debba essere respinto, perché non conforme, allo spirito e all’insegnamento cristiano.

In vista di questa prospettiva e perseguendo questa finalità, il personaggio in questione, cioè Saul, potrà suggerirci se, apprezzare il sentiero che ha percorso, o piuttosto biasimarlo.

Dati numerici

Il nome di Saul, figlio di Chis, nella Bibbia, è menzionato 411 volte, così suddiviso: 370 volte si trovano nel primo e secondo libro di Samuele; 34 volte nel primo libro delle Cronache; una volta in Isaia; una volta nel libro degli Atti degli Apostoli; e 5 volte nei Salmi. Come si vede, il maggior numero di occorrenze, si trova nei due libri di Samuele. Il significato etimologico è: domandato (a Dio).

Caratteristiche di Saul

1) La giovinezza e la bellezza di Saul

La prima caratteristica che il testo biblico ci fornisce di Saul (oltre a specificare che era un Beniaminita), è che era giovane e bello; tra i figli d’Israele non ce n’era uno più bello di lui; era più alto di tutta la gente, dalle spalle in su (1 Samuele 9:2).

La gioventù, la bellezza e la statura, erano le caratteristiche prettamente somatiche di Saul, ma non dicono niente della sua forza, della sua prodezza, della sua intelligenza o della sua bontà, caratteristiche queste che non hanno niente a che vedere con l’aspetto esteriore di una persona.

Infatti, uno può essere “giovane” per quanto riguarda la sua età, ed avere idee e tendenze di quelli che hanno molti anni sulle loro spalle; o viceversa essere un “anziano” con molti anni, ed avere atteggiamenti di un “giovane”.

La “bellezza”, che generalmente attira lo sguardo e l’attenzione dell’occhio, può essere anche “vana” (Proverbi 31:30), cioè senza valore, dal punto di vista di Dio, in modo particolare.

Ecco perché il Signore non la considera nella maniera come fa l’uomo, ma bensì Egli guarda al cuore (1 Samuele 16:7).

Per ciò che riguarda la “statura”, non sempre è sinonimo di forza, coraggio e fierezza.

Quanti anni aveva Saul quando suo padre Chis, lo mandò a cercare le asine che si erano smarrite, non possiamo dirlo; qualcuno pensa che probabilmente aveva 35 anni.

Però, questo dato, non concorda con 1 Samuele 13:1 che afferma che quando Saul cominciò a regnare, aveva trent’anni.

Prima che Saul fosse arrivato da Samuele, il Signore aveva avvertito il profeta dell’arrivo di un uomo proveniente dal paese di Beniamino, al quale avrebbe dovuto comunicare un messaggio da parte di Dio.

«Domani, a quest’ora, ti manderò un uomo del paese di Beniamino e tu l’ungerai come capo del mio popolo, Israele. Egli salverà il mio popolo dalle mani dei Filistei; infatti io ho rivolto il mio sguardo verso il mio popolo, perché il suo grido è giunto fino a me» (1 Samuele 9:16).

Dopo che Samuele gli comunicò il messaggio divino e lo unse d’olio per diventare re d’Israele, nel rimandarlo a casa, gli ordinò di scendere a Ghilgal prima di lui e di aspettarlo lì sette giorni, per poi offrire al Signore olocausti e sacrifici di riconoscenza e per fargli sapere quello che avrebbe dovuto fare (1 Samuele 10:8).

Una convocazione particolare a Mispa

Poi Samuele convocò il popolo davanti al SIGNORE a Mispa
e disse ai figli d’Israele: «Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Io feci salire Israele dall’Egitto e vi liberai dalle mani degli Egiziani e dalle mani di tutti i regni che vi opprimevano”.
Ma oggi voi respingete il vostro Dio che vi salvò da tutti i vostri mali e da tutte le vostre angosce, e gli dite: “Stabilisci su di noi un re!” Dunque presentatevi davanti al SIGNORE per tribù e per migliaia».
Poi Samuele fece accostare tutte le tribù d’Israele e la tribù di Beniamino fu designata dalla sorte.
Fece quindi accostare la tribù di Beniamino secondo le sue famiglie e la famiglia di Matri fu designata dalla sorte. Poi fu designato Saul, figlio di Chis; e lo cercarono, ma senza riuscire a trovarlo.
Allora consultarono di nuovo il SIGNORE: «Quell’uomo è già venuto qua?» Il SIGNORE rispose: «Guardate, si è nascosto fra i bagagli».
Corsero a farlo uscire di là; e quando egli si presentò in mezzo al popolo, era più alto di tutta la gente, dalle spalle in su.
Samuele disse a tutto il popolo: «Vedete colui che il SIGNORE si è scelto? Non c’è nessuno come lui in tutto il popolo». Tutto il popolo mandò grida di gioia esclamando: «Viva il re!»
Allora Samuele espose al popolo la legge del regno e la scrisse in un libro, che depose davanti al SIGNORE. Poi Samuele rimandò tutto il popolo, ciascuno a casa sua.
Anche Saul andò a casa sua a Ghibea e con lui andarono gli uomini valorosi a cui Dio aveva toccato il cuore
(! Samuele 10:17-26).

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19/12/2011 00:02

2) L’apparente umiltà di Saul

Dal momento che Saul è stato informato da Samuele che il Signore lo aveva scelto per regnare sopra il popolo d’Israele, quel suo “nascondersi tra i bagagli”, non era certamente una prova della sua “umiltà”, ma rappresentava orgoglio camuffato con la veste di agnello.
Che Saul non sia stato una persona umile durante il tempo che regnò sopra
Israele, lo dimostrano i tanti episodi riferiti dalle Scritture. Tra i tanti testi che si possono citare, ne scegliamo uno, cioè (1 Samuele 13:5-14).

I Filistei si radunarono per combattere contro Israele; avevano trentamila carri, seimila cavalieri e gente numerosa come la sabbia che è sulla riva del mare. Salirono dunque e si accamparono a Micmas, ad oriente di Bet-Aven.
Gli Israeliti, vedendosi ridotti a mal partito, perché il popolo era messo alle strette, si nascosero nelle caverne, nelle macchie, tra le rocce, nelle buche e nelle cisterne.
Ci furono degli Ebrei che passarono il Giordano, per andare nel paese di Gad e di Galaad. Quanto a Saul egli era ancora a Ghilgal, e tutto il popolo che lo seguiva tremava.
Egli aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma Samuele non giungeva a Ghilgal e il popolo cominciò a disperdersi e ad abbandonarlo.
Allora Saul disse: «Portatemi l’olocausto e i sacrifici di riconoscenza»; e offrì l’olocausto.
Aveva appena finito di offrire l’olocausto, che arrivò Samuele; Saul gli uscì incontro per salutarlo.
Ma Samuele gli disse: «Che hai fatto?» Saul rispose: «Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas, mi sono detto:
"Ora i Filistei mi piomberanno addosso a Ghilgal e io non ho ancora implorato il SIGNORE!" Così mi sono fatto forza e ho offerto l’olocausto».
Allora Samuele disse a Saul: «Tu hai agito stoltamente; non hai osservato il comandamento che il SIGNORE, il tuo Dio, ti aveva dato. Il SIGNORE avrebbe stabilito il tuo regno sopra Israele per sempre.
Ora invece il tuo regno non durerà. Il SIGNORE si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e il SIGNORE l’ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che il SIGNORE t’aveva ordinato»
.

3) Il ruolo di sacerdote che Saul assunse

Il testo riportato è abbastanza chiaro: se Saul avesse avuto umiltà, si sarebbe comportato diversamente in quella circostanza.

Nel prendere il posto del sacerdote, nell’offrire a Dio l’olocausto, Saul dimostrò tutto il suo orgoglio e nello stesso tempo non si rese conto (perché i suoi occhi erano stati annebbiati), che stava trasgredendo un ordine divino.
La giustificazione che addusse dicendo che il popolo si stava allontanando da lui e che i Filistei gli sarebbero piombati addosso, non aveva nessuna coerenza col comando divino che aveva ricevuto.

Se egli avesse obbedito (di solito la disubbidienza è guidata e spinta dall’orgoglio), il suo regno avrebbe avuto stabiltà per sempre.

