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Domenico34 – Quel che la Bibbia riferisce intorno a Satana – Capitolo 4. Satana – nelle epistole e nell’Apocalisse

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2011 00:19
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02/04/2011 03:00


Capitolo 4




SATANA - NELLE EPISTOLE E NELL’APOCALISSE





Statistica

Il temine Satana nelle epistole e nell’Apocalisse, compare 18 volte, così distribuito nei vari libri:
Romani 1 volta
1 Corinzi 2 “
2 Corinzi 3 “
1 Tessalonicesi 1 “
2 Tessalonicesi 1 “
1 Timoteo 2 “
Apocalisse 8 “
Totale 18 “

In questo capitolo passeremo in rassegna le diciotto occorrenze che si trovano nelle epistole e nell'Apocalisse, col nome di Satana

1) Romani 16:20

Il Dio della pace stritolerà presto Satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.

L’affermazione che Paolo fa in questo passaggio, trova il suo riscontro in (Genesi 3:15).

«L’immagine dello stritolare o del calpestare Satana deriva da Gen. 3:15. Ps. (cioè Salmo) 91:13 fornisce la base all’idea che i giusti calpesteranno gli animali pericolosi e le potenze demoniache che essi incarnano» [G. Beltram, GLNT, Vol XIII, col. 359-340; cfr. John A. Witmer, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 534].

«Un'eco di Genesi 3:15, in cui Dio dichiara che il seme della donna triterà il capo del serpente. Il popolo di Cristo partecipa a questa Sua vittoria» [Frederick F. Bruce, L’epistola di Paolo ai Romani, pag. 339].

«Questa vittoria sarà completa: “Triterà tosto Satana sotto i vostri piedi”, alludendo alla prima promessa che il Messia fece nel paradiso terrestre, quando disse che la progenie della donna avrebbe schiacciato il capo del serpente (Gen. 3:15), che si adempie ogni giorno quando i santi vengono messi in grado di resistere e vincere le tentazioni di Satana» [M. Henry, Commentario Biblico, Vol. XI, pagg. 710-711].

«Stritolerà Satana, ecc.; è il risultato della grande lotta tra il «mistero dell’iniquità» e il «ministero del Cristo»: (cfr. verss. 25-26 e vedi le note a II Tessalon. 2:6-11; Colossesi 1:13-14) e i rimandi ivi. — “Ben presto”; non è l’imminenza della parusia finale del Cristo glorioso, di cui mancano ancora i segni precursori (cfr. II Tessalon. 2:2 segg.), ma l’effettivo assoggettamento del condottiero del «mistero dell’iniquità» ai seguaci del «ministero del Cristo» [G.Ricciotti, Gli Atti degli Apostoli e le epistole di S. Paolo, pag. 552].

Indubbiamente, l’affermazione contenuta nel nostro testo si trova in un contesto in cui Paolo mette in guardia la fratellanza a guardarsi dai vari elementi nocivi che, potrebbero facilmente deviarli dal diritto sentiero della verità del vangelo di Gesù Cristo.

Sì, è vero che non ci troviamo di fronte ai contestatari dell’autorità apostolica di Paolo, come quella dei Galati, per opera dei giudaizzanti. Ciò nonostante, non si può negare l’effetto catastrofico che potrebbe verificarsi nella vita dei credenti, quando si è coinvolti nell’opera seduttrice e si alimentano le divisioni a danno della sana dottrina.

Giustamente Paolo, tenendo presente l’opera seduttrice, non ha difficoltà ad affermare che, quelli che si adoperano in simili attività, non servono la causa del Signor Gesù Cristo, ma il proprio ventre, cioè mirano al proprio godimento e agli interessi personali.

Ora vi esorto, fratelli, a tener d’occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l’insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro.
Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici
(Romani 16:17-18).

L’elogio che Paolo formula nei confronti dei destinatari della sua epistola, circa la loro ubbidienza che si è divulgata fra tutti, si conclude con un’espressione di affetto e di allegrezza per tutti loro, e, nello stesso tempo esprime il suo desiderio a che la fratellanza agisca con saggezza nel bene, in modo da non subire nessuna forma di contaminazione dal male (v. 19).

Con le parole del verso 20, l’apostolo vuole assicurare i suoi fratelli che, con la minaccia operata da Satana, tramite coloro che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l’insegnamento che hanno ricevuto, non solo dovranno starsene alla larga da questi fomentatori, ma sarà soprattutto l’azione del Dio della pace che, intervenendo in loro favore, li metterà al riparo.

Inoltre, con la precisazione che Paolo fa, nell’affermare che Satana sarà stritolato sotto i piedi dei credenti di Roma, non solo mette in risalto l’efficienza dell’intervento divino, ma evidenzia anche che lo stesso avversario che ha cercato di creare seri problemi in mezzo alla comunità, andrà a finire sotto i piedi degli stessi che ha cercato di danneggiare.

Così, sotto un altro aspetto e in un contesto più largo, accadrà quello che il savio Salome lasciò scritto:
Chi scava una fossa vi cadrà, e la pietra torna addosso a chi la rotola (Proverbi 26:27);
Chi scava una fossa vi cadrà dentro, e chi demolisce un muro sarà morso dalla serpe (Ecclesiaste 10:8).

Infine, il testo di Romani 16:20, non può essere considerato pensando alla sola comunità romana, riguarda anche l’intera cristianità. La promessa che contiene, per ragione di coerenza, non può essere circoscritta ai soli credenti di Roma, riguarda tutti i seguaci di Gesù Cristo, in qualsiasi luogo essi dimorano.
I discepoli di Gesù, infatti, hanno un comune nemico: Satana. L’opera satanica, non mira un numero ristretto di cristiani, ma tutti quelli che invocano il nome di Gesù e professano la loro fede in Lui, i quali sono veramente nati di nuovo. Pertanto, Romani 16:20, visto e valutato in quest’ampio contesto, assume un’importanza eccezionale, per ogni seguace di Gesù Cristo e figlio di Dio.

Il futuro che Paolo adopera, stritolerà, non riguarda certamente la parusia, ma ha a che fare con un futuro ravvicinato, cioè il periodo in cui i credenti vivono la vita sulla terra. Un episodio dell’Antico Testamento, potrà aiutarci a capire quello che stiamo affermando.

Ai tempi di Giosuè, quando ci fu la gran battaglia a Gabaon, durante la quale Giosuè ordinò al sole di fermarsi, i figli d’Israele riportarono una grande vittoria.
I cinque re di Canaan: Il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Achis e il re di Eglon, che si erano coalizzati, riuscirono a scampare al massacro e si nascosero nella caverna di Maccheda. Giosuè venuto a conoscenza del fatto, ordinò la chiusura della caverna e fece mettere all’ingresso delle grosse pietre e degli uomini che fecero la guardia.
Terminato l’inseguimento dei loro nemici, i figli d’Israele ritornarono da Giosuè, all’accampamento di Maccheda.

E quando quei re furono tolti dalla caverna e condotti da Giosuè, Giosuè chiamò tutti gli uomini d’Israele, e disse ai capi dei guerrieri che erano andati con lui: «Avvicinatevi, mettete il piede sul collo di questi re». Quelli si avvicinarono e misero il piede sul loro collo.
Giosuè disse loro: «Non temete, non vi sgomentate, siate forti e coraggiosi, perché così farà il SIGNORE a tutti i vostri nemici contro i quali dovrete combattere»
(Giosuè 10:24-25).

