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Domenico34 - ROMANI - ESAME DEL CAPITOLO 8 DELL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2010 02:06
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03/11/2010 16:27

vv. 28-30

Con i vv. 28-30 si chiude il secondo paragrafo intorno alla “gloria futura”.

Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli;
e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati.


Il noi sappiamo, è senza dubbio un’espressione di certezza, che i figli di Dio manifestano, davanti agli eventi della vita quotidiana, che non sempre sono favorevoli al cristiano, seguace di Gesù. Come si arriva a questa consapevolezza, è una domanda che potremmo porre, per cercare di capire il pensiero di Paolo, visto che con il pronome personale plurale “noi”, l’apostolo si include. La conoscenza su cui è basata la certezza del nostro testo, non si manifesta nella vita del credente, all’inizio della sua esperienza cristiana. Sì sa, infatti, che quando una persona abbraccia la fede cristiana, cioè accetta per fede Gesù Cristo nella sua vita, non c’è tanta conoscenza di Dio e della Sua Parola. Ragione per cui, non è facile che nella mente del nuovo convertito, ci sia quella certezza di “sapere” che tutte le cose cooperano al bene. Questa certezza, però, percorrerà strada nella sua vita, man mano che la sua fede nel Signore si svilupperà, da arrivare alla comprensione che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio.

Camminare con il Signore, è un'esperienza meravigliosa che aiuta la persona ha conoscere la fedeltà di Dio in ciò che Egli dice nella Sua Parola, e rendersi conto come Lui si prende cura della nostra esistenza, dei nostri bisogni e dell’auto che ci dà nelle difficoltà che si incontra nel nostro cammino di ogni giorno. Quando si arriva a quella comprensione che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, l’esperienza cristiana non solo si arricchisce di nuove prospettive, ma anche le prove e le avversità che si incontrano, contribuiscono ad inquadrarle in una visione diversa, visto che si tiene presente che il nostro Signore, si prende cura dei suoi.

In che modo tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio? Sicuramente nel senso che è Dio stesso che li fa cooperare al bene per chi lo ama. Questo significa che, per chi non lo ama, non si verificherà quello che afferma l’apostolo. Per approfondire l’argomento, ai fini di comprendere meglio questa meravigliosa verità, ci serviamo della storia di un personaggio dell’A.T., di nome Giuseppe, figlio di Giacobbe.

Di questo splendito personaggio, non solo il libro della Genesi ci fornisce la sua biografia, ma ci fa conoscere anche le doti che possedeva, e, soprattutto la fedeltà che manifestava verso il suo Dio. Nonostante che Giuseppe avesse queste buone caratteristiche, durante gli anni della sua vita, prima che diventare il vice re del paese d’Egitto, attraversò tante peripezie che, solo la bontà e la fedeltà del suo Dio, l’ha potuto mantenerlo fermo nel sentiero della santità.

Fin dalla sua giovinezza, ha dovuto costatate l’odio e l’invia dei suoi fratelli, a motivo dell’amore particolare che suo padre Giacobbe, gli riservò, specialmente con la “vesta lunga fino ai piedi” che gli diede.

Fu spogliato dai suoi fratelli dalla veste lunga che indossava, gettato dentro un pozzo, venduto per venti siscli d’argento ad una carovana d'Ismaeliti; portato in Egitto e venduto come uno schiavo a Potifar. La moglie di questo funzionario egiziano lo accusò di molestia sessuale, perché Giuseppe non volle mai acconsentire ai suoi morbosi desideri carnali, che lo sollecitava giornalmente ad andare a letto con lei. A causa di ciò, fu messo in prigione e vi rimase per due anni, senza aver commesso niente che meritava questo trattamento. Per divina volontà di Dio, diventò il Governatore Generale di tutto il paese d’Egitto, e quando gestì i sette anni di carestia, in cui le persone di vari paesi, andava in Egitto per comprare il grano, si fece riconoscere dai suoi fratelli, che avevano riferito al loro padre che Giuseppe era stato sbranato da una bestia feroce.