Ma siccome Saul non seppe apprezzare il valore di stare al suo posto e non occuparsi di quello che non gli era stato assegnato, secondo la parola che Dio gli aveva rivolta, con la sua insubordinazione impedì che il suo regno si perpetuasse.

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20/12/2011 00:09

4) La disubbidienza di Saul

Quando poi più tardi il Signore gli ordinò di andare a distruggere gli Amalechiti, senza risparmiare niente, con la sua testardaggine a fare a modo suo, non esattamente come Dio gli aveva ordinato di fare, Saul dimostrò, ancora una volta, tutto il suo orgoglio, specialmente quando scaricò su gli altri, la responsabilità di non avere eseguito esattamente il comando del Signore.

In quella circostanza, infine, Saul, non solo si rese colpevole di disubbidienza a Dio, ma preferì l’onore degli uomini, anziché quello di Dio (cfr. 1 Samuele 15:1-28).

5) L’odio geloso di Saul per Davide

All’arrivo dell’esercito, quando Davide ritornava dopo aver ucciso il Filisteo, le donne uscirono da tutte le città d’Israele incontro al re Saul, cantando e danzando al suono dei timpani e dei triangoli e alzando grida di gioia;
le donne, danzando, si rispondevano a vicenda e dicevano: «Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila».
Saul ne fu molto irritato; quelle parole gli dispiacquero e disse: «Ne danno diecimila a Davide e a me non ne danno che mille! Non gli manca altro che il regno!»
E Saul, da quel giorno in poi, guardò Davide di mal occhio
(1 Samuele 18:6-9).

6) La superstizione che Saul seguì nel consultare una medium

Quando Saul vide l’accampamento dei Filistei ebbe paura e il cuore gli tremò forte.
Saul consultò il SIGNORE, ma il SIGNORE non gli rispose né tramite sogni, né mediante l’urim, né per mezzo dei profeti.
Allora Saul disse ai suoi servitori: «Cercatemi una donna che sappia evocare gli spiriti e io andrò da lei a consultarla». I servitori gli dissero: «A En-Dor c’è una donna che evoca gli spiriti»
(1 Samuele 28:5-7).

Circa il comportamento che Saul dimostrò nei confronti di Davide durante la sua vita, ne riparleremo, quando prenderemo in esame i vari testi biblici.

Per quanto riguarda il regno di Saul, si può dire che fu il primo re d’Israele; conseguì diverse vittorie sui nemici del popolo d’Israele; venne in soccorso di Jabes di Galaad e li liberò dagli Ammoniti; inflisse pesanti perdite ai Filistei e regnò su Israele per quarant’anni (Atti 13:21).

UNA RIFLESSIONE SULL’UBBIDIENZA

L’ubbidienza a Dio e alla Sua Parola, è un punto fondamentale su cui bisogna riflettere seriamente.

Non si può pensare, come fa spesso l’uomo, che il Signore dice: “Meglio poco che niente”, per giustificare un atteggiamento discreto dell’essere umano nei confronti di Dio e della Sua parola.

Tale disposizione d’animo non può mai condurre ad un lodevole traguardo, pensando che il Signore dia la sua approvazione. Dio non si accontenta mai delle cosiddette “mezze misure”; Egli vuole tutto o niente.

Sotto la vita militare c’è una norma, in materia di ubbidienza, che si esprime nel seguente modo: l'ubbidienza di un inferiore nei confronti di un superiore, deve essere “pronta, rispettosa e assoluta”.

Se le autorità militari esigono una simile ubbidienza, è da stolti e da insensati pensare che Dio, che è di gran lunga superiore a tutte le gerarchie terrene, rinunzi ad un’ubbidienza piena, con il massimo rispetto per il suo Nome e della Sua Parola.

Se l’uomo non è disposto ad accettare e a comportarsi in questa maniera nei confronti del Signore, Egli avrà sempre da obbiettare quando Dio gli chiederà di fare qualcosa.

La storia di Saul, in questo punto della nostra riflessione, ci mostra l’errore fatale che questo re commise, credendo di aver portato a compimento la missione affidatagli dal suo Dio, mentre, in effetti, non era affatto vero.
Il metro per valutare, se la nostra ubbidienza risponde ai requisiti divini, non è sulla base della valutazione che noi facciamo, ma bensì su quel che Dio esige.

A volte noi crediamo che Dio non si accorge di quello che noi facciamo, come ci comportiamo, quello che diciamo, credendo di poterci sottrarre al Suo controllo, alla Sua onniscienza. È veramente da sciocchi pensare in questo modo!

Saul si comportò da persona incosciente e poco riverente, allorquando disse a Samuele: …Ho eseguito l’ordine del SIGNORE» (1 Samuele 15:13).
Siccome Saul aveva sconfitto gli Amalechiti da Avila fino a Sur, che sta di fronte all’Egitto (v. 7), credeva che la missione che gli era stata affidata l’avesse portata a compimento in pieno.

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21/12/2011 00:05

Se egli però, avesse tenuto conto le precise parole che il Signore gli aveva dette: Ora va’, sconfiggi Amalec, vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene; non lo risparmiare, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini"» (v. 3), e, pensando soprattutto che era stato risparmiato Agag, il re degli Amalechiti e il meglio delle pecore, dei buoi, gli animali della seconda figliatura, gli agnelli e tutto quel che c’era di buono (v. 9) e se avesse avuto una “buona coscienza”, non si sarebbe sognato di esprimere quell’affermazione.

Quando poi, Samuele contestò dicendo: «Che cos’è dunque questo belar di pecore che mi giunge agli orecchi e questo muggire di buoi che sento?» (v.14), Saul scaricò la responsabilità dell’accaduto sopra il popolo, specificando che in fin dei conti quegli animali risparmiati sarebbero serviti per offrirli al Signore (v. 15).

In effetti, in quel momento, Saul aveva dimenticato la sua fattiva “partecipazione”: Saul e il popolo risparmiarono... (v. 9).

Davanti ad una simile persistenza, dando botta e risposta alle parole di Samuele, il profeta non poté fare a meno di comunicargli la parola del Signore.

Allora Samuele disse a Saul: «Basta! Io ti annunzierò quel che il SIGNORE mi ha detto stanotte». Saul gli disse: «Parla».
Samuele disse: «Non è forse vero che quando ti consideravi piccolo sei diventato capo delle tribù d’Israele, e il SIGNORE ti ha unto re d’Israele?
Il SIGNORE ti aveva affidato una missione, dicendo: "Va’, vota allo sterminio quei peccatori degli Amalechiti, e fa’ loro guerra finché siano sterminati".
Perché dunque non hai ubbidito alla voce del SIGNORE? Perché ti sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE?»
Saul disse a Samuele: «Ma io ho ubbidito alla voce del SIGNORE, ho compiuto la missione che il SIGNORE mi aveva affidata, ho condotto qui Agag, re di Amalec, e ho votato allo sterminio gli Amalechiti;
ma il popolo ha preso, fra il bottino, delle pecore e dei buoi come primizie di ciò che doveva essere sterminato, per farne dei sacrifici al SIGNORE, al tuo Dio, a Ghilgal».
Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’ubbidire alla sua voce? No, l’ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni;
infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l’ostinatezza è come l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch’egli ti rigetta come re»
(1 Samuele 15-23).

L’ubbidienza di Saul era stata dimezzata, di conseguenza Dio non la considerava “valida”.

Quando si adducono motivi religiosi, per coprire o peggio ancora per giustificare la nostra disubbidienza, ciò è la cosa più terribile che l’uomo possa fare.

Non ci sono giustificazioni valide, di qualsiasi natura, che possano autorizzare o convalidare un atteggiamento che non sia quello di una piena, rispettosa e assoluta ubbidienza a Dio e alla Sua Parola. Amen!

Infine, per approfondire l’argomento, consigliamo di riflettere e considerare i seguenti passaggi biblici.

Poi Dio disse ad Abraamo: «Quanto a te, tu osserverai il mio patto: tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione (Genesi 17:9).

Oggi, il SIGNORE, il tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste prescrizioni; osservale dunque, mettile in pratica con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua
(Deuteronomio 26:16).

