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Domenico34 – Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana – Capitolo 4. Satana – nelle epistole e nell’Apocalisse

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2011 00:19
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05/04/2011 00:19

La parola di Gesù, a tal proposito, può servirci d'illuminazione e di guida, rivelandoci nello stesso tempo il segreto per conoscere certe cose.

«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci.
Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi.
Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni.
Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco.
Li riconoscerete dunque dai loro frutti
(Matteo 7:15-20).

Anche se Satana riesce a presentarsi in veste di una pecora, con le due corna simili a quelle di un agnello, il suo parlare però, sarà quello di un dragone (Apocalisse 13:11).

Perché Gesù afferma che i falsi profeti si riconoscono come tali dai loro frutti? Per il semplice fatto che il frutto rivela il tipo di albero che lo produce. Infatti, Cristo afferma che, un albero buono, non può fare frutti cattivi, come anche un albero cattivo non può fare frutti buoni.

Applicando le parole di Gesù a Satana, si può affermare, senza tema di essere smentiti: siccome Satana è come un albero cattivo, di conseguenza non può produrre frutti buoni. Martin Lutero, ai suoi giorni affermava: “Satana sa costruire la pentola ma non è capace di fare il coperchio”. Infine, con la Parola di Dio e con il discernimento dello Spirito di Dio, si può smascherare Satana quando si traveste da angelo di luce.

6) 2 Corinzi 12:7

E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.
Il termine (gr. Skolops) adoperato nel nostro testo, etimologicamente significa:

1) palo, piolo asta di legno appuntita;
2) punta di amo.
3) spina.

La maggioranza dei traduttori ha reso lo skolops di 2 Corinzi 12:7 spina; altri scheggia (G. Luzzi) e stecco (G. Diodati). A. Martini l’ha tradotto uno stimolo, G. Ricciotti un pungiglione. Perché questa “spina” è stata messa nella carne dell’apostolo Paolo, è chiaramente specificato e non lascia nessun'incertezza nella mente del lettore: Per l’eccellenza delle rivelazioni che aveva ricevuto da Dio, perché egli non avesse ad insuperbirsi.

La questione che hanno sollevato gli studiosi e i commentatori riguarda il significato della spina nella carne dell’apostolo. Poiché le interpretazioni che sono state date sono tante e diverse l’una dall’altra, (come per esempio Agostino, Crisostomo e i Padri greci in generale), crediamo sia opportuno fornire un quadro riassuntivo di tutto quello che si è detto sull’interpretazione di 2 Corinzi 12:7, in modo che ognuno possa rendersi conto, e nello stesso tempo valutare la materia trattata.

«Sono state date un’infinità di spiegazioni sulla natura della spina nella carne. Esse vanno da una tentazione continua, oppositori ostinati, malattie croniche (tali come Oftalmia, malaria, emicranie, ed epilessia), ad un'incapacità nel parlare. Nessuno può dire per certo quello che era, ma probabilmente era un’afflizione fisica» [David K. Lowery, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 616].

Qualcuno ha fatto notare che è «possibile che Numeri 33:55 sia la fonte dell’espressione paolina» [G. Delling, CLNT, Vol. XII, col. 561, nota 16].

«Secondo l’esegesi di Crisostomo, vi erano periodi in cui Dio per tenere sotto controllo l’elevatezza dei pensieri dell’apostolo non permetteva che la predicazione di Paolo progredisse, ma permetteva ai suoi avversari di maltrattarlo. Secondo la sua interpretazione, “un angelo di Satana”, è una persona, con un riferimento ad Alessandro il ramaio (II Timoteo 4:14), al partito d'Imeneo e Fileto (II Timoteo 2:17) e a tutti gli avversari della parola, che erano al servizio di Satana» [R.G Tasker, La seconda epistola di Paolo ai Corinzi, pag. 226].

«Poiché non vi è nulla che tenda ad esaltare tanto un evangelista cristiano quanto il godimento di esperienze spirituali, e poiché non vi è nulla di così adatto a sgonfiare l’orgoglio spirituale che deriva da quelle quanto l’opposizione che l’evangelista incontra nella predicazione della Parola, non è improbabile che l’interpretazione di Crisostomo sia quella più di ogni altra vicina alla verità. È interessante notare che essa ha l’appoggio dello studioso e traduttore cattolico romano Knox, il quale scrive: «Vi è un’umiliazione che irrita continuamente San Paolo. Non si tratta di una malattia fisica, come pensano i protestanti moderni; in tutto questo passo le “infermità” sono quelle della mente. Non si tratta nemmeno di tentazioni contro la purezza, come suppone la maggior parte dei commentatori cattolici, ad uso della predicazione dal pulpito; si tratta molto più probabilmente della persecuzione dei Giudei, i quali lo disonoravano in continuazione agli occhi del mondo greco (così Agostino, Crisostomo e Padri greci in generale)» Ibidem, pag. 227].

