00 19/11/2010 14:26
Per incoraggiare la lettura di quanto viene pubblicato, sezioniamo il capitolo, dando un intervallo di un giorno, in modo che il lettore che leggerà la prima sezione, saprà che il giorno successivo ci sarà la continuazione. Mi auguro che questa iniziativa, sia di gradimento a tutti. Grazie!


Capitolo 4



La fede di Enoch



Per fede Enoch fu trasferito in cielo perché non vedesse la morte, e non fu più trovato perché Dio lo aveva trasferito; prima infatti di essere portato via, egli ricevette la testimonianza che era piaciuto a Dio (Ebrei 11:5).

Basta un solo versetto, che la lettera agli Ebrei dedica a questo patriarca, per descrivere la sua vita, prima e dopo il suo trasferimento in cielo da parte di Dio. In Luca 3:37, Enoch viene presentato come uno degli antenati di Cristo e l’epistola di Giuda, 14,15, parla della sua profezia. Per conoscere più intorno a questo pio uomo, dobbiamo rivolgerci al libro della Genesi.

1. LA VITA DI ENOK FINO A SESSANTACINQUE ANNI

A differenza della lettera agli Ebrei che dedica un solo versetto per parlare di Enoch, il libro della Genesi, ne dedica 6: due riguardano la nascita e da chi nacque e 4 descrivono quello che fece e come si comportò. Ecco quello che si dice di quest’uomo:

Jared visse centosessantadue anni, e generò Enoch.
Dopo aver generato Enoch, Jared visse ottocento anni e generò figli e figlie.
Enoch visse sessantacinque anni e generò Methuselah.
Dopo aver generato Methuselah, Enoch camminò con DIO trecento anni e generò figli e figlie.
Così, tutto il tempo che Enoch visse fu di trecentosessantacinque anni.
Or Enoch camminò con DIO; poi non fu più trovato, perché DIO lo prese
(Genesi 5:18,19,21-24).

La vita di Enoch, così come appare dal racconto della Genesi, si può dividere in due parti: il primo frammento comprende i suoi sessantacinque anni vissuti per se stesso, nell’intimità della sua famiglia e il secondo, i trecento anni, vissuti con Dio in un rapporto di consacrazione e di comunione con Lui.

Tenendo presente questi due elementi che caratterizzarono la vita terrena di questo patriarca, la fede che la lettera agli Ebrei presenta di quest’uomo, acquista più significato, e può aprire gli occhi di una qualsiasi persona, su ciò che riguarda la finalità e lo scopo che si dà alla vita umana. All’età di sessantacinque anni, Enoch, viene presentato dal racconto biblico, come un uomo che ha moglie e figli.

Se si deve considerare il matrimonio di quest’uomo, all’età di sessantatre o sessantaquattro anni, non ci viene dato di sapere, dal momento che non sappiamo con esattezza, se Methuselah, il primogenito di Enoch, nacque dopo il primo anno di matrimonio o passarono alcuni anni.

Anche se la Bibbia ci fornisse la data del matrimonio di Enoch e l’anno della nascita di Methuselah, cioè non avrebbe nessun significato, perché quest’uomo, fino all’età di sessantacinque anni, ci viene presentato come un essere umano che visse in quell’epoca. I sessantacinque anni dei quali il Sacro testo fa esplicito riferimento, servono solamente, a nostro avviso, a stabilire che:

1) Sino a quell’età Enoch, visse la sua vita per se stesso,
2) per sua moglie,
3) per la sua famiglia - forse da poco tempo formata - e che di Dio e del camminare con Lui, non c’è ancora la minima traccia nella sua vita.

Per l’età che vivevano gli uomini di quei tempi, si può affermare che i sessantacinque anni di Enoch, rappresentavano una piccolissima percentuale. Se invece, questi anni si trasferiscono all’età moderna, si può parlare benissimo di una vita umana vissuta senza Dio e lontana da Lui.

Credo che valga la pena pensare nella maniera moderna, e vedere nei sessantacinque anni di Enoch, il tipo di quelle persone che vivono la loro vita, pensando a se stessi e alle loro famiglie, senza preoccuparsi di Dio e delle sue vie. Si sa con estrema certezza, che ai giorni nostri, ci sono tante persone che vivono la loro vita come se Dio non esistesse per loro, come se non ci fossero realtà spirituali cui pensare e come se dopo la morte, non ci fosse l’eternità.

Considerando l’umanità nel suo insieme, da un punto di vista generale, si vedono le persone della nostra era, intente e protese per ogni attività che le tiene impegnate, mentalmente e manualmente; gente che corre a destra e a sinistra nelle svariate operosità secolari; persone che pensano solamente come acquistare ricchezza, posizioni sociali riguardevoli; gente che cerca di assicurarsi il benessere in mille modi; individui che pensano solamente al piacere e al divertimento; popolo che vive la propria vita come se questa dovesse durare eternamente sulla terra.

Se a queste persone si parla di Dio, delle Sue vie e della Sua volontà, possibilmente rispondono che non hanno tempo da dedicare alle cose di Dio, non hanno tempo per consacrare la loro vita a Dio, e peggio ancora, non hanno tempo per pensare alla loro salvezza e al destino eterno della loro anima. Di loro si può applicare benissimo la parola di Paolo:

La cui fine è la perdizione, il cui dio è il ventre e la cui gloria è a loro vergogna; essi hanno la mente rivolta alle cose della terra (Filippesi 3:19).