«Prendete a cuore tutte le parole che oggi pronunzio solennemente davanti a voi. Le prescriverete ai vostri figli, affinché abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge (Deuteronomio 32:46).

Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai (Giosuè 1:8).

Chi di voi teme il SIGNORE e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del SIGNORE e si appoggi al suo Dio! (Isaia 50:10)

ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce; sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate in tutte le vie che io vi prescrivo affinché siate felici (Geremia 7:23).

«Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Matteo 7:21).

Ma egli rispose loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Luca 8:21).

Ma Pietro e gli altri apostoli risposero: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini (Atti 5:29).

In questo è l’amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento in cui dovete camminare come avete imparato fin da principio (2 Giovanni 6).

PS: Se al termine del capitolo 1 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura

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22/12/2011 00:05

Capitolo 2



LE CARATTERISTICHE DI DAVIDE



Se nel primo capitolo abbiamo parlato delle caratteristiche di Saul, in questo capitolo, enumereremo quelle di Davide.

Siccome i due personaggi sono al centro delle nostre riflessioni, anche se le caratteristiche dell’uno e dell’altro sono enormente diverse, li apprezzeremo meglio, quando li metteremo a confronto.

Nota numerica

Il nome di Davide, figlio d’Isai, è menzionato nella Bibbia 1.106 volte, 61 volte ricorre nel N.T.

Il significato del suo nome è: beneamato o prediletto.
A differenza del nome di Saul che viene menzionato in soli cinque libri della Bibbia, quello di Davide, invece, viene riportato in 28, dei 66 libri della Bibbia

Come si vede da questa statistica, il nome di Davide ricorre nelle Scritture di gran lunga superiore a quello di Saul. Questo dimostra la differenza che esiste tra i due nominativi.

Questa divergenza però, non è basata sul numero di occorrenze che gli scrittori sacri gli hanno riserbato, ma nel carattere che hanno manifestato e che i due, Saul e Davide, hanno messo in evidenza, nell’agire l’uno nei confronti dell’altro.

Indubbiamente, il comportamento che hanno rivelato nelle loro relazioni, ha messo in risalto la diversità che c’era nella loro vita, dal punto di vista umano e soprattutto riguardo ai piani divini per la loro vita.

Cercheremo, quindi, di confrontare i due protagonisti, per meglio valutare il loro comportamento, e, nello stesso tempo, quali lezioni di vita pratica possiamo imparare.

La vita di Davide

La vita di Davide si può dividere in sei parti:
1) La giovinezza trascorsa a Betlemme di Giuda;
2) Al servizio di Saul;
3) L’eroe fuggiasco;
4) Re di Giuda;
5) Re d’Israele.
6) Davide tipo e profeta del Cristo.

Per meglio sviluppare quanto abbiamo elencato, preferiamo esaminare i sei punti, dedicando un capitolo per ognuno di loro, così avremo la possibilità di esaminare il testo biblico, per poi fare le dovute riflessioni.

«Fu un uomo eccellente dotato di ogni virtù che avrebbe dovuto trovarsi in un re al quale fu affidata la salvezza di tante genti; non ce n’era alcun valoroso come lui per coraggio, nelle battaglie combattute in favore dei suoi sudditi egli affrontava il pericolo per primo, animava i suoi soldati contro le linee opposte con le proprie fatiche, non col comando come fanno i despoti. Era anche molto abile nell’intuire e nel comprendere il corso futuro degli eventi, e nel regolare le situazioni presenti; era prudente, dolce, gentile con quelli che erano in difficoltà, giusto e umano, qualità che si attendono soltanto dai più grandi re. E con una così grande misura di potere, non cadde mai in fallo, eccetto a proposito della moglie di Uriah. Perciò lasciò dietro di sé così tanta ricchezza quale non fu mai di alcun altro re, sia tra gli Ebrei, sia tra le altre nazioni» [F. Flavio, Ant. VII, 390-391, pag. 477. Cfr. anche A. Carlson & H. Ringgreen, GLAT, (Grande Lessico dell’A.T.) Vol. II, col. 180-196, dove gli autori hanno tracciato la vita di Davide, riguardante la: 1. Etimologia del nome. 2. Davide nella storiografia. 3. Davide nei Salmi. 4. Davide nei profeti. 5. Davide nell’opera del Cronista; E. Lohse, GLNT, (Grande Lessico nel N.T.) Vol. XIV, col. 471-498; H. Merkel, Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Vol. 1, col.728-731; R. Pache, Nuovo Dizionario Biblico, pagg.209-21].

PS: Se al termine del capitolo 2 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura

Capitolo 3



LA GIOVINEZZA DI DAVIDE TRASCORSA A BETLEMME DI GIUDA



Dopo la disubbidienza di Saul e la conseguente misura punitiva che Dio gli inflisse, cioè la decisione di “rimuoverlo”, quale re d’Israele, il profeta Samuele nel comunicare a Saul la decisione del Signore, gli specificò:

Ora il tuo regno non durerà. Il SIGNORE si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e il SIGNORE l’ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che il SIGNORE t’aveva ordinato» (1 Samuele 13:14).

«Il SIGNORE strappa oggi di dosso a te il regno d’Israele e lo dà a un altro, migliore di te (1 Samuele 15:28).

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23/12/2011 00:07

Davanti alla decisione divina non solo Samuele si irritò, ma anche gridò al SIGNORE tutta la notte (1 Samuele 15:11).

Poiché Samuele non si rassegnava, Dio non tardò a fargli arrivare il seguente messaggio:

«Fino a quando farai cordoglio per Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni più sopra Israele? Riempi d’olio il tuo corno e va’; ti manderò da Isai di Betlemme, perché mi sono provveduto un re tra i suoi figli».
Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il SIGNORE disse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: "Sono venuto a offrire un sacrificio al SIGNORE".
Inviterai Isai al sacrificio; io ti farò sapere quello che dovrai fare e tu ungerai per me colui che ti dirò».
Samuele dunque fece quello che il SIGNORE gli aveva detto e andò a Betlemme. Gli anziani della città gli andarono incontro turbati, e gli chiesero: «Vieni in pace?»
Ed egli rispose: «Pace! Vengo a offrire un sacrificio al SIGNORE; purificatevi e venite con me al sacrificio». Fece anche purificare Isai e i suoi figli e li invitò al sacrificio.
Mentre entravano, egli pensò, vedendo Eliab: «Certo l’unto del SIGNORE è qui davanti a lui».
Ma il SIGNORE disse a Samuele: «Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti, il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore».
Allora Isai chiamò Abinadab e lo fece passare davanti a Samuele; ma Samuele disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo».
Isai fece passare Samma, ma Samuele disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo».
Isai fece passare così sette dei suoi figli davanti a Samuele; ma Samuele disse a Isai: «Il SIGNORE non si è scelto questi».
Poi Samuele disse a Isai: «Sono questi tutti i tuoi figli?» Isai rispose: «Resta ancora il più giovane, ma è al pascolo con le pecore». Samuele disse a Isai: «Mandalo a cercare, perché non ci metteremo a mangiare prima che sia arrivato qua».
Isai dunque lo mandò a cercare, e lo fece venire. Egli era biondo, aveva dei begli occhi e un bell’aspetto. Il SIGNORE disse a Samuele: «Alzati, ungilo, perché è lui».
Allora Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli; da quel giorno lo spirito del SIGNORE investì Davide. Poi Samuele si alzò e se ne tornò a Rama
(1 Samuele 16:1-16).

Il messaggio divino, per ciò che riguarda Saul


Il messaggio di Dio, per quanto riguardava Saul e il suo regno, è un atto severo della giustizia divina, che non lascia nessuno spiraglio di recupero.
Davanti a questa severità inappellabile, si può chiedere: perché mai questo?
Anche se la disubbidienza di Saul fu grave, non riconobbe egli il suo peccato e lo confessò, secondo quello che afferma il testo biblico?

«Ho peccato, perché ho trasgredito il comandamento del SIGNORE e le tue parole, perché ho temuto il popolo, e ho dato ascolto alla sua voce.
Ti prego dunque, perdona il mio peccato, ritorna con me e mi prostrerò davanti al SIGNORE»
(1 Samuele 15:24-25).

