00 14/12/2010 13:48

Capitolo 9



LA fede di GIACOBBE



Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò, appoggiato alla sommità del suo bastone (Ebrei 11:21)

Il particolare riferimento che lo scrittore agli Ebrei fa degli ultimi atti della vita di Giacobbe, non riguarda tanto la benedizione impartita ai suoi dodici figli quanto la benedizione che venne data ai due figli di Giuseppe: Manasse ed Efraim. A prima vista potrebbe sembrare strano come tralasciando una lunga descrizione della benedizione che avesse dato ai suoi dodici figli, lo scrittore agli Ebrei si occupi solo della benedizione data ai due figli di Giuseppe.

Ma valutando giustamente questa benedizione, non tanto per la vita stessa dei figli di Giuseppe, quanto per quella di Giuseppe stesso, c’è da apprezzare l’inserimento di questo richiamo, per quanto riguarda lo scopo che lo scrittore agli Ebrei si prefiggeva, nell’inserire Giacobbe nel numero della lista degli uomini di fede. Non c’è niente di particolare in questa benedizione impartita dal vecchio Giacobbe ai due figli di Giuseppe, se non il modo in cui venne data: quando incrociando le sue braccia, pose la sua mano destra sul capo di Efraim e la sua sinistra su Manasse, invertendo così l’ordine: Manasse il primogenito prese il posto di Efraim il secondogenito ed Efraim il secondo figlio la posizione di Manasse il primo figlio.

Questa inversione che Giacobbe operò nell’impartire la benedizione ai due figli di Giuseppe, oltre a non essere di gradimento allo stesso padre Giuseppe, rimase tuttavia invariata, nella maniera come la fissò il vecchio Giacobbe.

Quest’ atto di inversione, non era certo secondo l’ordine di una logica umana; ma nonostante ciò venne fatto; e questo dimostrava la fede di Giacobbe, secondo la valutazione che ne fece lo scrittore Sacro.

In altre parole, lo scrittore agli Ebrei vorrebbe dire questo: Se Giacobbe non avesse avuto fede, nell’intravedere il futuro dei suoi due nipoti, in quello che egli fece, non avrebbe benedetto i due figli di Giuseppe nella maniera come li benedisse; mettendo la sua mano destra su Efraim - secondogenito - e la sua sinistra su Manasse - primogenito -.

Per conoscere tutta la storia di questa particolare benedizione, dobbiamo ovviamente rivolgerci al libro della Genesi. Non si può parlare dei due figli di Giuseppe, senza parlare di lui stesso; non solo perché senza il padre non si potrebbe giustificare l’esistenza dei figli, ma soprattutto perché nel significato etimologico dei nomi dei figli, c’è la narrazione di tutta la storia, dall’A alla Z, della vita di questo splendido Giuseppe.

Infatti, il nome Manasse significa: Che fa dimenticare, ed Efraim: Doppiamente fecondo. Vale quindi la pena esaminare la sua storia, non solo per conoscerla nei suoi minimi particolari, ma soprattutto per saperne cogliere l’importanza e la ricchezza spirituale, di tutte quelle lezioni che ci vengono impartite.

Dal matrimonio che Giacobbe contrasse con le due figlie di Labano, Lea e Rachele, - anche se la prima la prese contro la sua volontà, in seguito, dall’unione che ebbe con le due serve di Rachele e Lea, dietro il loro esplicito consenso, Giacobbe ebbe dodici figli e una figlia. I nomi dei maschi si trovano elencati in Genesi 35:23-26 e quello della femmina in Genesi 30:21.

1. GIUSEPPE, IL PREDILETTO DI GIACOBBE

Giuseppe, il penultimo dei figli nati a Giacobbe, era diventato il prediletto del padre.

Or Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il ragazzo della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi.
Ma i suoi fratelli, vedendo che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli, presero ad odiarlo e non gli potevano parlare in modo amichevole
(Genesi 37:3,4).

La storia di questo particolare amore che aveva per Giuseppe, sfociato nel dono della “lunga veste”, ha spinto qualcuno a pensare, che indicava “visivamente una superiorità di Giuseppe sui fratelli sancita dal padre”. (N. Marconi, in RB, Luglio-Settembre 1991).

A noi sembra che questa interpretazione si spinga troppo e forzi, in maniera esagerata, il testo biblico, soprattutto se si tiene in debito conto che ancora non c’erano stati i “sogni di Giuseppe”, che stabilivano, - non secondo un piano umano e neanche un preciso desiderio di Giacobbe, ma secondo un piano divino, - la superiorità di Giuseppe sopra i suoi fratelli. Se poi questa considerazione si mette a confronto con la stessa reazione di Giacobbe, allorquando Giuseppe raccontò il suo secondo sogno:

Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli e suo padre lo sgridò e gli disse: Cosa significa questo sogno che hai fatto? Dunque proprio io, tua madre e i tuoi fratelli dobbiamo venire a inchinarci fino a terra davanti a te? (Genesi 37:10);

diventa più difficile sostenere una simile interpretazione, per l’evidente contrasto che si nota. Quella “veste lunga fino ai piedi”, che poi “era una giubba, e non la sopravveste tipo mantello che l’uomo portava fuori casa, era comunemente usata perché lunga e con maniche pure lunghe; insomma una veste di lusso che poteva andar bene solo a persone che non dovevano lavorare” (Gunkel). È nominata specificatamente solo in un altro passo, come abito delle principesse reali (2 Samuele13:18).

Anche se la “tunica con le maniche lunghe”, per uno come Giuseppe che “pasturava il gregge coi suoi fratelli”, non si addiceva tanto, sicuramente, Giacobbe, nel dare a suo figlio quella veste particolare, non era animato dal desiderio di vedere suo figlio primeggiare sugli altri figli, anche se Giuseppe, nel piano di Dio, doveva diventare il “signore dei suoi fratelli”.

Non era certo tale la finalità di quella donazione nella mente e nell’intenzione di Giacobbe; voleva solamente dimostrare un amore particolare, per il prediletto figlio Giuseppe.

Anche se la Scrittura dice chiaramente che l’amore particolare di Giacobbe nei confronti di Giuseppe era per il fatto che Giuseppe era il “figlio della vecchiaia”, con ogni probabilità ci saranno stati altri motivi - che noi non conosciamo, perché il Sacro testo non ce lo rivela -, che avranno indotto il vecchio padre ad agire in quel modo. D’altra parte, non possiamo minimamente pensare a Rachele, la madre di Giuseppe, dato che lei aveva solo Giuseppe come figlio, e quindi è assurdo pensare che anche lei agiva nella stessa maniera di suo marito.

Pensiamo piuttosto a Giacobbe, il padre di tutti gli altri figli, perché mai manifestava un amore diverso per Giuseppe, non solo nella “qualità”, ma anche nella “quantità”. Sarà stato forse il carattere mite ed arrendevole di Giuseppe, che avrà attirato particolarmente l’attenzione del vecchio padre?
Possiamo fare mille supposizioni, elaborare tante ipotesi, pensando ora ad una cosa e ora ad un’altra, senza peraltro arrivare ad una definitiva conclusione, per stabilire i “veri motivi che hanno indotto Giacobbe ad “amare Giuseppe più di tutti gli altri figli”.

Che poi questo particolare amore di Giacobbe per Giuseppe, venne notato dagli altri figli, soprattutto per la “veste lunga” che gli era stata donata dal padre, suscitando così l’odio da parte dei fratelli, semmai rafforza il convincimento quanto sia pericoloso e catastrofico nello stesso tempo, quando i genitori fanno particolarità coi loro figli.

Si continuerà il prossimo giorno...