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Domenico34 – Il mondo degli spiriti – Capitolo 16. Spiriti malvagi

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2011 02:33
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Capitolo 16




SPIRITI MALVAGI




Il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le podestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti (Efesini 6:12).

Con questo testo, l’apostolo Paolo invita il credente a non perdere di vista il mondo delle tenebre, che ha sede appunto nelle potenze demoniache.
Il fatto che Paolo chiami spiriti malvagi, l’insieme di quest'enorme esercito nemico, è per mettere in evidenza la tendenza perversa che essi hanno. Il testo precedente ci descrive come dobbiamo scendere in campo per il combattimento, per avere sicura vittoria. L'armatura di Dio, quale rivestimento, è necessario per ogni credente, per rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo.

Da questo versetto rileviamo che, lo scopo che si prefigge il diavolo, è quello di far cadere il combattente cristiano e seguace di Cristo facendolo sbandare e deviare dal buon sentiero della Parola e della Volontà di Dio.
Per non cadere e per fronteggiare questi attacchi, quindi, non valgono tanto gli accorgimenti umani, circa meticolosi, quali: l’intelligenza, la conoscenza, la forza fisica e la bravura, quanto invece la necessità di indossare tutta l’armatura di Dio che Egli stesso ha messo a disposizione per ogni situazione di combattimento.

Da quest’ordine perentorio di Dio, inoltre rileviamo che, non si può fare la scelta o la cernita per sapere quale arma prendere e quale lasciare, in quanto tutte sono importanti e necessarie, se non si vuole compromettere la vittoria sul nemico. Poiché, il combattimento

non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti.

Entrare nel combattimento senza avere indossate le armi di Dio, oltre a non avere nessuna certezza di vittoria, si corre il rischio di uscirne menomati e deviati dal sentiero diritto, se non si va addirittura incontro alla morte.
I principati, le potestà e i dominatori, oltre ad essere potenze che si muovono nel mondo delle tenebre, sono anche forze dell’inferno, capitanate dal diavolo. Queste forze, non si possono affrontare con la carne e il sangue, - dato che il combattimento non si svolge su un piano terreno ed umano - ma deve essere affrontato col rivestimento di Potenza, che Dio stesso ha messo a disposizione di ogni Suo figliolo.

A parte il fatto che il mondo giace nel maligno (1Giovanni 5:19), e che per poterlo vincere, bisogna credere che Gesù è il Figlio di Dio (1Giovanni 4:5); il diavolo, che è anche il principe di questo mondo (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11), tiene sotto controllo tutti quegli uomini che non seguono Dio e la Sua Parola, i quali, oltre ad appartenergli, rappresentano anche il suo regno, e, su di esso, egli esercita la sua potestà e il suo dominio.

Quando questo territorio viene invaso dai predicatori del Vangelo, Satana si ribella. Egli non permetterà che le persone che appartengono al suo dominio,siano portarli a quello di Cristo. I principati, le potestà e i dominatori, - che Satana stesso ha costituito per conservare bene il suo territorio -, si mettono in movimento. E, con tutte le armi infernali che hanno a loro disposizione, ingaggiano una lotta furiosa, perché il regno di Satana non sia danneggiato e demolito.

I predicatori del Vangelo, principalmente, e poi tutti quelli che hanno a cuore il progresso del regno di Dio, devono tenersi sempre all’erta per affrontare la battaglia contro i rappresentanti del diavolo, che si muovono nel mondo delle tenebre.
E, come se non bastassero i principati, le potestà e i dominatori, ci sono anche gli spiriti malvagi nei luoghi celesti, che, unendosi ai primi, danno man forte per assicurarsi la vittoria in modo che il regno del loro principe, non ne subisca alcun danno.

Per affrontare tutto lo schieramento che Satana dispone, e tutta la sua diabolica tattica nel combattimento e riportare la vittoria sulle forze dell’inferno, le capacità e l’intelligenza umana non valgono e non garantiscono nessun successo.
L’unico secreto per avere, la meglio e sgominare il potente sbarramento delle forze nemiche, sta nel fatto di prendere l’intera armatura di Dio. Con questi mezzi a disposizione, non solo si potrà affrontare il combattimento da vincitori, ma anche e soprattutto per resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto ogni cosa.