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 02/04/2011 03:02]
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03/04/2011 01:31

Ora, cerchiamo di confrontare i due testi in cui si parla di stritolare il capo del serpente (Genesi 3:15) Satana sotto i piedi dei credenti (Romani 16:20). Nel primo caso sarà la progenie della donna che farà ciò, mentre nel secondo caso, sarà Dio, servendosi dei credenti.

La chiesa antica vedeva in (Genesi 3:15) una profezia messianica, cioè quello che avrebbe compiuto il Figlio di Dio. Anche se non tutti i commentatori condividono quest’interpretazione, c’è una buona parte invece che l’accetta, e noi siamo nel numero di costoro.

Che la discendenza della donna che schiaccerà la testa al serpente, sia il Cristo e non Maria, ciò risulta dal testo biblico ed è anche opinione di una buona parte degli studiosi. Il serpente, poi, stando alla precisazione che fa (Apcalisse 12:9) è senza dubbio Satana.

L’unico che ha vinto Satana, è stato Gesù Cristo alla croce. Lo schiacciamento che Cristo ha fatto alla testa del serpente antico, non deve essere inteso nel senso che lo abbia distrutto, cioè eliminato, ma nel senso che gli ha rotto le ossa. (Certo, uno spirito non ha ossa). (Schiacciare o stritolare è un’espressione iperbolica e figurativa per sottolineare che Satana PERDE DELLA SUA POTENZA).

Satana, pur essendo stato storpiato e vinto alla croce, dal Signore nostro, Gesù Cristo, è ancora vivo, ed è il nemico numero uno di tutti i seguaci del Figlio di Dio. L’affermazione di Paolo in (Romani 16:20), mira a far comprendere che sarà il Dio della pace che stritolerà Satana sotto i piedi dei credenti. Essi saranno gli strumenti che il Signore userà, per eseguire questo lavoro.
In conclusione, visto che l’azione di stritolare è chiaramente attribuita a Dio, i credenti non hanno niente di cui vantarsi; partecipano ed usufruiscono della vittoria riportata da Cristo Gesù, in virtù della quale anche loro saranno vittoriosi.

2) 1 Corinzi 5:5

Ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù.

Il detto dell’apostolo è in riferimento allo scandalo che si era verificato nella comunità di Corinto, quando un tizio che si dichiarava “fratello”, si teneva la moglie del proprio padre, «presumibilmente era la matrigna pagana del colpevole» [Norman Hillyer, Commentario Biblico, Vol. 3, pag. 357] cioè andava a letto con lei. Un atto del genere, non solo era “vergognoso”, visto che non si trovavano riscontri neanche fra i pagani, ma neanche poteva essere tollerato in mezzo alla comunità.

Davanti alla gravità del caso, i Corinzi però, non avevano agito come avrebbero dovuto, cioè non avevano inflitto al trasgressore, nessuna forma di punizione.
Certo, l’immoralità e il libertinaggio tra i Corinzi, ai tempi di Paolo, erano molto spinti. E forse, questo comportamento generalizzato, influenzava pesantemente la comunità cristiana, rendendola quasi indifferente davanti ad un male di questo genere.

Che un simile comportamento di tolleranza, avrebbe potuto portare la cristianità di Corinto ad una degenerazione spaventevole, si può capire dalle parole che l’apostolo adopera.
Le notizie che pervennero a Paolo, non furono voci solitarie: il frutto di un pettegolezzo disordinato e incontrollato. La frase: Sì ode dappertutto dire… (ND), significa che il caso del fornicatore, si propagò tanto da diventare di pubblico dominio.

Fatte le necessarie indagini e costatato che il fatto non era campato sul sospetto, ma rispondeva a verità, l’apostolo, senza perdere tempo, entra in azione, facendo avvalere la sua autorità apostolica.

Consegnare a Satana…, o sia dato in mano di Satana (ND) un tale che aveva commesso una simile immoralità, rappresentava la punizione più severa che si poteva infliggere ad un peccatore. Ma in pratica, cosa significava?
In primo luogo, allontanarlo dalla comunità, cioè metterlo fuori chiesa, come si direbbe ai nostri giorni, scomunicarlo.

Privarlo della comunione fraterna e di tutti i benefici derivanti dalle relazioni con Dio, con Cristo Gesù e con lo Spirito Santo. Lasciarlo andare nel territorio o dominio di Satana, lontano dalla protezione divina (Giobbe 1:9).

«Essere quindi espulso dalla chiesa di Cristo significa essere abbandonato in quella regione dove regna Satana» [Leon Morris, La prima epistola di Paolo ai Corinzi, pag. 102. Cfr. Anche David K. Lowery, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pagg. 546-547].

Per la rovina della carne. Questa frase è stata oggetto di discussione presso certi commentatori, per cercare di capire cosa voleva significare l’apostolo. Riportiamo qui di seguito, come si sono espressi i commentatori.
Per Sergio Rostagno, «questo comporta “ipso facto” la morte» [Sergio Rostagno, Il Nuovo Testamento annotato, Vol. III, Le epistole di Paolo, pag. 98 Cfr. Anche Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pag. 88].

Mentre per Giuseppe Ricciotti, «non è certo il caso di pensare alla morte materiale» [Giuseppe Ricciotti, Gli Atti degli Apostoli e le epistole di S. Paolo, pag. 365].

«Deissmann sostiene in base a certi testi pagani che le parole indicano “un atto solenne di esecrazione” (LAE, p. 303). Un’espressione di più difficile comprensione è “a perdizione della carne”. Non si capisce come mai l’espulsione dalla chiesa possa avere un tal effetto.
Vi sono due soluzioni degne di nota. Una considera “la carne” la parte meno nobile della natura umana e ritiene che il passo si riferisca alla distruzione di desideri peccaminosi. È però difficile vedere come l’abbandonare un uomo in man di Satana possa effettuare una tale purificazione; anzi, ci aspetteremmo il contrario, cioè l’eccitazione di questi desideri.
Rimane tuttavia la possibilità che Paolo si riferisca, di fatto, all’effetto che avrebbe avuto sul trasgressore l’essere separato da tutto quello che significa la comunione nella chiesa. Infatti, il contrario tra un'esperienza vissuta in ciò che è di Satana e il ricordo nostalgico di ciò che è di Dio, potrebbe provocare un cambiamento di sentimento e condotta tale da causare l’eliminazione dei desideri carnali.
Altri invece pensano che la “carne” abbia una connotazione fisica con riferimento a malattia e perfino alla morte. Di nuovo è difficile vedere come ciò possa essere ottenuto con la scomunica. In 11:30 però della stessa lettera, Paolo parla di conseguenze fisiche di peccati spirituali. Ne è un lampante esempio il caso di Anania e Saffira nel capitolo 5 degli Atti.
Anche la “scheggia nella carne” di Paolo era un angelo di Satana (II Corinzi 12:7). È possibile dunque che Paolo preveda che la solenne esclusione del trasgressore abbia delle conseguenze fisiche. Si tratta dell’effetto dell’allontanamento dalla sicura sfera della chiesa di Dio.

