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Capitolo 8




LA FAMIGLIA DI GIACOBBE SI STABILISCE IN EGITTO




Una volta che si è fatto riconoscere dai suoi fratelli e che tra loro è avvenuta la riconciliazione, Giuseppe pensa a suo padre. Intanto la voce della presenza dei fratelli di Giuseppe arrivati in Egitto si sparge rapidamente nella casa del Faraone Non appena la notizia arriva al Faraone, questi, oltre ad accoglierla con piacere, fa subito chiamare Giuseppe e gli ordina di far venire in Egitto suo padre con tutta la sua famiglia.

Il faraone disse a Giuseppe: «Di’ ai tuoi fratelli: "Fate questo: caricate le vostre bestie e andate, tornate al paese di Canaan;
prendete vostro padre, le vostre famiglie e venite da me; io vi darò il meglio del paese d’Egitto e voi mangerete il grasso della terra".
Tu hai l’ordine di dire loro: "Fate questo: prendete nel paese d’Egitto dei carri per i vostri bambini e per le vostre mogli; conducete vostro padre e venite.
E non vi rincresca di lasciare la vostra roba; perché il meglio di tutto il paese d’Egitto sarà vostro"»
(Genesi 45:17-20).

Con questa sicurezza, i fratelli di Giuseppe vengono congedati e ritornano a Canaan, dove li attende il padre con trepidazione. Giuseppe dà loro dei viveri per il viaggio, dei regali ...un abito di ricambio per ciascuno di loro... ma per Beniamino ...cinque e trecento sicli d’argento. Mentre manda: Dieci asini carichi delle migliori cose d’Egitto, dieci asine cariche di grano e di viveri per suo padre durante il viaggio (Genesi 45:23).

LA RACCOMANDAZIONE DI GIUSEPPE

Nel congedarsi dai suoi fratelli, Giuseppe dice loro: Non ci siano, durante il viaggio, delle liti tra voi (Genesi 45:24).

Perché Giuseppe fa quella raccomandazione, e che cosa vuol significare con quelle parole? È facile intuirlo! Giuseppe, conoscendo il carattere dei suoi fratelli, pensa che durante il viaggio di ritorno, possano sorgere dissidi e litigi. Il giorno in cui si era fatto riconoscere dai suoi fratelli aveva saputo che, Ruben, il maggiore dei fratelli, era intervenuto per salvarlo dalla mano dei suoi fratelli e questo lo aveva messo in allarme. Senza la sua presenza, durante il viaggio avrebbero potuto litigare, lanciandosi accuse reciproche. Giuseppe anche in quella raccomandazione è senza dubbio illuminato dalla luce divina che voleva prevenire quello che sarebbe potuto succedere.

I litigi tra fratelli, i dissapori e ì malumori hanno sempre creato discordie e divisioni. Litigare tra fratelli non si addice ai figli di Dio e ai seguaci di Gesù Cristo. I litigi frantumano la comunione che tra fratelli dovrebbe sempre esserci, inaspriscono gli spiriti generando odio e rancore.

La Bibbia ci esorta a vivere in pace con tutti gli uomini (Romani 12:18); ad amarci gli uni con gli altri e a perdonarci (Efesini 4:31). Se nascono tra fratelli divergenze di carattere materiale, invece di ricorrere a persone lontane dalla fede, notai o avvocati, bisognerebbe fare il possibile per riuscire ad appianare le divergenze, superando con spirito benigno e compassionevole i dissapori.

IL RAPPORTO DEI FRATELLI DI GIUSEPPE CON IL LORO PADRE

Essi risalirono dall’Egitto e giunsero nel paese di Canaan, da Giacobbe il loro padre.
Gli riferirono ogni cosa, dicendo: «Giuseppe vive ancora ed è governatore di tutto il paese d’Egitto». Ma il suo cuore rimase freddo, perché egli non credeva loro.
Essi gli ripeterono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro. Quando egli vide i carri che Giuseppe aveva mandato per trasportarlo, lo spirito di Giacobbe, il loro padre, si ravvivò.
E disse: «Basta, mio figlio Giuseppe vive ancora; io andrò e lo vedrò prima di morire»
(Genesi 45:25-28).