Non dice forse la Parola di Dio di resistere al diavolo ed egli fuggirà da voi? (Giacomo 4:7). Ma per potergli resistere, è indispensabile che ci sia l’attitudine di sottomissione a Dio, senza cui non ci sarà possibile né di resistere al diavolo e tanto meno di farlo fuggire da noi.

I SETTE ELEMENTI CHE COMPONGONO L’ARMATURA DI DIO [Qualche commentatore, elenca sei elementi dell’armatura di Dio, e, anche se la preghiera, viene riconosciuta come parte dell’armatura di Dio, come settima arma, ma formalmente non viene indicata come tale (H. Schlier, La lettera agli Efesini, p. 476). Secondo noi, la maniera con la quale l’apostolo menziona la preghiera, nel contesto dell’armatura di Dio, deve essere inclusa, a pieno titolo, nel numero degli altri elementi, così da formare sette elementi, nell’intera armatura di Dio].

1. La cintura
Il primo dei sette elementi dell’armatura di Dio, è appunto la cintura della verità. La cintura, non è un’arma; è solamente un capo del vestiario, della forma di una striscia di pelle o di tela robusta, che serve per allacciare ai fianchi, la lunga e larga veste che veniva indossata dalle persone della Palestina e di tutto l’Oriente in senso lato.

Legare la cintura ai fianchi, era la prima operazione che si faceva prima di dare inizio ad una qualsiasi attività lavorativa. Avere quindi, i lombi cinti, significa che la persona era pronta per il lavoro. Sotto quest'aspetto, l’apostolo Paolo considerava la cintura, un elemento importante dell’armatura di Dio, se non altro per affermare che si era pronti per il combattimento.
Pensando poi al significato che Paologli attribuisce a questa cintura, ciò merita una breve riflessione, per cercare di capire perché l’apostolo dà questo senso a questo elemento.

La verità, è ben diversa dalla consuetudine: la prima è la potenza vivente di Dio, la seconda invece è il prodotto dell’uomo. Inoltre, la verità scioglie dai legami una persona, mentre la consuetudine lo avvolge e lo lega sempre di più. Ecco perché Gesù, oltre a definirsi verità Giovanni 14:6, affermava ai Giudei dei suoi giorni Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giovanni 8:32).

Avere i lombi cinti, quindi, oltre a denotare che la persona era pronta per iniziare una qualsiasi attività lavorativa, voleva anche significare che si era liberi da tutti quegli ingombri. La lunga e larga veste che non permetteva alla persona di muoversi con scioltezza e disinvoltura, naturalmente si ripercuoteva sul rendimento riguardante il lavoro.
Il significato spirituale che l’apostolo Paolo fa della cintura, avere scioltezza e muoversi con disinvoltura nei combattimenti, è elemento essenziale, per non essere colpito dal nemico.
Nella vita spirituale ci sono tante cose ingombranti, - paragonati alle vesti lunghe e larghe -, come per esempio: sollecitudini, preoccupazioni, carnalità, avarizia, ecc. che non permettono di muoverci con libertà, nel senso pieno di questo termine. E, dato che la cintura della verità, viene inquadrata nel contesto del combattimento, è necessario che questo elemento sia il primo ad essere indossato, non solo per sentirci liberi nei movimenti, ma anche per sentirci forti e pronti per la lotta.

2. La corazza

Il secondo elemento dell’armatura di Dio, è la corazza. L’apostolo Paolo, per quanto riguarda quest'attrezzo, dice chiaramente che bisogna essere rivestiti con la corazza, questo significa che i normali vestiti, non sono adatti per andare a combattere. Che cosa è, infatti, una corazza? [Lo Zingarelli la definisce: Armatura del busto, in cuoio o metallo, composta di due pezzi, petto e schiena, integrati rispettivamente dalla panciera e dal guardareni].

A volte una sorta di cotta a maglie, copriva il petto, il dorso e le spalle, era di cuoio, di stoffa imbottita di lino Erod. 3:47, di rame, di ferro 1Samuele 17:5; Apocalisse 9:9 o finanche d’oro 1 Maccabbei. 6:2 [Libro deuterocanonico]. «La corazza si articolava fra le sue diverse parti, con gli elementi adiacenti all’armatura 1Re 22:34. Goliath aveva corazze fatte di file di scaglie di ferro cucite ad una tunica di lino o di pelle. I soldati di Antioco Eupatore portavano corazze a maglia di ferro 1Samuele 17:5; 1 Maccabbei 6:35» [R. Pache, Nuovo Dizionario Biblico, p. 85. Edizioni Centro Biblico Napoli].

