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Domenico34 - Insegnando le cose che Gesù ha comandato di osservare

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2011 00:08
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04/08/2011 00:23

Se ti ricordi di avere qualche cosa contro il tuo fratello, lascia la tua offerta, a vai prima a riconciliarti tuo fratello.

Qui non ci troviamo davanti ad un consiglio, la parola di Gesù è un preciso comando, e come tale bisogna eseguirlo. La riconciliazione è essenziale, anzi indispensabile, perché l’offerta che si presenta a Dio, possa essere da lui accettata. Non si tratta di curare solamente la vita ispirata a devozione, per quanto riguarda una persona, si tratta invece di tenere anche conto della relazione che c’è tra uno che vuole manifestare la sua gratitudine a Dio.

Questo, naturalmente, sarà possibile, attraverso gli atti esterni del culto e la vita che si conduce con gli altri, dal punto di vista pratico. Con quale coraggio ed onestà si potrebbe presentarsi ad offrire una preghiera al Signore, ricordo che il fratello ha qualcosa contro di te? Qui non si tratta di eludere o sottrarsi al giudizio del fratello, si tratta di dover fare i conti con Dio, che vede la nostra vita cristiana e ispirata a devozione. Il voler respingere o ignorare un simile ordine dato da Cristo, significa in ultima analisi, vivere la propria vita cristiana nell’ipocrisia e nella più squallida miseria d’ignoranza.

Non è tanto essenziale analizzare le varie mancanze od offese recate o subite, per decidere se è il caso o se è possibile una riconciliazione. L’analisi dell’argomento non annullerà la necessità di una riconciliazione prima di presentare l’offerta. Che la mancanza o l’offesa sia grave, quasi da farla considerare imperdonabile, non è un valido argomento per respingere il comando del divino Maestro. Questa norma è valida per tutti i seguaci di Gesù Cristo e la stessa deve essere insegnata a tutti quelli che non la sanno, in modo che anche loro, non solo conoscano quello che Gesù ha ordinato, ma devono anche sapere che quest’ordine va osservato, da tutti, se tutti vogliono che la loro offerta, sia accettevole a Dio.

3. UNA PRECISA DISPOSIZIONE PER IL GIURAMENTO

Ma io vi dico: del tutto non giurate; né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei sui piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi fare un solo capello bianco o nero. Ma sia il vostro parlare: Si, si; no, no; poiché il di più viene dal maligno (Matteo 5:34-37).

Più categorico di così, Gesù non poteva essere; e più chiara e più precisa di come insegnò la verità, non poteva farlo. Il nostro modo di parlare tra gli uomini, deve essere regolato dalla parola di Gesù. Come discepoli del Cristo, non si ha nessun diritto di usare un linguaggio come meglio si addice o come sia più conveniente. Il discepolo di Gesù è un suo dipendente, e come tale, dovrà tener conto della volontà del suo padrone. Gesù, come Signore della vita del suo discepolo, vuole che il parlare faccia onore a Lui. Se ogni discepolo, non deve essere da più del suo maestro, perché basta al seguace di Gesù di essere come il suo insegnante, è chiaro che il discepolo deve assomigliare all’istitutore, anche nel parlare.

Attraverso il linguaggio, l’uomo può nascondere le cose più turpi e vergognose; può addirittura falsare la realtà di un concetto, specie quando usa un linguaggio adulatorio ed ipocrita. Il criminale, con le sue raffinate menzogne, potrà farsi credere come innocente, adducendo le più sofisticate ragioni per nascondere la sua crudeltà. Il commerciante, con le sue imprecazioni, potrà fare credere che stia vendendo la merce sotto costo per non perdere tutto.

Con la parola, l’uomo è capace di apparire, sotto una diversa realtà, specie quando usa il giuramento. Di solito il giuramento si fa per autenticare una dichiarazione, una promessa, un voto. Insomma, per dare forza alla cosiddetta credibilità. Da un punto di vista obbiettivo, davanti al giuramento, non ci dovrebbero essere menzogne, riserve mentali ed ipocrisie. Però, quando si passa all’atto pratico della vita, si sa che tante volte sotto il giuramento, l’uomo è capace di nascondere la più sfrontata menzogna e la più crudele ipocrisia. Gesù, nel testo di cui sopra, non sta parlando del modo di parlare degli uomini; sta indirizzando la sua parola ai suoi, a quelle persone cioè che, nella loro libera scelta, hanno voluto seguirlo. Sono i suoi seguaci, chi dovrà portare a tutti i popoli, la sua parola. È a loro che il Divino Maestro ordina di non presentare ricorso al giuramento.