Dopo tanti anni di permanenza nel paese d’Egitto, con tutta la famiglia di suo padre, arrivò il giorno della morte di Giocobbe, e, dopo che Giacobbe venne seppellito nel paese di Canaan, i fratelli di Giuseppe, riconoscendo tutto il male che gli avevano fatto, mandarono un’ambasciata a Giuseppe, per dirgli:

Perciò mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre, prima di morire, ordinò:
"Dite così a Giuseppe: Perdona ora ai tuoi fratelli il loro misfatto e il loro peccato; perché ti hanno fatto del male". Ti prego, perdona dunque ora il misfatto dei servi del Dio di tuo padre!» Giuseppe, quando gli parlarono così, pianse.
I suoi fratelli vennero anch’essi, si inchinarono ai suoi piedi e dissero: «Ecco, siamo tuoi servi»
(Genesi 50:16-18).

La risposta che Giuseppe diede fu:

Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio?
Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso
(Genesi 50:19-20).

Ecco, un uomo che ha compreso come Dio fa volgere tutte le cose in bene per chi lo ama!

Con i vv. 29-30, perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli;

e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati.

L’apostolo Paolo, tratta un argomento che ha fatto discutere molto, e sul quale non c’è unanimità d’interpretazione in mezzo alla cristianità: “La dottrina della predestinazione”.

Fin dal XVI ° secolo, quando Giovanni Calvino spiegò al mondo cristiano, come doveva essere intesa la dottrina della predestinazione, (e lo fece con forza e con una determinazione eccezionale), a parte che incontrò una forte resistenza in mezzo alla cristianità, addirittura ci sono stati tanti che l’hanno definita una dottrina eretica, tuttavia, tanti l’hanno accettata, e, da allora, fino ai nostri giorni, c’è una forte insistenza da parte di chi la condivide e la sostiene, e ampi dibattiti si svolgono a tutti i livelli, soprattutto su internet, da ambo le parti. Ultimamente in Italia, è stato pubblicato un libro, da Alfa & Omega, dal titolo “Soli Deo gloria” di Joel R. Beeke, che tratta i famosi cinque punti della dottrina calvinista, in maniera dettagliata, che sono:

* Depravazione totale
* Elezione incondizionata
* L’estensione dell’espiazione
* Espiazione definita
* Grazia irresistibile e chiamata efficace.


Bisogna dire subito che non è un argomento che chiunque può affrontare, per il semplice fatto che richiede una profonda conoscenza delle Scritture e una buona conoscenza della lingua greca.

I due termini greci presenti nei due versi in questione, sono: proeguô da progenôskô e proôrise da prorizo. Il primo è riferito alla prescienza di Dio, indica semplicemente l’antivegenza divina. Nell’accezione, conoscere prima [R. Bultmann, GLNT, Vol. 2, colonne 532-535], il secondo prestabilire, predeterminare, predestinazione [K.I. Schmidt, GLNT, Vol. XVIII, colonne 1278-1280].

Con queste notizie che fornisco, non intendo affrontare l’argomento in questione, sia perché ci sono state ampie discussioni in altri forum, e anche perché non sono versato per la polemica; mi limiterò semplicemente a mettere in risalto quello che interessa al comune credente.

I vv. 29-30 del capitolo 8 dell’epistola di Paolo ai Romani affermano che, Dio, in virtù dell’attributo dell’onniscienza che Egli solo possiede, conosceva noi credenti, non solo prima della nostra nascita, ma addirittura prima della fondazione del mondo. Davanti a questa divina conoscenza, non ci resta a ripetere le stesse parole che scrisse Paolo:

ma quando la perfezione sarà venuta, (che sicuramente non sarà sulla terra) quello che è solo in parte, sarà abolito.
Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.
Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto
(1Corinzi 13:10-12).

Dio ha messo un modello davanti a noi, che è quello di Suo Figlio, Gesù Cristo, allo scopo di essere conformi all’immagine del Figlio suo. Infine, l’apostolo ci informa che quelli che Dio ha conosciuto prima della fondazione del mondo, li ha pure chiamati, (per apprendere la sua grazia e il Suo amore), li ha giustificati, cioè liberati e perdonati dai loro peccati, e glorificati, cioè pronti per vivere nel cielo con Lui.
[Modificato da Domenico34 04/11/2010 16:31]
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