Perché Dio non lo perdonò?
Tenendo presente che il peccato di Saul consisteva nell’aver rigettato la parola del SIGNORE (v. 26), bisogna esaminare se la confessione di colpevolezza che fece, era sincera, vale a dire vera, o piuttosto se si trattava dun camuffamento simile a quelle dichiarazioni che possono essere definite “ipocrite”.

Per rispondere alle suesposte domande, è necessario approfondire l’argomento ed esaminare attentamente il testo biblico.

La risposta che Samuele ha data alle giustificazioni di Saul, quando cercò di scaricare la responsabilità della sua disubbidienza sopra il popolo, …perché il popolo ha risparmiato il meglio delle pecore e dei buoi per farne dei sacrifici al SIGNORE... (v. 15) e l’affermazione del profeta, sotto forma di domanda: …Perché ti sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE?» (v. 19), mette in chiaro la vera responsabilità di Saul.

Quando poi Samuele diede una definizione più ampia del peccato di disubbidienza, con le parole:

...No, l’ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni;
infatti, la ribellione è come il peccato della divinazione, e l’ostinatezza è come l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici...
(vv. 22-23),

la risposta che Saul diede:
…Ho peccato, perché ho trasgredito il comandamento del SIGNORE e le tue parole, perché ho temuto il popolo, e ho dato ascolto alla sua voce.
Ti prego dunque, perdona il mio peccato, ritorna con me e mi prostrerò davanti al SIGNORE»
(vv. 24-25),

ci permette di vedere più a fondo la reale condizione in cui effettivamente si trovava Saul davanti a Dio.

Il condono che il re invoca, è quello di essere perdonato dal profeta: Ti prego dunque, perdona il mio peccato, non di essere perdonato da Dio.

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24/12/2011 00:05

Anche se Samuele aveva comunicato a Saul quello che il Signore voleva che egli facesse: distruggere gli Amalechiti in maniera totale senza risparmiare niente di quello che gli apparteneva, ciò non era in definitiva qualcosa che ordinava Samuele, ma era Dio, tramite il profeta, che comandava a Saul di fare ciò.

Di conseguenza, la disubidienza di cui egli si rese colpevole, non fu quella di non aver tenuto conto della parola di Samuele, ma bensì quella di Dio.
Infatti, era contro la Parola del Signore che Saul aveva peccato e non contro quella di Samuele.

Valutate le cose da un punto di vista strettamente obbiettivo, il perdono che Saul chiese, l’avrebbe dovuto chiedere a Dio e non a Samuele, perché in effetti aveva trasgredito un ordine divino, e non quello di Samuele.
Questo però Saul non lo fece. Ecco perché non viene perdonato dal Signore. Se egli l’avesse chiesto a Dio, non è possibile credere che il Signore non lo avrebbe accordato.

Se si confronta, per esempio, il caso classico che si legge nella Scrittura, a proposito del peccato che Davide commise con Bat-Sceba e nell’ordinare l’uccisione di Uria, suo marito, si può accettare in pieno quanto affermato in precedenza.

Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE». Natan rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai (2 Samuele 12:13).

Sappiamo che la confessione che Davide fece del suo peccato, scaturì a seguito della storia in parabola che Nathan gli raccontò e dalla piena convinzione nell’accettare che quell’uomo descritto dal profeta, era proprio lui.

Siccome il pentimento e la confessione erano vere, nel senso che Davide aveva ricosciuto il suo peccato senza ricorrere a nessuna forma di giustificazione, nel momento stesso che il peccato viene confessato, Dio concede il perdono, anche se il figlio natogli da quella relazione illecita, gli morirà.

Infine, dobbiamo ricordare sempre, come principio inamovibile per tutti i tempi che, il Signore non si diletta, cioè non trova piacere nella morte dell’empio, cioè nel punirlo per la sua empietà, ma nella sua salvezza, vale a dire nel perdonarlo (Ezechiele 18:32; 33:11).

Una maggiore luce viene proiettata dai seguenti passaggi biblici.
Gesù venne sulla terra non per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Matt. 20:28).

Pur sapendo che Gesù avrebbe salvato il popolo d’Israele dai loro peccati (Matteo 1:21), un giorno parlando con i Giudei affermò che il loro peccato sarebbe rimasto.

Egli dunque disse loro di nuovo: «Io me ne vado e voi mi cercherete e morirete nel vostro peccato; dove vado io, voi non potete venire» (Giovanni 8:21).

Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:"Noi vediamo", il vostro peccato rimane (Giovanni 9:41).

Perché il peccato nei Giudei non sarebbe stato tolto da loro, ma sarebbe rimasto?

Non perché Gesù si sarebbe rifiutato di perdonare, o che l’opera Sua sarebbe venuta meno, ma semplicemente perché essi si erano rifiutati di riconoscerlo, sia come Messia e sia come loro Salvatore. Questo non è vero solamente per i Giudei, ma per chiunque.

L’importanza quindi, non risiede nel riconoscere il “tipo” di peccato che la persona commette; ma nel saperlo accettare per quello che è e confessarlo liberamente e fermamente, senza aggrapparsi alle cosiddette “giustificazioni”.

Questa è una verità, ferma, immutabile per ogni epoca o generazione; e come tale, va energicamente e con forza sostenuta e proclamata.

Il messaggio divino riguardante Davide


Chiarita la faccenda di Saul, il Signore ordina a Samuele di andare da Isai, il Betlemita, per ungere con olio uno dei suoi figli, come futuro re d’Israele.

Il SIGNORE disse a Samuele: «Fino a quando farai cordoglio per Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni più sopra Israele? Riempi d’olio il tuo corno e va’; ti manderò da Isai di Betlemme, perché mi sono provveduto un re tra i suoi figli».
Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il SIGNORE disse: «Prenderai con te una giovenca e dirai:"Sono venuto ad offrire un sacrificio al SIGNORE".
Inviterai Isai al sacrificio; io ti farò sapere quello che dovrai fare e tu ungerai per me colui che ti dirò».
Samuele dunque fece quello che il SIGNORE gli aveva detto e andò a Betlemme. Gli anziani della città gli andarono incontro turbati, e gli chiesero:«Vieni in pace?»
Ed egli rispose:«Pace! Vengo a offrire un sacrificio al SIGNORE; purificatevi e venite con me al sacrificio». Fece anche purificare Isai e i suoi figli e li invitò al sacrificio.
Mentre entravano, egli pensò, vedendo Eliab:«Certo l’unto del SIGNORE è qui davanti a lui».
Ma il SIGNORE disse a Samuele:«Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti, il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore».
Allora Isai chiamò Abinadab e lo fece passare davanti a Samuele; ma Samuele disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo».
Isai fece passare Samma, ma Samuele disse: «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo».
Isai fece passare così sette dei suoi figli davanti a Samuele; ma Samuele disse ad Isai: «Il SIGNORE non si è scelto questi».
Poi Samuele disse ad Isai: «Sono questi tutti i tuoi figli?» Isai rispose: «Resta ancora il più giovane, ma è al pascolo con le pecore». Samuele disse ad Isai: «Mandalo a cercare, perché non ci metteremo a mangiare prima che sia arrivato qua».
Isai dunque lo mandò a cercare, e lo fece venire. Egli era biondo, aveva dei begli occhi e un bell’aspetto. Il SIGNORE disse a Samuele: «Alzati, ungilo, perché è lui».
Allora Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli; da quel giorno lo spirito del SIGNORE investì Davide. Poi Samuele si alzò e se ne tornò a Rama
(1 Samuele 16:1-13).

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25/12/2011 00:15

Il testo biblico riportato, non solo ci fa conoscere come Dio istruì Samuele per quella speciale missione che gli affidò, mettendolo al sicuro e al riparo da una qualsiasi azione di vendetta che Saul avrebbe potuto concepire ed attuare nei suoi confronti, ma ci fa vedere anche la scelta sbagliata che Samuele stava per compiere, se il Signore non fosse intervenuto con la Sua illuminazione.

Mentre i figli d’Isai sfilavano davanti a Samuele, guardando l’aspetto fisico del primogenito, di nome Eliab, si convinse che quello che stava davanti a sé era “sicuramente” l’unto del Signore.