Questa seconda opinione sembra la più probabile. Paolo pensa che questa punizione sia un rimedio: se “la carne” è distrutta, ciò avviene affinché “lo spirito sia salvo”. Che egli intenda qui “salvo” nel senso più pieno del termine è chiaro dall’espressione “nel giorno del Signore Gesù”. Nel giorno del giudizio egli s’aspetta di vedere il trasgressore così disciplinato tra coloro che sono del Signore» [Leon Morris, La prima epistola di Paolo ai Corinzi, pagg. 102-103].

Satana in se stesso, è l’essere più crudele che si possa immaginare. Una persona data nelle sue mani, significa esporla a torture e sofferenze inimmagginabili. Lui non ha fatto mai carezze a nessuno e mai ne farà, perché non è nella sua natura manifestare atteggiamenti compassionevoli, specie per una persona che è sotto il suo dominio.

Dovendo tirale una conclusione da quello che abbiamo esposto, possiamo sintetizzarla nel seguente modo: per ciò che riguarda la «distruzione di desideri peccaminosi», ciò non può mai avvenire, in quanto Satana non sopprime e non distrugge i desideri peccaminosi, anzi li alimenta e li moltiplica. E questo, nel nostro caso naturalmente, non rientrava nella finalità perché il trasgressore venne dato nelle sue mani.

Anche l’altra interpretazione che vede “la morte materiale”, non ha attinenza, per il fine che si proponeva l’azione disciplinare. L’esempio di Anania e Saffira, che abbiamo citato per convalidare una simile interpretazione, non ha senso per il semplice fatto che con la morte, cessa ogni speranza di pentimento, elemento indispensabile per essere salvi.

Pertanto, tenuto conto del fine che si proponeva la punizione del fornicatore di Corinto, l’unica spiegazione valida e coerente, oltre l’esclusione dalla chiesa, (chiaramente individuabile), rimane quella di una malattia, sofferenza fisica causata da Satana, che farà soffrire il colpevole, ma nello stesso tempo darà all’individuo un periodo di riflessione sul suo passato e trovare la via del pentimento.
Il pentimento, infatti, è l’unico elemento che garantisce la salvezza dello spirito nel giorno del Signor Gesù.

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04/04/2011 00:54

3) 1 Corinzi 7:5

Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza.

Il testo parla dell’astinenza sessuale nel matrimonio tra gli sposi. L’astinenza sessuale si articola in tre punti.

1) Deve essere concordata, cioè gli sposi lo devono stabilire di comune accordo e non separatamente;
2) deve essere per un tempo, non troppo lungo, cioè indeterminato;
3) per scopi prettamente religiosi, cioè per dedicarsi alla preghiera.

Se queste condizioni non vengono rispettate, gli sposi possono facilmente esporsi a seri pericoli, perché Satana non mancherà di tentarli e farli cadere in peccato. Per evitare di ripetere quello che abbiamo scritto in un precedente lavoro, consigliamo di consultare il nostro libro [Per un maggiore approfondimento sull’argomento del matrimonio, consigliamo la lettura del nostro libro: Il matrimonio è una istituzione divina?]

4) 2 Corinzi 2:11

…affinché non siamo raggirati da Satana; infatti, non ignoriamo i suoi disegni.

In questo passaggio si parla di un Tizio che è stato punito dalla comunità di Corinto. Per quale reato? Non viene specificato! Visto che non si fa il nome della persona che è stata oggetto di un’azione disciplinare della chiesa, né si allude al tipo di trasgressione commessa, in passato si è pensato che l’apostolo facesse riferimento all’incestuoso nominato in 1Corinzi 5.

«Il membro della comunità per cui Paolo intercede è stato spesso identificato con il peccatore di cui si parla in 1Corinzi 5. L’ipotesi è però molto poco verosimile considerando la distanza di tempo che separa i due fatti ed il tenore di queste parole. Molto probabilmente si tratta di un fratello che ha offeso personalmente l’apostolo forse calunniandolo» [Giorgo Tourn, Le epistole di Paolo, Vol. III, pagg. 147-148].

Da parte sua, il Wendland, fa il seguente rilievo:

«Alcuni interpreti hanno presupposto che qui Paolo parlasse nuovamente del caso dell’incestuoso di 1 Cor. 5:1ss. Tuttavia in quel caso Paolo aveva chiesto che il peccatore venisse scomunicato e consegnato addirittura a Satana. E ora dovrebbe consigliare improvvisamente di esercitare l’amore nei suoi confronti perché non ceda alla disperazione? Sono due atteggiamenti assolutamente incompatibili. Nel nostro caso si tratta invece di un’ingiustizia che può e deve essere perdonata. Come agisce la comunità, così si comporta anche Paolo ed egli ancora una volta perdona a motivo dell’edificazione e dell’unità della comunità. È possibile stabilire un confronto col caso di 1 Cor. 5:1ss, solo in quanto anche qui l’Apostolo attribuisce una grandissima importanza all’unanimità con la comunità sia nel volere che nell’agire. Per tutto il resto ci troviamo davanti a un caso completamente diverso» [Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pagg. 325-326].

«Nel passato, i commentatori identificavano l’offensore con colui che aveva perpetrato il matrimonio incestuoso di cui si parla in 1 Cor. 5:1, e presumendo che la sentenza di scomunica emanata da Paolo non fosse stata posta in atto dai Corinzi, o che lo fosse stata solo temporaneamente, pensavano che qui Paolo tacitamente accettasse il loro operato. Ma come ben dice il Menzies, «è assolutamente contrario alla posizione morale che Paolo assume in questioni di tal genere, tollerare nella chiesa la presenza di una persona incestuosa cedendo alle pressioni dei suoi convertiti; la persona di cui si parla qui non è incolpata di condotta immorale, ma di comportamento ingiurioso e sgarbato» [R.V.G. Tasker, La seconda epistola di Paolo ai Corinzi, pag. 64].

Con una panoramica del genere davanti a noi, riesce più facile capire, non solo l’esortazione di Paolo, ma anche coglierne il valore dal punto di vista della vita pratica, in particolare di una comunità.

La disciplina in seno ad una comunità cristiana è necessaria ed anche utile applicarla, non solo per evitare il diffondersi di altri mali, ma soprattutto per tenere un certo ordine nella vita dell’etica cristiana.
Agendo in questo senso, si imita il nostro Signore, il quale afferma, a mezzo della Sua Parola che, Egli corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli (Ebrei 12:6; Apocalisse 3:19).

Ogni forma di disciplina che si infligge, deve avere lo scopo di correggere e portare a sana mente la persona in modo che si penta, per essere ristabilita e riammessa nella comunione dei santi.
Condividiamo in pieno quello che ha scritto il Wendland

«Ma se ora la comunità perdona il peccatore, anch’egli si unisce a quest'atto (Paolo si pone così in secondo piano) per amore della comunità e di Cristo che non solo è testimone del suo agire, ma è pure signore e giudice dell’Apostolo e della comunità e ha comandato di praticare l’amore. Ma se la comunità non perdonasse il peccatore, se essa non fosse il luogo dove si esercita l’amore di Dio, Satana avrebbe il sopravvento sulla comunità e sull’Apostolo. La sua opera, infatti, tende alla distruzione e alla divisione della comunità mediante l’inimicizia e l’odio (cfr. Giac. 3:14ss.). Satana è il nemico della pace e dell’amore che perdona, il nemico di tutta l’opera salvifica di Dio; pertanto, dove può, ostacola e disturba l’opera missionaria di Paolo (1 Tess. 2:18; cfr. Luca 22:31; 2 Cor. 11:3). Satana è visto come una potenza avversa personale e unitaria che si oppone alla venuta del regno di Dio su tutto il fronte del mondo che è l’oggetto della lotta» [Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pag. 325].