Qualche altro pensa che la “spina” sia le «accuse sataniche» che gli rammentano «i suoi misfatti di Gerusalemme». E giustamente, G. Kümmel, afferma: «L’interpretazione dello Schlatter… è assolutamente inaccettabile». Lo Schlatter, addirittura «fa dire a Paolo che la sua natura carnale, soprattutto l’arroganza, viene uccisa al palo; egli intende Skolops nel senso di croce, vedi Gal. 5:24». G. Delling sostiene che «è anche inverosimile che la “spina” consista nel non poter convertire i Giudei alla fede in Cristo» [G. Delling, CLNT, Vol. XII, col. 563-564, note 22,23,25].

Qualcuno ha descritto «le diverse interpretazioni patologiche della «spina»: epilessia, isterismo, depressioni, cefalgia acuta, oftalmia grave o altri disturbi della vista, malaria, lebbra, artrite, balbuzie». Va comunque ricordato che la stessa parola greca asthēneia significa tanto «debolezza» che «malattia» (come in italiano «infermità») e che quindi lo stesso strumento linguistico ha costretto Paolo ad un’ambiguità che lui stesso probabilmente sfrutta, giocando consapevolmente sul doppio senso. Naturalmente ciò non influisce affatto sull’interpretazione. Paolo poteva avere più di un malanno, essere di salute molto cagionevole, avere turbe fisiche e psichiche. Proprio perché la distinzione tra malattie fisiche e psichiche non è netta e perché Paolo è fondamentalmente concreto non ci sembra possibile né forzare i testi a darci un resoconto clinico né condizionare l’interpretazione alla natura del «male» né ricorrere ad una spiegazione «spirituale» per tagliare la testa al toro».

Perciò «molti hanno pensato si trattasse di epilessia» [Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pag. 456, nota 88].

Schweitzer pensa ad «assalti di epilessia», ma aggiunge che «questo non significa affatto che fosse epilettico».
Davanti ad una simile prospettiva interpretativa, giustamente Wendland afferma:
«Rimane il difficile problema di stabilire che cosa indicano concretamente la «spina» o «scheggia» nella carne e i «pugni» dell’angelo di Satana. L’interpretazione più comune è che queste espressioni significhino una malattia dell’Apostolo (cfr. Gal. 4:14). Non è tuttavia possibile dire con esattezza di quale malattia Paolo soffre» Ibidem, pag 455, 458].

Soppesando le diverse spiegazioni riportate, e, tenendo presente che era un angelo di Satana che schiaffeggiava l’apostolo, (con il permesso di Dio, naturalmente) e visto che Paolo chiese per tre volte in preghiera al Signore di allontanarlo da lui, (chiaro riferimento all’angelo di Satana), è più logico pensare ad un'infermità fisica causata da Satana, anziché pensare ad altre cose.

D’altra parte, se non avessimo la testimonianza della Scrittura che, chiaramente attribuisce a Satana certe malattie corporali (cfr. Giobbe 2:7; Luca 13:16), sarebbe difficile sostenere una simile tesi, dato che l’apostolo non fa nessuna specificazione di che cosa si trattasse.

Infine, tenuto conto che il Signore non esaudì la richiesta di Paolo, cioè non (allontanò l’angelo di Satana da lui) non è pura fantasia pensare che quel malessere fisico, l’apostolo l’abbia portato fino alla morte.
Anche se non si può affermare il tipo di malattia che Paolo aveva, tuttavia, c’è da ammirare la costanza e la perseveranza che l’apostolo manifestò nell’espletamento del suo ministero, senza che la premura e l’interesse per le chiese, venissero meno in lui. Tutto questo, naturalmente, gli veniva dalla grazia di Dio, promessagli dal suo Signore, talché alla vigilia della sua morte, poté pronunciare quelle famose parole:

Si continuerà il prossimo giorno...
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