Ma siccome quel giovane non era l’uomo che il profeta avrebbe dovuto ungere come il nuovo re d’Israele, il Signore si affrettò a correggere l’errata convinzione del suo servitore, rivelandogli nello stesso tempo che Dio, non fa le sue scelte, basandosi sugli elementi dell’estetica fisica, come fa spesso l’uomo, ma guarda principalmente al cuore, cioè le caratteristiche interiori di una persona.

Comprendendo la serietà dell’errore di valutazione che Samuele faceva, da quel momento in poi, non va più dietro a quello che vede con i suoi occhi, ma si attiene esclusivamente a quello che il Signore gli dice.

Infatti, per tutti gli altri sei figli d’Isai che gli passarono davanti, Samuele si limita solamente a pronunciare la frase «Il SIGNORE non si è scelto neppure questo».

Visto che per nessuno dei sette figli d’Isai che gli erano passati davanti, c’era “l’unto del Signore”, Samuele domanda al padre se ha altri figli; e, sentito che l’ultimo dei figli, il più piccolo, si trova nei campi a pascolare il gregge, ordina di mandarlo a chiamare subito, prima di mettersi a tavola per mangiare.

Non appena arrivò ed entrò in casa, prima che il suo nome venisse scandito, com'era avvenuto per gli altri figli, che il padre aveva presentato a Samuele, Dio parlò a Samuele e gli ordinò: «Alzati, ungilo, perché è lui». Il racconto biblico si conclude nell’affermare che Davide venne unto in mezzo ai suoi fratelli.

UNA RIFLESSIONE SULLA SCELTA DI DAVIDE


Le parole del v. 7 che spesso vengono ripetute, contengono una preziosa verità, che vale la pena approfondire:

«Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti, il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore».

In queste parole, c’è l’evidenza di due distinte azioni: quella che compie l’uomo, che si basa su ciò che colpisce lo “sguardo”, cioè “l’apparenza” e quella di Dio che “guarda al cuore”.

Inoltre, le parole del nostro testo sono anche una chiara esortazione rivolta da Dio a Samuele, perché faccia attenzione a quello che vede e non vi badi troppo.

Questo perché, davanti a quello che si presentava allo sguardo del profeta, c’era il pericolo di cadere nell’errore (errore di valutazione, naturalmente) e di essere trascinato fuori dal sentiero divino, circa la precisa missione che il Signore gli aveva affidato.

Questo vale anche per chi è impegnato nell’opera del ministero, specialmente per quelli che ricoprono cariche amministrative di primo piano, la cui influenza sulla vita degli altri, potrà essere importante o fatale secondo la scelta e la designazione che si fa, specie quando questa non è in piena armonia con la volontà del Signore e dei Suoi piani.

La frase, il SIGNORE guarda al cuore», a dire il vero, viene spesso usata fuori contesto, per giustificare certe tendenze di comportamento della vita umana, come se tutto ciò che appare e si manifesta all’esterno, non abbia nessuna importanza.

1) L’azione dell’uomo

Dal punto di vista generale, l’essere umano agisce di solito secondo quello che vede con i suoi occhi. Infatti, tutte le valutazioni che si fanno, sono generalmente basate sul visibile, cioè su elementi esterni.

Questo comportamento umano, non ha a che fare solo con le realtà terrene, riguardante i vari settori della vita associata, come per esempio: posto di lavoro e, carriera professione, esso riguarda anche quelle aree prettamente spirituali, che non hanno niente in comune con le cose umane.

L’opera del ministero, per esempio, grande o piccola che sia, pur rientrando nell’ambito delle realtà spirituali, a volte viene valutata in base a elementi umani a detrimento della visione spirituale, che deve soprattutto tener presente e conciliarsi con la volontà del Signore.

Per quelli che occupano posti di responsabilità di primo piano, nella direzione di opere missionarie all’estero o in patria, tendenti alla proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo e del Regno di Dio, è estremamente importante che non abbiano solamente una visione riguardante l’aspetto umano del soggetto in esame, ma che soprattutto facciano prevalere la visione spirituale, per armonizzarla con i piani divini, in modo particolare.

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26/12/2011 00:14

Dal punto di vista umano, è facile cadere nel tranello dell’errore, quando si viene attratti dalla bellezza, dalla statura di una persona e dal suo fascino, pensando che con queste caratteristiche, si può entrare con più facilità ed essere idonei ad assumere certe cariche di responsabilità, e, nello stesso tempo, credere di poter conciliare tutto, con le scelte divine, per l’opera di un ministero.

Una cosa è fare una scelta, basandosi su elementi umani, e altra cosa è invece lasciare a Dio di fare le cose a modo Suo.

2) L'azione di Dio


A differenza dell’uomo che di solito si ferma su ciò che passa sotto la sua osservazione, Dio guarda al cuore.

Questo significa che Egli non tiene conto dell’apparenza, cioè l’elemento esterno dell’essere umano, e tanto meno fa le Sue scelte in base a questo.
Ciò però non significa che il Signore sprezzi la bellezza e la statura di una persona, come se si trattasse di qualcosa da ripudiare, ma semplicemente che, ai fini delle Sue scelte, Egli non li considera importanti.

Eliab, non era l’uomo “secondo il cuore di Dio”. Questo era quello che Dio teneva presente. Però, questo elemento Samuele non lo conosceva, perché egli non sapeva leggere il cuore di quel giovane.

Ma per il Signore, conoscitore appieno di tutti i segreti dei cuori degli uomini, tutto era chiaro, senza nessuna ombra.
Più tardi, diventò chiaro anche per il profeta, allorquando Dio gli indicò di ungere Davide, come l’uomo che era “secondo il Suo cuore”, per regnare sopra il Suo popolo.

Quando il Signore ordinò a Samuele di recarsi a Betlemme, in casa d’Isai, si limitò solamente ad annunciargli che tra i figli di quell’uomo, Egli aveva scelto il nuovo re per regnare sopra il Suo popolo.
Inoltre, gli aggiunse che, il prescelto, non era solamente l’uomo secondo il Suo cuore, meglio di Saul, (1 Samuele 15:28) ma anche avrebbe eseguito tutti i suoi voleri (Atti 13:22; 1 Samuele 13:14).

Questi segreti che Dio aveva rivelato a Samuele, costituivano dei precisi punti di riferimento, in modo che tutto si svolgesse in accordo con quanto il Signore aveva stabilito nel piano della Sua volontà.

Ecco le diverse caratteristiche che Davide possedeva: sa sonare; è un uomo forte, valoroso, un guerriero, parla bene, è di bell’aspetto, ma ne aveva una che eccelleva sopra tutte le altre, il SIGNORE è con lui (1 Samuele 16:18).
Sappiamo che nello stesso giorno in cui Samuele unse Davide, lo Spirito del Signore lo investì (1 Samuele 16:13), tanto di lui gli altri dicevano che il SIGNORE era con lui (1 Samuele 18:12,14).

PS: Se al termine del capitolo 3 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura


Capitolo 4



DAVIDE AL SERVIZIO DI SAUL E LA BATTAGLIA CONTRO GOLIAT, IL FILISTEO



Dal momento che lo Spirito del Signore si era ritirato da Saul, (e questo avvenne a causa del suo allontanamento da Dio (1 Samuele 15:11), uno spirito cattivo, permesso dal SIGNORE, lo turbava (v. 14).

Quando questo spirito si impossessava di lui, il testo precisa che Saul si comportava come un pazzo (18:10, N. Diodati).

Possiamo intuire il travaglio che avvertiva quest’uomo nella sua vita e la tristezza che procurava nei suoi servitori, nel vedere il loro signore agire in quel modo.

Credendo che col suono dell’arpa, Saul avrebbe potuto essere aiutato e sollevato dal suo turbamento, le persone che gli stavano vicino, suggerirono al re, di cercare un buon musicista per tale scopo.

Accettata la proposta, nel giro di poco tempo, Davide, (che già era conosciuto come un bravo arpista) ed era giovanissimo di età, venne nella casa del monarca, col preciso incarico di suonare l’arpa, quando il regnante era turbato.

Il piano funzionò a dovere, nel senso che quando Davide si metteva a suonare, …Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui (v. 23).