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Lo scopo principale della corazza, era quello di coprire e proteggere il petto del combattente. E siccome nel petto c’è il cuore, - organo che se viene colpito causa la morte -, è necessario proteggerlo da questo serio pericolo. Che poi Paolo dà un senso spirituale alla corazza, questo rientra nell’ambito delle riflessioni che faremo su questo attrezzo dell’armatura, per comprendere che cosa voleva dire l’apostolo.
Siccome l’apostolo Paolo chiama la corazza: il rivestimento protettivo della giustizia, alla nostra riflessione si impone prima di esaminare il concetto di giustizia. Anche se l’apostolo non specifica il tipo di giustizia a cui fa riferimento, sicuramente non si tratta di quella derivante dalle opere della legge o da quella comunemente chiamata la giustizia umana, ma quella che
deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede (Filippesi 3:9), di cui il combattente deve essere rivestito.

Ai fini del combattimento e quando parliamo di combattimento nel contesto di Efesini 6:11-18, ci riferiamo alle forze demoniache e dell’inferno, perché a questi si riferiva senza dubbio Paolo.
Avere come corazza la giustizia umana o quella della legge, è come se il combattente fosse privo di una buona protezione. Poiché questa corazza, è perforabile dai colpi micidiali che il diavolo e i suoi alleati scagliano continuamente; mentre la corazza della Giustizia, cioè quella della fede in Cristo, nessun'arma offensiva che il nemico adopera, potrà avere la potenza di perforare per colpire a morte il combattente.

Se tanti combattenti cadono sul campo di battaglia, perché raggiunti dal nemico, sono sicuramente quei soldati che di tutto sono rivestiti religiosità, forme liturgiche, apparente spiritualità, tranne che della giustizia di Cristo.
Nella parte esterna della vita di questi combattenti, usiamo questa frase, perché il termine rivestire ha a che fare con quello che si vede o non con quello che è nascosto, non si vede la giustizia di Cristo, bensì quell'umana. Non è difficile sentire dalla bocca di queste persone: faccio questo e quello; sto compiendo questa missione e mi sto spingendo con successo in quest’altra attività.

Le parole in sé, non suonano male; è il modo con cui vengono pronunciante e l’attitudine che si assume, che rivelano se in quella persona vi è il rivestimento della giustizia di Cristo, ovvero solamente la giustizia umana, camuffata da un'apparente religiosità.
Questa corazza, che umanamente parlando, potrebbe darci sicurezza e protezione, non fa nessun'impressione al minimo combattente dell’inferno. Se davanti agli uomini tu sembri coperto e protetto, non lo sei affatto davanti agli occhi dei
Principati, delle potestà, dei dominatori del mondo delle tenebre e degli spiriti malvagi nei luoghi celesti.

Ricordiamoci sempre che l’unica corazza imperforabile, è la corazza della Giustizia, cioè,
La giustizia della fede di Cristo, che proviene da Dio mediante la fede.

3. I calzari

Il terzo elemento dell’armatura di Dio, ha a che fare con i piedi. I piedi dei combattenti non devono essere nudi, cioè privi di scarpe, devono essere invece calzati. Strano a dire: Le scarpe del combattente, secondo Efesini 6:14, si chiamano: La prontezza dell’evangelo della pace. Perché Paolo fa questa spiritualizzazione e che cosa voleva dire con questa espressione?

Meditiamo per capire l’affermazione dell’apostolo! I piedi, organi del corpo, sono necessari per camminare. Senza piedi, non sapremmo come potrebbe fare un uomo ad andare in un campo di battaglia. Avere le scarpe ai piedi, significa superare tutte quelle difficoltà costituite da spine, pietre, schegge di metallo ed altri corpi che potrebbero penetrare nella carne, aprire ferite e rendere i piedi inservibili.