Ha perfettamente ragione quando il Crisostomo commenta:
«C’è un Satana che distrugge per mezzo del peccato, altri (distruggono) tramite lo smisurato dolore che segue il pentimento per ciò che è stato commesso... e ci sopraffanno con le nostre stesse armi!» [R.V.G. Tasker, La seconda epistola di Paolo ai Corinzi, pag. 68].

5) 2 Corinzi 11:14

Non c’è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.

Il travestirsi di Satana da angelo di luce, «(mentre in realtà egli è il signore delle tenebre, cfr, 6:14; Col. 1:12; Eph. 6:12)» [Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pag 436] ha lo scopo di non farsi conoscere per quello che egli è. Quest’agire di Satana, fa parte della sua astuzia e della malvagia attività che svolge, sempre allo scopo di ingannare e sedurre le persone.

Bisogna precisare, tuttavia, che questa strategia, Satana l’adopera, maggiormente in mezzo al popolo di Dio, quando, servendosi dei suoi ministri che, secondo l’affermazione di Paolo, sono i falsi apostoli, sfodera tutta la sua cattiveria.

Certo, non bisogna pensare solamente al popolo cristiano, ma anche in mezzo ai sudditi di Satana, egli si traveste, per non farsi riconoscere per quello che è, in modo che nessuno dei suoi, venga alla conoscenza della verità, quella che “veramente” rende libere le persone (Giovanni 8:32).

«È perciò probabile, come commenta l’Hodge, «che l’affermazione si basi sulla dottrina generale della Bibbia riguardante il grande avversario. Egli è sempre presentato come il grande ingannatore, che assume aspetti e compie azioni basate sulla falsità. Satana non viene da noi come Satana; nemmeno il peccato si presenta a noi come peccato, ma in guisa di virtù; e i maestri di errore si fanno avanti come gli avvocati che si dedicano particolarmente alla difesa della verità» [R.V.G Tasker, La seconda epistola di Paolo ai Corinzi, ag. 198].

A questo punto, sorge spontanea una domanda: come si fa a riconoscere Satana, quando si traveste da angelo di luce?
Per conoscere tutte le mosse dell’avversario, è necessario, direi indispensabile, attenerci alla Parola di Dio, la sola che può illuminarci, non solo per le cose di Dio, ma anche per le tante astuzie e macchinazioni di Satana, tendenti ad ingannare il popolo di Dio.

Una persona che considera la Parola di Dio, come guida della propria vita e punto di riferimento per controllare le varie situazioni, è difficile che Satana possa ingannarla.
Di solito Satana sfrutta al massimo l’ignoranza della Parola di Dio, non solo per indurre le persone a commettere il male, a ribellarsi contro Dio, ma anche per non farsi riconoscere quando mette in campo la strategia del suo travestimento.

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05/04/2011 00:19

La parola di Gesù, a tal proposito, può servirci d'illuminazione e di guida, rivelandoci nello stesso tempo il segreto per conoscere certe cose.

«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci.
Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?
Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi.
Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni.
Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco.
Li riconoscerete dunque dai loro frutti
(Matteo 7:15-20).

Anche se Satana riesce a presentarsi in veste di una pecora, con le due corna simili a quelle di un agnello, il suo parlare però, sarà quello di un dragone (Apocalisse 13:11).

Perché Gesù afferma che i falsi profeti si riconoscono come tali dai loro frutti? Per il semplice fatto che il frutto rivela il tipo di albero che lo produce. Infatti, Cristo afferma che, un albero buono, non può fare frutti cattivi, come anche un albero cattivo non può fare frutti buoni.

Applicando le parole di Gesù a Satana, si può affermare, senza tema di essere smentiti: siccome Satana è come un albero cattivo, di conseguenza non può produrre frutti buoni. Martin Lutero, ai suoi giorni affermava: “Satana sa costruire la pentola ma non è capace di fare il coperchio”. Infine, con la Parola di Dio e con il discernimento dello Spirito di Dio, si può smascherare Satana quando si traveste da angelo di luce.

6) 2 Corinzi 12:7

E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.
Il termine (gr. Skolops) adoperato nel nostro testo, etimologicamente significa:

1) palo, piolo asta di legno appuntita;
2) punta di amo.
3) spina.

La maggioranza dei traduttori ha reso lo skolops di 2 Corinzi 12:7 spina; altri scheggia (G. Luzzi) e stecco (G. Diodati). A. Martini l’ha tradotto uno stimolo, G. Ricciotti un pungiglione. Perché questa “spina” è stata messa nella carne dell’apostolo Paolo, è chiaramente specificato e non lascia nessun'incertezza nella mente del lettore: Per l’eccellenza delle rivelazioni che aveva ricevuto da Dio, perché egli non avesse ad insuperbirsi.

La questione che hanno sollevato gli studiosi e i commentatori riguarda il significato della spina nella carne dell’apostolo. Poiché le interpretazioni che sono state date sono tante e diverse l’una dall’altra, (come per esempio Agostino, Crisostomo e i Padri greci in generale), crediamo sia opportuno fornire un quadro riassuntivo di tutto quello che si è detto sull’interpretazione di 2 Corinzi 12:7, in modo che ognuno possa rendersi conto, e nello stesso tempo valutare la materia trattata.

«Sono state date un’infinità di spiegazioni sulla natura della spina nella carne. Esse vanno da una tentazione continua, oppositori ostinati, malattie croniche (tali come Oftalmia, malaria, emicranie, ed epilessia), ad un'incapacità nel parlare. Nessuno può dire per certo quello che era, ma probabilmente era un’afflizione fisica» [David K. Lowery, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 616].

Qualcuno ha fatto notare che è «possibile che Numeri 33:55 sia la fonte dell’espressione paolina» [G. Delling, CLNT, Vol. XII, col. 561, nota 16].

«Secondo l’esegesi di Crisostomo, vi erano periodi in cui Dio per tenere sotto controllo l’elevatezza dei pensieri dell’apostolo non permetteva che la predicazione di Paolo progredisse, ma permetteva ai suoi avversari di maltrattarlo. Secondo la sua interpretazione, “un angelo di Satana”, è una persona, con un riferimento ad Alessandro il ramaio (II Timoteo 4:14), al partito d'Imeneo e Fileto (II Timoteo 2:17) e a tutti gli avversari della parola, che erano al servizio di Satana» [R.G Tasker, La seconda epistola di Paolo ai Corinzi, pag. 226].

«Poiché non vi è nulla che tenda ad esaltare tanto un evangelista cristiano quanto il godimento di esperienze spirituali, e poiché non vi è nulla di così adatto a sgonfiare l’orgoglio spirituale che deriva da quelle quanto l’opposizione che l’evangelista incontra nella predicazione della Parola, non è improbabile che l’interpretazione di Crisostomo sia quella più di ogni altra vicina alla verità. È interessante notare che essa ha l’appoggio dello studioso e traduttore cattolico romano Knox, il quale scrive: «Vi è un’umiliazione che irrita continuamente San Paolo. Non si tratta di una malattia fisica, come pensano i protestanti moderni; in tutto questo passo le “infermità” sono quelle della mente. Non si tratta nemmeno di tentazioni contro la purezza, come suppone la maggior parte dei commentatori cattolici, ad uso della predicazione dal pulpito; si tratta molto più probabilmente della persecuzione dei Giudei, i quali lo disonoravano in continuazione agli occhi del mondo greco (così Agostino, Crisostomo e Padri greci in generale)» Ibidem, pag. 227].