Per quanto tempo Davide rimase nella casa di Saul, non lo possiamo stabilire, anche perché il testo biblico non ci consente di farlo.
Qualcuno pensa che la durata del tempo intermittente, sarebbe stato probabilmente di qualche anno.

LA BATTAGLIA CONTRO GOLIAT, IL FILISTEO

1 Samuele 17, descrive nei dettagli, quello che fece Davide, quando si confrontò con Goliat, il Filisteo. Che età avesse Davide in quell’epoca, non si può dire con precisione. Citiamo qui di seguito quello che hanno scritto due autori.

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27/12/2011 00:09

«Se per esempio Davide aveva soltanto dodici anni quando diventò musicista di Saul e stette periodicamente al suo servizio per un anno, o qualcosa del genere, poteva avere diciassette o diciotto anni all’epoca dell’episodio dei Filistei, e quindi non più riconoscibile da Saul. Questa spiegazione viene rafforzata dal fatto che dopo che Davide si era unito a Saul, questa volta, il re «non permise più che egli ritornasse a casa di suo padre» (v. 15; 18:2). Questo implica che la condizione precedente di Davide non aveva avuto un carattere permanente. In ogni caso, non occorre presupporre l’esistenza di due fonti per i capitoli sedici e diciassette, né considerare incompatibili i racconti» [Eugene H. Merrill, Investigate le Scritture A. T., pag. 487].

Da parte sua, lo storico G. Flavio, che seguiva da vicino il testo biblico, lasciò scritto quanto segue:

«Così egli sarà schernito, e il suo esercito avrà grande gloria, se sarà ucciso non da un uomo abile in guerra ed esperto in battaglia, ma da un uomo che, in vero, non è più vecchio di un fanciullo» [G. Flavio, Ant. VI, 180].

Non è improbabile, quindi, che all’epoca della battaglia con i Filistei, Davide avesse quell’età dai diciassette ai diciotto anni.

Questo ovviamente, non ha eccessiva importanza (anche se da un punto di vista storico-letterario ha il suo valore); quello invece che ha significato pregnante è, sapere come si comportò Davide nel confronto col grande campione Filisteo.

L’elemento principale e dominante di tutta la storia, è senza dubbio la sua ferma fede in Dio e la certezza di vittoria sul Filisteo.

La disponibilità di Davide all’ubbidienza


Fin dalla sua tenera età, Davide manifestò la sua disponibilità all’ubbidienza e alla sottomissione. Egli era sempre disponibile quando suo padre gli chiedeva di fare qualcosa.

Il fatto stesso che da piccolo lo vediamo impegnato a pascolare il grege di suo padre e ad eseguire gli ordini che gli venivano impartiti, (cose che non faceva di sua spontanea volontà, ma dietro suggerimenti o comandi di qualcuno) dimostra la sua inclinazione e manifesta il suo carattere.

La gioventù di oggi, ha tanto da imparare da Davide, sia per il suo carattere sottomesso ed umile e sia soprattutto per la sua prontezza all’ubbidienza. Davide certamente, non rassomiglia a quei giovani ribelli, disubbidienti e indisciplinati, che la società moderna ha nel suo seno.

Anche se Davide appartiene ad un’altra epoca, ad un’altra generazione, ad una cultura del passato, può ugualmente impartire autorevoli lezioni di buon comportamento alla generazione dei nostri tempi.

Quando suo padre si rivolgeva a lui, egli non ubbidiva solo perché era il più piccolo dei figli, ma lo faceva principalmente perché era rispettoso ed accettava quello che gli veniva richiesto, anche se qualche volta, forse la pensava in modo diverso.

Abbiamo visto che quando Saul si rivolse ad Isai, per mandargli Davide suo figlio in casa usa, il giovane ragazzo, pur essendo impegnato col gregge di suo padre, lo lasciò prontamente e andò subito nella casa di Saul.

Ora, probabilmente alla distanza di qualche anno, Isai, sapendo di avere i suoi primi tre figli in guerra con Saul, chiama Davide di dietro al gregge e lo manda sul campo di battaglia per andare a vedere i suoi fratelli, e portarne a lui le notizie.

Ma perché Isai incarica proprio Davide? Non aveva altri quattro figli a cui avrebbe potuto rivolgersi, per affidare quell’incarico?

Siccome la Scrittura tace e non dice niente al riguardo, bisogna agire per intuizione, per cercare di capire e trovare la risposta alle nostre domande.

Con ogni probabilità, i quattro fratelli di Davide che si trovavano in casa col padre, non avevano quel carattere e quella prontezza di rispondere ad una specifica richiesta del loro padre, come l’aveva Davide.

E questo, indubbiente, Isai, come padre, conosceva bene i suoi figli e sapeva che tra loro e Davide, c’era una notevole differenza.

L’unzione che Davide aveva ricevuto in mezzo ai suoi fratelli, (16:13) avrà creato problemi di malumori o gelosia nella loro vita?

Non possiamo affermarlo, né smentirlo. Almeno per Eliab, il primogenito, stando a quello che afferma la Scrittura, quel problema esisteva.

Eliab, suo fratello maggiore, avendo udito Davide parlare a quella gente, si accese d’ira contro di lui e disse:

«Perché sei sceso qua? A chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco il tuo orgoglio e la malignità del tuo cuore; tu sei sceso qua per vedere la battaglia» (17:28).

Queste parole rivelano chiaramente che nella vita di Eliab, c’erano sentimenti di ostilità nei confronti di suo fratello Davide. A rigore Davide, invece di rispondere: «Che ho fatto ora?
Non era che una semplice domanda!» (v. 29), avrebbe potuto dire a suo fratello, se mi trovo quì, in questo giorno, non è perché mi è venuta in testa una fantasia di lasciare le poche pecore nel deserto, ma perché nostro padre mi ha dato un esplicito incarico di venire a vederti, assieme altri altri due fratelli e portagli poi le notizie del vostro benestare.

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28/12/2011 00:08

Se Davide avesse avuto un altro carattere, (come quello che hanno certuni di avere la risposta sempre pronta per ribattere, o rispondere con scatti d'ira, come fanno tanti ai nostri giorni), si sarebbe comportato in maniera diversa di come si comportò in quel giorno e in quella circostanza.

Le risposte “piccanti”, non aiutano alla distensione e alla concordia, anzi inaspriscono gli atteggiamenti e le relazioni di pacifica convivenza e creano nuovi problemi di tensioni.

Che ognuno di noi sappia imparare da Davide, a mantenere i “nervi calmi”, anziché inacerbirsi davanti a certe provocazioni!

La sfida di Goliat


Quest'uomo, facendo leva sulla sua valorosità di combattente, e, credendo di essere invincibile: basta pensare alla sua statura, più di tre metri di altezza; alla sua corazza a squame del peso di 820 kg.; alla punta della sua lancia del peso di 9,8 kg., e a tutta l’armatura che aveva e un uomo che lo precedeva portando il suo scudo, era veramente il terrore di tutto l’esercito Israelita.

Per lo spazio di quaranta giorni, mattina e sera, Goliat, il Filisteo, lanciò una sfida a Saul e al suo esercito:

…«Perché uscite a schierarvi in battaglia? Non sono io il Filisteo e voi dei servi di Saul? Scegliete uno dei vostri e scenda contro di me.
Se egli potrà lottare con me e uccidermi, noi saremo vostri servi; ma se io sarò vincitore e l’ucciderò, voi sarete nostri sudditi e ci servirete».
Il Filisteo aggiunse: «Io lancio oggi questa sfida a disonore delle schiere d’Israele: Datemi un uomo e ci batteremo!»
Quando Saul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero sgomenti ed ebbero gran paura
(vv. 8-11).

Davanti a questa scena minacciosa e terrificante nello stesso tempo, nessuno dell’esercito di Saul, neanche Abner, che era il grande generale dell’esercito di Saul, avevano il coraggio di levarsi per andare a combattere contro quel Filisteo incirconciso, anzi tutti avevano paura e fugivano (v. 24).
Chi avrebbe mai pensato che un ragazzo, dell’età di diciassette o diciotto anni, di nome Davide, che non era stato mai in campo di battaglia, non conosceva le tattiche di guerra, non aveva mai partecipato ad un conflitto a fuoco e non aveva mai indossato un’armatura, sarebbe stato l’uomo che avrebbe accettato la sfida di Goliat?

