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Capitolo 2




NON AGGIUNGERE E NON TOGLIERE




Le due parole: “Aggiungere” e “togliere”, nella forma “imperativa” si leggono nella Bibbia quattro volte; tre volte nell’Antico Testamento e una nel Nuovo Testamento. I tre passaggi dell’Antico Testamento sono:

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla, ma osserverete i comandamenti del SIGNORE vostro Dio, che io vi prescrivo (Deuteronomio 4:2);

Avrete cura di mettere in pratica tutte le cose che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai (Deuteronomio 12:32).

Non aggiungere nulla alle sue parole, perché egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo (Proverbi 30: 6).

Il passaggio del Nuovo Testamento è:

Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro;
se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della santa città che sono descritte in questo libro
(Apocalisse 22: 18-19).

I primi due passaggi parlano dei “comandamenti del Signore”; mentre il terzo parla semplicemente della Parola di Dio. Il passaggio del Nuovo Testamtento si riferisce esplicitamente alla profezia del libro dell’Apocalisse.

I passi dell’Antico Testamento

Meditiamo sui passaggi dell’Antico Testamento, non solo per cercare di comprenderli, ma anche per coglierne importanti insegnamenti di vita pratica. Per quanto riguarda i “comandamenti del Signore”, bisogna subito ricordare che questa frase, anche se si legge frequentemente negli scritti dell’Antico Testamento, serviva per regolare i rapporti del popolo d’Israele con il loro Dio.

A questo punto, però, prima di andare avanti, bisogna anche precisare che questi “comandamenti”, non riguardavano solamente la parte spirituale, cioè la devozione nel culto verso Dio, con tutto il cerimoniale che lo regolava ogni sua parte, serviva anche per regolarizzare gli affari umani: tutto quello che riguardava l’aspetto materiale dell’esistenza degli Israeliti.

Questo significa che Dio, non era interessato per il Suo popolo, solo per ciò che riguardava i rapporti con Lui, cioè quando Gli offrivano i vari sacrifici e gli olocausti, era anche interessato per l’andamento di tutti gli affari che regolavano la loro vita umana, come per esempio: norme che regolavano la stipulazione di un contratto di compra di un immobile, di uno schiavo; il diritto di riscattare una proprietà o di uno schiavo; come concedere un prestito e a quali condizioni; regole per la guerra, e tante altre norme che regolavano la vita di ogni giorno.

Se Dio comandava di osservare un suo ordine, non significava solamente che c’era validità e utilità di tutto ciò che Egli presentava al suo popolo; “nell’osservanza dei comandamenti”, da parte dei figli d’Israele, si manifestava anche rispetto e obbedienza per la Sua Parola. Questo è un elemento molto significativo, che deve essere tenuto in debito conto!

“Aggiungere” qualcosa a quello che Dio aveva comandato di osservare, in pratica significa che quello che Egli aveva detto, non era completo: cioè c’era stato dimenticanza in qualche parte, o magari non veniva specificato abbastanza un dettaglio. Un simile operare, sarebbe stato molto offensivo per Dio, come se Egli venisse paragonato ad un qualsiasi essere umano, con tutte le sue imperfezioni e limitazioni. Non solo questo, la Sua stessa saggezza e la sua sovranità, sarebbero apparse seriamente minate da apparire prive di valore normativo.

In conclusione, una simile deviazione, Dio non poteva permetterla in mezzo al Suo popolo, per il semplice fatto che tutta l’operazione, prima di ogni cosa, non sarebbe tornata a gloria del Suo Nome, e, in secondo luogo la stessa dignità divina, sarebbe stata seriamente offuscata. Ecco, perché, il Signore comandava di non “aggiungere nulla”!

“Togliere” qualcosa ai comandamenti del Signore, non era meno offensivo per Dio, di “aggiungere” qualcosa a quello che Egli aveva comandato. L’azione di “togliere”, dal punto di vista letterale, significa che quello che si elimina, non serve; è superfluo, non ha nessun'importanza e valore.
Come si sarebbe potuto facilmente intuire, Dio nel comandare di non “aggiungere” e “togliere” nulla dei suoi comandamenti, voleva far comprendere al Suo popolo a quale rischio si esponeva, se avesse avuto una simile intenzione a procedere in quel modo.

Quale uomo può ergersi, davanti a Dio e nei confronti dei Suoi comandamenti, a tali atti di spietata presuntuosità e arroganza? Chi può accusare il Signore di aver dimenticato qualche cosa? Chi può dirGli che non tutto quello che Egli ha comandato “serve” ed è “utile” per osservarlo? Solo un empio, una persona senza scrupoli, spietata, arrogante e presuntuosa; uno che non ha nessun'intenzione di servire veramente il Signore ed esserGli sottomesso, può concepire simili iniziative e portare a compimento atti del genere!

Per quanto riguarda il detto del libro dei Proverbi, leggendolo nel suo contesto, si comprende subito che il divieto di “aggiungere”, ha a che fare con la parola di Dio.

Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco. Egli è uno scudo per chi confida in lui.
Non aggiungere nulla alle sue parole, perché egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo
(Proverbi 30: 5-6).

«La diffida ad aggiungere qualcosa alle sue parole può riferirsi al pericolo di inserire speculazioni umane nella rivelazione divina. La comprensione di Dio (teologia) deve derivare non da idee umane ma dalla parola di Dio. Il Signore rimprovera coloro che pretendono di sapere di Dio più di quanto egli stesso abbia rivelato. Costoro sono spesso tanto distanti dalla verità che Dio li chiama bugiardi» [Sid S. Buzzell, Investigate le Scritture, Antico Testamento, pag. 1025].

Se si accetta che Dio ha fatto scrivere tutto nel Suo libro, la Bibbia, non si può andare dietro a quelli che vanno in cerca di “nuove rivelazioni”, per aggiungerle a quelle che sono state scritte. La parola di Dio “scritta”, cioè le “Sacre Scritture”, è la completa rivelazione divina per l’uomo. Tutto quello che occorre all’essere umano, sia per la vita presente e massimamente per quella futura, cioè l’eternità, Dio l’ha fatto conoscere e rivelato per mezzo delle Scritture ispirate. Ogni aggiunta prodotta dall’uomo, non importa se a volte potrebbe essere giustificata dalla così detta “rivelazione dello Spirito” o da una “apparizione celeste” (come spesso si afferma), rappresenta un atto arbitrario che offende la veracità e la fedeltà di Dio.

Il testo del Nuovo Testamento

Per quanto riguarda il passaggio del Nuovo Testamento, come abbiamo suesposto, è quello dell’Apocalisse 22:18-19. Non è un puro caso che la forma “imperativa” di non “aggiungere” o “togliere”, si trovi quasi al termine e conclusione della Bibbia.

Si, è vero che il “divieto” riguarda la profezia del libro dell’Apocalisse; questo però non significa che si possono “aggiungere” altre profezie a quelle che ci sono, o “togliere”, modificandole, senza che il libro stesso ne subisca un danno di credibilità.

Si continuerà il prossimo giorno...