Quando poi, l’argomentazione che fa l’apostolo si inquadra nel contesto del combattimento con le forze diaboliche, il senso spirituale, diventa più importante, perché ci porta a riflettere sulla necessità e valore dell’evangelo della pace.
A questo punto si potrebbe chiedere: che c’entra, la prontezza dell’evangelo della pace, con il combattimento con le forze sataniche? La risposta viene data dal fatto che lo stesso apostolo definisce l’evangelo: Potenza di Dio (Romani 1:16).
In un altro lavoro, precisamente Il grande mandato di Gesù Cristo [Opera dello stesso autore], abbiamo definito l’evangelo: La dinamite di Dio per scardinare la potenza satanica.

Per meglio valutare e comprendere il testo di Efesini 6:11-18, bisogna ricordare sempre che il combattimento, di cui parla l’apostolo Paolo, non è contro sangue e carne, ma contro potenze demoniache.
L’evangelo inoltre, non porta disturba alla carne e al sangue, procura disagio e rovina al regno di Satana. Le prigioni di Satana, nelle quali sono stati rinchiusi tanti uomini e donne, non si apriranno mai per fare uscire i carcerati e renderli liberi, per un atto di clemenza del diavolo.

Sappiamo infatti che, non esiste un’altro essere più crudele di lui in tutto l’universo, che sappia dare un solo giorno di libertà ai suoi prigionieri (cfr. Isaia 14:12-17). Dal momento che l’evangelo è la potenza di Dio, cioè la dinamite di Dio, questa divina carica esplosiva, può frantumare ogni fortezza nemica ed aprire ogni prigione, anche la più sorvegliata, per fare uscire tutti quelli che in esse si trovano rinchiusi. Avere quindi i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace, significa, non solo essere preservati da ferite che potrebbero immobilizzarci; rimanere all’impiedi dopo aver compiuto ogni cosa; significa: usare un’arma potentissima per scardinare le potenze nemiche e fare uscire nello stesso tempo le tante persone che si trovano rinchiuse nelle prigioni di Satana.

4. Lo scudo

Il quarto elemento dell’armatura di Dio, è lo scudo, che l’apostolo denomina: Lo scudo della fede.
Vale la pena considerare la specificazione, o meglio il significato spirituale che ne viene fatta, non solo per la rilevanza che le Scritture danno alla fede, ma soprattutto per il ruolo determinante che essa ha nel contesto del combattimento.
Cercare quindi di capire perché l’apostolo Paolo include la fede nell’armatura di Dio, contribuirà senza dubbio a valorizzare quest'arma. Davanti alla crescente ed aggressiva avanzata delle forze nemiche, soprattutto quando si tiene in debito conto che lo scudo della fede, ha la precisa funzione di spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.

Conoscendo tutte le tattiche di guerra che il nemico escogita contro il popolo di Dio, e le armi che esso adopera, il Signore, nella Sua bontà e misericordia, ha provveduto uno strumento di difesa efficace. Non solo per proteggere la vita del combattente, ma anche e soprattutto per mandare in frantumi i piani diabolici.

I dardi che vengono lanciati con una certa insistenza e violenza, vengono definiti infuocati, dall’apostolo. Volendo alludere, non solo che escono dalle officine dell’inferno, ma anche al danno che può provocare in mancanza di un'adeguata difesa. Con con lo scudo della fede, - non importa quanto inforcati possono essere i dardi del maligno -, poiché TUTTI saranno spenti. Quest’arma quindi, non è solo difensiva per la vita del combattente, ma risulta anche determinante per rendere inefficaci i piani distruttivi di tutte le forze di Satana.
Pertanto, quest'elemento dell’armatura di Dio, non deve essere ignorato, o trascurato, trattandosi di un attrezzo indispensabile, poiché con lui ci viene assicurata la protezione e nello stesso tempo la garanzia della vittoria nei nostri combattimenti.

Lo scudo protegge il davanti del combattente, vale a dire il petto dove c’è principalmente il cuore. E, siccome il cuore è l’organo vitale per il nostro corpo, ne consegue che quando viene danneggiato o peggio ancora si ferma a battere, c’è la morte sicura. Ecco perché la Bibbia dice perentoriamente:

Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da lui sgorgano le sorgenti della vita Proverbi 4:23.

Pertanto, il miglior modo per custodire validamente il cuore dai dardi inforcati del maligno, è prendere lo scudo della fede.