Qualche altro pensa che la “spina” sia le «accuse sataniche» che gli rammentano «i suoi misfatti di Gerusalemme». E giustamente, G. Kümmel, afferma: «L’interpretazione dello Schlatter… è assolutamente inaccettabile». Lo Schlatter, addirittura «fa dire a Paolo che la sua natura carnale, soprattutto l’arroganza, viene uccisa al palo; egli intende Skolops nel senso di croce, vedi Gal. 5:24». G. Delling sostiene che «è anche inverosimile che la “spina” consista nel non poter convertire i Giudei alla fede in Cristo» [G. Delling, CLNT, Vol. XII, col. 563-564, note 22,23,25].

Qualcuno ha descritto «le diverse interpretazioni patologiche della «spina»: epilessia, isterismo, depressioni, cefalgia acuta, oftalmia grave o altri disturbi della vista, malaria, lebbra, artrite, balbuzie». Va comunque ricordato che la stessa parola greca asthēneia significa tanto «debolezza» che «malattia» (come in italiano «infermità») e che quindi lo stesso strumento linguistico ha costretto Paolo ad un’ambiguità che lui stesso probabilmente sfrutta, giocando consapevolmente sul doppio senso. Naturalmente ciò non influisce affatto sull’interpretazione. Paolo poteva avere più di un malanno, essere di salute molto cagionevole, avere turbe fisiche e psichiche. Proprio perché la distinzione tra malattie fisiche e psichiche non è netta e perché Paolo è fondamentalmente concreto non ci sembra possibile né forzare i testi a darci un resoconto clinico né condizionare l’interpretazione alla natura del «male» né ricorrere ad una spiegazione «spirituale» per tagliare la testa al toro».

Perciò «molti hanno pensato si trattasse di epilessia» [Heinz-Dietrich Wendland, Le lettere ai Corinzi, pag. 456, nota 88].

Schweitzer pensa ad «assalti di epilessia», ma aggiunge che «questo non significa affatto che fosse epilettico».
Davanti ad una simile prospettiva interpretativa, giustamente Wendland afferma:
«Rimane il difficile problema di stabilire che cosa indicano concretamente la «spina» o «scheggia» nella carne e i «pugni» dell’angelo di Satana. L’interpretazione più comune è che queste espressioni significhino una malattia dell’Apostolo (cfr. Gal. 4:14). Non è tuttavia possibile dire con esattezza di quale malattia Paolo soffre» Ibidem, pag 455, 458].

Soppesando le diverse spiegazioni riportate, e, tenendo presente che era un angelo di Satana che schiaffeggiava l’apostolo, (con il permesso di Dio, naturalmente) e visto che Paolo chiese per tre volte in preghiera al Signore di allontanarlo da lui, (chiaro riferimento all’angelo di Satana), è più logico pensare ad un'infermità fisica causata da Satana, anziché pensare ad altre cose.

D’altra parte, se non avessimo la testimonianza della Scrittura che, chiaramente attribuisce a Satana certe malattie corporali (cfr. Giobbe 2:7; Luca 13:16), sarebbe difficile sostenere una simile tesi, dato che l’apostolo non fa nessuna specificazione di che cosa si trattasse.

Infine, tenuto conto che il Signore non esaudì la richiesta di Paolo, cioè non (allontanò l’angelo di Satana da lui) non è pura fantasia pensare che quel malessere fisico, l’apostolo l’abbia portato fino alla morte.
Anche se non si può affermare il tipo di malattia che Paolo aveva, tuttavia, c’è da ammirare la costanza e la perseveranza che l’apostolo manifestò nell’espletamento del suo ministero, senza che la premura e l’interesse per le chiese, venissero meno in lui. Tutto questo, naturalmente, gli veniva dalla grazia di Dio, promessagli dal suo Signore, talché alla vigilia della sua morte, poté pronunciare quelle famose parole:

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06/04/2011 00:26

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione
(2 Timoteo 4:7-8).

7) 1 Tessalonicesi 2:18

Perciò più volte abbiamo voluto, almeno io, Paolo, venire da voi; ma Satana ce lo ha impedito.
Come ha fatto Satana ad impedire le varie volte che Paolo si proponeva di visitare i Tessalonicesi, non ci viene dato di sapere. Però, gli impedimenti che egli incontrava nelle sue iniziative missionarie di recarsi dai Tessalonicesi, non aveva nessun dubbio che era Satana a procurarglieli.

Forse ai nostri giorni, con la mentalità del modernismo che si basa su tutto ciò che si vede con i propri occhi, non saremmo disposti ad accettare e a credere a simili cose, specie quando si pensa che ci sono moltissimi che non credono all’esistenza di Satana.

Se si tiene presente che Satana è il nemico dei seguaci di Gesù Cristo e di tutte le loro iniziative tendenti allo sviluppo e al progresso del regno di Dio, non sarà difficile accettare che, lo stesso accanimento che Satana manifestava ai tempi di Paolo, lo manifesta anche ai nostri giorni, verso tutti quelli che con ferma e decisiva determinazione, vogliono proseguire nella propagazione del vangelo di nostro Signore, e Salvatore, Gesù Cristo.

Paolo non ci specifica i vari casi in cui vedeva che veniva impedito da Satana. Si può pensare, per esempio, che la visita di un nostro parente o di un nostro conoscente, nel giorno e nell’orario del culto, sia un impedimento di Satana, per non fare andare il credente in chiesa?
Eppure, questo strano fenomeno o questa strana coincidenza, ritenuti da diversi casi innocui, non vengono considerati operazioni che svolge Satana, servendosi di un parente, di un amico, di un compagno di lavoro. Se il credente cura la relazione con Dio e la comunione con la fratellanza, comprenderà facilmente le varie mosse di Satana, e non cederà alle sue lusinghe e ai suoi compromessi.

Se non fai niente per l’opera del Signore, non ti impegni per le cose di Dio, stai pur certo che Satana non ti disturberà. Ma se ti impegni, anche nelle piccole cose per il tuo Signore, Gesù Cristo, dovrai aspettarti che Satana si leverà per fermare i tuoi passi e rendere inutili le tue iniziative.
Ma non ti scoraggiare, non venir meno nel tuo zelo; continua a servire il Signore con tutta la tua vita, ed Egli non mancherà di aiutarti nel cammino della tua esperienza cristiana, dandoti luce ed intendimento, perché tu possa compiere il tuo terrestre pellegrinaggio.

[FIM=13pt]8) 2 Tessalonicesi 2:9

La venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi.