La provvidenza, però volle, che Davide, venisse chiamato da suo padre ad andare a trovare i suoi tre fratelli sul campo di battaglia, nel momento giusto, e con le sue orecchie, sentisse le parole arroganti e schernitrici del Filisteo, contro il popolo d’Israele.

Tutti sentirono le stesse parole, ma solamente Davide, che non era un membro dell’esercito Israelita, ma un semplice visitatore appena arrivato dal deserto, dove pascolava le poche pecore di suo padre, fu acceso da una santa gelosia per l’onore del suo Dio e di Israele suo popolo.

Infatti, quel Filisteo incirconciso, parlando in quel modo, non faceva altro di schernire Dio e il Suo popolo d’Israele.
Quando le parole di Davide, che chiedeva informazioni intorno a quello che avrebbe ottenuto da parte del re Saul, l’uomo che si sarebbe battuto con il Filisteo, arrivarono alle orecchie di Saul, Davide davanti al monarca, disse:

«Nessuno si perda d’animo a motivo di costui! Il tuo servo andrà e si batterà con quel Filisteo» (v. 32).

Al che Saul rispose:
«Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo; poiché tu non sei che un ragazzo, ed egli è un guerriero fin dalla sua giovinezza».
Davide rispose a Saul: «Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e talvolta veniva un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge.
Allora gli correvo dietro, lo colpivo, gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello mi si rivoltava contro, lo afferravo per le mascelle, lo ferivo e l’ammazzavo.
Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l’orso; quest'incirconciso, Filisteo, sarà come uno di quelli, perché ha coperto di vergogna le schiere del Dio vivente».
Davide soggiunse: «Il SIGNORE, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo». Saul disse a Davide: «Va’, e il SIGNORE sia con te»
(vv. 33-37).

Davanti a una simile determinazione, Saul non si sente di respingere l’iniziativa di Davide, anzi gli offre la sua armatura, pensando che equipaggiato bene, potrà affrontare Goliat, combattere contro di lui ed avere successo.

Visto che Davide non aveva mai indossato un’armatura di guerra, né cinto una spada in vita sua, accettò in un primo momento l’offerta di Saul, ma provando a camminare con quegli arnesi di guerra, si rese conto che addirittura non poteva neanche muoversi a suo agio.

Senza perdere tempo disse a Saul:
…«Non posso camminare con quest'armatura, non ci sono abituato». E se la tolse di dosso.
Poi prese in mano il suo bastone, si scelse nel torrente cinque pietre ben lisce, le pose nella sacchetta da pastore, che gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano si diresse verso il Filisteo
(vv. 39-40).

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29/12/2011 00:03

Il confronto tra Davide e Goliat

Intanto avanzava anche il Filisteo, avvicinandosi sempre più a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva.
Quando il Filisteo vide Davide, lo disprezzò, perché egli non era che un ragazzo, biondo e di bell’aspetto.
Il Filisteo disse a Davide: «Sono forse un cane, ché tu vieni contro di me con il bastone?» E maledisse Davide in nome dei suoi dèi;
poi il Filisteo disse a Davide: «Vieni qua, e darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie dei campi».

Allora Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del SIGNORE degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultate.
Oggi il SIGNORE ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò; ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito dei Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; così tutta la terra riconoscerà che c’è un Dio in Israele,
e tutta questa moltitudine riconoscerà che il SIGNORE non ha bisogno di spada né di lancia per salvare; poiché l’esito della battaglia dipende dal SIGNORE ed egli vi darà nelle nostre mani».
Appena il Filisteo si mosse e si fece avanti per avvicinarsi a Davide, anche Davide corse verso la linea di battaglia contro il Filisteo;
mise la mano nella sacchetta, prese una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte ed egli cadde con la faccia a terra.
Così Davide, con una fionda e una pietra, vinse il Filisteo; lo colpì e lo uccise, senza avere spada in mano.
Poi Davide corse, si gettò sul Filisteo, gli prese la spada e, sguainatala, lo uccise e gli tagliò la testa. I Filistei, vedendo che il loro eroe era morto, si diedero alla fuga.
Allora gli uomini d’Israele e di Giuda si alzarono, lanciarono il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all’ingresso di Gat e alle porte di Ecron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Saaraim, fino a Gat e fino ad Ecron.
I figli d’Israele, dopo aver dato la caccia ai Filistei, tornarono e saccheggiarono il loro accampamento.
Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme, ma ripose le armi di lui nella sua tenda.
Quando Saul aveva visto Davide che andava contro il Filisteo, aveva chiesto ad Abner, capo dell’esercito: «Abner, di chi è figlio questo ragazzo?» Abner aveva risposto: «Com’è vero che tu vivi, o re, io non lo so».
Allora il re disse: «Infòrmati di chi sia figlio questo ragazzo».
Quando Davide tornò, dopo aver ucciso il Filisteo, Abner lo prese e lo condusse da Saul; egli aveva ancora in mano la testa del Filisteo.
Saul gli chiese: «Ragazzo, di chi sei figlio?» Davide rispose: «Sono figlio del tuo servo Isai di Betlemme»
(vv. 41-58).

Davanti alla dettagliata descrizione che il testo biblico fa di quest'evento straordinario, non vediamo ulteriori bisogni di commenti; la cosa che rimane a fare è di concludere, e questo, naturalmente lo facciamo, con una particolare riflessione che segue.

UNA PARTICOLARE RIFLESSIONE

La guerra con i Filistei

I Filistei si trovavano spesso in guerra con gli Israeliti, manifestando una ferrea e costante ostilità nei loro confronti.

In conformità a quest'elemento che le Scritture hanno messo in risalto in diversi passi, concepire spesso piani di guerra contro il popolo d’Israele, era considerato per loro una strategia che rientrava nella normalità.

Nonostante che durante il regno di Saul, tramite Gionatan, suo figlio, (per citare un esempio) avessero subito pesanti perdite, (cfr. 1 Sanuele 14), essi apparivano indomabili e pronti ad escogitare nuovi piani di guerra.

Per conoscere lo “spirito dei Filistei”, che animava e ispirava questo popolo, consigliamo di consultare il nostro libro Il mondo degli spiriti [Cfr. D. Barbera, pagg. 47-57].

Una delle tante strategie che seppero escogitare e che sfruttarono con estrema abilità, fu quella di rendere vano il lavoro dei fabbri, aprendo le loro officine ed offrendo ad Israele, il lavoro di “affilare” vomeri, zappe, scure, vanghe, tridenti e aggiustare pungoli, ad un prezzo veramente basso, allo scopo di non fargli fabbricare armi (1 Samuele 13:19-22).

La loro iniziativa di offrire ad Israele la loro mano d’opera per gli arnesi di lavoro, ad un prezzo conveniente, poteva sembrare una disponibilità a favorire relazioni commerciali a basso costo.

Però, se si tiene presente lo scopo che essi si prefiggevano, appariva chiaro dove volevano arrivare: portare Israele ad essere senza armi nel giorno della battaglia.

Il nemico del popolo di Dio, non si spaventa degli arnesi di lavoro; anzi a dire il vero, per quest’ultimi, è molto generoso e offre la massima disponibilità, per quanto riguarda la propria maestria e la propria esperienza.

È invece la costruzione delle armi che lo preoccupa e lo spaventa; perciò fa del tutto perché le officine del popolo del Signore restino chiuse, per impedir loro di fabbricare le armi per la guerra.

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30/12/2011 01:26

L’arroganza di Goliat

Il Filisteo Goliat, avvalendosi della sua bravura e credendo di essere superiore a qualsiasi combattente del popolo d’Israele, la sua arroganza lo spinge a disprezzare questo popolo e il loro Dio.