5. L’elmo

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Questo quinto elemento dell’armatura di Dio, ha la funzione di proteggere la testa, dove ci sono: il cervello, gli occhi, il naso, le orecchie e la bocca. Anche quest'arma difensiva, viene chiamata dall’apostolo: l'elmo della salvezza.

Andare al combattimento con la testa scoperta, significa esporsi a seri pericoli d'incalcolabili conseguenze. Dal momento che si sa che il maligno lancia continuamente i suoi dardi inforcati, se questi colpiscono la testa, i danni che ne derivano sono irreparabili. La scienza medica afferma che il cervello funziona come una centrale di smistamento.
Tutti i messaggi che da lui vengono captati, vengono subito smistati ai vari organi interessati del corpo umano. Se il corpo umano ha un buon funzionamento nelle sue parti, il merito è del cervello che trasmette gli ordini. Un cervello sano, è sinonimo di efficienza; mentre una testa danneggiata, provoca danni incalcolabili a tutto il corpo.
Inoltre, il cervello è la sede del nostro pensiero, e quando questi non viene incanalato secondo la Parola di Dio e la Sua volontà, si agisce in maniera sbagliata.

La più gran battaglia, di solito avviene nella mente.
Se il maligno riesce a danneggiarla in maniera diversa di come Dio vuole, l’uomo non si disporrà mai per accogliere le cose di Dio e le Sue promesse. In conseguenza di ciò, vivrà la sua vita come se si trovasse in continua sconfitta, privo di quella luce radiosa che rallegra e solleva l’essere umano.
Se i dardi inforcati colpiscono gli occhi, la conseguenza sarà la perdita della vista. Quando non si ha la vista, si giace nelle tenebre, e giacendo nelle oscurità, ci troviamo nel territorio del principe di questo mondo, cioè del diavolo. Avere l’elmo della salvezza, sopra la tua testa, non significa soltanto proteggere la tua mente dagli attacchi del maligno, ma significa anche proteggere gli occhi che ti permetteranno di vedere la luce di Dio sul tuo sentiero. E, scorgere nello stesso tempo, le armate di Satana, per poterti difendere dai loro attacchi.

Se la testa è scoperta, facilmente i dardi del maligno possono colpire le orecchie per farti perdere l’udito, in mancanza del quale non avrai la possibilità di sentire la voce di Dio quando si rivolge a te. Quando non percepisce la voce di Dio, l’unico che può parlarci di bene, l’uomo si trova nei guai e difficilmente potrà godere l’atmosfera della serenità e della pace.
Anche il tuo naso, che dovrebbe odorare la fragranza dei suoi fiori e della sua vegetazione, può essere danneggiato. Una volta che un dardo infuocato lo colpisce, finiresti col non sentire più i buoni odori di Cristo e dello Spirito Santo, che delizia la vita umana.
E che dire se qualche dardo infocato colpisce la tua bocca? Immancabilmente non avrai più la parola con cui benedire il Signore Salmo 103:1, e sulle tue labbra non ci sarà la Sua lode Salmo 34:1.
Considerando tutte queste cose e a quali danni si va incontro, vale la pena andare al combattimento non solo con i lombi cinti di verità; rivestiti con la corazza della giustizia; i piedi calzati con la prontezza dell’evangelo della pace; lo scudo della fede, ma anche prendendo l’elmo della salvezza, col quale potremo proteggere: la mente, gli occhi, le orecchie, il naso e la bocca.

6. La spada

Il sesto elemento dell’armatura di Dio è la spada, che Paolo si affretta subito a precisare che si tratta dell'arma bianca dello Spirito, che è la Parola di Dio.
Dal punto di vista militare, le armi che fin qui abbiamo esaminate, solo la spada è offensiva, mentre tutte le altre, sono difensive. Praticamente, che vuol dire tutto questo? Il cristiano deve stare sempre sulla difensiva? Qual’è il suo vantaggio? Sottomettendosi a Dio il cristiano dipende da Lui e non dalle sue capacità per avere la meglio sulle forze dell’inferno.