Che l’empio di cui parla Paolo in questo passaggio sia l’anticristo, è convinzione quasi generale degli studiosi della Bibbia e commentatori. Non c’è però unanimità per quanto riguarda l’anticristo, se deve essere considerato una singola persona o un insieme di sistemi.
Per il tema che stiamo trattando, la faccenda dell’anticristo, non rientra nella nostra iniziativa; quello che invece rientra appieno titolo sul nostro soggetto, è l’opera che svolgerà Satana, su questo personaggio di cui parla Paolo.

a) La precisazione di Paolo

Per quanto riguarda la venuta di quest’empio, l’apostolo fa delle precisazioni che servono per individuare il soggetto che stiamo trattando. L’azione di Satana è messa in chiara evidenza, perché appunto sarà proprio lui che, con il suo intervento particolare, spingerà e guiderà l’apparizione dell’empio.
Con quest'iniziativa si può ben capire che Satana, manifesterà il suo assenso che equivarrà ad una vera approvazione, nella venuta dell’empio. In ultima analisi, questo significa che quell’empio che apparirà sulla scena, avrà il favore di Satana, visto che egli stesso gli darà il suo pieno appoggio e gli concederà il suo potere demoniaco.

b) Le opere che l’empio compirà

Siccome il potere conferito da Satana, sarà per operare ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi, logicamente Paolo, davanti ad una simile manifestazione, si affretta a precisare che si tratterà di segni e di prodigi bugiardi, non perché non saranno veri, ma perché avranno lo scopo di ingannare e portare le persone lontane da Dio e da Cristo Gesù.
Un’opera potente, di segni e di prodigi, mette in risalto l’aspetto religioso e nello stesso tempo richiama alla memoria l’evento miracoloso.

Davanti ad una tale manifestazione, come per esempio, la guarigione di un paralitico o il recupero della vista di un cieco, le persone che assisteranno a simili eventi, saranno portate a riconoscere in quelle opere, la potenza di Dio, e non avranno il minimo sospetto che si tratterà invece della manifestazione di una potenza satanica.
Un esempio biblico, potrà ulteriormente illuminarci e farci comprendere quello che stiamo affermando. Al tempo del gran risveglio spirituale nella città di Samaria, le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva (Atti 8:6). Si racconta che nella stessa città,

vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un personaggio importante.
Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: «Questi è "la potenza di Dio", quella che è chiamata "la Grande».
E gli davano ascolto, perché già da molto tempo li aveva incantati con le sue arti magiche
(Atti 8:9-11).

Per quello che Simone faceva, le persone erano convinte che non si trattava della potenza demoniaca, ma era la grande potenza di Dio che agiva in lui. Però, quando Simone offrì del denaro a Pietro, per acquistare il dono di Dio, la risposta fu:

Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.
Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinché, se è possibile, ti perdoni il pensiero del tuo cuore.
Vedo, infatti, che tu sei pieno d’amarezza e prigioniero d’iniquità»
(Atti 8:21-23).

Se non ci fosse stato l’intervento dell’apostolo Pietro, Simone non sarebbe stato smascherato, e le persone di Samaria, non avrebbero conosciuto che la potenza che agiva in Simone, non era quella di Dio, ma quella di Satana.
Martin Lutero, ai suoi giorni affermava: Satana sa costruire la pendola ma non è capace di costruire il coperchio.

9) 1 Timoteo 1:20

Tra questi sono Imeneo e Alessandro, che ho consegnati a Satana affinché imparino a non bestemmiare.

Sui due nomi menzionati del nostro testo, sono stati avanzati sospetti di storicità, nonostante che in 2 Timoteo 2:17 compaiano nuovamente e 2 Timoteo 4:14, menzioni il solo Alessandro. [Per quanti fossero interessanti a questo raggionamento, cfr. Lorenz Oberlinner, Le lettere pastorali, Tomo primo. La prima lettera a Timoteo, pagg. 138-145, nota 30; Le lettere pastorali. Tomo secondo. La seconda lettera a Timoteo, pagg. 149-150] I commentatori si domandano se l’Alessandro di questo testo sia lo stesso dei due passaggi precedenti. L’espressione ho consegnato a Satana, ha senza dubbio lo stesso significato di (1 Corinzi 5:5).

Credendo alla storicità d'Imeneo, Alessandro e Fileto, e, tenendo presente che essi vengono nominati in un contesto di quelli che hanno fatto naufragio in quanto alla fede, si capisce che per un tempo, essi hanno professato la diritta fede ma che, in un secondo tempo, hanno abbracciato l’eresia e si sono addirittura schierati contro Paolo.

Il detto di (2 Timoteo 4:14) Alessandro il ramaio, mi ha procurato molti mali, qualcuno pensa che nel processo che Paolo subì, abbia potuto testimoniare contro l’apostolo, per la sua definitiva condanna [Cfr. Donald Guthrie, Le epistole pastorali, pag. 201]. Infine, qualche altro ha pensato che, il nominativo del nostro passaggio, non è lo stesso di quello di (1 Timoteo 1:20), ma si tratta di quell’Alessandro menzionato in (Atti 19:33).

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07/04/2011 00:37

Indipendentemente di come sono andate le cose, è certo che i tre personaggi menzionati nelle lettere pastorali: Imeneo, Fileto e Alessandro, furono, a quei tempi, elementi che si opponevano fortemente alla sana dottrina predicata da Paolo; a causa di questo non potevano stare più in mezzo alla comunità, ed essere considerati come comuni fratelli. Il fatto poi che i primi due, cioè Imeneo e Fileto, Paolo li ha consegnati a Satana, significa chiaramente che sono stati estromessi dalla comunione della comunità a scopo disciplinare, naturalmente, nella speranza di un loro pentimento per essere nuovamente riammessi in seno alla comunità. Che fine hanno fatto i tre personaggi in questione, non ci viene dato di sapere [Per l’azione disciplinare, si veda quello che abbiamo detto su 1 Corinzi 5:5. Cfr. pagg. 101-107].

10) 1 Timoteo 5:15

…infatti già alcune si sono sviate per andare dietro a Satana.
Il contesto di questo passaggio parla del divieto di includere nella lista delle vedove, vedove giovani. Anzi per loro, l’apostolo ordina di risposarsi, avere dei figli, così che non diano luogo a Satana. In conformità a quanto viene affermato, si vede che l’ordine di Paolo non venne accettato da tutti. Di conseguenza, quelli che non ritennero giusto la direttiva di Paolo, si sviarono dalla fede per andare dietro a Satana.
L’insegnamento che si può ricavare da questa Scrittura è: quando si rifiuta di accettare una sana direttiva che viene dalla Parola di Dio, o da persone guidate dallo Spirito di Dio, non solo c’è il rischio di sviarsi dalla retta fede, ma si finisce anche col diventare un seguace di Satana.

11) Apocalisse 2:9; 3:9

Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana.
Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato
.

Nel libro dell’Apocalisse di Giovanni, il nome di Satana, viene menzionato sette volte. Attraverso questi passaggi, non solo si possono conoscere le varie cose che fa questo nemico del popolo di Dio, ma si può anche conoscere la sorte finale che gli sarà riservata. Tutti gli elementi che affioreranno dai testi dell’Apocalisse che esamineremo intorno a Satana, saranno messi in evidenza, non solo per conoscerli, ma soprattutto per riflettere su di essi.

La chiesa di Smirne è stata sotto il tiro delle calunnie lanciate da quelli che apparentemente sembravano appartenessero ai Giudei, ma che in realtà non lo erano, anzi erano addirittura una sinagoga di Satana. Quest'affermazione viene fatta da Colui che viene definito il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita (Apocalisse 2:8).