Sicuramente i primi sessantacinque anni della vita di Enoch, non ci parlano solamente di un uomo che fino a quell’età visse per se stesso, per sua moglie e per la sua famiglia, non lasciando trapelare niente che potesse collocarlo nel numero di quelli che si interessavano di Dio, ma ci parlano anche di una svolta che si verificò nella vita di quest’uomo. È difficile parlare di una crisi di coscienza nella vita di Enoch all’età di sessantacinque anni, dal momento che il Sacro testo non fornisce nessuna notizia relativa a questa situazione.

Ma se consideriamo la nascita di Methuselah, che avvenne all’età di sessantacinque anni e la specificazione che fa la S. Scrittura che “Enoch camminò con DIO trecento anni”, possiamo supporre, con ogni probabilità, che a cominciare da quella data, si sarà verificato nella vita di questo patriarca, quello che comunemente si dice: “Una crisi di coscienza”.

Tutte le crisi di coscienza sono motivate da serie e profonde riflessioni, che portano di solito l’uomo, a considerare la sua vita, il modo come l’ha vissuta, soprattutto dal punto di vista religioso e di Dio e la prospettiva che si presenta per il futuro.

Nulla c’impedisce di pensare che Enoch, all’età di sessantacinque anni, abbia cominciato a riflettere, e riflettere seriamente intorno al suo modo di vivere e perché fino a quel tempo non ha assegnato posto nella sua vita a Dio e alle sue cose. Forse avrà detto a se stesso: ho sessantacinque anni e durante questi anni, non mi sono mai dato pensiero di Dio, né interessato delle Sue cose. Sono vissuto solamente per me stesso, per la mia famiglia; ho cercato le cose della vita, impegnandomi in tanti fronti, ma ho ignorato Dio e le Sue vie, e non ho mai pensato di camminare in loro. Da oggi in poi mi decido di “camminare con Dio”.

Questo ragionamento che Enoch fece, oltre a rivestire un carattere “personale”, parlava di una ferma determinazione riguardante il futuro. Ammesso per scontato che Enoch entrava in una crisi di coscienza che l’ha indotto alla riflessione e alla decisione, era sempre una faccenda personale, che riguardava solamente la sua vita e non includeva l’esistenza della sua famiglia.

Che cosa avrà pensato sua moglie e come avrà reagito davanti a questo nuovo indirizzo che si proponeva suo marito? Nulla ci viene detto dalla S. Scrittura, circa una possibile reazione negativa da parte della moglie di Enoch. E, ammesso per ipotesi, che la moglie di Enoch si pronuncia contro suo marito per quello che si proponeva di fare, si può benissimo intravedere la ferma volontà del marito, nel volere “camminare con Dio”.

Nell’eventualità che la moglie di Enoch si fosse opposta alla decisione del marito di voler cambiare il modo di vivere, e che Enoch avesse avuto la possibilità di conoscere quello che Giosuè disse al popolo d’Israele al confine della terra promessa, sicuramente avrebbe fatte sue le parole, anche se non avesse potuto usarle interamente come le disse Giosuè, avrebbe sicuramente detto: quanto a me, servirò l’Eterno (Giosuè 24:15). Dal momento che Enoch decise di cambiare modo di vivere, appariva chiaro davanti a sé cosa comportasse un simile cambiamento.

1) Sul piano prettamente personale, per ciò che riguardava i suoi sentimenti, il suo modo di comportarsi, tutto apparirà diverso, perché diversa era anche la prospettiva che si presentava davanti a lui e la sua finalità. Quando si pensa ad una persona che si converte a Dio, nel senso come il N.T. presenta questa verità, si può meglio comprendere e valutare la conseguenza della svolta della vita di Enoch, e si può ugualmente immaginare quello che si verifica nell’esistenza del nuovo convertito.

Non è soltanto questione di un cambiamento interiore, si verificano anche mutamenti esteriori, che tutti possono vedere e controllare. Usanze che prima si tenevano come cose sacre, si mettono da parte; certi vizi che caratterizzavano la vita, come per esempio, l’ubriachezza, la dissoluzione, la disonestà, vengono eliminati, per assegnare posto alla continenza, ad una condotta dignitosa e all’onestà. Certe cattive compagnie che conducevano a commettere certi crimini, vengono soppresse e rimpiazzate con persone che servono Dio e camminano nel suo timore.

L’indifferenza e l’incuranza per le cose di Dio, vengono messe da parte per sostituirle con un sincero zelo e con una puntigliosa premura. Tutto è nuovo: nei sentimenti, nei propositi, nella volontà, e anche nel modo di vivere. Tutto si accorda e si manifesta, secondo il detto della Scrittura:

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove (2 Corinzi 5:17).

2) Sul piano della famiglia, per ciò che concerne la relazione che intercorre tra marito e moglie, il rapporto tra genitori e figli, subisce un cambiamento, soprattutto quando si pensa ad uno sposo che va in giro cercando altre donne, ad una moglie che non sa cosa significhi “sottomissione”; a dei genitori che non hanno avuto amore e premura per i loro figli; a dei ragazzi che non sanno cosa significhi “ubbidire”.

Supponendo che nella vita di Enoch, prima del suo cambio di rotta, si manifestassero quelle carenze di cui si fa spesso riferimento per le persone inconvertite, ora si può vedere che tutto è diverso, che l’atteggiamento è cambiato ed è cambiato anche il modo di vivere.

In virtù della svolta della vita di Enoch, anche le sue conseguenze sono evidenti e benevoli, sia per quanto riguarda la sua esistenza personale che quella della sua famiglia. Un membro di una famiglia che decide di camminare con Dio, attraverso una sincera conversione, avrà inevitabilmente una buon’influenza sul resto.

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 21/11/2010 18:37]