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Domenico34 – La Fede – XVI. La fede di Sansone

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2011 14:22
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08/01/2011 14:22

Come si poteva benissimo notare, la vita di questi tre viaggiatori, era seriamente minacciata e specialmente quella di Sansone, l’uomo che Dio aveva scelto per portare liberazione ad Israele.
L’uccisione di quel leoncello, per opera di Sansone, avrebbe rappresentato una seria minaccia al piano divino. Di conseguenza, se Dio non fosse intervenuto, non ci sarebbe andata di mezzo solamente la persona di Sansone; sarebbero stati addirittura i piani divini che avrebbero naufragato.

Ecco perché “lo Spirito dell’Eterno venne su da lui con potenza”, non solo per rendere Sansone, abbastanza forte, da aggredire il leone e squarciarlo, come uno squarcerebbe un capretto, senza avere niente in mano, ma soprattutto per salvaguardare i piani di Dio. Dio ha sempre difeso i Suoi piani e anche gli uomini che ha scelto; e, secondo un preciso principio divino, chiaramente indicato nelle seguenti parole:

Riconosco che puoi tutto, e che nessun tuo disegno può essere impedito (Giobbe 42:2),

il diavolo con tutte le sue forze infernali, non potrà mai prevalere. Più tardi l’apostolo Pietro scriverà:

Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.
Resistetegli, stando fermi nella fede, sapendo che le stesse sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo
(1 Pietro 5:8-9).

b) In occasione del matrimonio di Sansone, (sembra che non si sia trattato di un matrimonio ordinario, perché allora la sposa sarebbe dovuta andare a vivere con Sansone, ma piuttosto di un’unione per cui la sposa rimaneva con la sua famiglia, ricevendo di tanto in tanto visite dal marito ed eventuali figli appartenevano alla famiglia della madre), questi propose un indovinello, con una promessa di dare trenta tuniche e trenta cambi di vesti, se il suo indovinello fosse stato spiegato, entro i sette giorni di convito (Giudici 14:12). L’indovinello diceva:

Dal divoratore è uscito del cibo, e dal forte è uscito del dolce (Giudici 14:14).

Tutti gli sforzi degli invitati risultarono vani, per spiegare l’indovinello. E siccome nessuno riusciva a darne la spiegazione, la moglie di Sansone venne minacciata, se non avesse costretto suo marito a rivelarle il segreto, cosa che la donna poi fece; e, una volta che la spiegazione le venne data, non esitò a dirlo a coloro che l’avevano minacciata. La risposta all’indovinello diceva:

Cosa c’è di più dolce del miele? Cosa c’è di più forte del leone? (Giudici 14:18).

Ora Sansone, dato la precisa promessa che aveva fatto, deve dare “trenta tuniche e trenta cambi di vesti”, indumenti che egli non ha.

Allora lo Spirito dell’Eterno venne su di lui con potenza, ed egli scese ad Ashkelon, uccise trenta uomini dei loro, prese le loro spoglie e diede i cambi di vesti a quelli che avevano spiegato l’indovinello (Giudici 14:19).

L’unica cosa che qui dobbiamo vedere, per spiegare l’azione di Sansone che, umanamente parlando, è un crimine ingiustificato, fu l’intervento dello Spirito dell’Eterno per sbloccare quella difficile situazione, e che Sansone non aveva previsto, perché era certo che nessuno delle persone presenti al suo convito, avrebbe avuto la capacità di spiegare il suo indovinello.

Da quello che la moglie gli fece, nel rivelare il segreto confidatole e dal fatto che essa venne data al suo compagno che era stato il suo miglior amico (Giudici 14:20), e poi dal suo tentativo di riavere sua moglie che fallì (Giudici 15:1-2), Sansone cominciò a pensare come vendicarsi dei Filistei.

c) Con la cattura di “trecento volpi”, anche se il Luzzi traduce sciacalli, principalmente perché si pensa che qui il termine ebraico si riferisca a degli sciacalli, poiché, dato che questi vivono in branchi, possono essere più facilmente catturati, mentre la volpe è solitaria e più elusiva. Comunque è possibile che il termine ebraico shu significhi propriamente volpe. L’uso che ne fece Sansone è molto simile all’usanza durante la festa romana di Cerere (la dea delle messi), in cui si dava la caccia nel circo a delle volpi alle cui code erano state attaccate delle torce accese [H.H. Bruce, Commentario Biblico I, pag. 331].

Il disastro che provocò nei campi dei Filistei fu di tale proporzione (Giudici 15:5), che quando i Filistei seppero che era stato Sansone a fare ciò, per il motivo che sua moglie era stata data ad un’altro uomo come sposa, salirono e diedero alle fiamme lei e suo padre (Giudici 15:6). Dopo che Sansone fece un grande massacro tra i Filistei, e che questi volevano catturarlo a qualsiasi costo,

Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della roccia di Etam e dissero a Sansone: Non sai che i Filistei ci dominano? Che è dunque questo che ci hai fatto? Egli rispose loro: Ciò che essi hanno fatto a me, io l’ho fatto a loro (Giudici 15:11).

Raggiunto un accordo, tra questi “tremila uomini di Giuda” e Sansone, che non l’avrebbero fatto morire, questi venne legato e fatto uscire dalla caverna (Giudici 15:13).

Quando giunse a Lehi, i Filistei gli vennero incontro con grida di gioia; ma lo Spirito dell’Eterno venne su di lui con potenza, e le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino a cui si dà fuoco; e i legami gli caddero dalle mani (Giudici 15:14).

Se non fosse intervenuto lo Spirito dell’Eterno in quel giorno, non solo Sansone sarebbe stato catturato dai Filistei, ma così arrabbiati com’erano contro di lui, l’avrebbero messo a morte senza pietà. Siccome però l’opera di Sansone non era ancora terminata, Dio intervenne col Suo Spirito, e salvò quell’uomo dalle mani dei Filistei.

L’esame delle tre volte che lo “Spirito dell’Eterno venne su da lui con potenza”, ha messo in evidenza, secondo lo scrittore della lettera agli Ebrei, che Sansone operò “per fede”
Tutto quello che si legge nel capitolo sedici del libro dei Giudici, è la storia dello “sviamento di Sansone”. Si comincia col dire che Sansone entrò nella casa di una prostituta, e rimase a letto con lei fino a mezzanotte (Giudici 16:1,3); poi si innamora di Delilah, colei che nel giro di poco tempo gli farà perdere, il Nazireato, con la tragica conseguenza della dipartita dell’Eterno dalla sua vita, e morire cieco.

Sì, è vero che l’ultimo atto che Sansone compì, causò la morte di varie migliaia di Filistei (Giudici 16:27), ma non è detto che per questa azione, “lo Spirito dell’Eterno venne su di lui con potenza”, come era venuto per tre volte nella sua vita. La storia della vita di Sansone termina: Che io muoia insieme ai Filistei (Giudici 16:30.

PS: Se ci sono domande da fare, fatele liberamente, e, da parte nostra saremo felici di rispondere
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