Che questo personaggio sia Gesù Cristo, non c’è dubbio, per il semplice fatto che è stato proprio Lui che morì e ritornò in vita. Il fatto stesso che è Lui (Gesù Cristo) che rivela le calunnie lanciate contro la chiesa di Smirne da questi sedicenti Giudei, è un elemento su cui riflettere, per comprendere l’attributo dell’onniscienza che Egli possiede, qualità che lo distingue dagli altri esseri umani.

Che poi questi cosiddetti Giudei vengano definiti una sinagoga di Satana, (affermazione che si trova solamente due volte nel Nuovo Testamento, (Apoc. 2:9 e 3:9), ci porta a riflettere su di essa, per comprendere perché Gesù li abbia definiti così. Anche l’altro testo che abbiamo riportato, cioè (3:9) parla chiaramente di alcuni della sinagoga di Satana, e questo ci conferma che Satana ha la sua sinagoga.

Il termine “sinagoga”, in tutto il Nuovo Testamento (diciamo N.T., perché è solo in esso che ricorre), è menzionato 42 volte, comprese le due volte in cui si specifica di Satana. Il termine in questione si trova nei quattro evangeli e nel libro degli Atti.

Escludendo i due passaggi dell’Apocalisse, cioè 2:9 e 3:9, tutti gli altri parlano di un luogo dove i Giudei si radunavano per scopi religiosi, principalmente nel giorno di sabato. Si dice anche che nel I sec. d.C, la sinagoga, come edificio,

«poteva essere utilizzato come aula di tribunale, scuola, ricovero, o anche per incontri politici, riunioni sociali, deposito di fondi caritativi, manomissioni di schiavi, pasti (sacri o no) e, naturalmente funzioni religiose e liturgiche» [Cfr. René Pache, Nuovo Dizionario Biblico, pagg. 778-779; Lee I. Levine, La sinagoga antica, Vol. I, pag. 45].

Che Satana abbia la sua sinagoga, come i cristiani hanno i loro luoghi di culto, potrebbe sembrare strano; ma siccome lo ha affermato il Cristo risorto, c’è da crederci e nello stesso tempo cercare di comprendere il senso da dargli. Che l’affermazione di Gesù non vada intesa in senso letterale, è ovvio dirlo, altrimenti dovremmo stabilire che la sinagoga di Satana si trova nelle città di Smirne e di Filadelfia, poiché viene menzionata solamente in queste due località.

Inoltre, bisognerebbe anche pensare ad un preciso luogo di riunione, in cui Satana terrebbe le sue sedute, attorniato dai suoi. Questo, naturalmente è difficile sostenerlo; mentre se si pensa che Satana ha i suoi dipendenti, ai quali affida speciali incarichi per contrastare e impedire le varie attività dei seguaci di Gesù Cristo, è molto più facile sostenerlo e capirlo nello stesso tempo.

Questo però non esclude che Satana abbia i suoi luoghi d’incontro con i suoi ministri, che sicuramente non hanno un’insegna esterna, come lo hanno i comuni luoghi dove si radunano persone, per vari motivi e scopi. Quelli che sono stati coinvolti per tanti anni nella magia, parlano di luoghi sotterranei e sotto le acque marine, in cui avvengono speciali riunioni alla presenza di Satana.

Certamente non siamo intenzionati a seguire le loro indicazioni, ma nello stesso tempo non possiamo pensare che le parole di queste persone, (che le hanno rivelate dopo la loro conversione a Cristo) siano delle fantasticherie.

La supposizione che fa il Walvoord, sul passaggio (Apocalisse 2:9): «a quanto pare, la locale sinagoga giudaica era chiamata la sinagoga di Satana» [John F.Walvord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 993], non ci sembra convincente, per il semplice fatto che non erano solamente i Giudei di Smirne che avevano assunto la posizione ostile nei confronti dei seguaci di Gesù Cristo, ma anche gli altri, che si trovavano in ogni luogo.

Mentre per quanto riguarda Apocalisse 3:9, lo stesso autore, definisce i nemici della chiesa di Filadelfia «la sinagoga di Satana. Essi erano Giudei che si erano opposti alla testimonianza cristiana. La falsa religione è sempre stata una formidabile antagonista della vera fede cristiana» [Ibidem, pag. 998].

Considerando i due testi riportati, e, leggendoli nei loro contesti, ci sembra che il Signore Gesù, nel parlare della sinagoga di Satana, abbia voluto rivelarci qualcosa che ha a che fare con l’organizzazione di Satana.
Questo, naturalmente, non esclude che ci siano anche persone che si associano a Satana, sostenendo la sua causa, che è quella di lottare, perseguitare e impedire le varie attività che intraprendono i seguaci del Cristo, per propagare l’evangelo in mezzo all’umanità, secondo il comandato dello stesso Gesù: Andate... predicate l’evangelo ad ogni creatura... (Mar. 16:15).

Infatti, ogni ostilità che gli uomini manifestano nei confronti del vangelo, che essenzialmente è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16), c’è sempre Satana che ispira le persone a comportarsi in quel modo. Questo però non esclude l’esistenza di luoghi (la sinagoga era un luogo reale e non immaginario) in cui anche oggi Satana in persona presiede e dà le sue direttive ai suoi dipendenti.

12) Apocalisse 2:13

Io so dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure al tempo in cui Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita.

Questo passaggio mette in evidenza due cose: 1) il trono di Satana; 2) dove egli abita Per quanto riguarda il trono di Satana, rimandiamo il lettore al capitolo 3 [Capitolo 3, pagg. 41-43)].

13) Apocalisse 2:24

…Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: Non vi impongo altro peso.

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08/04/2011 00:19

«L’espressione «conoscenza delle profondità di Satana», che qui è usata per indicare quella dottrina, potrebbe essere una distorsione intenzionale di ciò che gli gnostici pretendevano per sé. Essi, infatti, affermavano di scrutare le profondità di Dio (cfr. 1 Cor. 2:10) e di ricavare di là la loro scienza, mentre qui il loro motto viene capovolto ed essi sono considerati come gente che conosce soltanto le profondità di Satana (cfr. al riguardo Apocalisse 2:9: popolo di Dio – sinagoga di Satana). Tuttavia è anche probabile che quel gruppo avesse effettivamente parlato di una conoscenza delle profondità di Satana; in tal caso la loro concezione sarebbe stata che bisogna conoscere e riconoscere effettivamente la potenza del diavolo per potersene rendere indipendenti. Quando mettevano da parte le norme etiche, quando si muovevano senza preoccupazione nel mondo sincretistico della tarda antichità, quando andavano nei templi dei pagani o frequentavano le prostitute, gli gnostici intendevano difendere la vera libertà. Ma la comunità viene messa in guardia contro tali pericolose deduzioni, derivanti dalle speculazioni gnostiche su Satana e sulle potenze e le forze» [Eduard Lohse, L’Apocalisse di Giovanni, pagg. 60-61].

L’esortazione rivolta da Gesù a quelli che non professano la dottrina di Iezabel, che con le sue maniere perverse riesce a sedurre i servitori del Signore, è un chiaro indizio che quelli che si vantano di conoscere le profondità di Satana, sono gli gnostici, come dicono giustamente i commentatori.

