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Domenico34 - La fede - VI di Abrahamo

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2010 12:26
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04/12/2010 12:03

Di conseguenza, il modo di vivere di Abrahamo in quella maniera, non era privo di significato. Se lui sapeva che era uno straniero nella terra di Canaan, l’abitare in tende, rappresentava una perfetta coerenza della sua fede in Dio. Quest’elemento acquista più significato alla luce della specificazione che lo scrittore agli Ebrei fa, quando afferma che Abrahamo aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.

Davanti ad una simile speranza che non era terrena ma celesti, tutti i dettagli di vivere al modo di questo patriarca, sono significativi e possono darci degli insegnamenti utili per la nostra vita cristiana.

Tutte le applicazioni che si possono fare, sono adattabili sia per la vita del missionario, dell’evangelista e in genere di chi è impegnato nell’adempimento del suo ministero come anche per il semplice credente che rimane in casa. La cosa che accomuna il credente con un altro fedele e lo rende diverso dagli altri, è la speranza per una vita “migliore”. Non ci sono parole più belle e significative nello stesso tempo, di quello che leggiamo:

Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutole da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestiero e pellegrini sulla terra.
Coloro, infatti, che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria,
e se avessero veramente avuto in mente quella dalla quale erano usciti, avrebbero avuto il tempo per ritornarvi.
Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città
(Ebrei 11: 13-16).

3. L’OFFERTA DI ABRAHAMO

Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito,
anche se Dio gli aveva detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome,
perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie di risurrezione
(Ebrei 11:17-19).

Leggendo il racconto riguardante l’offerta di Abrahamo nel libro della Genesi, capitolo 22, si possono conoscere tutti quei particolari che rendono più vistosa e significativa la fede che quest’uomo.

Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse:.. (Genesi 22:1).
Quello che non specifica la lettera agli Ebrei, lo specifica il libro della Genesi: Dio stesso metteva alla prova Abrahamo. Parlare di Dio, conoscitore di ogni cosa, che mette alla prova, è come mettere in discussione la Sua Onniscienza. Se Dio, in virtù della Sua onniscienza sa le cose della fine fin dal principio (Isaia 46:10), quale bisogno c’era di mettere alla prova Abrahamo? Gli mancava forse a Dio la conoscenza delle reali intenzioni del suo servitore, da giustificare la prova?

Questo ragionamento, non è forse in contrasto con la natura di Dio, che sa la cosa prima che la parola dell’uomo glielo dica? Ma è proprio vero che l’onniscienza di Dio viene seriamente minata e compromessa, dall’episodio della prova di Abrahamo? Se la dottrina dell’onniscienza di Dio viene giustamente intesa, nell’episodio della prova di Abrahamo, possiamo acquisire nuovi elementi che ci fanno maggiormente valutare quest’attributo divino.

Diciamo subito che Dio non mette alla prova Abrahamo per sapere, per conoscere qualcosa che non conosce della vita di quest’uomo. Se dovessimo impostare il discorso in questi termini, già in partenza l’onniscienza di Dio sarebbe seriamente minata e compromessa.

Ma se invece pensiamo che Dio attraverso la prova si proponeva di far conoscere allo stesso Abrahamo quello che egli stesso forse non conosceva, la verifica in se stessa, non sarà soltanto di beneficio allo stesso Abrahamo, ma servirà principalmente a far conoscere a tutti gli uomini, e, particolarmente a tutti i lettori della Bibbia, quali saranno le effettive intenzioni di Abrahamo nei confronti del suo Dio.

Accettando questa premessa, possiamo maggiormente apprezzare e comprendere la disponibilità di Abrahamo, fin dall’inizio che Dio gli parla, pur non conoscendo esattamente quello che l’Eterno gli avrebbe chiesto.

1) Dio chiama Abrahamo

Dio chiama personalmente

Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse: Abrahamo! Egli rispose: eccomi.
E DIO disse: Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò
(Genesi 22:1,2).

La risposta di Abrahamo: “Eccomi”, mette in evidenza la piena disponibilità di quest’uomo a tutto quello che Dio gli dice. L’elemento della disponibilità di Abrahamo, ha un gran valore, non solo davanti a Dio, ma soprattutto ci permette di valutare la vera portata della fede di questo patriarca. Quando l’uomo non è disposto a prendere sul serio la chiamata di Dio, non sarà neanche pronto ad obbedirgli.

Ma se l’uomo è disponibile per Dio, non sarà un problema obbedirgli in tutto quello che Egli dirà. Fu di notte, nel sogno, che Dio parlò ad Abrahamo? Anche se non è detto chiaramente nel testo quando Dio parlò al suo servitore, la frase: così Abrahamo si alzò di mattino presto, ci autorizza a pensare che fu di notte. Non ha tanta importanza sapere quando Dio chiamò Abrahamo, quanto prendere nota che è stato sicuramente chiamato.
Da questo preciso momento che Dio lo chiama, non solo Abrahamo viene a conoscere quello che Dio voleva da lui, ma comincia anche la fase della sua responsabilità nei confronti della chiamata divina.

Dio chiese specificatamente:

Prendi ora tuo figlio, il tuo unico discendente, chi tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra di uno dei monti che io ti dirò (v. 2).

Prima di ogni altra considerazione sulla specificità di Dio va sottolineato il fatto che Dio usa il termine: “Ora”. Questa piccola parolina è quasi sempre in opposizione a quella che spessissimo l’uomo usa, quando rispondendo alla chiamata divina, usa il termine: “Domani”.

Ora, no Signore! Sono impegnato, non posso; non ho tanto tempo a disposizione; più tardi, domani, potrò facilmente rendermi disponibile. Il domani dell’uomo, spessissimo finisce col tradursi in “mai”. Ecco perché la Bibbia dice categoricamente:

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori (Ebrei 3: 7,8);
Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salvezza (2 Corinzi 6:2).

Il figlio che devi prendere per offrirmelo in olocausto, deve essere Isacco. La specificazione di Dio, sicuramente aveva di mira evitare che, Abrahamo prendesse Ismaele al posto d’Isacco. Una volta che Abrahamo sa esattamente quello che Dio gli aveva chiesto, è sua precisa responsabilità, adeguarsi alla parola del Signore. Abrahamo avrebbe avuto la possibilità di respingere la richiesta di Dio; preferisce però scegliere la via dell’obbedienza anziché quella della logica e della protesta.

Si continuerà il prossimo giorno...
[Modificato da Domenico34 05/12/2010 12:20]
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