00 15/03/2011 01:59

Capitolo 13




L’ESORTAZIONE A VEGLIARE




State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento (Marco 13:33).

Nota statistica

Il termine “vegliare”, ricorre nel N.T. quattordici volte: dieci delle quali le pronunciò Gesù, (secondo quello che ci riferiscono i Sinottici); tre volte la usò Paolo e una volta Pietro. I testi che ne parlano, sono: (Matteo 24:42; 25:13; 26:38; 26:41; Marco 13:33; 13:35; 13:37; 14:34; 14:38; Luca 21:31; Atti 20:31; 1 Corinzi 16:13; Efesini 6:18 e 1 Pietro 5:8).

In tutti questi passaggi, la forma verbale è sempre all’imperativo. Questo ci dà l’idea dell’importanza che riveste questo temine, soprattutto ai fini di farci comprendere le varie situazioni che si determineranno nel corso degli anni della vita umana. Per avere presente tutti i vari contesti nei quali la nostra parola viene adoperata, è necessario passare in rassegna i testi summenzionati.

I quattordici passaggi nei quali si trova la parola vegliare, si possono raggruppare in sette sezioni:

I. Nella prima sezione ci sono i testi di (Matteo 24:42; Marco 13:33,35,37; Luca 21:36), il cui contesto è la venuta del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo.

II. Il secondo raggruppamento è composto di un solo testo, quello di (Matteo 25:13), il cui contesto è la parabola delle dieci vergini.

III. Nel terzo figurano (Matteo 26:41; Marco 14:34,38), il cui contesto è l’agonia di Gesù nel giardino del Getsemani.

IV. La quarta sezione è composta dell’unico testo di Atti 20:31, in cui si parla della minaccia che Paolo intravede dopo la sua morte, cioè quando si introdurranno in mezzo alla fratellanza dei lupi rapaci che non risparmieranno il gregge.

V. (1 Corinzi 16:13), è la quinta sezione in cui si parla dello sbandamento che potrà verificarsi in mezzo alla comunità, per ciò l’apostolo esorta a rimanere fermi della fede.

VI. La sesta sezione è costituita dall’unico testo di (Efesini 6:18), e riguarda il combattimento cristiano con le varie forze delle potenze infernali.

VII. Infine, (1 Pietro 5:8), presenta la strategia degli assalti del diavolo, per cercare di divorare i seguaci di Gesù.

RASSEGNA DELLE SETTE SEZIONI

I. La venuta del Figlio dell’uomo

I testi di (Matteo 24:42; Marco 13:33,35,37; Luca 21:36), nei loro contesti, offrono un ampio e dettagliato panorama di quello che accadrà, prima della venuta del Figlio dell’uomo, che riguarderà essenzialmente il ritorno di Gesù Cristo. Come tutte le predizioni dei profeti, circa la venuta del Messia, Gesù Cristo, si sono adempiute, così si compiranno anche quelle che hanno a che fare con la sua seconda venuta.

Siccome l’evento della seconda venuta di Gesù Cristo, sarà straordinario e unico nella storia, al pari della sua prima venuta, il Signor Gesù, ha creduto opportuno, non solo parlarne, ma anche descriverne, in forma profetica, quello che accadrà in mezzo all’umanità e in seno alla cristianità. Sarà quindi, estremamente importante, avere le idee chiare intorno a quest’evento e seguire con molta attenzione, quello che Gesù ha predetto.

Quello che si dirà sull’argomento della venuta del Figlio dell’uomo, cioè del ritorno di Gesù Cristo, sarà esclusivamente imperniato su quanto hanno scritto i Sinottici, compatibile con la parola vegliate, e non prevede l’esame di altri testi.

Si comincia con una precisazione categorica che riguarda il giorno e l’ora, per affermare che l’evento della venuta del Figlio dell’uomo, nessuno lo conosce, né gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. Se Gesù fece quest’importante dichiarazione, aveva precisi motivi per farlo. Uno di questi, era senza dubbio, la messa in guardia di ogni possibile abuso di speculazione ed anche perché Egli, in virtù dell’attributo dell’onniscienza che possiede, può predire gli eventi, prima che appaiano sull’orizzonte e accadano. Nonostante che la parola di Gesù sia stata chiara e facile nella sua comprensione, non sono mancati quelli che, non tenendo conto dell’avvertimento di Gesù, si sono dati alacremente a stabilire date. Siccome quelle predizioni non erano divine, nel senso che non erano state ispirate dallo Spirito di Dio, ovviamente, non si sono avverate.

Il “nessuno” che Gesù adoperò, oltre ad essere un “assoluto”, non lascia spazio per nessuna speculazione, visto che Egli ha incluso anche se stesso. A questo punto sorge una domanda: com'è possibile che Gesù, quale Figlio di Dio, non conosca il giorno e l’ora della Sua venuta? Questo, è compatibile con la Sua deità? Come deve essere intesa la sua affermazione? Crediamo che Gesù, faccia riferimento alla sua umanità, volendo con ciò significare che Egli, com'essere umano, non poteva conoscere un segreto della divinità; però, come Dio, quale Egli è, si trova alla pari del Padre, di conseguenza può conoscere le stesse cose che conosce il Padre. Chiarito questo punto, che potrebbe condurre ad errate interpretazioni, possiamo esaminare quello che l’evangelista Matteo riferisce intorno al discorso che Gesù fece, circa l’evento della Sua venuta.

Il paragone che Gesù fece dei giorni di Noè, con la venuta del Figlio dell’uomo, fu fatto per mettere in risalto l’atteggiamento dell’umanità di quei tempi.

Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,
e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo
(Matteo 24:37-39).

Con queste sue parole, Gesù ha voluto forse insegnare che Egli condannava il mangiare, il bere, prendere moglie e andare a marito? Assolutamente no! Lo scopo del suo ragionamento era di far comprendere che la gente ai tempi di Noè, non pensava ad altro che a mangiare, a bere, a prendere moglie e andare a marito, e non teneva conto dell’invito pressante al ravvedimento che Noè predicava, in vista dell’imminente diluvio che si sarebbe abbattuto sull’umanità di quei tempi. Lo stesso atteggiamento d'indifferenza assumeranno le persone, per le cose di Dio, in vista della venuta del Figlio dell’uomo.

Non si può negare che ai nostri giorni, c’è una grande maggioranza che a tutto pensa, tranne che di avvertire la necessità di arrendere la propria vita a Cristo Gesù, e riceverlo nel proprio cuore come personale Salvatore. Queste persone, subiranno la stessa sorte di quello che Gesù afferma:
Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato;
due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata
(vv. 40-41).

Questa cosiddetta separazione avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo e la farà Lui stesso, dato che Egli conosce i suoi e non ci sarà nessun pericolo di commettere errore. Che i “presi” saranno quelli che appartengono al Signore, nel senso più stretto di questo termine, cioè quelli che Egli conosce, non c’è nessun dubbio; mentre quelli che saranno lasciati, non appartengono a Lui. Qui, ovviamente, vengono descritte due categorie di persone.

Si continuerà il prossimo giorno...