Questo significa che, sotto forma di voler conoscere in profondità il male, non si tiene conto che si finisce con l'essere intrappolato e cadere nella rete di Satana da cui poi, difficilmente si riuscirà ad uscirne illesi. Sotto un altro aspetto, accadrà quello che dice la Scrittura
Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino? (Proverbi 6:27).
La domanda che fa Salomone, anche se manca la risposta, è decisamente no! Volendo affermare che chi si mette il fuoco in petto, si brucerà sicuramente i suoi abiti. Quando si scherza con la potenza satanica, con il pretesto di volere scandagliare a fondo per saperne parlare, si finisce col diventare schiavo e prigioniero di Satana stesso.

14) Apocalisse 12:9

Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli.

L’azione che viene descritta in questo testo, oltre ad essere specifica, è anche decisa e definitiva, nel senso che il perdente nella grande battaglia che si fece nel cielo, venne preso e gettato in terra, assieme ai suoi angeli, cioè venne espulso definitivamente dal cielo.
Questo significa che prima di questo evento, Satana aveva accesso nel cielo e agiva prevalentemente come un accusatore spietato dei fratelli, giorno e notte davanti Dio (v. 10). Con questa precisazione che il nostro testo fa, s’impone la necessità di chiarire alcune cose che il contesto mette in risalto.

Che la donna del capitolo dodici dell’Apocalisse fosse Israele, è quasi convinzione generale degli studiosi della Bibbia, anche se ci sono di quelli (particolarmente la chiesa Cattolica Romana), che credono sia Maria.
Questo rilievo non lo facciamo per entrare in polemica con quest'interpretazione (visto che il nostro scopo non è questo), ma è quello di parlare di Satana. Che il figlio maschio che la donna partorisce sia il Messia, Gesù Cristo, è convinzione di tutti e nessuno lo nega.

Anche la caratteristica chiaramente specificata che deve reggere tutte le nazioni con una verga di ferro (v. 5), depone autorevolmente in favore di quest'interpretazione, visto che le profezie bibliche non riconoscono ad altri, ma al solo Gesù Cristo, questa specifica funzione. Il rapimento del figlio, infine, vicino a Dio e al suo trono, stanno ad indicare l’ascensione di Gesù al cielo dopo la sua resurrezione dai morti.

A questo punto, è pertinente chiedere: quando è avvenuta la cacciata di Satana dal cielo? Dai testi dell’Antico Testamente, in particolare quello di Giobbe, 1 e 2, non è possibile pensare a quel periodo.
Neanche, secondo noi, trova coerenza, il passaggio del Nuovo Testamento, che riporta le parole di Gesù: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore. (Luca 10:18), per stabilire che la cacciata di Satana dal cielo, avvenne durante il tempo della permanenza di Gesù sulla terra.

Se è elemento certo che il rapimento del figlio vicino a Dio e al suo trono, si riferiscono all’ascensione di Gesù, dopo la sua risurrezione, allora la grande battaglia che si svolse nel cielo, tra Michele e i suoi angeli e il dragone e i suoi angeli, avvenne certamente dopo il rapimento del figlio e non prima.

In altre parole, questi elementi che trapelano chiaramente dal testo e dal suo contesto stanno a significare la successione degli eventi che si svolsero in cielo.
Non c’è pertanto una diversa conclusione, logica e coerente a cui si possa arrivare: la cacciata di Satana dal cielo in terra, non avvenne mentre Gesù si trovava sulla terra, ma quando Egli ritornò in cielo, vittorioso e trionfante su tutta la potenza di Satana.
In virtù di questa strepitosa vittoria che Egli riportò sulla morte e su tutte le potenze infernali, non c’era più nessuna ragione perché Satana, il nemico spietato per tutta l’opera che Gesù compì sulla terra, continuasse a rimanere ancora in cielo; ed ecco perché venne cacciato in terra con tutti i suoi angeli. Infine, non condividiamo l’interpretazione secondo la quale Satana sarà cacciato dal cielo «all’inizio della grande tribolazione» [Cfr. John F.Walvord, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 1039].

15) Apocalisse 20:2

Egli afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, Satana, lo legò per mille anni.

L’evento descritto in questo passaggio, è stato interpretato in due modi. Ci sono quelli che affermano che Satana è stato legato con la prima venuta di Cristo; questi sono i millenaristi. Altri invece sostengono che Satana sarà legato alla seconda venuta di Cristo: questi sono i premillenaristi.

«Apocalisse 20:1-3 smentisce, piuttosto chiaramente, la convinzione millenarista che Satana è stato legato al momento della prima venuta di Cristo. In tutta la Scrittura sta scritto che Satana esercita un gran potere, non soltanto contro il mondo, ma anche contro i credenti (Atti 5:3; 1Cor. 5:5; 7:5; 2 Cor. 2:11; 11:14; 12:7; 1 Tim. 1:20). Se c’è ancora qualche incertezza a questo proposito, essa dovrebbe essere messa a tacere dall’esortazione di 1 Piet. 5:8: «siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente, cercando chi possa divorare».

I millenaristi rispondono dicendo che Satana è limitato dal potere di Dio. Ma questo è stato sempre vero, come si deduce dal libro di Giobbe e da altri testi. Sostenere che Satana, al presente, è incatenato nell’abisso ed incapace di sedurre le nazioni per un periodo di mille anni, è semplicemente impossibile e richiede una spiritualizzazione spinta agli estremi di questo brano e di altri brani del N.T. che descrivono le attività di Satana ed il suo potere attuale. Questo stesso potere si rivelerà ancora più ai tempi della grande tribolazione quando egli lo conferirà al governatore mondiale (Apoc. 13:4).

Se Satana sta realmente seducendo le nazioni oggi, com’è confermato sia dalla Scrittura che dalla storia, ciò vuol dire che non è imprigionato nell’abisso e quindi il periodo del millennio deve ancora cominciare. Quest'interpretazione è anche sostenuta dall’ultima osservazione di Apoc. 20:3: Dopo i mille anni Satana dovrà essere sciolto per un po’ di tempo. Qui i commentatori trovano difficile spiegare questo nuovo elemento se non in modo letterale, nel senso che Satana si ribellerà un’ultima volta alla fine del regno millenniale» [Ibidem, pag. 1039].

Che l’interpretazione di Walvord sia esatta, sta nel fatto che è in perfetta aderenza con i testi biblici e la sua esegesi non richiede una spiritualizzazione troppo spinta. Quando, infatti, le spiritualizzazioni non sono equilibrate, finiscono col fare dire alla Bibbia quello che essa non vuole assolutamente affermare.

16) Apocalisse 20:7-8

Quando i mille anni saranno trascorsi, Satana sarà sciolto dalla sua prigione
e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla battaglia: il loro numero è come la sabbia del mare
.

Lo scopo perché Satana sarà legato e gettato nell’abisso per mille anni, è chiaramente specificato: Perché non seduca più le nazioni (v. 3).

Poiché questo tempo sarà limitato a soli mille anni (che è esattamente il periodo del regno millenniale di Cristo sulla terra), Satana sarà sciolto e messo in libertà. Siccome la sua natura è di fare del male, di allontanare le persone da Dio e dalle cose Sue, non sarà difficile trovare alleati per radunarli alla più grande ed ultima battaglia della storia: Assediare il campo dei santi e la città diletta (cioè Gerusalemme), con lo scopo, naturalmente di annientarli. A questo piano satanico, però, ci penserà Dio a rispondere. Infatti, il testo precisa che:

Un fuoco dal cielo discese e le divorò. E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli (vv. 9-10).

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente e risponderemo prontamente
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