La sua strategia di spaventare con le parole di sfida, rassomiglia all’inviato del re di Siria, di nome Rabsaché, il quale si espresse nel seguente modo:

Così parla il re: non v’inganni Ezechia; poiché egli non potrà liberarvi dalle mie mani;
né vi faccia Ezechia riporre la vostra fiducia nel SIGNORE, dicendo: "Il SIGNORE ci libererà di certo, questa città non sarà data nelle mani del re d’Assiria".
Non date retta a Ezechia, perché così dice il re d’Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi a me, e ognuno di voi mangerà il frutto della sua vite e del suo fico, e berrà l’acqua della sua cisterna,
finché io venga e vi conduca in un paese simile al vostro: paese ricco di grano e di vino, paese di pane e di vigne, d’ulivi e di miele; e voi vivrete, e non morrete. Non date dunque ascolto a Ezechia, quando cerca d’ingannarvi dicendo: "Il SIGNORE ci libererà"
(2 Re 18:29-32).

Quando il Signore diede la risposta alla preghiera del re Ezechia, tramite il profeta Isaia, gli fece arrivare il seguente messaggio:

«Così direte al vostro signore: "Così dice il SIGNORE, non temere per le parole che hai udite, con le quali i servi del re d’Assiria mi hanno insultato.
Ecco, io metterò in lui uno spirito tale che, all’udire una certa notizia, egli tornerà nel suo paese; e io lo farò morire di spada nel suo paese"»
(2 Re 19:6-7).

Per Dio, le minacce di Rabsaché, erano solamente “parole”. Bastò che l’angelo del Signore, uscisse e in una sola notte mettesse a morte centottantacinquemila uomini dell’esercito Assiro (2 Re 19:35).

L’ateismo materialista, è molto spietato nel suo modo di parlare; con la sua arroganza parla a voce forte contro il popolo di Dio, in tempo di calamità e di disastri, suole ripetere: dov’è il vostro Dio? Perché non vi ha risparmiato dalla distretta e dalla morte?

Quando poi parla delle Sacre Scritture, la Bibbia, esso alza con tono rabbioso e minaccioso la sua voce per dire alla cristianità: Non è forse questo libro, la Bibbia, pieno di leggende orientali?

Perché andate dietro ai suoi insegnamenti, quando si sa che cerca di privare l’umanità moderna, della sua libertà di vivere la sua vita, come crede meglio, senza quei vincoli di moralità, che sono un tabù?

E che dire poi dei “liberali”, che sprezzano con veemenza l’ispirazione delle Sacre Scritture, con la pretesa di saperne più degli altri?

Infine, quando poi fanno riferimento a Gesù Cristo, lo descrivono come un semplice uomo del passato, spogliandolo della prerogativa della sua deità?
Il Goliat di oggi, per la cristianità, si presenta alla cristianità con questi lineamenti per spaventarla e spogliarla col terrore.

Non possiamo negare quanto sbandamento ha prodotto la teologia liberale, nella vita di tanti capi religiosi, talché si è arrivati addirittura ad affermare la “morte di Dio”.

Quale altra minaccia rivolgerà alla cristianità, il Goliat della modernità?
Quella di far credere che non c’è nessuno che lo possa affrontare, e che il popolo di Dio è destinato a subire oltraggi e disprezzi.

La determinazione di Davide

In mezzo al frastuono tempestoso ed arrogante del Filisteo Goliat, arriva Davide sul campo di battaglia.

Egli è l’uomo secondo il cuore di Dio, colui che più tardi rivelerà la sua ferma volontà di voler fare del bene per amore di qualcuno (2 Samuele 9:1), arriva nel momento giusto in cui può sentire pronunciare le sprezzanti parole contro il vero Dio e contro il Suo popolo.

Non è un caso fortuito; è la risposta dell’Onnipotente, che rivolgendosi all’empio gli dice:

«Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto,
tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?
Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adulteri.
Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni.
Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre.
Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi
(Salmo 50:16-21).

E ora Davide, che non rimane passivo e indifferente davanti a quello che sente con le sue orecchie, fa arrivare a Saul, il regnante di quel tempo, le parole della sua determinazione: Il tuo servo andrà e si batterà con quel Filisteo» (17:32).

Al che il re risponde: «Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo; poiché tu non sei che un ragazzo, ed egli è un guerriero fin dalla sua giovinezza» (v. 33).

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31/12/2011 00:10

Sono i capi religiosi che maggiormente si oppongono al sorgere dei Davide in mezzo al popolo combattente, adducendo ragioni prettamente umane, privi del minimo discernimento spirituale.

Sì, sono proprio loro che scoraggiano quelli che sono determinati ad affrontare gli schernitori, con il pretesto di mettere in risalto la mancanza di una necessaria esperienza, che dia ragione a certe iniziative.

Ma coloro che sono stati scelti da Dio, per un tempo particolare e in situazioni disperate, sapranno dire, con fermezza e con determinazione, (senza contare sulle loro abilità), che sarà il loro Dio che garantirà loro la vittoria.
Non si comporteranno come se fossero meglio di quelli che li hanno preceduti, ma diranno fermamente: Non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio, dice il SIGNORE degli eserciti (Zaccaria 4:6). Amen!

PS: Se al termine del capitolo 4 ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo con premura



Capitolo 5




DAVIDE, L’EROE FUGIASCO
[Sotto questo titolo raccoglieremo i vari episodi che determinarono il lungo periodo fuggitivo di davide, per l’ostinatezza e la determinazione di Saul a volerlo uccidere a qualsiasi costo]


Appena Davide ebbe finito di parlare con Saul, Gionatan si sentì nell’animo legato a Davide, e Gionatan l’amò come l’anima sua.
Da quel giorno Saul lo tenne presso di sé e non permise più che egli ritornasse a casa di suo padre.
Gionatan fece alleanza con Davide, perché lo amava come l’anima propria.
Perciò Gionatan si tolse di dosso il mantello e lo diede a Davide; e così fece delle sue vesti, fino alla sua spada, al suo arco e alla sua cintura
(18:1-4).

Con questo capitolo si apre una nuova fase cruciale per la vita di Davide, a causa dell’atteggiamento ostile di Saul nei suoi confronti. La grande vittoria riportata da Davide su Goliat, il Filisteo, lungi dall’essere stata il preludio di una vita tranquilla e prospera, nel giro di poco tempo si trasformò in un incendio divampante che si prolungherà nel tempo, a motivo di un’atteggiamento negativo che Saul assunse nei suoi riguardi.

L’amicizia di Gionatan per Davide

In un primo momento sembrava che le cose si stessero mettendo per il giusto verso per Davide.

Infatti, l’amicizia con la quale Gionatan si legò con Davide e l’amore che gli manifestò, erano talmente eloquenti, che non c’era il minimo dubbio che potesse indurre Davide, a pensarla in maniera diversa.

Anche la decisione di Saul di non permettere più a Davide di ritornare a casa di suo padre, ma di tenerlo presso di sé, erano elementi che conducevano allo stesso traguardo.

Quando poi si pensa all’amore che Gionatan, figlio del re Saul, manifestò per Davide, si hanno tutti i presupposti perché Davide potesse pensare ad un futuro migliore.

Che l’amore di Gionatan fosse sincero e leale, è provato dall’azione che egli compì.

Il mantello che si tolse di dosso e lo diede a Davide; come anche per le sue vesti, la sua spada, il suo arco e la sua cintura, dimostravano tangibilmente che veramente Gionatan lo amava come l’anima sua.

UNA BUONA LEZIONE DA IMPARARE

C’è una bella lezione di vita pratica che possiamo imparare da quello che fece Gionatan per Davide.

Il vero amore si fa conoscere attraverso azioni che altri possono vedere, e non con le semplici parole.

A dire il vero, l’amore di sole parole, non ha nessun valore; può addirittura risultare ingannevole.

Prendiamo per esempio, un uomo che dicesse a una donna: “ti amo”, (espressione che può toccare facilmente la sensibilità di un soggetto femminile) potrebbe suscitare buone aspettative per un futuro migliore, in vista di una buona sistemazione, (pensando soprattutto al matrimonio).

Però, quando si scopre che quell’uomo ha usato quell’espressione per avere tra le sue braccia il corpo di quella donna, per soddisfare le sue passioni carnali, le parole usate all’inizio, si rivelano ingannatrici.

In conseguenza di questa reale constatazione che può arrivare nella vita pratica, si può concludere che, l’amore di sole parole, non vale niente: né davanti all’uomo, né davanti a Dio, perché non sempre è coerente con la realtà.

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