Sotto quest'aspetto, il vantaggio che si ha stando sulla difensiva, è enorme, per il semplice fatto che esperimenteremo la fedeltà di Dio nel constatare che le armi difensive che Egli ci ha provveduto, oltre ad essere efficace, ci garantiscono la sicura vittoria sulle armate del maligno.
Bisogna sempre ricordare che il mezzo che Dio ci ha provveduto per passare all’offensiva, è la spada dello Spirito. In altre parole, l’apostolo ci vuole insegnare che quest’arma, anche se è vero che la deve prendere il combattente, essa non è sua, ma dello Spirito.

Che vuol dire in pratica ciò? Se questa arma la lasciamo brandire dallo Spirito, e qui il riferimento è senza dubbio allo Spirito Santo, essa risulterà estremamente potente ai fini di colpire il nemico. Sorge allora spontanea la domanda: se questa spada la deve impugnare lo Spirito, perché Dio l’ha inclusa nell’armatura che il combattente deve prendere?
Dato che l’apostolo precisa che si tratta della Parola di Dio, - e che la deve usare il combattente -, è importantissimo chiedere istruzioni ben precise allo Spirito, - che ne è il suo legittimo proprietario -, come adoperarla.

A questo punto, credo che le parole di Davide, possono esserci di luce per farci meglio capire il pensiero dell’apostolo Paolo:

Dio ammaestra le mie mani alla battaglia, e con le mie braccia posso tendere un arco di rame (Salmo 18:34).

Se le mani di Davide erano state istruite alla battaglia dal Signore, vuole significare che le armi che egli usava, la spada e l’arco, le maneggiava secondo le direttive che Dio gli aveva dato. Quando la Parola di Dio, afferma che

è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito (Ebrei 4:12),

e viene usata da mani ammaestrate alla battaglia da Dio, quindi istruite dallo Spirito Santo, con questa spada si può colpire qualsiasi potenza dell’inferno. Non ci sono giganti grandi e valorosi , - e nella vita spirituale ce ne sono tanti di questi mostri - che possano sfuggire ai colpi poderosi e sicuri di questa potentissima arma che li stenderà a terra.

7. La preghiera

Il settimo elemento che completa l’armatura di Dio, è la preghiera. Non è un puro caso che la spada dello Spirito, sia seguita dalla preghiera.
Anche se nel gergo militare la preghiera, non può essere presa come un’arma, nel campo dello Spirito essa lo è, al pari della spada, come strumento di difesa offensiva. I veri combattenti, - stiamo parlando di quelli del regno dello spirito, - sanno che i Principati, le potestà, i dominatori del mondo di tenebre di quest'età e gli spiriti malvagi di ogni genere, si possono affrontare e vincere con la potentissima arma della preghiera.

Non per niente l’apostolo esorta a pregare in ogni tempo e con ogni sorta di preghiera e di supplica. La preghiera infatti, non consiste nel recitare parole su parole imparate a memoria, ma è quell’attitudine di consapevolezza che, rivolgendosi a Dio, personalmente, sa esporre i bisogni, le circostanze, le avversità e i vari problemi, a Colui che tutto può, cioè al Supremo Signore, con la certezza che da Lui vengono le risposte e le soluzioni.

Prendendo l’intera armatura di Dio, così come l’apostolo Paolo ce la presenta in Efesini 6:11-18, non solo siamo bene equipaggiati per resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi, ma siamo anche pronti per il combattimento, con le armi offensive e difensive [il pensiero che ha la Bibbia di Gerusalemme in questo contesto. L’apostolo Paolo nell’enumerare gli elementi dell’armatura di cui deve essere equipaggiato il cristiano per il combattimento spirituale, ha preso lo spunto dal soldato romano, però l’accento che ha voluto mettere non è tanto sull’elemento materiale (cintura, elmo, calzari...), ma su quello spirituale, applicando ad ogni elemento un particolare: Cintura = verità; corazza = giustizia; calzari = prontezza dell’evangelo della pace; scudo = fede; elmo = salvezza; spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio] che Dio ci ha date, con la certezza nel cuore che le potenze demoniache saranno debellate dalla spada dello Spirito, che è la Parola di Dio e dalla preghiera. L’esercito dei combattenti, capitanato dal più grande generale di tutti i tempi, Gesù Cristo, potrà così cantare l’inno trionfale del vincitore, alla lode e gloria di Dio, benedetto in eterno!

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente erisponderemo con premura
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