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Capitolo 4




L’INSEGUIMENTO DEI MADIANITI




Mentre quelli sonavano le trecento trombe, il SIGNORE fece rivolgere la spada di ciascuno contro il compagno per tutto l’accampamento. L’esercito madianita fuggì fino a Bet-Sitta, verso Serera, fino al limite d’Abel-Meola, presso Tabbat.
Gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse si radunarono e inseguirono i Madianiti.
Gedeone mandò dei messaggeri per tutta la regione montuosa di Efraim a dire: «Scendete incontro ai Madianiti e tagliate loro il passo delle acque fino a Bet-Bara, e i guadi del Giordano». Così tutti gli uomini di Efraim furono radunati e si impadronirono dei passi delle acque fino a Bet-Bara e dei guadi del Giordano.
Presero due principi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb, e Zeeb al torchio di Zeeb; inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall’altro lato del Giordano
(Giudici 7:22-25).

Dio aveva promesso a Gedeone di mettere nelle sue mani i Madianiti e che la vittoria su di loro, doveva essere considerata una liberazione operata dal Signore (Giudici 7:7).

Dio mantenne la sua promessa: mentre gli uomini di Gedeone suonavano le trombe, nel campo nemico accadeva un tale scompiglio da spingerli a rivolgere la spada contro il proprio compagno e a fuggire.

Gli uomini di Gedeone non vacillarono, ma rimasero fermi nel seguire gli ordini ricevuti dal loro capo, credendoci. Pertanto tutti, conduttori e popolo, hanno una buona lezione da imparare!

Se i ruoli non vengono fraintesi o invertiti accettando il proprio compito senza invadere quelli altrui, si potrà attendere con fiducia la sorte. D’altra parte, per quanto riguarda la volontà di Dio o situazioni difficili da superare solo grazie alla fede in Dio, se non si crede a ciò che il Signore è in grado di fare, non si potrà mai sperimentare la veridicità di una promessa divina. Non ci stancheremo mai di ripetere che fede è essenzialmente certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono (Ebrei 11:1).

A Dio non manca il potere di liberare chiunque da una qualsiasi situazione difficile, visto che Egli è l’Onnipotente. Nello stesso tempo però sia i conduttori che il popolo dovranno sottomettersi a Dio e permettergli di operare nella maniera che Egli ritiene giusta. Non dovranno insegnare al Signore come dovrà muoversi per portare a compimento una Sua promessa; dovranno solamente ubbidire alla Sua Parola e lasciare a Lui di compiere, a modo Suo, quello che Egli stesso ha promesso.

Gli ordini divini non sempre appaiano logici e coerenti; spesso addirittura si scontrano con la logica umana, inducendo a diffidare del controllo divino. Il migliore modo per verificare una promessa divina è crederci, come fece Abrahamo, il quale sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza» (Romani 4:18).

In conclusione, chi avrebbe mai potuto prevedere che un gruppo di trecento persone, senza disporre armi per combattere, presentandosi sul campo di battaglia con una tromba e una brocca tra le mani, avrebbe avuto la vittoria su un nemico che aveva migliaia di combattenti bene armati, quali erano i Madianiti e gli Amalechiti? Eppure, contro ogni logica umana, quel piccolo gruppo di uomini, con in testa il loro conduttore Gedeone, ottenne una strepitosa vittoria sui suoi nemici. Certamente non per la loro abilità ma grazie ad un ordine ben preciso che seppero rimanere fermi nelle loro posizioni, suonare la tromba, spezzare la brocca che avevano in mano, e nello stesso tempo tenere alzata la fiaccola gridando: La spada per il Signore e per Gedeone (Giudici 7:20). Tutto il resto è opera del Signore!

La raccolta del popolo per inseguire i Madianiti

Gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse si radunarono e inseguirono i Madianiti.
Gedeone mandò dei messaggeri per tutta la regione montuosa di Efraim a dire: «Scendete incontro ai Madianiti e tagliate loro il passo delle acque fino a Bet-Bara, e i guadi del Giordano». Così tutti gli uomini di Efraim furono radunati e si impadronirono dei passi delle acque fino a Bet-Bara e dei guadi del Giordano.
Presero due principi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb, e Zeeb al torchio di Zeeb; inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, dall’altro lato del Giordano
(Giudici 7:23-25).

Ora che i nemici sono stati sconfitti e si sono dati alla fuga, bisogna inseguirli. A questo ci penseranno gli Israeliti di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse che, mettendosi insieme, inseguiranno i Madianiti e gli Amalechiti. Il fatto poi che Gedeone abbia mandato messaggeri agli efraimiti e li abbia invitati a scendere contro i Madianiti tagliando loro il passo delle acque fino a Bet-Bara e i guadi del Giordano, dimostra che l’iniziativa della gente di Neftali, di Ascer e di tutto Manasse di inseguire i Madianiti fu accettata favorevolmente ed apprezzata, anche se egli non aveva ordinato una simile impresa. Il comportamento di Gedeone inoltre dimostra non solo la condivisione e l’apprezzamento della predetta iniziativa, ma anche l’assenza di alcun risentimento o gelosia verso gli inseguitori dei Madianiti.

Spesso nel popolo di Dio si manifesta un certo antagonismo che spinge sia conduttori che popolo ad ignorarsi a vicenda con il pretesto di non vedere certe iniziative permesse o condivise dai superiori o da chi si trova in posizione di comando. Per illustrare questo pensiero si può prendere come esempio un passaggio evangelico.

Allora Giovanni disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel tuo nome, e glielo abbiamo vietato perché non ti segue con noi».
Ma Gesù gli disse: «Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi»
(Luca 9:49-50).

Giovanni gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome, e che non ci segue; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo vietate, perché non c’è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e subito dopo possa parlar male di me.
Chi non è contro di noi, è per noi
(Marco 9:38-40).

Il testo evangelico non rivela l’identità della persona a cui si riferisce Giovanni, ma poco importa: fondamentale invece è la motivazione addotta per giustificare o meno la posizione che assunsero Giovanni e i suoi colleghi nei confronti dell’uomo che cacciava i demoni nel nome di Gesù.

Si noti che non ci fu nessuna contestazione di quanto compiuto da quell’uomo e non si vuole insinuare neanche che si trattasse di una semplice simulazione. L’uomo del nostro testo effettivamente cacciava i demoni nel nome di Gesù. Se gli venne vietata quell’attività, era solamente perché non seguiva Gesù “assieme ai discepoli”. A dimostrazione dell’assenza di alcun inganno, Gesù non approvò il divieto di Giovanni e degli altri apostoli all’uomo che cacciava i demoni nel suo nome.

Si continuerà il prossimo giorno...