Era logico che Giacobbe sarebbe rimasto scettico davanti al racconto dei figli. Erano passati tanti anni da quando aveva ricevuto la veste insanguinata di suo figlio Giuseppe; egli l’aveva riconosciuta e aveva pianto tanto, convinto che suo figlio, fosse stato sbranato da una bestia feroce. Come poteva credere ad una diversa versione? Non è l'appassionato racconto dei figli che convince Giacobbe, ma i carri che erano stati mandati dall’Egitto e che egli vedeva con i suoi occhi. Alla vista di quei carri Giacobbe si convince che, veramente, suo figlio Giuseppe è ancora vivo.

LA FAMIGLIA DI GIACOBBE SI TRASFERISCE IN EGITTO

Israele dunque partì con tutto quello che era e, giunto a Beer-Seba, offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco.
E DIO parlò ad Israele in visioni notturne e disse: «Giacobbe, Giacobbe!». Egli rispose «Eccomi».
Dio allora disse: «Io sono Dio, il DIO di tuo padre; non temere di scendere in Egitto, perché là ti farò diventare una gran nazione.
Io scenderò con te in Egitto e ti farò anche sicuramente risalire; e Giuseppe ti chiuderà gli occhi».
Allora Giacobbe partì da Beer-Seba, e i figli d'Israele fecero salire Giacobbe loro padre, i loro piccoli e le loro mogli sui carri che il Faraone aveva mandato per trasportarlo.
Così essi presero il loro bestiame e i beni che avevano acquistato nel paese di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e tutti i suoi discendenti con lui.
Egli condusse con sé in Egitto i suoi figli, e figli dei suoi figli, le sue figlie, le figlie dei suoi figli e tutti i suoi discendenti
(46:1-7).

Questo avvenimento è importante, almeno per tre motivi.

1) Ci porta a considerare la ferma determinazione di Giacobbe a seguire le vie di Dio;
2) ci porta a riflettere sulla promessa di Dio;
3) ci permette di gettare uno sguardo sul futuro.

1) GIACOBBE È DETERMINATO A SEGUIRE LE VIE DI DIO

Dal momento in cui Giacobbe raggiunge la certezza che suo figlio Giuseppe è ancora in vita e gli ha mandato i carri del Faraone affinché si trasferisca in Egitto, deve prendere la fatale decisione: andare o meno in Egitto. Giacobbe decide di andare in Egitto con tutta la sua famiglia, ma prima di varcare il confine della terra di Canaan, si ferma a Beer-Seba e offre sacrifici a Dio. La fermata di Giacobbe con la sua famiglia in quella località, non è certamente una delle tante tappe del suo lungo pellegrinare. Essa ha, senza dubbio, un preciso significato.

La circostanza rafforza maggiormente la nostra convinzione che probabilmente c’era qualcosa di non risolto nella vita del patriarca.. Il luogo dove Giacobbe abitava, prima della sua partenza, era Hebron (Genesi 37:14) e per arrivare a Beer-Seba, (dato che c’era un bel tratto di strada), ci erano voluti sicuramente alcuni giorni di cammino.

La domanda che sorge spontanea nella nostra mente, è: perché Giacobbe offre sacrifici al Dio di suo padre Isacco, a Beer-Seba e non lo fa a Hebron, prima di partire? Vuole solamente ricordare quello che avevano fatto suo padre (Genesi 26:23-25) e suo nonno, oppure c'è qualche altro motivo? (Genesi 21:33). Noi crediamo che ci sia un altro motivo. Senza dubbio Beer-Seba, avrà destato il ricordo del patriarca, dell'invocazione all'Eterno di Abrahamo e Isacco, dei sacrifici offerti all’Eterno, identificabili con altrettante invocazioni rivolte a Dio.

Si continuerà il prossimo giorno...