Anche se questo tipo di parlare sia praticato pure nell’ambiente giudaico, Gesù non vuole che i suoi discepoli usino il linguaggio nella stessa maniera degli altri. Il vostro parlare sia: si, si; no, no; questo è categorico per i discepoli del Cristo; è norma intramontabile per tutte le generazioni che vorranno seguire l’insegnamento di Gesù. La specificazione che ne fa Gesù su di più, proietta più luce sulle attività del maligno, e serve per mettere in guardia la vita del discepolo, usando il linguaggio come strumento d’azione. Che il giuramento oltrepassi il semplice sì e no, appare chiaramente dall’affermazione che viene fatta da Gesù e viene messa in relazione con una delle tante attività del maligno. Se l’uomo pensa che suo semplice sì e no, non riesce a convincere e farsi credere, deve anche ricordarsi che presentando ricorso al giuramento, sta utilizzando una delle tante riorse del maligno.

Questo tipo di norma, che poi è un ordine che Gesù ha dato ai suoi discepoli, non serve soltanto per insegnare loro come devono usare il linguaggio, ma serve anche per far conoscere una delle tante attività del maligno, quando, servendosi del giuramento, compie una sua specifica azione. Il discepolo di Gesù, non può tener per se questi ordini, dal momento che è stato incaricato di insegnare e di osservare tutte le cose che Gesù ha comandato. Si impone l’obbligo di passare ad altri la parola del Maestro, in modo che anche questi abbiano ad osservare il comando di Gesù e non cadere nella trappola del maligno.

4. UNA PRECISA DISPOSIZIONE PER NON CONTRASTARE AL MALVAGIO

Voi avete udito che fu detto occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote nella guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello (Matteo 5.38-40).

Che questa norma sia importante per la vita del discepolo è una cosa indiscutibile, anche perché non da spazio al malvagio. Quando il malvagio trova spazio nelle sue macchinazioni, egli, può seminare distruzione dappertutto e può frantumare la vita più integra. Per vincere il malvagio, non si può usare la stessa arma di malvagità. Un male non viene mai vinto un altro torto ma l’ingiustizia viene vinto con il bene (Romani. 12:21).

Il discepolo di Gesù deve tener conto di quest’ordine per evitare che la sua reputazione di cristiano sia offuscata o peggio ancora, degradata dun’una insolente risposta, come per far difendere i suoi diritti. Il cristiano non deve essere soltanto pronto a non dare spazio al malvagio nella sua irruenza spietata, ma deve anche essere disposto a ricevere qualche danno, qualche torto, o farsi prendere anche quello che potrebbe sembrare una cosa utile e necessaria per la sua vita (mantello), pur di non alimentare il male nelle sue molteplici manifestazioni e non sottovalutare il comando del Signore.

I torti o i danni che il discepolo potrà subire da parte del malvagio, potranno interessare i beni materiali, le posizioni sociali e i beni della stessa famiglia; ma non potranno mai toccare quei legami che tengono stretti, l’amore di Dio, la vita del cristiano nei confronti del Cristo.

Il malvagio li potrà portare i beni materiali, come pure il prestigio di una dignitosa posizione sociale e i componenti di una famiglia; ma non potrà portare via l’amore che Dio ha messo nel cuore per lo Spirito Santo, e tanto meno spezzare quel legame spirituale che unisce l’umano divino.

Soppesando le due realtà, quella terrena ed umana, e quella spirituale e divina, che il cristiano ha davanti a se, una volta che si attiene alla norma di Gesù, saprà fare una giusta scelta, e astare la parola del Cristo che lo condurrà sul sentiero della rinuncia, per quanto riguarda le cose terrene ed umane, e dell’obbedienza e sottomissione, per ciò che concerne quelle spirituali e divine.

Si continuerà il prossimo giorno...
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