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Domenico34 - ROMANI - ESAME DEL CAPITOLO 8 DELL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2010 02:06
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28/10/2010 04:25

vv. 24-27

24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?
25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza.
26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili;
27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.


Il v. 24 mette in evidenza la salvezza del credente in “speranza” ed è con riferimento a quello che non si vede. Pur avendo

«le primizie dello Spirito, dobbiamo ancora gemere è comprensibile quando si ricorda che anche noi siamo stati salvati in speranza, vale a dire, per quanto l’azione salvifica di Dio ha già avuto luogo, il suo effetto definitivo, il poter gustare la nostra salvezza, rimane ancora nel futuro» [C.E.B. Cranfiel, La lettera di Paolo ai Romani (Capitoli 1-8), pag. 245).

Giustamente Paolo afferma che, quello che si vede, non è speranza. Perché l’apostolo fa questa precisazione? Perché in effetti, la speranza, non è basata su ciò che si vede, bensì su ciò che non si percepisce. Se la speranza fosse basata su ciò che si vede, giustamente l’apostolo dice: perché si spererebbe ancora? È chiaro dunque che, la speranza, ha a che fare, non solo su ciò che non si vede, ma ha soprattutto le sue radici nel futuro. Questo pensiero si armonizza con un altro testo dello stesso Paolo, in cui chiarisce meglio la questione: mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne (2Corinzi 4:18).

Se le cose che si vedono sono solo “per un tempo”, (e la nostra stessa esistenza terrena dura per un certo numero di anni) com'è possibile pensare alla nostra salvezza limitata nel tempo, quando essa è destinata per l’eternità, cioè senza limitazione di tempo?

L’attesa del credente, non rappresenta un’incognita, nel senso che non si conosce il futuro. Sì sa, infatti, che la speranza cristiana, oltre ad essere paragonata a un’ancora sicura, questa speranza che noi abbiamo è come un’ancora sicura e ferma della nostra vita, e che penetra fin nell’interno del velo (Ebrei 6:19), è principalmente fondata sulle promesse divine, e Gesù precisa:

«Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi;
e del luogo dove io vado, sapete anche la via»
(Giovanni 14:1-4).

Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà (Giovanni 12: 26).

La speranza del credente, oltre ad essere fondata sulla Parola del Signore, non è cieca, ma certa; perciò il fedele l’aspetta con pazienza. La pazienza, in questo caso, è molto importante, perché durante tutto il tempo del nostro pellegrinaggio, si incontrano tante prove e difficoltà, che ci permetterà di non venir meno e di non perderci d’animo.

Nei vv. 26-27, Paolo passa ad illustrare l’azione che compie lo Spirito Santo nella vita del credente, durante la sua permanenza sulla terra. Sappiamo che lo Spirito di Dio, svolge diverse attività, in favore dei figli di Dio, l’apostolo ne menziona alcune.

1) L’aiuto alla nostra debolezza.

v. 26a, Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza..., non si riferisce solamente alla preghiera, ma include anche tutto il problema della debolezza umana. La debolezza, fa parte del bagaglio della natura umana e il credente non è escluso. C’è però una notevole differenza tra chi è un seguace di Gesù e chi non lo è. Il discepolo di Gesù, quando viene assalito dalla debolezza umana, lo Spirito Santo lo soccorre quando gli mancano le forze. Lo stesso Paolo, in un’altro passo delle sue epistole afferma: perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte (2 Corinzi 12:10). Anche se la sua affermazione si riferisce a lui stesso, per quello che egli passava nella sua vita ministeriale, nondimeno, le sue parole servono per darci una buon'indicazione e per ricordarci quel che fa lo Spirito Santo nella vita di ogni cristiano.

2) Aiuto nel nostro modo di pregare.

v. 26b, perché non sappiamo pregare come si conviene...

Il modo di pregare come si conviene, non è qualcosa che l’uomo può escogitare, formulando belle parole, espressioni reverenti e correttezza grammaticale. Questo tipo di pregare, è quello che generalmente fanno gli ipocriti, cioè le persone che non sono sincere e che nella loro vita, non c’è armonia tra l’esterno e l’interno, che appaiano santi e devoti davanti agli uomini, ma non sono tali davanti a Dio. La preghiera che ispira lo Spirito Santo, è quella che sale al cospetto del Signore e sulla quale Dio esprime il suo compiacimento e dona al richiedente quello che domanda.

Il prof. Cranfield, la frase greca che la N.R. ha tradotto non sappiamo pregare come si conviene, la rende “non sappiamo per che cosa è giusto pregare” e consiglia che «potrebbe essere resa altrettanto correttamente con «che cosa pregare», per quanto riguarda l’aspetto grammaticale; ma forse è più probabile che il significato paolino sia: «per che cosa è giusto pregare». Comunque, qualunque sia il significato dell’espressione greca che l’apostolo adopera, è certo che lo Spirito Santo, ci aiuta nel nostro modo di pregare.

3) L’intercessione dello Spirito di Dio.

v. 26c ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili.

Se lo Spirito Santo svolge l’attività di intercedere davanti a Dio a favore dei santi, è essenzialmente perché Egli, identificandosi con i vari bisogni del credente, li aiuta nel presentare le varie richieste a Dio. A sua volta Dio, che è senza dubbio l’esaminatore dei cuori, conosce il desiderio del Suo Spirto, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio (v. 27).
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